Lug
31
2014
2

COME POSSIAMO AIUTARE CHI SEMPRE SI LAMENTA, DICENDO CHE TUTTE CAPITANO A LUI?

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Cari amici, quante volte qualcuno si lamenta con noi, dicendo che tutto gli va storto, che tutte capitano a lui?
Quante amiche, ormai non più giovani, si accorgono che la loro vita è un ingarbugliamento di episodi stressanti, di relazioni che vanno e vengono, lasciando solo l’amaro in bocca?!
Alcune persone ci chiedono “aiuto”, ma poi, se solo diciamo mezza parola per cercare di fare vedere la loro vita dall’esterno, come uno spettatore, si chiudono a riccio, o alzano la voce, bloccandoci in malo modo, anche se parliamo dolcemente. Perché queste persone, vittime delle proprie abitudini sbagliate, non sono ancora pronte a dire apertamente : “ Forse ho sbagliato in qualcosa”. Purtroppo il loro ego ha deciso di aver sempre ragione. E se una persona sa di aver ragione, ovviamente tutte le altre che hanno una visione diversa hanno torto. Questo è un modo dell’ego di darci “scacco matto”.
L’ego è un’energia che vuol continuare a vivere. Il ghiaccio teme il sole, perché sa che si scioglierebbe sotto i suoi raggi. L’ego teme il sole della conoscenza, perché sa che si annichilirebbe sempre più, fino a scomparire.
L’ego vuole la comprensione e l’accettazione delle persone buone e generose, dalle quali è attratto, ma finché queste ultime rimangono in passivo ascolto del suo vittimistico lamento. D’un tratto la persona cara diventa un nemico, se in qualche modo mette in discussione il modo di pensare ed agire di queste persone, che cerca di aiutare.
Ecco perché ci sentiamo impotenti nel dare aiuto a chi ce lo chiede , ma poi, in realtà, non lo vuole.
Queste persone ci chiedono solo consensi; vogliono sentirsi sempre dire: “ Hai ragione! Poverina!” Vogliono sentirsi sostenere nell’incolpare tutto ciò che c’è di estraneo a loro.
Stare al gioco dell’ego è sempre un male: per noi stessi e per gli altri.
Oltre all’esempio personale, non c’è altro modo di aiutare chi ha già deciso di non voler cambiare.

Ma a chi ha toccato il fondo e ha aperto uno spiraglio nella propria coscienza, a chi non ce la fa più e desidera davvero dare un cambiamento alla propria vita, possiamo allora dare un grande aiuto.
Come? Parlando con il cuore, senza mai dire : “Tu hai detto….tu hai fatto…” col dito puntato. Solo ciò che esce da un cuore colmo di compassione ed amore può essere accolto. Ricordiamoci che tutti i nostri errori sono i figli dell’ignoranza.
Allora, cosa potremmo dire?
Ovviamente dipende da persona a persona; dobbiamo entrare in empatia con chi ci chiede aiuto per trovare i giusti modi e le giuste parole .
Ora faccio un discorso piuttosto ampio per scoprire da dove derivano quasi tutti i problemi. Concetti che ho già riportato, ma che ora riassumo.
Fin da piccoli ci hanno ingannato: ci hanno fatto credere che per essere accettati e benvoluti dovevamo dare molta importanza alla bellezza del corpo, ai vestiti costosi ed alla moda, senza mai avere una macchietta sui pantaloni. La casa doveva essere bella per mostrarla agli altri, sempre lucida e “sterilizzata”, non perché ci dovevamo stare comodi e al sicuro, ma perché mai qualcuno potesse pensare male di noi.
Tutta la società, i mass media, ed anche i genitori ci hanno fatto credere che l’importante era “ l’apparire e l’avere”.
Ma il verbo “ ESSERE” non arriva per primo???
Quando non si dà il primo posto ad un buon carattere, quando non si dà il primo posto alle virtù, alla capacità di amare senza aspettative, alla conoscenza di sé (da cui arriva poi tutto), che cosa possiamo aspettarci?
Diamo molta importanza alla pulizia esteriore, ma di tutta la sporcizia interiore che ne facciamo? La mettiamo sotto il tappeto?
Che ne facciamo dei brutti pensieri, delle brutte abitudini, delle invidie, del vittimismo, del pessimismo, della rabbia delle antipatie e dell’odio? Ci hanno insegnato a sbarazzarci di questa immondizia? No! Questa allora esce dalla bocca, quando non contiamo fino a dieci prima di dire parole brutte e sgarbate; esce dalla mente con i nostri brutti pensieri, impestando di vibrazioni antivitali tutto l’ambiente intorno a noi; esce dalla pelle, come cattivo odore, perché le tossine emotive e mentali cambiano la chimica del nostro corpo; quest’immondizia esce anche dai nostri occhi quando guardiamo in malo modo qualcuno, quando “fulminiamo” qualcuno col nostro sguardo; e dalle mani, quando pieni di ansia e rabbia tocchiamo qualcuno.
Possiamo tenerci la maschera della persona buona e gentile, ma se tutta questa “ melma” bolle sotto, prima o poi la maschera viene scaraventata dalla “pentola a pressione” che tenevamo dentro, e il nostro vero volto viene visto da tutti. Allora il “castello di sabbia” che avevamo costruito si sgretola.
Allora che fare? Perché dieci relazioni, tutte andate male? Perchè il lavoro non gira? Perché gli amici scappano? Perché il nostro mondo ci crolla addosso?
Semplicemente perché cercavamo di vivere non conoscendo le “istruzioni d’uso” di questa nostra meravigliosa macchina chiamata corpo, incluso il corpo emotivo, mentale, pranico e spirituale.
L’ignoranza delle leggi che governano il cosmo è la più grande maledizione! La più grande rovina! Siamo nati per fare “le belle bamboline”, far vedere a tutti quanto siamo belli e bravi, anche a costo di andare contro noi stessi? No!
Abbiamo avuto la grazia di scendere in questo piano terrestre per riscoprire chi siamo veramente, cioè Dio, e riacquistare questa consapevolezza che avevamo perso. Siamo nati solo per realizzare Dio.
La legge di attrazione, la legge del karma, la legge della reincarnazione: tutte, conoscendole, ci indicano il giusto modo di vivere. Ogni volta che critichiamo, che ci lamentiamo, che imprechiamo, attiriamo critiche verso di noi e altri episodi per cui lamentarci ed imprecare, come il cane che si morde la coda, senza mai smettere.
Chi non sa che tutto è Uno, che non c’è separazione fra ogni essere del creato e continua a far del male agli altri, con i pensieri, le parole e le azioni, è come chi, mentre cammina, si dà una forte pestata al piede; si strappa ogni tanto una ciocca di capelli; si buca in continuazione con uno spillo, e con un braccio bastona l’altro braccio. E poi si chiede: “ Come mai sto così male?”
Pensare di vivere bene e arrivare felici alla vecchiaia interessandosi solo a ciò che si vede con gli occhi, alla materialità, è una sicura utopia.
Ogni volta che non viviamo in pienezza i nostri talenti, il nostro amore, la nostra Divinità, soffriamo. E più soffriamo e più ci andiamo a complicare la vita, cercando soddisfazione in altre relazioni, in altri beni materiali, in altri giocattoli: tutti palliativi del Grande Amore, quello che dobbiamo avere verso noi stessi e verso tutto il creato, quindi verso Dio.
Ragazzi miei! Abbiamo una grande fortuna! Abbiamo le parole “ fresche” dell’Avatar della nostra era: “Sathya Sai Baba”.
Egli è sceso proprio per darci le “istruzioni d’uso” che avevamo perso, per ricordarci ciò che già aveva detto con il corpo di Rama, Krisna, Gesù, e per bocca di tutti gli altri Avatar, i saggi e i santi. È venuto a ricordarci che non siamo il corpo, né la mente: siamo Divini e dobbiamo vivere secondo il nostro rango.
Vi abbraccio tutti!

Written by amaeguarisci in: Articoli |
Lug
28
2014
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IL VERO GIORNO DI COMPLEANNO

mio dipinto di baba ad olio- il secondo
Cari amici, oggi è il mio compleanno.
Swami, però, dice che il nostro compleanno è il giorno in cui Dio è entrato nel nostro cuore. Certamente Lui è sempre stato nel mio cuore, ma c’è stato un giorno in cui anche la mente L’ha riconosciuto e si è arresa a questa meravigliosa notizia: la notizia che il mio Adorato Signore era in carne ed ossa in questo piano terrestre.
Tanto avevo cantato a Gesù la mia preghiera, nel silenzio della chiesa vuota!
Commossa, cantavo a Lui e Gli dicevo: “ Non mi bastava sapere che Tu ci sei! Voglio un contatto diretto con Te!”
Dopo qualche mese, dopo aver dipinto Sai Baba, quando ancora non Lo conoscevo, arrivò il giorno della mia vera nascita: il 7 gennaio 1995, giorno in cui sentii parlare di Lui per la prima volta.
Questa è la poesia che scrissi qualche mese dopo e che descrive ciò che provai al solo udire il Suo Nome Santo:

    IL GRANDE APPUNTAMENTO
    Con Te
    avevo da secoli
    il Grande Appuntamento.
    Ma solo quando l’ora è scoccata
    io me ne sono ricordata.
    Ho udito il Tuo Nome Santo
    e di commozione e gioia ho pianto.
    In un attimo si è risvegliato
    il mio Sé addormentato
    e un fremito di immenso Amore
    ha scosso di brividi il mio cuore.
    Com’ero cieca
    Padre mio
    quando non Ti vedevo.
    Com’ero sorda
    Madre mia
    quando non Ti sentivo.
    Com’ero vuota
    Dolcezza mia
    quando in me non Ti sapevo.
    La mia mente in un istante
    Ti ha riconosciuto
    ma tutto il resto di me
    di Te ha sempre saputo!
    Ora dentro c’è armonia:
    anima, cuore, corpo e mente
    viaggiano insieme, in sintonia.
    Quanto ha aspettato
    il mio Sé immortale
    che la mente lo riconoscesse!
    Con quanti corpi ha viaggiato
    finché il Tuo Santo Nome
    non lo risvegliasse!
    Ora so che sei Tu
    Quello che ho sempre cercato.
    Ora so che sei Tu
    Quello che ho sempre amato.
    Ora so che sei Tu,
    Amico mio,
    Quello che da sempre
    mi ha aspettato.
    Ora so chi Tu sei:
    BABA
    TU SEI LA LUCE
    L’AMORE IMMENSO
    CHE MI HA CREATO!

    Amici cari,
    a Lui che mi ha permesso di nascere, nonostante le dure prove sopportate nel ventre di mia madre;
    a Lui che mi ha permesso di rinascere, quando ancora la mia vita si stava spegnendo;
    a Lui che ha colmato il mio cuore di tutto l’amore che mi era mancato;
    a Lui che ha placato tutta la mia sete di conoscenza ,a cui avevo tanto anelato;
    a Lui che ha trasformato la mia vita, da una tragedia ad una favola;
    A Lui , che è il mio stesso Sé;
    A Lui che tutto mi ha dato;
    A Lui che amo con tutta me stessa:
    dedico ogni istante di questa vita preziosa, ogni lacrima d’amore che ora sgorga dai miei occhi, ogni pensiero, ogni parola, ogni azione che Lui Stesso mi dà la Grazia di compiere!

    Swami mio Adorato! Ti ridedico ancora questa poesia che scrissi per Te, tanti anni fa:

    I FIORI CADUTI
    Ti guardo nella foto
    mio Signore.
    Per terra
    lacrime di commozione,
    di infinito amore,
    come piccoli fiori appena aperti
    ai primi raggi di sole.
    Sono questi i fiori
    che da me escono.
    Sono questi i soli fiori
    che Ti posso offrire,
    mio Signore.
    Accettali!
    Prendili!
    Sono caduti a terra
    per poter salire fino al cielo.
    Da te
    mio Signore.
    Con Te
    mio Signore.
    Per sempre
    mio Signore!

    Concludo con questo altro tributo all’Avatar della nostra era, che ho già condiviso con voi:

    TRUBUTO A SAI BABA
    Ci hai guariti da mali incurabili.
    Da materialisti ed edonisti , Tu
    ci hai trasformati in ricercatori della Verità.
    Con la Tua Vita, con il Tuo Esempio,
    ci hai insegnato cos’è l’Amore,
    e dell’Amore,
    perdutamente, ci hai fatto innamorare.
    Ci hai fatto comprendere che fra noi e Te non c’è mai stata separazione,
    come non c’è mai stata fra ogni essere del Creato.
    Tutta la nostra sete di conoscenza
    e tutta la nostra fame d’amore,
    hanno trovato finalmente in Te ristoro.
    Ai Tuoi piedi abbiamo pianto di gioia.
    Ai Tuoi piedi abbiamo pianto d’Amore.
    Ai tuoi piedi il nostro ego si è annichilito.
    Ai Tuoi piedi abbiamo trovato le risposte.
    Ai Tuoi piedi abbiamo provato il Paradiso.
    Ai Tuoi Piedi ai Tuoi Santi Piedi noi ci inchiniamo!
    D’Amore e infinita Gratitudine noi piangiamo!
    Ai Tuoi Piedi ai Tuoi Santi Piedi noi ci inchiniamo!
    D’Amore e infinita Gratitudine noi piangiamo!
    Ai Tuoi Piedi ai Tuoi Santi Piedi noi ci inchiniamo!
    D’Amore e infinita Gratitudine noi piangiamo!

    Om Sri Bhagawan Sathya Sai Babaya Namah!

Written by amaeguarisci in: Articoli |
Lug
27
2014
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UNA LETTERA DI SAI BABA AI SUOI STUDENTI : IL FINE DELLA DEVOZIONE

il mio dipinto di baba ad olio - il primo
Cari amici, abbiamo avuto qui fra noi l’Avatar in Persona: Sathya Sai Baba. Egli ha fondato tante scuole di ogni ordine e grado dove, gratuitamente, studiano ragazzi e ragazze di tutte le condizioni sociali ed economiche. Egli ci ha sempre ricordato :
“C’è una sola casta: La casta dell’Umanità.
C’è un solo linguaggio: il linguaggio del cuore.
C’è una sola religione: la religione dell’Amore
C’è un solo Dio: è onnipresente”.
Abbiamo avuto la fortuna di ascoltare i Suoi discorsi con le nostre orecchie e di leggere i Suoi scritti, prima che menti umane possano tagliare, modificare e mal interpretare le Sue parole.
Oggi vi propongo questa lettera indirizzata ai Suoi studenti. E’ un tesoro prezioso, come lo è ogni Sua parola.
Buona lettura!

Miei Cari Ragazzi!
Accettate il Mio Amore e le Mie Benedizioni. Il fine della devozione dovrebbe essere quello di realizzare Dio nel vostro cuore e permetterGli di riempire tutte le parti del vostro essere con la Sua Luce e la Sua Forza.
Fatto questo i vostri cuori strariperanno di Divino Amore verso tutti gli esseri nel mondo. I vostri occhi vedranno solo Dio, ovunque. Le vostre mani lavoreranno solo per il benessere di tutti, ed infine diventerete la stessa Incarnazione di Dio, colmi di beatitudine e sempre sovraccarichi di estasi.
In questo stato la differenza tra il Bhakta (il devoto) e il Bhagawan (ilSignore) sparirà. Il Bhakta, con un costante ricordo ed arresa a Dio, diviene Dio Stesso. Così, se pensate costantemente a Dio, diventate la Sua stessa immagine. Allora sarete voi a gustare la gioia e la pace immortale.
Ragazzi miei! Siate felici! Il vostro Swami, il vostro Sai è sempre dentro di voi ed intorno a voi. Egli verrà presto a darvi gioia.
Con Amore,
Baba, 9.8.1977

(Tratto dal libro : “Prema Dhaara” – Torrente d’Amore – Ed. Milesi, pag. 61

Written by amaeguarisci in: Articoli |
Lug
23
2014
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IL PICCOLO SAI BABA: LA PESTE

copertina IL PICCOLO SAI BABA
Ciao ragazzi! Oggi un altro capitolo tratto dal libro da me scritto, intitolato “Il Piccolo Sai Baba” (Mother Sai Publications).
Un altro viaggio nell’infanzia dell’Avatar!

Affidatevi a Me.
Io vi proteggerò
come le palpebre
proteggono gli occhi.
Baba

Quando il Piccolo Sathya aveva solo sette anni, nel villaggio, come in tutta l’India, erano diffuse gravi malattie, quali il colera e la peste. Queste malattie sono molto contagiose e si diffondono velocemente, portando la morte a tante persone.
Tutti ne avevano così paura da non permettere ai bambini di uscire di casa. A causa, però, dell’amore che avevano per Sathya, essi uscivano di nascosto e correvano da Lui, eludendo la sorveglianza dei genitori.
Erano bambini di soli sei, sette od otto anni; ed erano una decina a seguirLo.
Un giorno, molto innocentemente chiesero al loro Giovane Guru: “Raju, dicono che nel nostro villaggio ci siano malattie terribili e fatali, come la peste ed il colera. Dicono che siano malattie così spaventose che ti portano via la vita in un soffio. Che sarà di noi?”.
Sathya rispose loro: “Non dovete aver paura. Il corpo è destinato a morire, un giorno o l’altro. Ma voi ricordate che non siete il corpo, né la mente: voi siete il Sé immortale, Dio stesso. Il corpo è come una casa dove voi abitate, come un vestito che indossate. Sia la casa che i vestiti si possono cambiare quando sono rovinati.
Voi mettetecela tutta per non farvi contagiare, ma sappiate che la morte, sebbene futura, è certa. Non ha alcun rilievo quanto importante uno sia: alla morte nessuno può sfuggire. Ma voi non spaventatevi e pensate a Dio. Pensare a Dio vi darà coraggio”.
Poi chiese loro di accendere una lampada ad olio, di portarla al bazar alle sei di sera e di cantare i bhajan pensando a Dio. Poi disse: “Bambini! Se volete pensare a Dio, dovete sapere che Dio è dentro di noi. Non è possibile trovarlo in qualche posto all’esterno di noi, perché Egli è dentro di noi. Il corpo stesso è, infatti, il tempio di Dio. Egli è là, dentro ad ogni corpo, sia che voi lo vogliate ammettere o no. Dio che vi ispira il bene e vi preserva dal male. Ascoltate questa voce, obbeditele e non vi potrà mai succedere nulla”.
Così i bambini andarono in giro per le strade cantando il Nome di Dio. Quando raggiunsero il tempio di Sathyabhama (la Dea consorte di Krishna), fatto costruire anni prima dal nonno di Sathya, cominciarono ad aver paura, pensando di essere troppo lontani dal villaggio. Quello, infatti, era il punto estremo del paese e dopo le cinque di sera nessuno varcava mai il suo confine. La gente del villaggio aveva paura dei demoni, dei fantasmi e degli spiriti maligni. Sathya li incitò dicendo: “Non ci sono spiriti maligni, né fantasmi. Nessun demone verrà. Con la fede in Dio scacceremo il colera e la peste da questo villaggio! Fiducia in se stessi e fiducia in Dio! Questo è il segreto della grandezza!”.
Insegnava, così, a quei piccini, il potere immenso della fede.

Indossavano delle cavigliere ai piedi e, con cimbali e campanelli in mano, continuando a cantare i bhajan arrivarono al fiume Citravati. La paura dei bambini svanì in un attimo. Dopo aver fatto questo per tre giorni consecutivi, il colera e la peste scomparvero! Delle malattie non ci fu più traccia!
Cosa successe dopo questo episodio? Tutti i villaggi vicini invitarono questi straordinari bambini a salvarli dalle epidemie, credendoli in contatto con Dio. Questi facevano, a volte, anche due o tre giorni di viaggio per adempiere a quello speciale compito di pulizia dei villaggi dai germi cattivi.
I genitori dei bimbi andarono da Sathya: “Raju, hai garantito una grande sicurezza ai nostri figli; hai infuso loro entusiasmo e coraggio. Ai nostri figli non serve alcuna istruzione. Tutto ciò che devono sapere insegnaglielo Tu!”.
E così, alle sei di ogni sera, dopo aver cenato, andavano a casa del Piccolo Sathya per ricevere la loro istruzione. Infatti Lo chiamavano “Maestro di istruzione”.
Egli insegnava loro l’alfabeto, le tabelline e a far di conto. Intanto, partendo da questa base, approfittava per insegnare loro anche i princìpi spirituali: “Miei cari, se c’è gente meschina nel villaggio, non avvicinatevi a loro; se c’è gente cattiva non frequentatela assolutamente. Non dovete nemmeno pronunciare il nome di queste persone. Non criticate nessuno. Dobbiamo sviluppare buone qualità: non esiste niente di più grande di questo. E rispettate i vostri genitori. Quando tornate a casa obbedite alle parole di vostra madre. Il vostro dovere più importante è di mostrare gratitudine ai genitori a cui dovete tutto ciò che avete. Le virtù devono essere coltivate in famiglia. Ciascun membro deve spartire la gioia e il dolore degli altri, cercando tutte le opportunità per aiutarsi reciprocamente. E ricordatevi: se date gioia ai vostri genitori, i vostri figli vi riempiranno di gioia, quando sarete vecchi”.
Grazie agli insegnamenti di questi buoni princìpi, nei ragazzi avveniva una grande trasformazione.

Durante le notti di luna piena, il Piccolo Sai portava i ragazzi sulle rive del fiume. A loro si aggregavano anche molti adulti. Lì facevano molti giochi. Sathya diceva ai bambini: “Giocate anche voi, giocare è molto importante per mantenere la salute del corpo!”.
Ma i bambini non accettavano questa proposta; non erano interessati a questi tipi di passatempo e rispondevano: “Raju, i bhajan ci bastano. Tu dirigi e noi Ti seguiamo”. Per questo ogni volta che si recavano sulle rive del Citravati, non si faceva altro che cantare e cantare! I ragazzi andavano da Sathya: “Raju, cantiamo un nuovo bhajan! Hai la melodia del nuovo bhajan che hai composto?”.
Quanta felicità sprizzava dai loro occhi! Il Piccolo Guru diceva ai Suoi amichetti: “La gioia è importantissima per raggiungere Dio: è una delle porte maggiori alla Divinità. Non è solo un errore non essere contenti, ma è il più grave degli errori. E’ una barriera alla realizzazione perché Dio è felicità.
E quand’è che sentite gioia e felicità? Quando sapete accontentarvi. Troppi desideri non lasciano tregua all’uomo. Sappiate accontentarvi di ciò che avete, gioitene e non nutrite eccessivi desideri; la vera gioia sta nell’accontentarsi. Chi si accontenta è ricco e soddisfatto”.

Quei bambini Lo adoravano, ma Egli diceva loro “Non adorateMi così! Esprimete pure tutti
i vostri desideri, se ne avete, ma non glorificateMi”.
In questo modo il Piccolo Sathya cercava di mantenere, fra Lui ed i Suoi compagni, un rapporto di amicizia; voleva che tutti si sentissero a proprio agio.

Sathya amava enormemente quei bambini. Quando arrivavano alle rive del fiume, spesso si sdraiavano tutti, insieme al loro Piccolo Guru. E’ impossibile descrivere l’innocenza di quei bambini, l’infinito amore, la purezza, lo splendore che emanavano.
Un bimbo di sette anni diceva spesso a Sathya: “Raju, hai lavorato duramente: adesso, per favore, riposati!”. Così dicendo, si sedeva per terra, faceva sdraiare Sathya, prendeva la Sua testa e l’appoggiava sul suo grembo, volendo che Egli dormisse. A questa scena gli altri bambini gridavano: “Ehi! Perché solo a te questa opportunità? Anche noi … !”

Così anch’essi prendevano la Sua testa dai riccioli di seta, e se la posavano in grembo a turno. Allora inventarono un sistema per stabilire quanto tempo ognuno di essi poteva tenere con sé il loro Adorato Raju; i bambini contavano: uno, due, tre… trenta… quaranta… fino a cinquanta. Quello era il tempo durante il quale, a turno, Sathya doveva stare sdraiato su ognuno di loro! In questo modo, spostandosi da un bambino all’altro, Egli donava a tutti una grande gioia.

Il libro: “Il Piccolo Sai Baba” è stato redatto consultando i seguenti testi:

 Discorsi di Bagawan Sri Sathya Sai Baba datati 20 ottobre 1990, 6 maggio 1998, 11 settembre 1998, 14 febbraio 1999, 17 ottobre 1999, 18 ottobre 1999 e 5 ottobre 2003;
 Colloqui – Ed. Mother Sai Publications;
 Discorsi 1988/89 – Vol. I e II – Ed. Mother Sai Publications;
 Prema Dhaara – Ed. Milesi;
 Tu sei l’unico mio rifugio – Anyatha Saranam-Nasthi – Ed. Sri Prema Sai Printers;
 La voce dell’Avatar – Parte I e II – Ed. Milesi;
 Sathya Sai Baba – Il mio messaggio è Amore – Ed. Mediterranee;
 Al di là della mente – Stefanini – Ed. Milesi;
 L’uomo venuto dal cielo – Rosati – Ed. Milesi;
 Il Cristo è tornato – Rosati – Ed. Milesi;
 Un sacerdote incontra Sai Baba – Mazzoleni – Ed. Macropost;
 La vita di Sai Baba – Vol. I, II, III e IV – Kasturi – Ed. Mother Sai Publications;
 Sai Baba fiamma d’Amore – Ganapati – Ed. Mediterranee;
 Iswaramma – Kasturi – Ed. Milesi;
 Sai Baba la divinità vivente – Balu – Ed. Eco;
 L’uomo dei miracoli – Murphet – Ed. Mother Sai Publications;
 Vangelo di Giovanni 14,30 e 16,12-15.

Written by amaeguarisci in: Articoli |
Lug
21
2014
2

RESTARE A GALLA ANCHE NEL MARE IN TEMPESTA

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Ciao ragazzi!
La vita ci fa fare in continuazione dei balzi di umore: su e giù, su e giù: in continuazione. Ma più l’anima rilascia i propri residui emotivi, purificandosi da tutte le scorie dei vecchi traumi e dei sentimenti antivitali, e più gli sbalzi di umore si attenuano. Allora i nostri sbalzi d’umore non disegnano più grafici di montagne alte ed appuntite, ma di colline morbide e basse.
Questo significa che più ci evolviamo, più impariamo il distacco e l’equanimità nelle varie esperienze della vita.
Nel miei lunghi anni di malattia potei imparare che, nonostante tutte le burrasche, rimanevo comunque sempre a galla, come un ciocco di legno trasportato dalla corrente. Anche se il corpo non funzionava bene, io c’ero. Sì, a volte le “onde alte” della vita mi facevano fare un tuffo sott’acqua, ma subito dopo ritornavo a galla, e riprendevo il mio respiro.
Questo significa imparare “a nuotare” nel mare burrascoso della vita. E più si fa pratica, più ci si accorge che se siamo rigidi e facciamo resistenza, torniamo sott’acqua; mentre, se rimaniamo morbidi e ci facciamo trasportare “dalla corrente” rimaniamo sempre a galla, come quando al mare facciamo “il morto”.
In questa condizione di accettazione ed abbandono non c’è spreco di energie, anzi: queste vengono recuperate.
Ma come possiamo raggiungere questa condizione di “rilassante galleggiamento”?
Certamente la conoscenza spirituale ci aiuta molto. Le parole preziosissime di un’Incarnazione Divina sono un vero tesoro, una “mappa” per il viaggio della vita. Sapere che ogni cosa che accade è stata attratta da noi, è stata orchestrata da noi per il nostro maggior bene (che è quello della nostra evoluzione spirituale), ci porta a dire: “Sia fatta la Tua volontà!”, consapevoli che è il nostro Stesso Sé Divino che ha voluto ciò.
Sai Baba ci diceva che tutto ciò che ci accade, è la cosa migliore che ci possa accadere in questo momento. L’Orefice batte, tira e plasma l’oro per farne un gioiello bellissimo e splendente; allo stesso modo il nostro Sé Divino ( il Dio che è fuori e dentro di noi) ci porta a sperimentare tutta una serie di avvenimenti e prove affinché riaffiori in noi la memoria della nostra Divinità, delle nostre potenzialità, della nostra Vera Splendente Natura.
Come fare a ricordarci chi siamo nei momenti duri, quando le onde ci fanno fare grandi balzi? Cosa fare per liberarci dalle angosce, dal panico, dal dolore?
Possiamo provare con semplici esercizi. Iniziamo dal ripeterci alcune frasi, tipo:
“Io non sono il corpo! Io non sono la mente! Sono la Scintilla Divina che tutto può!”;
“Calma! Dolcezza! Felicità!”;
“Ho tutta la forza per affrontare i miei problemi e risolverli”;
“Tutto passa! Tutto va!”;
“Mi lascio trasportare dalla corrente della vita, sicuro che mi porterà alla Meta”;
“Ho scelto le mie esperienze, anche le più dure, per riscoprire la mia forza”;
“Vivo in pienezza il momento presente, sicuro che mi porterà ad un felice futuro”,
“Decido di sbarazzarmi di tutto ciò che non mi si addice e che mi nuoce”;
“Mi prendo le responsabilità delle mie prove, della mia vita, senza incolpare qualcuno o qualcosa di estraneo a me”;
“Dopo il temporale sempre, ma proprio sempre, arriva il sereno”;
“Le nuvole passano e vanno, ma il cielo dietro ad esse è sempre blu: Io sono quel cielo blu!”;
“Credo in me stesso, nel Dio che è in me e che guida i miei passi”;
“Sono il Regista e l’Attore di questo film che io chiamo la mia vita. Non mi immedesimo troppo nella parte; guardo con distacco questo meraviglioso ed imprevedibile film”;

Sai Baba ci suggeriva di ripeterci:
“Sono Essere, Coscienza , Beatitudine! Sono l’Indivisibile Supremo Assoluto! Paura ed ansietà non possono mai entrare in me: sono sempre contento!”
“Sono Dio! Non sono diverso da Dio!”

Quando siamo sballottati fortemente dalle onde della vita, ripetiamo il Santo Nome di Dio: sarà la nostra zattera nel mare in tempesta, sarà la nostra lampada nella foresta buia.
Per attraversare un’intera foresta, non serve un grande faro per guardare lontano; serve quella Lampada Preziosa: Il Santo Nome, che illumina il cammino passo dopo passo.
Un’altra cosa è molto importante: la sicurezza di essere seduti su un treno: Il treno di Dio, che ci porta a destinazione e trasporta anche i nostri bagagli pesanti. Affidiamoci a questo treno! Appoggiamo le valigie e mettiamoci comodi. Il treno ci porta, volenti o nolenti, coscientemente o meno, a Casa.
Il nostro, in realtà, è un viaggio che parte da noi stessi per tornare a noi stessi. Ricordiamo chi siamo, strada facendo.
Buon viaggio e felice riscoperta di sé a tutti!

Written by amaeguarisci in: Articoli |
Lug
19
2014
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COME MEDITIAMO? COME PREGHIAMO?

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Cari amici, cerchiamo di raggiungere la pace della mente con tutta una serie di esercizi spirituali; ma riusciamo a sentire davvero la pace e l’amore invadere il nostro cuore?
Ascoltiamo alcune parole dell’Avatar della nostra era, Sathya Sai Baba:

Che cosa credete che sia la meditazione? Riflettere seduti in un angolino tranquillo, passando in rassegna occhi, naso e tutti i sensi per un loro migliore impiego, con una coperta sulle spalle e la bocca chiusa, intanto che un turbine di pensieri e di immagini vaga nella vostra mente? Credete di recitare il rosario per il solo fatto che passate con le dita la corona? E che cos’è per voi il samnyasa? (Rinunciante, lo stato del rinunciante) Vestire panni color ocra? Alcuni sciocchi del mondo d’oggi confondono il samnyasa o la recita del rosario con queste forme esteriori. Se ridurrete la devozione ad esteriorità ed avrete una fede intransigente nei rituali non arriverete di certo a destinazione.

Non otterrai la potestà della devozione
semplicemente indossando abiti color ocra.
Non eliminerai i tuoi peccati
Semplicemente pronunciando dei mantra.
Non otterrai conoscenza
Semplicemente tenendo in mano la Gita (Baghavad Gita)
E citandola a voce spiegata.
Dev’esserci coerenza
Fra quelo che dici e quello che fai.
Se ci sarà questa coesione, sarai un saggio.
Ecco come dev’essere
La norma di comportamento di un individuo.

Vera devozione è nel riconoscere che Ishvara, la Personificazione dell’Assoluto è l’Uno che risiede in tutti i cuori, e nel rimanere saldi in questa convinzione.
Non criticate né mormorate contro alcuno. Chiunque critichiate, la vostra critica è diretta al Signore Stesso.
Incarnazioni del Divino Amore,
L’unica cosa a cui dovreste dare la priorità oggi è la ripetizione del nome (di Dio): consideratela come il massimo grado di devozione.
Con la luce prodotta da questo Nome potrete viaggiare in qualsiasi luogo e rimanere al sicuro. Per uno che ripete il Nome, nessun luogo, fosse anche pieno di spine, gli farebbe paura. Non si possono togliere tutte le spine, ma la ripetizione del Nome è la via più facile e quel ricordo vi può salvare.
Nell’era dell’ignoranza non c’è nulla di più sacro della ripetizione del Nome. Ci sono persone che conoscono a menadito i Veda e gli altri scritti sacri, ma a che cosa son serviti loro? Sono state capaci di mettere in pratica anche solo un minima parte di ciò che hanno studiato?
(Tratto dal libro: Discorsi 1988/89, vol. I – Mother Sai Publications)

Cari amici, quante volte Sai Baba ci ha ricordato che il namasmarana (la ripetizione del Nome di Dio) è la strada maestra per arrivare alla meta.
Allora, ripetiamolo a voce alta o nel silenzio della nostra mente, cantiamolo, da soli o in compagnia! L’importante è farlo con gioia ed amore. Scegliamo il Nome Divino che più ci riempie di gioia: Rama, krisna, Gesù, Sai Baba, ecc.
Qual’è l’alchimia del sacro Nome? Immaginiamo un secchio di acqua sporca sotto ad un rubinetto che gocciola in continuazione: pian piano tutta l’acqua sporca deborderà dal secchio e resterà solo l’acqua pura.
Ecco, ragazzi, questo succede ai nostri corpi sottili! Tutte le nostre “immondizie” psichiche e mentali se ne vanno. Non c’è bisogno di sapere “di cosa è sporca la nostra acqua”, quali sono i traumi, gli shocks, le rabbie represse e le paure che ci trasciniamo da questa o da altre vite: tutto se ne va, tutto si scioglie come neve al sole: al sole dell’amore!

Written by amaeguarisci in: Articoli |
Lug
17
2014
-

SAI BABA: USATE GLI ELEMENTI CON ATTENZIONE REVERENZIALE

CASCATELLE

Cari amici, come sapete l’Avatar è tornato in questa epoca anche per ricordarci le “istruzioni d’uso” di questa macchina meravigliosa chiamata corpo.
Quanti errori facciamo con l’uso scorretto della lingua?
Condivido con voi queste parole di Sathya Sai Baba sull’uso dei sensi.
Buona lettura!

Affinché voi otteniate lo scopo unico della vita umana, cioè la realizzazione del Divino, e diventiate divini, l’Eterno ha limitato Se Stesso ed è venuto in questa forma umana. Egli rivelerà di nuovo gli ideali e li accrediterà fra gli uomini.
Naturalmente per coloro che sono digiuni delle scritture, è difficile afferrare il mistero di questo Avvento. Ciononostante, Io posso dirvi che tutti i cinque elementi, cioè etere, aria, fuoco, acqua e terra, sono stati creati dal volere del Supremo; voi dovete usare ognuno di essi con attenzione reverenziale e discriminazione attenta. L’uso sconsiderato di uno qualunque di essi ricadrà su di voi con enorme danno.
La natura esteriore deve essere trattata con attenzione e reverente timore. Così anche la vostra natura interiore, gli strumenti interiori! Di questi, due sono capaci di fare un danno enorme: la lingua e il sesso. Dato che il sesso viene svegliato e stimolato dal cibo e dalle bevande, dovete stare attenti a ciò che mangiate e bevete. Mentre l’occhio, l’orecchio, il naso servono come strumenti per conoscere una caratteristica particolare della natura, la lingua ha due scopi: giudicare il sapore e pronunciare parole simbolo della comunicazione. Dovete quindi controllare la lingua con attenzione doppia, dato che essa può ferirvi in due modi. Senza il controllo dei sensi, la disciplina spirituale è inefficace; fare sadhana (disciplina spirituale) in questo modo è come tenere l’acqua in un recipiente bucato.
Patañjali, il famoso saggio autore degli Yoga Sutra, ha detto che la vittoria è vostra quando la lingua è conquistata, quindi, quando essa spasima per qualche leccornia, affermate che non soddisfacerete ai suoi capricci. Questo però non è facile: perfino i monaci e le persone dedite alla vita monastica cadono preda della lingua, incapaci di imbrigliare le sue fantasie. Essi indossano le vesti della rinuncia, ma reclamano saporite prelibatezze portando così discredito alla vita monastica.
Se voi insistete nel mangiare cibo semplice che non sia
salato o bollente, ma assai nutriente, la lingua potrà disorientarsi per qualche giorno, ma presto lo accoglierà volentieri; questo è il modo per sottometterla ed evitare le pessime conseguenze del diventare la vostra padrona.
Dato che la lingua si dedica anche agli scandali e ai discorsi lascivi, dovete controllare pure questa tendenza.
Parlate poco, parlate dolcemente, parlate soltanto quando è indispensabile; parlate solamente a coloro ai quali dovete, non alzate la voce nè gridate per l’ira o l’eccitazione: tale controllo vi migliorerà la salute e la pace mentale, vi permetterà relazioni pubbliche migliori e meno coinvolgimenti in contatti e conflitti con gli altri.

Discorso di Sathya Sai Baba del 23.11.1968

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Lug
15
2014
-

LA LEGGEREZZA DELL’ESSERE

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cari fratelli, oggi condivido con voi solo una piccola riflessione.
Il Jivi, l’Anima universale che prende un corpo umano, lascia la sua condizione di “leggerezza” per sperimentare la materia. Più l’anima evolve, nel senso che riacquista la memoria di sé, e più ritorna alla leggerezza. In che senso?
Facciamo un piccolo esempio: l’acqua a basse temperature si trasforma in ghiaccio, aquistando una forma ben definita e una consistenza compatta; quando raggiunge alte temperature, si trasforma in vapore, perdendo peso e consistenza.
Quando si alza il nostro livello vibratorio, le nostre emozioni e le nostre energie psichiche si alleggeriscono. Inizia , allora, un periodo meraviglioso della nostra vita , durante il quale viene accelerato il processo di autoconoscenza. Questo è il tempo del “risveglio”, il momento in cui le memorie atmiche emergono alla coscienza e tutte le “cristallizzazioni” emotive chiedono di essere sciolte, come il ghiaccio al sole. Traumi, emozioni negative, rabbie, paure: tutto tende a sciogliersi, tutto tende ad essere rilasciato. Ecco perché all’inizio del percorso di autoconoscenza sembra addirittura di essere “retrocessi” . Tutta “l’immondizia” interiore emerge, per lasciarci più leggeri. La mongolfiera rilascia le zavorre per potersi innalzare, allo stesso modo, anche noi siamo costretti a prendere coscienza delle nostre zavorre mentali e psichiche per potercene liberare.
Quando il tempo della pulizia è giunto al termine, come ci ritroviamo? Torniamo emotivamente bambini, liberi di vivere il momento presente con tutto l’entusiasmo, la gioia, la flessibilità, l’adattabilità, la leggerezza , la spontaneità e la verità, che avevamo perso.
Ecco perché Gesù diceva che saranno i bambini ad entrare nel regno dei cieli!
Allora, cari amici, buona infanzia a tutti!

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Written by amaeguarisci in: Articoli |
Lug
13
2014
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DIO, IL PIÙ GRANDE AMICO

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Cari amici, qual’è il rapporto che abbiamo con Dio?
Riusciamo a sentirlo così amico da rompere ogni barriera di separazione?
Ascoltiamo alcune parole in proposito, tratte da discorsi dell’Avatar della nostra era, Baghawan Sri Sathya Sai Baba. Buona lettura!

Dio è il più vicino, il più affezionato, il più fedele dei compagni, ma l’uomo, nella sua cecità, lo ignora e cerca la compagnia di altri. Dio è presente ovunque, in ogni istante. Egli è il più ricco e potente protettore, eppure voi lo ignorate. Il Signore è qui, vicino, amoroso, accessibile e potente, ma molti non aprono gli occhi a questa grande opportunità. Il Suo nome ve lo porterà vicino.

Certamente io amo tutti coloro che vengono da me, come coloro che non ritornano, quelli che stanno nel Nilayam e quelli che se ne vanno, coloro che mi lodano e coloro che mi callunniano. Nessuno è fuori dalla portata del mio amore!
Guadagnatevi il diritto di avvicinarvi al Signore senza paura e chiedi impavido ciò che ti spetta. Devi diventare libero, tanto da non sentirti in obbligo di lodare il Signore quando gli sei innanzi. Gli omaggi sono segni di lontanaza e timore.
Ricordatevelo: non adulate troppo il Signore. Non aspirate a cose banali ed effimere. Anelate solo a lui ed avrete tutto. Recitate con amore il nome del Signore e fate che egli sia il vostro amico del cuore…Non piace a Dio che lo teniate a una grande distanza da voi e che lo lodiate come onnisciente, onnipotente e onnipresente. Sviluppate invece un sentimento di prossimità, di vicinanza, di parentela con lui. Fatevelo amico con l’obbedienza, la lealtà, l’umiltà e la purezza.

PAROLE DI SATHYA SAI BABA tratte dal libro: “Al di là della mente”, di Paola Stefanini, pagg. 71/73, Edizioni Milesi.

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Lug
10
2014
4

SAI BABA, IL PURNAVATAR

il mio dipinto di baba ad olio - il primo
Cari amici, ritorno ancora sul concetto di”Purnavatar” per comprendere la grande Grazia che abbiano avuto ad incarnarci in questa epoca. Buona lettura!

Nella tradizione vedica, per indicare la discesa di Dio in un corpo umano, viene usato il termine sanscrito “Avatar” che letteralmente significa “discesa”.
Bagawan Sri Sathya Sai Baba ha ben spiegato il concetto di Avatar :
“Avatarana, la discesa dell’Avatar, significa che il Divino scende al livello dell’umano. In questa discesa nessuna macchia può intaccare il Divino, né può contaminarlo. Il suo valore e le sue qualità non subiscono mai perdite e permangono immutate. La sua potenza non viene mai meno…
E’ come un sontuoso banchetto imbandito sulla strada, davanti a uno che digiuna da dieci giorni. E’ come un uragano che ha rovesciato una gran quantità d’acqua, riempiendo i pozzi da tempo prosciugati. E’ come un figlio virtuoso che nasce ad un genitore ansioso di avere figli. Quando la rettitudine è in declino ed il mondo si trova a fronteggiare una crisi, Dio scende sulla Terra come un Avatar per salvare i buoni, i virtuosi…
Mosso dalla compassione e dall’amore, il Signore scende tra gli uomini, si mette al livello degli esseri umani. Oltre ad incarnarsi con la coscienza divina, si incarna anche con una coscienza umana. Io sono Colui che ha consacrato insieme questi due tipi di coscienza: divina ed umana…
La gente non sopporterebbe di vedere Dio in forma sovrumana, ma lo può avvicinare, può imparare ad amarlo e a conoscerlo un pochino, solo se il Signore viene con un corpo umano. Non commettete dunque l’errore di credere che Dio sia soltanto questo che vedete…
Sappiate che l’uomo non può ricevere gioia se non attraverso la forma umana del Signore, e che non può ottenere né istruzione, né ispirazione se non attraverso la comunicazione ed il linguaggio proprio degli uomini…
Quando c’è un disordine di lieve entità è sufficiente che sul posto intervenga un poliziotto: quando il disordine tende ad allargarsi notevolmente, si manda un maresciallo: e se la cosa degenera in un tumulto deve intervenire il comandante per reprimerlo. Ma se, come in questo momento, su tutto il genere umano incombe la minaccia della rovina morale, interviene il Generale in Persona, il Signore con il suo esercito di santi che sono i suoi discepoli…
Anche se c’è abbondanza di guru (maestri spirituali) di tipo comune, l’uomo ha sempre a sua disposizione un Guru di gran lunga superiore e più compassionevole di tutti gli altri. E’ l’Avatar del Signore che potrebbe, solo con l’espressione del Suo Volere, conferire all’uomo il massimo patrimonio della vita spirituale…Egli è il Guru di tutti i guru; è la Massima Incarnazione di Dio come uomo. Il fiume della spiritualità indiana ha ripetuto più e più volte che il sommo dovere dell’uomo è adorare Dio in forma umana, ma l’uomo non potrebbe mai sperare di vederLo e di udire la Sua voce se Dio non si incarnasse come uomo…”

Ci sono diversi tipi di Avatar, in base allo scopo per cui scendono. Sai Baba dice: “Tra gli Avatar alcuni vengono per uno scopo limitato, come Vamana e Narashimha. Sono manifestazioni venute solo per combattere particolari tipi di male… L’Avatar può manifestare solo la parte di gloria divina indispensabile per svolgere il compito per cui si è incarnato, oppure superare lo scopo limitato per cui è venuto e risplendere nel pieno fulgore. Rama è un buon esempio del primo tipo e Krisna del secondo”.
Sai Baba è un Purnavatar (purna in sanscrito significa pieno), cioè la Coscienza Divina scesa fra noi con tutti i Suoi Pieni Poteri Divini. Proprio come già riportato prima, poiché su tutto il genere umano incombeva la minaccia della rovina morale, nonché della distruzione termonucleare del Pianeta, è dovuto intervenire il “ Generale in Persona”.
Abbiamo dimostrazione che solo i Purnavatar, come ad esempio Krisna e Sai Baba hanno parlato di Loro Stessi, in tutta la Loro Autorità e Maestà, riferendosi come a Dio Stesso. Anche se molto spesso Sai Baba ci ha ricordato: “Io sono Dio. Anche tu sei Dio; la differenza fra me e te, è che io ne sono completamente consapevole, tu ancora no.”

Secondo la filosofia Adwaita insegnata dai Veda, esiste solo l’Uno che ha preso forme diverse. Sai Baba, infatti, dice anche: “Io sono voi, voi siete me. Fra noi non c’è separazione. Io sono il vostro Sé che ha fatto un salto fuori dal vostro cuore , perché voi possiate parlarci”.

Non è certamente un caso che io, nel 1994, avessi dipinto un Essere di luce che mi veniva incontro a braccia aperte, con una testa enorme colma di riccioli, sapendo che stavo dipingendo me stessa, il mio stesso Sé!
Allora non conoscevo ancora Sai Baba, tantomeno la Sua forma fisica, eppure dipinsi la Sua immagine, esattamente come era, sapendo che stavo dipingendo me stessa: era il mio autoritratto, anche se allora non capivo perché l’avessi fatto in quella strana forma. Solo sei mesi più tardi conobbi l’Avatar della nostra era e scoprii che il soggetto del dipinto era proprio Lui.

Torniamo, ora, al concetto di Purnavatar.
Quando un Jivi (un’anima individuale) ha finito il proprio ciclo, quando la goccia d’acqua che era evaporata dall’Oceano (Dio) si rituffa nell’Oceano stesso, ritorna alla condizione primigenia del’Uno, prima della divisione nei molti.
Quando un’anima con la piena Consapevolezza Divina ritorna in una forma umana per risollevare le sorti dell’umanità, dimostra fin dalla nascita tutti i pieni poteri divini , così come descritti dalle scritture vediche. Questo è il concetto di Purnavatar che fin dalla nascita è completamente consapevole della Propria Divinità e per questo non ha bisogno di una disciplina spirituale per raggiungere Ciò che è già.

Solo chi è tornato alla consapevolezza di essere l’Oceano è l’Oceano; Chi è tornato alla consapevolezza dell’Uno è l’Uno dal quale ogni cosa è stata generata. Solo Colui che scende fra noi in tale condizione è onnipresente, onnisciente ed onnipotente e lo dimostra fin dalla prima infanzia.

Come spiega bene la Bhagavad Gita , uno dei testi sacri più famosi dell’Induismo, adorare l’Incarnazione Divina, ci porta ad essere Uno con Lui, a rituffarci nell’Oceano. Quando il Signore prende forma umana, può traghettarci nella dimensione dove Lui è, e farci sperimentare ciò che Lui è. Per questo Egli è sia il Mezzo, sia la Meta: Egli è il Salvatore che di era in era scende con le Sue “scialuppe di salvataggio” quando stiamo annegando.

Anche Gesù , in qualità di Avatar diceva: “Io sono la Via, la Verità, la Vita”. Infatti solo il Cristo ,cioè l’Avatar è il Salvatore. Solo Chi è già nell’Eternità può farci fare il balzo verso di Essa.

Gesù, durante la Sua vita, raggiunse la totale consapevolezza della Propria Divinità. Egli in un primo momento disse: “Io sono il servo di Dio”, poi disse: “Io sono il figlio di Dio”, ed infine affermò: “ Io ed il Padre siamo Uno”.
I Purnavatar, come già detto, si distinguono dagli altri Avatar perché hanno consapevolezza della propria Divinità fin dalla nascita. Non pregano il Padre, non esercitano discipline spirituali, perché sanno fin da bambini che pregherebbero Se Stessi.

Ma Sai Baba ci mette in guardia dal fare distinzioni fra le varie forme avatariche: tutte sono completamente Divine, tutte sono Manifestazioni di Dio, infatti, tutte nascono senza concepimento umano.

Ascoltiamo, ora, direttamente le parole del Purnavatar.
Nella Bhagavad Gita Krisna afferma:
“ Né le schiere degli dèi, né i grandi veggenti conoscono la mia origine poiché sono io ad essere sotto tutti gli aspetti, l’origine degli dèi e dei grandi veggenti. Colui che mi conosce come non nato e non avente principio, come il grande Signore dell’Universo, quegli, fra tutti i mortali, libero da ogni smarrimento, è sbarazzato da tutti i suoi errori (canto X 2,3).
Io sono il principio di tutte le cose; è da me che tutto procede. Coloro che con tale convinzione mi adorano sono saggi e dotati di un pensiero profondo.
Io sono il Sé che risiede nel cuore di tutti gli esseri; Io sono l’inizio, la metà e la fine degli esseri.
E quale sia la forma di qualunque essere, lui Io sono. O Arjuna, non vi è essere, mobile od immobile, che esista al di fuori di Me (canto X 8, 20, 39).
Alla fine di ogni eone (era cosmica) tutti gli esseri vanno a questa mia natura cosmica, poi, all’inizio di un eone, io li emano di nuovo.
Gli smarriti mi disconoscono, perché ho assunto un corpo umano; essi non riconoscono la mia Essenza Suprema, né in Me il Sovrano Signore degli esseri. Io sono il Padre di questo mondo dei viventi, sua Madre, il suo Fondatore, il suo Avo.
Io sono il fine, il sostegno, il Signore, il testimone, la dimora, il rifugio, l’amico, l’origine, il dissolvimento, il ricettacolo, il germe, l’immutabile. Sono io che riscaldo, che trattengo o libero la pioggia; Io sono l’immortalità e la morte, sono Io, o Arjuna, che sono l’Essere e il Non-Essere.
Le persone che pensando a Me e a nessun altro, mi servono e mi onorano, io stesso porto, a loro che mi sono perpetuamente devoti, l’acquisizione e la conservazione del benessere… Quanto ai devoti di altre Divinità che pieni di fede le onorano con sacrifici, sono Io che essi pure onorano con quei sacrifici benché ciò sia non secondo la regola. Perché Io sono il beneficiario di tutti i sacrifici e loro Sovrano Signore; ma essi non mi conoscono nella mia realtà e, di conseguenza, ricadono nell’esistenza (canto IX 7, 9, 11, 17, 19, 22, 23, 24).
Coloro che unificati, assorbendo la mente in Me, mi adorano costantemente, e che possiedono una fede estrema, costoro ai miei occhi sono gli yoghin più perfetti.
Ma coloro che onorano l’imperituro indefinibile e non manifesto, onnipresente, inconcepibile, inalterabile, immobile e saldo, reprimendo da ogni parte la schiera delle loro funzioni sensibili e mantenendo il pensiero uguale in ogni punto, costoro, nella loro passione per il bene di tutti gli esseri, accedono a me. Ma di coloro il cui cuore si attacca al non manifesto assai maggiore è la pena, perché la via del non manifestato e di doloroso ed arduo accesso per gli esseri legati ad un corpo.
Ma coloro che in Me depongono tutti i loro atti, che non hanno altra gioia che Me e mi adorano raccogliendo in me il loro pensiero con una disciplina esclusiva, per costoro Io sono colui che li ritrae prontamente dall’oceano della trasmigrazione e della morte ( il Salvatore che li conduce fuori dal ciclo nascita-morte) essi che in Me inseriscono il loro cuore (canto XII 2-7).

Dopo più di cinquemila anni il Purnavatar della nostra era, Bhagavan Sri Sathya Sai Baba, sempre dalla Sua condizione di completa consapevolezza della Propria Divinità, afferma:
“Tenete presente che voi non potete comprendere Me ed il mio segreto, se prima non avrete conosciuto voi stessi. Se siete così deboli da non afferrare la vostra realtà, non potete certo sperare di penetrare la realtà molto grande del Mio Avvento.
Per comprendere il mio significato dovete fare a pezzi i dubbi e le teorie che possedete e coltivare amore, perché l’Incarnazione dell’Amore può essere compresa solo attraverso l’Amore
( Discorsi Vol. I Libreria Internazionale Sathya Sai pag.124).

Il mio potere è incommensurabile, la mia verità è inesplicabile e insondabile. Io sono aldilà dell’indagine più intensa e della misurazione più meticolosa. Non esiste nulla che Io non veda, nessun caso di cui non conosca la via, nessun problema che Io non possa risolvere. Il mio potere è incondizionato. Io sono la Totalità, il Tutto…

Io non sono Sathya Sai Baba, quello non è che un nome col quale mi designate oggi. Io sono quell’unico Dio che risponde alle preghiere che scaturiscono dal cuore umano, in ogni lingua, da tutte le terre, qualunque sia la forma della Divinità invocata.
Io appartengo a tutti coloro che hanno bisogno di Me. Io sono Rama, Io sono Krisna e i miei fedeli sono in diverse parti del mondo. I popoli mi pregano in diverse lingue. Io sono venuto per tutti: santi e peccatori, ricchi e poveri, ignoranti e saggi.
Lo stesso Principio Divino che i ricercatori si sforzano di visualizzare in anni ed anni di ascetismo e di rinuncia è davanti a voi, qui ed ora. Rendetevi conto della buona sorte che avete avuto.

Io sono vostro che vi piaccia o no, voi siete miei, anche se mi odiate e rifuggite da Me.
Ricordate che non vi è nome che non sia Mio e forma che Io non assuma.
Non sono venuto in questo mondo senza essere stato invitato: i giusti,i i santi, gli uomini buoni di tutte le fedi e religioni Mi hanno invocato e supplicato, perciò Io sono venuto
. (Discordi e scritti di Sathya Sai Baba raccolti nel libro “ Al di là della mente” di Paola Stefanini Ed. Milesi e nel libro “Il mio messaggio è Amore” – Ed. Mediterranee).

Per la protezione del virtuoso, per la distruzione delle forze del male, il Signore si incarna sotto umane spoglie per ristabilire il Dharma (la rettitudine) , per ottenere la pace e ricondurre la comunità del genere umano sui sentieri del bene. Per ristabilire un’incrollabile giustizia Mi incarno di era in era (Discorso del 23.11.1968).
Sai è l’Amore. Egli è Amore e Compassione. Incessantemente Egli risiede in tutti i vostri cuori. Affidarsi a Lui significa essere liberi da paure, ansie e dubbi. Egli è Tutto nel Tutto.
Quando dipendete dal Signore dell’Universo perché dovreste temere
? (Il mio messaggio è Amore pag.27).

Questa è un forma umana nella quale ogni Entità Divina, ogni Principio Divino, vale a dire tutti i nomi e le forme attribuite dall’uomo a Dio, sono manifeste. Non permettete che il dubbio vi porti fuori strada. Se solo voi installaste nel vostro cuore una ferma fede nella Mia Realtà come Forma di tutte le Divinità, voi potreste avere presto una visione della Mia Realtà… (Sathya Sai Baba – La rivelazione continua… pag.40).

Con una bellissima poesia Sathya Sai Baba spiegò un concetto molto profondo con semplici parole: quello del “gioco di Dio”, del motivo della creazione, perché l’Uno divenne i molti:

Venite,venite tutti.
Vedete in Me voi stessi…
Perché Io vedo Me stesso in Voi tutti.
Voi siete la Mia Vita, il Mio Respiro, l’Anima Mia…
Voi tutti siete le Mie Forme.
Quando amo Voi, Io amo Me stesso…
Quando amate Voi stessi, Voi amate Me…
Io ho separato Me Stesso da Me Stesso
Per poter essere Me Stesso.
Ho separato me Stesso da Me Stesso
e divenni tutto questo
per poter essere Me Stesso.
Ho voluto essere Me Stesso… vale a dire
L’Incarnazione della Beatitudine, l’Incarnazione dell’Amore.
Questo è ciò che Io sono
ed ho voluto essere questo…
Come potevo essere l’Incarnazione della Beatitudine e l’Incarnazione dell’Amore…
ricevere Beatitudine e dare Beatitudine…
ricevere Amore e dare Amore…
a chi dare Beatitudine…
a chi dare Amore…

Così, questo feci…Separai Me Stesso da Me Stesso
e divenni tutto questo.

Quante volte ci sarà capitato di pensare: “Come sarebbe bello avere una lampada di Aladino con un Genio nostro amico, o un super eroe che tutto sa, che tutto può!”
In realtà abbiamo sempre posseduto la lampada di Aladino senza saperlo. L’Avatar è il nostro più grande amico; è nostro Padre, nostra Madre, nostro fratello. Egli è Tutto. Il Suo Amore per noi, come dice Sai Baba, è quello di mille madri ed è sempre pronto ad aiutarci, a tirarci fuori dai guai.

Quando l’Avatar scende sulla terra con un corpo umano, abbiamo una grandissima opportunità. Il nostro rapporto con Dio può essere totale, a tutti i livelli: atmico, telepatico, ma anche fisico! Possiamo parlare con Lui, stringerGli la mano, lasciare che i nostri occhi si sciolgano nei Suoi occhi, colmi d’Amore Infinito.
Possiamo vivere l’emozione della gioia più intensa che si possa immaginare, solo standoGli accanto!
Milioni di devoti in tutto il mondo hanno avuto, come me, questa Grazia, quando Sathya Sai Baba era ancora nel Suo Splendente Corpo fisico; come l’hanno avuta molti discepoli ai tempi di Gesù.
Cari amici, siate felici perché presto l’umanità potrà godere ancora della presenza del Purnavatar che si chiamerà Prema Sai Baba.

A te mi inchino: Padre, Madre, Maestro, Tutto!

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