Nov
16
2015
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RITROVARE L’ARMONIA NEL RAPPORTO DI COPPIA

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Cari amici, ognuno di noi ha passato periodi di prove e conflitti nel proprio rapporto di coppia; Infatti il nostro compagno ha solitamente il compito di farci vedere i nostri lati deboli, i conflitti interiori non ancora risolti, il nostro “bambino interiore” sofferente. Ogni anima, inconsapevolmente, attira a sé proprio la persona adatta per un rapporto di crescita, e si sa che la crescita è spesso preceduta dalla sofferenza. Non è detto che necessariamente il rapporto debba durare fino alla fine della vita: se il rapporto impedisce la crescita spirituale di entrambi è meglio benedire la persona e lasciarla andare, ma c’è sempre una possibilità di cambiamento.
Sai Baba diceva che il matrimonio è da paragonarsi a due carte vetrate , che strisciano fino a diventare completamente liscie…quante scintille si fanno!
La maggior parte della gente non ha il coraggio di parlare apertamente col proprio compagno dei propri disagi, per paura di non essere capiti, lasciati o aggrediti. Tutti noi, chi più chi meno, abbiamo nel nostro stesso DNA la paura dell’abbandono e del rifiuto. Queste paure ci derivano da esperienze di questa vita e di vite passate e da esperienze dei nostri avi. Per questo motivo spesso nascondiamo anche a noi stessi ciò che in un rapporto ci disturba, le sensazioni e i sentimenti che risvegliano in noi certi atteggiamenti del partner. Ogni volta che non vogliamo cogliere il messaggio che il disagio ci vuole portare, è come se mettessimo un masso nel carretto che ci trasciniamo dietro le spalle. Quando questo carretto è troppo pieno, non riusciamo più a proseguire il nostro cammino. Ogni conflitto , ogni litigio, ogni nostro malessere è, quindi, un’opportunità per prendere coscienza dei nostri “massi “ interiori e liberarcene. Il nostro “bambino interiore” è spesso ancora arrabbiato per situazioni vissute con i genitori od altre persone, e riversa sul compagno di vita quel suo stato d’animo; a sua volta, il compagno fa lo stesso con noi. Si instaura così una lotta fra due bimbi insofferenti, che vogliono avere ragione, che decidono di fare i capricci, i brontoloni vittimisti e di farsi la guerra con infantili ripicche. Tutto questo finché non ne abbiamo abbastanza della nostra sofferenza che, così facendo, cresce sempre di più.
Solo allora decidiamo di guardarci dall’alto, di essere spettatori distaccati di questa commedia che abbiamo deciso di mettere in scena. Solo allora vediamo il nostro ego che ci impedisce il fluire dell’amore; solo allora vediamo il nostro orgoglio che vuole avere sempre ragione; solo allora vediamo come ogni atteggiamento del nostro compagno è anche una reazione al nostro. A ping pong si gioca in due: se smettiamo di rilanciare la palla della provocazione il gioco si interrompe.
Ma quando riusciamo ad innalzarci per vederci dall’alto con chiarezza?
Quando decidiamo di intraprendere un percorso di autoconoscenza, un percorso di consapevolezza spirituale. Solo allora siamo pronti a lasciare il nostro ego a favore dell’amore incondizionato; solo allora siamo pronti a chiedere scusa e a perdonare, nella consapevolezza che ci siamo sempre aiutati a crescere, e quindi amati , nonostante tutto.
Basta che uno dei coniugi si sia risvegliato alla propria Consapevolezza Divina per permettere un cambiamento profondo nel rapporto. Spetta sempre a chi ha più consapevolezza fare il primo passo, annichilire il proprio ego, chiedere scusa per non aver compreso abbastanza i bisogni dell’altro.
Il muro eretto dall’ego può essere sgretolato, con tanta santa pazienza, con la volontà di farlo, con l’aiuto del Cielo. Quando si riesce a fare questo, la coppia diventa così salda e gioiosa da non temere più scossoni. Occorre iniziare da piccoli gesti di volontà di riconciliazione: un tocco gentile, un abbraccio, una carezza, un sorriso. Occorre dire all’altro, in un momento di calma, le proprie intenzioni di ricostruire il rapporto su basi d’amore ed armonia; occorre dirsi , come nel film: “Ricominciamo da tre… lasciamo quelle tre cose che vanno bene e da lì ripartiamo”.
Occorre saper dialogare con l’altro, non criticando, non condannando, non dicendo : “ Tu mi hai fatto… tu sei così…tu non capisci.. ecc”, ma parlando di noi: “Io mi sento così… avrei bisogno di questo…ecc.”
Ci vuole coraggio a rimettersi in discussione; ci vuole coraggio a mettersi nei panni dell’altro e cercare di vedere dalla sua “finestra”; ci vuole coraggio a passare sull’ego con una “schiacciasassi”… ma poi la nuova semina porterà buoni frutti.
Noi tutti cambiamo continuamente e, quando decidiamo di ritornare in armonia, certamente non siamo più quelli di un tempo, quelli che avevano eretto il muro. Ecco che si può instaurare un nuovo rapporto, si può formare una coppia nuova, formata da due persone nuove: sulle ceneri del vecchio rapporto “l’Araba Fenice” rinasce più forte .
Ci sono molti terapeuti di coppia pronti ad aiutare coloro che da soli non ce la fanno. E’ un gesto di umiltà anche chiedere aiuto per sbloccare un “disco inceppato”.
Molti preferiscono mollare, piuttosto che lottare, ma non pensano ad un lavoro che rimane in sospeso, un lavoro non portato a termine che, se non in questa vita, dovrà comunque continuare in un’altra vita.
Mi ha fatto molto riflettere la storia, raccontatami da un amico, di una coppia ricevuta in interwiew (colloquio ) da Sai Baba, insieme al gruppo di cui anche il mio amico faceva parte.
Questa coppia litigava spesso e , quando l’uomo iniziò a parlare della difficoltà di rapporto che aveva con la moglie, il Maestro gli disse con voce seria: “Sono otto vite che siete marito e moglie e non avete ancora imparato!” Sembra che da allora smisero di litigare, con l’aiuto energetico anche degli anelli che Sai Baba aveva materializzato loro.
Cari amici, se una storia finisce senza desideri insoddisfatti, senza cariche emotive residue, con pace e distacco, allora probabilmente non ci sono più legami karmici; ma se rimangono sentimenti negativi, anche di nostalgia , allora resta una corda sottile che lega le due anime. Perché rimandare ad un’altra vita ciò che possiamo sciogliere ora?
Auguro a tutte le coppie che lottano per crescere insieme: TANTA LUCE, TANTA FORZA, TANTA PAZIENZA E TANTO AMORE!
Siete tutti nel mio abbraccio!

Written by amaeguarisci in: Articoli |
Nov
13
2015
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SAI BABA: VEDETEMI IN VOI STESSI – UNA LETTERA AI SUOI STUDENTI

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Cari amici, oggi riporto queste preziose parole che l’Avatar della nostra era ha scritto in una lettera indirizzata agli studenti di un college da Lui fondato.
Siete tutti nel mio abbraccio!

Miei cari ragazzi!
Quando vi sentite uno con tutti, voi amate veramente. L’Amore è la luce dello spirito. Realizzate lo spirito e sarete colmi d’Amore. Cogliete il fiore ed avrete la sua bellezza e la sua freagranza, Nel colore vedete l’armonia, nella luce vedete la gioia. Nella forma esterna e nella profondità di ogni cosa contemplate voi stessi. Voi siete la Verità!

Venite, venite tutti. vedeteMi in voi stessi, perché Io vedo Me Stesso in voi. Voi siete la Mia vita, il Mio respiro, la Mia Anima. voi siete tutti le Mie forme. Quando Io amo voi, amo Me Stesso; e voi mi amate così? Il Mio Essere è amorevole, come posso non essere così? Miei cari, voi siete il Mio caro Sè. Io Mi sono separato da Me Stesso per poter amare Me Stesso. la distanza non impedisce al Mio amore di fluire; L’Amore viaggia più veloce del pensiero, egli è l’invisibilee tocco mistico.
Miei cari! Ho in mano le vostre amorevoli lettere del 9 scorso. Accettate il Mio Amore e le Mie benedizioni.
con Amnore,
Baba . 16.2.1976

Written by amaeguarisci in: Articoli |
Nov
13
2015
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SI PARLA TANTO DI AMORE, COSA INTENDIAMO PER AMORE?

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CARISSIMI, ripropongo questo mio scritto….sempre attuale. vi abbraccio tutti!

Se non amate l’uomo
Non potete amare Dio.
Alimentate l’Amore,
spargete l’Amore,
vivete d’Amore!
Sai Baba

Se siamo consapevoli che Dio è in ogni creatura, che è come l’energia elettrica che accende ogni lampadina, non possiamo fare altro che amare, sia noi stessi, che gli altri.
Se con i denti ci mordiamo la lingua, ci arrabbiamo forse con essi perché ci hanno fatto sentire dolore? Spezziamo forse il dente che ha morso la lingua? No di sicuro, perché sia i denti che la lingua fanno parte del nostro corpo, sono entrambi nostri. Allo stesso modo chi ci fa del male è, come noi, parte dello stesso corpo: il corpo di Dio.
Se riusciamo a percepire questa unità non possiamo più odiare nessuno.
Dio benedice chi ha il cuore tanto grande da accogliere in esso tutti i Suoi figli.

Ma cos’è l’Amore? Quando siamo capaci di amare?
Nella nostra lingua italiana per esprimere il nostro amore ad una persona gli diciamo: “Ti voglio bene”. Ecco… questa frase esprime il concetto di amore: volere il bene dell’altro; volere la sua gioia, il suo benessere; volere che egli esprima totalmente se stesso, le sue potenzialità, i suoi talenti; volere che sia libero di vivere la propria vita seguendo la propria coscienza per arrivare alla meta seguendo la sua strada.
Noi, troppo spesso confondiamo l’amore con l’attaccamento, con la passione, con l’infatuazione, con il senso di possesso, con la voglia di soggiogare.
A volte diciamo : “Ti amo! Non posso vivere senza di te perché ti amo!”.
Ma questa frase nasconde un vero e proprio ricatto psicologico. Chi la dice pretende l’amore dell’altro, la presenza dell’altro e i servigi dell’altro. E’ come dire: “Siccome ti dico che ti amo, tu non puoi permetterti di allontanarti da me e di fare quello che vuoi!”.
L’Amore vero non pretende, non ha aspettative, non soggioga, non imprigiona, non mette una catena al collo di colui che si vuole trattenere con forza. Anche perché questo è il modo più rapido per perdere quell’amore che pretendiamo.
Quanti falsi amori sono terminati a causa del senso di possesso e della gelosia!
Chi appartiene a chi? Nessuno è di nessun’altro, se non di Dio.
Si possono incarcerare i corpi, ma non le anime. Si può pagare tutto col denaro, ma non l’amore.
L’Amore si ottiene solo con l’amore e nient’altro. E poiché Dio è Amore, possiamo raggiungerLo solo con l’Amore.
Possiamo essere eruditi in tutti i testi sacri; possiamo compiere tutti i riti prescritti dai suddetti testi; possiamo praticare ogni disciplina spirituale, ma se dal nostro cuore non sgorga continuamente amore, come il flusso ininterrotto dell’acqua del fiume, tutti i nostri sforzi per raggiungere Dio saranno vani.
Con le pratiche spirituali sicuramente possiamo calmare temporaneamente le agitazioni mentali, possiamo migliorare la nostra salute; ma se non impariamo quell’Amore che ci conduca al totale abbandono alla Volontà Divina, non ci è concesso l’ultimo balzo: quello verso l’Eternità.

C’è un’altra distorta visione dell’amore: quella che fa dire: “Ti amo tanto! Amo solo te! Tu sei tutto ciò che amo!”.
Chi dice una frase del genere, pensa che ognuno di noi abbia a disposizione solo una certa quantità d’amore, che non può quindi condividere con più persone. Come se nella dispensa del proprio cuore abbia solo un etto di pasta e decida di darla ad una sola persona: gli altri possono pure morire di fame.
L’amore è un’energia divina che più ne dai e più ne hai. Anzi: è solo dandola che la riceviamo!
L’amore non può fermarsi solo in un punto: deve circolare come il sangue nelle vene: deve raggiungere ogni cellula del corpo. Allo stesso modo il nostro amore deve raggiungere tutte le cellule del corpo di Dio.

L’amore per una sola persona è come la luce di una piccola candelina. L’amore per la nostra famiglia è come la luce di una candela più grande. L’amore per i nostri amici e parenti è come quello di una lampadina da 50 watt. L’amore per il nostro paese è come la luce di una lampadina da 100 watt. L’amore per tutti gli uomini della terra è come la luce di un grande faro. L’amore per tutte le creature dell’universo è come la luce di tutti i soli.

Ma come possiamo riuscire ad amare tutto e tutti? Certamente non vediamo e non siamo vicini a tutte le creature dell’Universo. Ma se immaginiamo che ogni singola creatura sia una foglia di un immenso albero, per far arrivare l’acqua preziosa dell’amore a tutte le foglie, basta dare l’acqua alle radici della pianta.
Allo stesso modo, amando Dio, nella Forma Divina che più ci sta a cuore, amiamo ogni Sua creatura.

C’è un bell’esercizio spirituale che si chiama: “La visione divina” e che ci può aiutare molto a raggiungere l’amore per tutti, anche per le persone poco gradevoli.
Quando incontriamo qualsiasi persona, soprattutto se non si tratta di una persona con un bel carattere, cerchiamo di visualizzare nel centro del suo petto l’immagine del Signore ed amiamo, così, il Divino che è in Lui. Rifiutiamoci di prendere in considerazione la scorza amara dell’arancia, cioè il brutto carattere, e pensiamo solo alla dolcezza del suo succo che si trova all’interno!
Esercitandoci in questa visione, ci accorgeremo che miglioreranno molto i nostri rapporti con gli altri, perché il nostro amore e la nostra accoglienza verranno sentite dalla persona che ci sta di fronte e quest’ultima si rilasserà, abbattendo i muri che aveva eretto in sua difesa, restituendoci amore e disponibilità. C’è sempre qualcuno che deve fare il primo passo: facciamolo noi! Lasciamo da parte l’orgoglio, che è il nostro peggior nemico!
La pazienza, l’umiltà e la disponibilità sono tutta la forza di cui l’uomo ha bisogno.

Quando il nostro amore per Dio è superato solo dall’intenso desiderio di Lui, allora il nostro amore raggiunge ogni nostro fratello, perché in ogni uomo, in ogni creatura noi vediamo solo il nostro Amato.
Oltre che per donarci il Suo insegnamento, questo è anche uno dei motivi per cui Dio si fa carne: ci dona una forma, un viso, un nome sul quale noi possiamo concentrare il nostro amore e farlo diventare, così, potente come un fiume in piena che smuove ogni ostacolo.
IL Maestro dice: “Se l’Amore è fisso nel Signore, la vostra struttura mentale subirà un cambiamento lento e costante, ma rivoluzionario; comincerete a condividere le pene e le gioie dei vostri simili e finirete per giungere alla fonte stessa di quella Gioia Suprema che è al di là dei temporanei profitti e perdite di questo mondo. L’Amore diretto al Signore si chiama devozione, ed è la via più facile per giungere a Dio…
La massima espressione è l’Amore per L’Universale, la devozione. Per coltivare questo amore non serve leggere dei testi o dei manuali ed impararne a memoria i passi. Deve cominciare con un gran desiderio della Luce, uno strazio insopportabile per le tenebre in cui ci si trova…Il gran desiderio farà scendere la luce. L’Amore crescerà da sé e, con la sua lenta e inevitabile alchimia, vi trasformerà in oro….
Solo lo yoga della devozione, come fu insegnato e praticato nei secoli, può sostenere e salvare. Solo con l’Amore si può conoscere Dio…
Le altre vie generano presunzione e dividono l’uomo dall’uomo e dalle altre creature. Contraggono, non espandono; restringono la sfera di conoscenza del Divino! L’Amore è espansione, e l’espansione è vita divina. Seminate amore; ne fioriranno compassione e tolleranza, e il frutto sarà la pace”.

L’AMORE E’ SERVIZIO
Una frase famosa del Maestro è: “Ama tutti! Servi tutti!”
Tutto l’amore dell’Universo è dentro di noi, ma dobbiamo imparare ad esprimerlo, a tradurlo in azione.
Il Maestro dice: “ Ma non basta l’Amore soltanto; esso non significa molto. Ciò che si chiede è l’espressione di questo amore, in forma di virtù e di servizio. Se ci riuscirete, nessuno potrà eguagliarvi”.

Iniziamo ad amare i nostri famigliari; cogliendo ogni occasione per essere loro di sostegno e d’aiuto, poi allarghiamo sempre più la cerchia, finché il nostro amore non abbia più confini.
Portiamo il nostro aiuto, ovunque arrivino le nostre possibilità, sapendo che chi serve e chi viene servito sono un’unica cosa: “Tutto è Uno, Tutto è Dio”.
Con questa consapevolezza non può nascere un sentimento di orgoglio, vanità o superbia nel servire. Il servizio reso con gioia ed umiltà, senza aspettarsi nulla in cambio, è l’unico che porta beneficio a noi e agli altri.
Ecco le parole del Maestro: “Amate più e più persone, amatele sempre più intensamente; trasformate l’Amore in servizio e il servizio in preghiera; questo è il miglior esercizio spirituale…”.

AMARE E’ ANCHE MIGLIORARE IL NOSTRO CARATTERE
Impariamo a stare attenti ad ogni nostro pensiero, ad ogni nostra parola, ad ogni nostro gesto, ad ogni nostro sentimento! Smettiamola di giustificarci dicendo: “Io sono così! Questo è il mio carattere!”. Non è una scusante, ma un’aggravante avere un brutto carattere e fare, per questo, continuamente male agli altri!
E’ nostro dovere far di tutto per smussare i nostri spigoli e le limare le nostre unghie, per non ferire gli altri.
E’ un vero peccato pensare di voler restare uguali a se stessi, rifiutando di evolvere e migliorare! La vita in un corpo umano è un dono a cui aspirano innumerevoli anime. Perché sprecare un dono tanto prezioso?
Volere è potere. Dobbiamo decidere di voler migliorare, anche perché non possiamo trovare la felicità finché continueremo ad essere aggressivi in pensieri, gesti e parole.
Si! Ho detto pensieri, perché, come sappiamo, il pensiero è un’energia molto potente. Noi possiamo essere molto violenti anche con i nostri pensieri di odio, rabbia e invidia. Siamo violenti quando critichiamo, quando rifiutiamo, quando disprezziamo, quando calunniamo, quando non accettiamo la situazione in cui si trova l’altra persona; persino quando non accettiamo la sua malattia! Persino quando continuiamo a pensare ad una persona con ansia e preoccupazione, gli facciamo del male!
L’ansia è un sentimento antivitale, sia per la persona che la lancia nell’etere, sia per la persona che la riceve. Sappiamo che siamo tutti radio rice-trasmittenti: noi captiamo i pensieri e le emozioni degli altri, soprattutto se queste persone sono legate a noi da forti sentimenti, perché tutti siamo collegati, come le perle di una stessa collana, da un filo speciale: l’Energia Divina che tutto pervade.

La continua ansia rivela che la persona che la prova non ha fiducia nel Divino Sé che alberga nel cuore di ognuno. Chi la riceve (solitamente dai propri famigliari), inconsciamente sente questa mancanza di fiducia nel piano e nel ruolo che ha deciso di sperimentare, e ciò gli toglie ulteriormente energia.
Se desideriamo essere d’aiuto ad una persona debole, sofferente e malata, dobbiamo chiedere tutto l’aiuto possibile a Dio per vincere il nostro pessimismo, la nostra paura e la nostra ansia.
La calma, l’accettazione della situazione ed il sorriso, che derivano dall’abbandono alla volontà di Dio, sono requisiti importanti per aiutare chi si trova nella tempesta.

Amore è, quindi, anche cercare di raggiungere questa condizione, chiedendo aiuto a Dio e rifiutando di farsi travolgere dalle onde alte. Come possiamo aiutare chi sta annegando, se spesso è proprio il naufrago stesso che deve sostenere i soccorritori?

Io ho avuto la grazia di poter essere consapevole dei pensieri negativi a me rivolti, quando, malata e molto debole, percepivo nel mio corpo un forte malessere e subito dopo vedevo, come in un cinema, chi stava parlando di me con sentimenti negativi. Vedevo anche l’ambiente in cui era e con chi si trovava.
A volte mi veniva una forte tachicardia e subito dopo suonava alla mia porta una persona che era depressa, ansiosa e triste per la mia situazione. Preferivo stare sola, che con certe persone che io stessa dovevo tranquillizzare e sollevare, affinché la loro ansia non mi affondasse del tutto.
Quando la marea è bassa, emergono tutti gli scogli. In quegli anni in cui il mio livello energetico era bassissimo ho avuto l’opportunità di vedere chiaramente come i pensieri e le parole, unite ai sentimenti, siano così potenti da cambiare la materia. Noi possiamo aiutare gli altri a guarire, o li possiamo danneggiare enormemente, anche stando a distanza. Noi possiamo benedire o maledire. Ma una cosa è certa (ed anche questo l’ho sperimentato sulla mia pelle): benedizioni e maledizioni ci ritornano indietro, come ogni boomerang che lanciamo, con potenza maggiore di quella del lancio.
Se quindi vi volete bene, benedite tutti!

Noi amiamo tutto il mondo quando, con i nostri propositi, le nostre preghiere, il nostro servizio, miglioriamo noi stessi. Il nostro miglioramento è il solo grande aiuto che possiamo offrire agli altri. Questo significa essere spirituali.
Essere spirituali non necessariamente coincide con l’essere religiosi.
C’è chi segue tutti i riti prescritti dalla propria religione, ma ancora non sa rispettare e quindi amare i suoi fratelli. C’è chi si dichiara devoto di Dio, ma non Lo riconosce nei suoi simili, tantomeno nei propri nemici, che continua ad odiare e disprezzare.
C’è chi, invece, si dichiara ateo, ma in verità ama e serve Dio, amando e servendo le Sue creature, e facendo di tutto per non nuocere.

Oltre ai pensieri, prestiamo attenzione alle nostre parole.
Impariamo a parlare con dolcezza, senza prevaricare con il nostro tono sgarbato nessuno! Possiamo dire anche verità spiacevoli senza offendere, se sappiamo con quali termini e con quale tono parlare. Ma piuttosto che dire una verità troppo dolorosa, è meglio tacere, mai mentire, ma tacere. Se una persona ha un naso tutto storto e bitorzoluto, per fare un esempio banale, non gli diciamo: “Mamma mia che brutto naso che hai!”. Mettiamoci sempre nei panni dell’altro, prima di aprir bocca. La lingua, a volte, fa più male dei pugni! Spesso le parole uccidono come frecce avvelenate.
Prima di parlare contiamo fino a dieci e in quegli istanti pensiamo se è proprio importante pronunciare quelle parole, in quel momento. Sicuramente meno parliamo e meno sbagliamo, ma se proprio vogliamo esprimerci, facciamolo con un tono pacato, senza mai aggredire.
Sai Baba diceva spesso: “Non potete sempre fare cortesie, ma potete sempre parlare cortesemente.”
Una parola gentile ed un sorriso aiutano a liberare dall’ansia e dalla paura più degli ansiolitici! Quanto bene possiamo fare sapendo usare le parole con il tono giusto!

Quando alziamo la voce e trattiamo male qualcuno, gli rubiamo energia vitale. Quella persona si sentirà subito stanca ed abbacchiata, o proprio “mortificata”, se l’aggressione è stata violenta, e sarà tentata di fare altrettanto con noi, rispondendoci con lo stesso tono aggressivo per riprendersi ciò che gli abbiamo tolto.
Ma ogni volta che reagiamo alla violenza con la stessa violenza, ci sentiamo alla fine peggio di prima. Passiamo da “vittima” a “carnefice”, e proprio perché abbiamo provato quanto fa male l’essere aggrediti (anche solo verbalmente), sappiamo quanto male stiamo restituendo all’altro, e la nostra coscienza non ci lascia sereni. In più, per la legge del Karma, quello che lanciamo ci tornerà indietro, prima o poi, facendoci ancora più male.
Quando Gesù ci esorta ad amare anche il nostro nemico ed a “porgere l’altra guancia”, in realtà lo fa per proteggere noi stessi da un dolore maggiore che sopraggiungerebbe se fossimo tentati di restituire i torti e le violenze.
Il vero egoista, che vuole bene a se stesso deve necessariamente imparare a perdonare e a non reagire al male.
Chi non perdona una persona per un torto subito, è come se si caricasse quella persona sulle spalle, ovunque andasse. Il pensiero di quella persona lo ossessiona, gli toglie la pace, il sonno ed anche la salute.
Chi perdona, in realtà fa un dono a se stesso tagliando i legami karmici con quella persona, lasciandola libera e liberando se stesso.
Perdonare significa dimenticare, liberare, assolvere, condonare, rimettere.
Nella preghiera del Padre Nostro diciamo: “Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori”.
Perdonare significa rimettere i debiti di quella persona, liberarla da ogni vincolo verso di noi. Così facendo otteniamo anche la liberazione dei nostri debiti, nella stessa misura in cui noi li rimettiamo agli altri.
Insomma, chi non perdona e non ama gli altri, in verità non ama se stesso.

AMORE E’ TOLLERANZA
Ogni persona ha i propri tempi per comprendere, per agire, per svolgere qualsiasi lavoro.
Non possiamo imporre agli altri i nostri ritmi, soprattutto se questi sono quelli di un “superman”. Allo stesso modo non possiamo pretendere che gli altri si comportino esattamente come noi, che lavorino bene come noi, che siano necessariamente bravi come noi. Il più delle volte, in realtà, coloro che critichiamo sono megliori di noi, ma il nostro ego non ci fa vedere questa realtà.
Quello che a noi riesce tanto spontaneo e naturale, è un’acquisizione che ci proviene dalla nostra esperienza, anche di altre vite. La persona che critichiamo perché, secondo noi, è lenta o incapace o maldestra, in un altro campo del sapere umano è , magari, un genio.

Ognuno ha i propri talenti. Lasciamo ad ognuno l’opportunità di riportarli a galla senza imporre, soprattutto ai nostri figli, i nostri schemi.
Parlando di figli ricordiamoci cosa significa il termine “educare”. Deriva dal latino “educere”, che significa “tirar fuori”.
Dentro ognuno di noi c’è tutta la sapienza, c’è tutta la destrezza e la genialità di cui abbiamo bisogno; dobbiamo solo imparare a farle emergere.
Un genitore che ami i propri figli li aiuta ad esprimere tutto il loro potenziale. Non fa loro paragoni con altre persone, umiliandoli o gonfiando il loro orgoglio. Ci sarà sempre chi sarà peggio o meglio di loro. L’unico paragone utile da fare è con le conquiste raggiunte dagli stessi figli in tempi recenti rispetto al passato.
Soprattutto non diamo mai appellativi infamanti ai nostri bambini! Resteranno incisi come solchi nel disco della loro memoria e toglierà loro l’autostima e la fiducia in se stessi.
La fiducia in se stessi è un indispensabile requisito per raggiungere qualsiasi impresa ed anche Dio Stesso.
Sai Baba iniziava sempre i propri discorsi chiamandoci : “Incarnazioni dell’Amore” oppure: “Incarnazioni del Divino Spirito”. Ricordiamoci, quindi, sempre chi siamo, e facciamo di tutto per promuovere negli altri la fiducia in se stessi.

AMORE E’ RISPETTO. Soffermiamoci su questa parola: deriva dal latino respectus che letteralmente significa volgersi a guardare, fermarsi ad aspettare, a guardare di nuovo. Ecco perché diciamo anche “aver riguardo” verso una persona. Cosa significa , quindi, rispetto? Significa non andare dritti per la propria strada pensando solo a se stessi, ai propri bisogni, alle proprie convinzioni, senza mai girarsi e soffermarsi sui bisogni altrui.
Rispetto significa, quindi, soffermarsi a guardare l’altro, dare l’attenzione all’altro, averne considerazione, riconoscimento, accettazione; significa anche averne cura.
Ovviamente per l’egoista l’amore ed il rispetto sono molto difficili da mettere in pratica.
Per chi vede se stesso al centro dell’Universo, è molto difficile imparare ad avere rispetto per le esigenze e le opinioni altrui.
Ogni anima si trova al proprio livello evolutivo. Tutti i fiori sbocceranno prima o poi, ma non tutti insieme. Questa consapevolezza ci viene in aiuto per avere noi stessi rispetto, tolleranza e pazienza verso gli irrispettosi.

Spesso siamo tolleranti solo con i bambini. Ma rendiamoci conto che ci sono anime rinchiuse in corpi adulti che sono in realtà molto più giovani di anime antiche e sagge che si trovano in corpi molto giovani.
Spesso diciamo con disapprovazione: “Ormai è grande. Dovrebbe capire!”.
L’età anagrafica adulta non è indice di saggezza e di capacità di comprensione.
Ogni anima è al proprio stadio evolutivo. Ricordiamoci che ognuno fa il meglio che riesce a fare in quel momento. Chi sbaglia è perché in quel momento non è capace di fare altrimenti. Cerchiamo di provare compassione, e non rabbia, verso chi sbaglia! Anche perché pagherà a caro prezzo il suo errore, prima o poi.
Quelli che noi chiamiamo peccati, sono, in realtà, esperienze per crescere. Quanti ne abbiamo fatti noi? Quanti ne facciamo ancora?
“Chi è senza peccato scagli la prima pietra!”, dice Gesù e ogni volta che puntiamo il dito verso una persona, quattro dita sono rivolte verso di noi.

A volte facciamo violenza agli altri, pensando di far loro del bene, quando vogliamo trasmettere con insistenza consigli, insegnamenti e quelle che noi riteniamo perle di saggezza, quando tutte queste cose non sono comprese, non sono state richieste e, quindi, non sono gradite.
Possiamo lanciare una corda a chi sta nelle sabbie mobili, ma se questa viene scambiata per un serpente, non arrabbiamoci se viene rifiutata!
Non tutti hanno la discriminazione per capire cosa è prezioso e cosa no. Ma è anche vero che, il più delle volte, vogliamo dispensare insegnamenti e consigli a chi ha scelto una strada diversa dalla nostra ed è anche più saggio di noi. Usiamo sempre discrezione ed umiltà quando vogliamo far dono di ciò che abbiamo.
Amore, è vero, è anche condividere la nostra conoscenza con gli altri, come Sai Baba ci esorta a fare.
Tutto ciò che abbiamo, sia beni materiali, sia capacità e sapienza, dobbiamo metterlo a disposizione degli altri; ma senza imposizioni. Dare qualcosa a tutti i costi a chi non la vuole è violenza.
Il Maestro dice che i talenti sono la volontà di Dio in noi, per questo dobbiamo usarli per il bene comune. E’ giusto dare sempre con generosità, ma cerchiamo di buttare i semi preziosi su terre fertili, senza insistere a gettarli sull’asfalto!
Ecco cosa significa “Non dare le perle ai porci”. Certamente anche i porcellini sono creature di Dio, ma non hanno ancora la discriminazione per comprendere la preziosità del dono che ricevono e, così, lo sprecano o, addirittura, si rivoltano contro il donatore.

Sempre in tema di tolleranza, parliamo ora delle nostre convinzioni che rigidamente ci fanno credere che noi abbiamo sempre ragione ed il resto del mondo, che non la pensa come noi, abbia torto.
Queste convinzioni, soprattutto in ambito politico e religioso, hanno sempre diviso i popoli ed hanno causato innumerevoli vittime.
Ognuno di noi, in base alle esperienze vissute in questa e nelle precedenti vite, ha un suo punto di vista.
Ogni persona che si affacci alla finestra di un grande grattacielo in riva al mare, avrà una visione totalmente diversa della propria città. Chi avrà l’appartamento con le finestre che danno sul mare, dirà che la sua è una città di mare; chi avrà l’appartamento dal lato opposto, che dà sulle colline, dirà che la sua è una città collinare.
Chi non avrà fatto il giro completo di tutto il palazzo, non avrà una visione totale della città e, nella sua ignoranza, si arrabbierà moltissimo se verrà contraddetto quando afferma il proprio limitato punto di vista.
Ogni faccia del diamante brilla. Ma il diamante intero brilla enormemente di più, perché formato da tutte le sue facce. La verità individuale è come una singola faccia del diamante, ma la somma di tutte le facce costituisce la verità completa.
La nostra ignoranza, la nostra limitatezza non ci permettono di comprendere e di accettare le opinioni altrui.
Un grande saggio diceva: “Io so solo di non sapere”. Solo quando avremo raggiunto la Realizzazione del Sé, l’Unione con Dio, raggiungeremo l’onniscienza che è caratteristica delle Incarnazioni Divine.
Per ora, siamo come tante formichine che camminano fra i sassolini ed i fili d’erba. Per noi il mondo è solo quel poco che vediamo e percepiamo quaggiù. Dobbiamo innalzarci come l’aquila reale per avere una visione immensamente più grande.

Concludo questo capitolo con questa mia preghiera:

INSEGNAMI L’AMORE

Insegnami, Signore,
insegnami ad amare;
ad amare per davvero
come Tu sai fare.
Baba insegnami l’Amore
per ogni Tua creatura
che vola, nuota, striscia e corre:
che io non faccia, a nessuno, più paura.
Swami insegnami ad amare
ciò che mi indigna e mi ferisce;
chi mi maltratta e mi insulta,
e chi non mi capisce.
Swami insegnami ad amare
ogni Tuo colore:
non solo il giallo, il verde e il rosso,
ma anche il nero ed il marrone.
Baba insegnami a riconoscerTi
In ognuno e in ogni istante:
solo così imparerò
ad amare veramente!

Written by amaeguarisci in: Articoli |
Nov
13
2015
-

COSA SIGNIFICA ARRENDERSI, ABBANDONARSI A DIO

DONNA BRACCIA APERTE CON TRAMONTO

Cari amici oggi qualche riflessione sul termine “Arrendersi”.
Con questo termine solitamente intendiamo darsi per vinto in mano del nemico, cedere, piegarsi, abbassare le armi. E’ il contrario di resistere, di opporre resistenza. In questo senso è una parola che ci appare con una valenza negativa. Ma ciò di cui voglio parlare è l’arrendersi che corrisponde alla parola sanscrita saranaghati. Essa significa l’abbandono a Dio, la devozione a Dio e quindi l’accettazione della volontà e del piano Divini. Non significa quindi arrendersi ad un’altra persona, né diventare schiavi di qualcuno: significa arrendersi alla propria Divinità Interiore.
La nostra mente quante volte ci boicotta nel tentativo di seguire il Comandante Supremo di questa “ nave”
chiamata corpo, Il Sé Divino!
Arrendersi significa togliere finalmente tutti gli ostacoli che ci impediscono di raggiungere la consapevolezza divina, significa annichilire la mente e far parlare l’Anima, il Sé immortale. Arrendersi significa decidere di seguire la nostra vera natura e di manifestarla.
Cosa ci rende così difficile la resa? Il nostro ego, con i suoi desideri, gli attaccamenti, le sue menzogne. L’ego non vuole cedere, non vuole rinunciare al luccichio degli oggetti dei sensi, anche se la morte si porta via tutto. La nostra mente ci illude di poter trovare la gioia negli oggetti, nelle relazioni, nei luoghi, e ci mantiene distanti dal nostro vero Sé, che è per natura amore e gioia.
Leggiamo ora le parole di Sai Baba:
“Non si tratta di arrendersi a qualcuno, ma a se stessi. Riconoscere che noi siamo l’Atma, significa arrendersi. Abbandonarsi significa capire che in realtà tutto è Dio, che non esiste chi si arrende e non c’è nulla a cui arrendersi, né esiste qualcuno che accetta la resa. TUTTO E’ DIO! ESISTE SOLO DIO La resa a Dio significa…. non compiere azioni per trarne vantaggio, ma fare ogni cosa come un dovere. L’atto è dedicato al Signore e perciò i risultati vanno resi a Lui. ! (Conversazioni pag. 93, 13, 14 – tratto da : I sentieri di Dio – Jonathan Roof).
L’uomo è scontento e perduto. Fate affidamento nel Signore e accettate quello che vi accade. Egli è in voi e con voi. Sa meglio di voi cosa darvi e in che momento darvelo. Dio è colmo di amore.
Mettetevi nelle mani di Dio. Che importanza ha se vi dà il successo o l’insuccesso? Può volere che diventiate più tenaci e alla lunga tutto andrà a vostro vantaggio. Come fate a giudicarlo? Chi siete per giudicare? Perché giudicare?
Quando viaggiate in treno, dovete solo acquistare il biglietto, prendere il treno giusto e sedervi, lasciando che il motore faccia tutto lo sforzo. Perché dovreste portare il lettino o il baule sulla testa? Allo stesso modo dovete avere fede nel Signore e continuare facendo del vostro meglio. (Discorsi di Sathya Sai, vol.VI, pag. 176, Discorsi V. III, pag.93, Discorsi vol. I pag. 166 – Tratto da: I sentieri di Dio, Jonathan Roof)
Cari amici, la resa è un alleggerimento, una liberazione, un benedizione. Non c’è più bisogno di fare resistenza, non c’è più bisogno di far fatica: basta lasciarsi trasportare “dal fiume della vita”, senza incagliarsi nei fondali. Galleggiamo, ed il fiume ci riporterà al Mare!

Written by amaeguarisci in: Articoli |
Nov
05
2015
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TROVARE LA GIOIA

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La gioia è la natura stessa dell’Anima. Noi pensiamo di trovarla negli oggetti dei sensi, nel mondo fenomenico, nelle cose, nelle persone, negli avvenimenti che riteniamo piacevoli… non è così: questo si può definire un piacere momentaneo, ma non è la Gioia, quella sensazione che ci fa amare la vita, nonostante tutte le prove e le situazioni difficili.
Noi facciamo come quella vecchina che, avendo perso l’ago nella sua casa buia, lo va a cercare in strada sotto al lampione. Ci sembra facile trovarlo lì, anziché al buio della stanza, ma non è lì che l’abbiamo perso!
Abbiamo perso la gioia quando abbiamo perso il contatto col nostro Sé Divino, che è la fonte di tutta la felicità. Siamo tutti angeli caduti dal cielo; ci siamo un po’ sporcati, abbiamo stropicciato le ali, a volte le abbiamo anche rotte.. e , in più, non ci ricordiamo chi siamo. Vaghiamo il più delle volte nel mondo fisico senza sapere da dove veniamo e perché siamo qui; senza sapere dove stiamo andando, senza sapere Chi siamo. Fortunatamente, quando l’umanità è troppo addormentata, ridiscende sul Pianeta terra l’Avatar a risvegliarci, col Suo tocco gentile o col Suo squillo di tromba, se proprio non vogliamo svegliarci!
E’ Lui, è sempre Lui: si chiamava Rama undicimila anni fa; si chiamava Krisna cinquemila anni fa; si chiamava Gesù duemila anni fa, ecc… ai tempi odierni si Chiama Sai Baba…ma è sempre Lui, che, mosso da compassione, scende di era in era ad aiutarci a ricordare Chi siamo: Dio stesso che ha preso miliardi di forme e di nomi per svolgere la Sua Commedia Divina.
Siamo i registri e gli attori della nostra vita; siamo scesi come palombari dentro ad uno scafandro, per resistere alla durezza della terza dimensione. Questo scafandro è rappresentato dall’Ego, che ci fa sentire separati dal Tutto. Che bella prova ha deciso di sperimentare la nostra anima quando ha scelto di scendere sulla terra! Eppure questo meraviglioso pianeta ha un ruolo ben preciso nell’immensità dell’universo: è una palestra di addestramento molto valida.
Una volta che abbiamo imparato a nuotare nel mare della vita, non ci serve più lo scafandro, perché non affondiamo più, restiamo a galla. Quando ci risvegliamo al ricordo di Chi siamo in realtà (Incarnazioni del Divino Spirito), l’ego diventa il nostro intralcio, ciò che ci impedisce sia il nuoto in questo mare terrestre, sia il volo nelle dimensioni più alte.
L’Avatar scende quando le forme di Sé Stesso navigano nell’oblio della propria Natura Divina, al punto da causare gravi danni a Madre Terra e a tutti i suoi abitanti, compresi se stessi.
Torniamo alla Gioia: quando siamo nella Gioia? Quando ricordiamo e sperimentiamo la sensazione di Unione con il Tutto; quando sentiamo che non c’è un “io” ed un “altro” che ci è nemico; quando il nostro cuore ha tolto lo “scafandro” e l’amore è libero di uscire e rientrare, come l’aria nel cielo aperto; quando siamo pronti a vedere le ombre create dal nostro ego, ma ad identificarci con la Luce Infinita, che è ciò che davvero siamo.
Cosa ci aiuta? Tutti gli insegnamenti dei vari Avatar puntano a calmare la mente con vari esercizi spirituali. Quando la mente è calma, è come l’acqua cristallina di un lago di montagna: possiamo vedere il fondo; mentre quando la mente è agitata, come l’acqua salmastra e torbida, non ci permette di vedere il Fondo.
Facciamo un altro esempio: una mente agitata è come una radio che non riesce a sintonizzarsi sulle “frequenze Divine”, quindi non ha il contatto col Comandante, in nostro Sé. Si percepiscono solo dei rumori strani: bzzz..bzzz.., ma le parole della nostra coscienza non ci giungono.
Oltre agli esercizi per tranquillizzare la mente, il servizio disinteressato è un altro validissimo sistema per sperimentare l’unità del tutto. Quanto siamo felici di donare felicità! La gioia degli altri diventa sempre più la nostra gioia, e lo “scafandro” sempre più si assottiglia.
Fare tutto offrendo a Dio il nostro operato, senza aspettative, è un altro modo per ottenere la gioia. Chi ha aspettative, che poi vengono deluse, si arrabbia e così perde energia ed il contatto con la Voce interiore ( le acque del lago diventato più torbide).
Essere sempre presenti nel momento presente è un altro modo per rimanere nella Gioia. Non pensiamo più al passato, né con nostalgia né con tristezza; non pensiamo al futuro con preoccupazione; stiamo sempre qui, nel presente, e viviamolo al meglio!
Pensare il più possibile a Dio, ricordando di essere tutti Scintille Divine è un altro modo per rimanere nella gioia. Questo pensiero ci aiuta a rimanere dell’equanimità e nel distacco di fronte agli alti e bassi della vita; ci permette di rimanere sempre a galla, a vedere l’azzurro del cielo, sopra le nuvole dell’inquietudine.
Quando Dio si fa carne con tutti i poteri Divini (Avatar), abbiamo l’occasione di focalizzare il nostro amore su Questa Forma Divina. Per l’essere incarnato, come spiega bene la Bhagavad Gita, è difficile amare Dio come Immanifesto e Assoluto. Per noi che abbiamo una forma ed un nome, è più facile amare Dio con una forma ed un nome. Non è importante quale forma scegliamo; Sai Baba ci dice di continuare ad amare Dio nella forma a noi più familiare. L’importante è l’alchimia che il rapporto di amore puro per Dio crea: L’amante e l’Amato diventano uno.
Sapete cosa fa un raggio di sole concentrato in una lente di ingrandimento? Sì.. può dar fuoco a delle foglie secche… Ecco: amare Dio in una figura Divina è concentrare il nostro amore in un punto per dargli molta più potenza. E quel punto per noi rappresenta il Tutto…quindi, con la devozione, diamo amore a tutto il Creato. E’ come dare acqua alle radici di un albero: raggiungerà ogni foglia.
Chi pensa sempre al proprio Amato, ridiventa Uno con Lui, che è Dio Stesso, che è il nostro stesso Sé.
Sai Baba ha ben spiegato questo concetto: “Io sono il Tuo Sé che ha fatto un balzo fuori dal tuo cuore perché tu ci possa parlare…”

Ecco ancora le Sue parole, in una poesia per i Suoi studenti, tratte dal libro . “Prema Dhaara” (Torrente d’Amore – Edizioni Milesi):

Venite, venite tutti,
vedete in Me voi stessi…
perché Io vedo Me Stesso in voi tutti.
Voi siete la Mia Vita, il Mio respiro, l’Anima Mia…
Voi tutti siete le Mie forme.
Quando amo voi, Io amo Me Stesso…
Quando amate voi stessi, voi amate Me…
Io ho separato Me Stesso da Me Stesso
Per potere essere Me Stesso.
Ho separato Me Stesso da Me Stesso
E divenni tutto questo
Per poter essere Me Stesso…
Ho voluto essere Me Stesso… vale a dire
Ananda Swaroopa (Incarnazione della Gioia Divina),
Prema Swaroopa (Incarnazione dell’Amore)..
Questo è ciò che Io Sono
Ed ho voluto essere questo…
Come potevo essere Ananda Swaroopa e Prema Swaroopa…
Ricevere Ananda.. e dare Ananda..
Ricevere Prema… e dare prema…
A chi dare Ananda…
A chi dare Prema…
Così questo feci…separai me Stesso da Me Stesso
E divenni tutto questo.
Baba

Cari amici, non c’è un’altra strada per la gioia che non sia la scoperta di noi stessi. Prendiamo il coraggio di voler cambiare: quello che ci attende è molto più grande e bello di ciò che abbiamo ora!
Sradichiamo le cattive abitudini; semplifichiamo e rallentiamo la nostra vita, in modo da trovare un po’ di tempo per noi stessi.
Prendiamo il coraggio di amarci ed amare ogni creatura, prendiamo il coraggio di manifestare il nostro amore! Amiamo nel modo più intenso e gioioso possibile… solo questo ci libera dalle ansie e dalle paure e ci fa vivere nell’Ananda, la Gioia Divina!
Siete tutti nel mio abbraccio!

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