Giu
25
2014
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IL PICCOLO SAI BABA – LE PUNIZIONI SCOLASTICHE

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CARI AMICI, UN ALTRO CAPITOLO DEL LIBRO “IL PICCOLO SAI BABA”, da me scritto. Vi ricordo che è un libro per ragazzi, visto il linguaggio semplice, ma per ragazzi dai 9 ai 99 anni, come scritto in copertina (Mother Sai Publicatios – Italia).
Buona lettura!

Inizia il giorno con amore,
trascorri il giorno con amore,
concludi il giorno con amore.
Ecco la strada che conduce a Dio
Baba

Un bel giorno, Sathya decise che era venuto il tempo di dare un barlume della Sua Divinità, per indurre la gente a chiedersi: “Chi è questo ragazzo?”.
Quella mattina I’insegnante si accorse che Sathya non stava prendendo gli appunti che stava dettando. Gridò: “In piedi tutti quelli che non stanno prendendo appunti!”. Sathya fu l’unico colpevole. Quando il maestro Gli chiese perché non stesse scrivendo, gli rispose: “Signore, perché dovrei prendere appunti? Ho capito ciò che dettate. Fatemi qualunque domanda su questo argomento e vi risponderò correttamente”.
Il maestro, ferito nell’orgoglio, diede una punizione a Sathya: doveva rimanere in piedi sulla panca, fino al suono dell’ultima campanella della giornata!
Egli ubbidì, e tutta la classe chinò il capo per il dispiacere. Nessuno era felice di vedere il proprio Guru in castigo.

Quando suonò la campanella entrò I’insegnante dell’ora successiva: Mahboob Khan, che adorava Sathya. Questi rimase molto stupito nel vedere il suo Prediletto in piedi sulla panca ed il maestro ancora seduto. Gli chiese perché non si alzasse ed egli rispose sussurrando, con una voce molto imbarazzata: “Non posso… se mi alzo si alza anche la sedia, perché si è appiccicata al mio fondo schiena!”.
I ragazzi riuscirono ad afferrare le parole bisbigliate e risero di gusto, davanti all’imbarazzo
dell’insegnante.
Mahboob Khan disse allo sfortunato insegnante: “Tu non capisci. Raju non è una persona comune; è un Ragazzo Divino ed io ho visto il Divino splendere in Lui molte volte. Annulla immediatamente la punizione che Gli hai inflitto e la tua stessa punizione scomparirà”.
Allora il maestro invitò Sathya a scendere dal banco ed immediatamente fu libero di alzarsi, senza trascinarsi dietro la sedia.
Questa vicenda preoccupò molto Iswaramma. Ella temeva che le impertinenze del Figlioletto provocassero sdegno fra i professori e la gente del paese. Ben presto, però, si accorse che tutti trattavano Sathya come una celebrità, compreso lo stesso insegnante che era rimasto attaccato alla sedia. Anzi, proprio per merito di quell’incidente, egli arrivò a comporre una poesia che descriveva il Divino Fanciullo e che fece distribuire nel villaggio.
Anni dopo, raccontando l’episodio del maestro attaccato alla sedia, Baba confermò di aver voluto che così accadesse, non per risentimento verso I’insegnante, ma per dare una manifestazione di Sé e preparare le menti degli uomini all’annuncio della Sua Missione e della Sua Identità.

A quei tempi, i sistemi di punizione degli insegnanti erano piuttosto duri. Si udiva, per la scuola, il sibilo della verga che si abbatteva sulle spalle e sulle mani degli sfortunati piccoli monelli.
Spesso I’insegnante decideva di far infliggere la punizione dal ragazzo più brillante della classe. Così, il povero Sathya che era sempre un esempio di Incarnazione di ogni virtù, era spesso gravato da questo penoso compito.
Egli doveva, secondo le direttive dell’insegnante, tenere stretto con la mano sinistra il naso dello sfortunato e con la destra dare risonanti schiaffi sulle guance!
Nella classe vi erano circa trenta studenti, tutti più alti di Sathya; alcuni avevano più anni di Lui. Per questo il Piccolo Sai era costretto, a volte, a salire su un banco o su uno sgabello per adempiere al suo molto spiacevole e impopolare dovere.
Però, nella Sua compassione, non riusciva a colpire con forza come voleva I’insegnante, ma molto delicatamente.
Una volta I’insegnante si arrabbiò con Lui. Lo chiamò vicino a sé e gli urlò: “Ti ho forse chiesto di spalmare della crema sulle loro guance? Ti ho chiesto di picchiarli! Ti mostrerò io come!”.
Così prese il naso del piccolo Sathya e Gli diede una trentina di schiaffi, prima di fermarsi. Egli sopportò tutto in silenzio, perché sapeva che un insegnante non dovrebbe essere offeso o messo in difficoltà. Del resto era stata colpa Sua se, con la Sua morbidezza, lo scopo dell’insegnante di punire il ragazzo non era stato raggiunto.

Su Baba gravava anche il compito di capo classe. Arrivava a scuola alcuni minuti prima degli altri, puliva la lavagna e spesso anche i banchi.
Ogni Sua attività, anche la più banale, era svolta per dare un messaggio e un insegnamento.
Quando il Principio Divino prende una forma umana e appare tra gli uomini, deve comportarsi come un compagno e un comprensibile esempio per i contemporanei.
Insegnava ai ragazzi a non sprecare un solo istante del loro tempo. Diceva loro: “Se dovete incontrarvi a livello di gruppo, parlate solo di cose buone e mantenete mente e discorsi su Dio. Il tempo è l’incarnazione di Dio, quindi non sprecatelo. Tempo sprecato è vita sprecata.
Il vostro tempo a scuola deve essere impiegato non solo per imparare un mestiere, ma anche per imparare ad essere contenti, calmi, coraggiosi e padroni di voi.
Ricordatevi sempre che il corpo è stato dato all’uomo per servire la società. I giovani devono dare il meglio di sé per servire la società.
Quindi, quando avete un po’ di tempo libero prendete parte alle attività di servizio e ripetete il nome del Signore.
Amare tutti e servire tutti è il miglior modo per esprimere il proprio amore verso Dio”.

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Giu
24
2014
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PARLA SAI BABA, IL MEDICO DIVINO

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SAI BABA: IL MEDICO DIVINO
Ciao ragazzi!
Il Signore scende fra gli uomini quando gli uomini si sono dimenticati le “Istruzioni per l’uso” di questa meraviglia che è il complesso corpo-mente-emotività-spirito.
Sì, ci siamo dimenticati come usare bene i nostri strumenti, così “la macchina meravigliosa” chiamata corpo ci lascia “in panne”. Dio è sia l’ingegnere, sia in costruttore e sia il meccanico della macchina che ci dà in prestito per l’avventura sul Pianeta Terra. Chi più dell’Avatar Stesso può insegnarci ad averne cura e a ripararla?
Ecco alcune parole del nostro Adorato Maestro sulla salute. Seguiranno altri articoli sull’argomento. Buona lettura!
“L’uomo soffre di due specie di mali: fisici gli uni , mentali gli altri. I mali fisici vengono dallo squilibrio dei tre umori: Vata, Pitta e Slesma (I tre “umori” riconosciuti dalla medicina Ayurvedica), mentre i mentali provengono dallo squilibrio dei tre guna: Sattva, Rajas e Tamas.
Una caratteristica delle due classi di malattie è che l’esercizio della virtù le cura entrambe. “Mens sana in corpore sano” vuol dire che la salute del corpo condiziona la salute della mente, ma anche che la salute mentale dà la salute fisica.
La generosità, la fortezza davanti al dolore o alla perdita, l’entusiasmo per fare il bene, di fare servizio al massimo delle proprie capacità, giovano a costruire la mente non meno del corpo. La gioia stessa che vi dà il servizio reagisce sul corpo e vi difende dalla malattia. Corpo e mente sono strettamente legati.”
“E’ molto male macchiare il corpo facendogli compiere una sola azione cattiva, o mettendolo in cattiva compagnia. Santificate il corpo ed ogni vostra attività dedicandola ad uno scopo elevato.”
“Decidetevi ad affidarvi alla Sua Grazia, e sarete liberi d’ogni male fin da questo momento. Trasferite a Dio la fiducia che avete nei farmaci; non ponetela nella medicina, ma in Madhava (Dio).
Mi preoccupa il numero di persone che ricorrono a pillole e a tonici. Ricorrete invece alla preghiera, Al Sadhana (disciplina spirituale), al Japa (preghiera) e Dhyana (meditazione), alla vita spirituale, all’adorazione e alla contemplazione. Sono queste le vitamine che vi occorrono, “ esse vi ricostruiranno”. Nessuna pastiglia è efficace quanto il Ramanam, il Nome di Rama. Io vi darò della vibhuti che vi guarirà….
Gli ospedali sono fatti per quelli che credono nei medici e nelle droghe; ma che cosa potrebbero fare medici e medicine, senza la Grazia del Signore? Verrà di certo il momento in cui gli ospedali saranno inutili, perché tutti saranno sani e forti, avendo accettato la via del Sadhana (disciplina spirituale), di Ananda (beatitudine), della Pace e della Gioia.”
“Se la mente non è più influenzata dagli alti e bassi della vita, ma sa mantenersi equanime in ogni circostanza, la salute fisica è garantita. Anche il cielo della mente deve essere come quello che vediamo, in cui il passaggio di un uccello, d’una nube o di un aereo, non lascia traccia. I dottori parlano di carenze vitaminiche; io le chiamerei carenza di vitamina “D”, la vitamina Dio, e prescrivo la ripetizione del Nome di Dio insieme con la contemplazione della Sua Gloria e della Sua Grazia. Questo è il farmaco, ma i due terzi della cura sono la regolarità delle abitudini; la medicina completa l’altro terzo.”
“Potete conservare la salute regolando la vostra dieta ed evitando certe cattive abitudini. La moderazione nel cibo, Che dev’essere di tipo sattvico, darà fermezza alla mente e gioia fisica. La moderazione nel cibo è sempre una buona norma. Molti mangiano assai più del necessario; si devono moderare. L’astensione dal fumo evita i disturbi conseguenti a questa pratica rajasica. Ogni sostanza inebriante o stimolante è dannosa perché turba il corso naturale dell’organismo.
La moderazione nel cibarsi, nel parlare, nei desideri e nelle aspirazioni; l’accontentarsi di ciò che può dare un lavoro onesto, lo zelo nel servire gli altri e nel dar gioia a tutti, sono i migliori tonici che conosca la scienza della salute, la Sanatana Ayur-Veda, il veda della vita piena.”
Tratto da “La voce dell’Avatar”, estratto dai discorsi di Baghavan Sri Sathya Sai Baba, Pagg.35-39- Editore: Organizzazione Sathya Sai Baba Italia.
Buona salute a tutti!

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Giu
22
2014
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AMARE SENZA “SE” E SENZA “MA”

CUORE FRA LE NUVOLE

Cari amici,
parliamo oggi dell’amore incondizionato. Cos’è? E’ l’Amore che emana da noi a prescindere da tutto, senza aspettarsi nulla in cambio, senza nessun calcolo, senza nessun limite, senza nessuna differenza fra una creatura o l’altra. Come i raggi del sole cadono su ogni cosa, così l’amore incondizionato tutto avvolge. Siamo capaci di un tale amore? Come possiamo raggiungerlo?
Il Dott. Hislop, un vecchio devoto di Sai Baba, nel suo libro: “Il mio Baba ed io”, suggerisce l’esercizio della visone divina. Ogni volta che vediamo una persona, visualizziamo all’altezza del suo petto l’immagine di Dio a noi cara. Amiamo quella immagine! Amiamo la Divinità in quella persona! Non ha importanza se il suo carattere non è piacevole, se è una persona davvero difficile: Amiamo il Divino in lei! Come dell’arancia tralasciamo la buccia amara e apprezziamo la dolce polpa, tralasciamo il brutto carattere e le spiacevoli caratteristiche ed amiamo il principio Divino che è in quella persona, come nel resto del creato!
A volte inquiniamo il puro amore perché siamo prede di diverse paure. Quasi tutti noi ne siamo pieni.
Tra le paure più frequenti vi è la paura di essere rifiutati, abbandonati, respinti. Abbiamo paura di ammalarci, di non essere in grado di provvedere ai nostri bisogni, di dover dipendere dagli altri. Abbiamo paura di essere incapaci, inadeguati alle situazioni, di non riuscire a sostenerci da soli, sia economicamente, sia affettivamente. Spesso queste paure ci portano ad elemosinare attenzione ed affetto, anche da chi, già sappiamo, non è in grado di darci queste cose.
L’aspettativa d’amore e l’aspettativa di attenzione vengono percepite dagli altri come una nostra debolezza, un tallone di Achille. Così, a volte, gli altri approfittano di questa nostra debolezza, facendoci sottili ricatti psicologici. E noi, proprio per le paure di cui sopra, ci facciamo sottilmente ricattare.
Non è vero amore ciò che facciamo per aspettativa, per la paura di perdere attenzione e considerazione. E non è anche amore verso noi stessi!
La paura di aver bisogno degli altri, di ammalarci e di dover dipendere dagli altri; la paura di non essere all’altezza della situazione, di essere inadeguati, ecc. ci attira proprio queste situazioni, che, con la maestria di un ottimo architetto, stiamo noi stessi programmando.
Queste paure ci portano spesso a trovare compromessi per rimanere legati a persone che proprio non sono in sintonia con noi. Perché farci questa violenza? Chi ce la impone? Solo le nostre paure.
Crediamo davvero in noi? Nel nostro Sé Divino? Crediamo e confidiamo nel fatto che “Dio vede e provvede” ad ogni nostra necessità?
Se la nostra fede e la nostra fiducia sono davvero grandi, possiamo permetterci di abbandonare ogni fardello, ogni paura, ogni preoccupazione ai piedi di Dio.
Permettiamogli di essere il nostro “Portabagagli”; permettiamogli di essere il nostro sostegno, la nostra assicurazione, il nostro amico più caro!
Allora preghiamo, cari amici! Preghiamo per ottenere proprio questa fede e questa fiducia incondizionate, che ci porteranno a non avere più alcun timore, a riconoscere in ogni uomo, in ogni creatura il nostro Adorato Signore.
Solo così potremo raggiungere l’amore incondizionato!
Om Sri Baghavan Sathya Sai Babaya Namaha! Concedi a tutti noi questa grande Grazia!

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Giu
21
2014
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IL RAPPORTO FRA GLI UOMINI E L’AVATAR – PAROLE DI SATHYA SAI BABA

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Ciao ragazzi! oggi vi propongo alcuni stralci dei discorsi di Baghavan Sri Sathya Sai Baba, dove parla della Sua discesa e del Suo rapporto con noi. Buona lettura!
“Non sono venuto in questo mondo senza essere stato invitato: i giusti, i santi, i saggi, gli uomini buoni di tutte le fedi e religioni mi hanno invocato e supplicato, perciò Io sono venuto”.
“Dio è un’entità assolutamente libera. Ci sono certi che dicono: “Dio dovrebbe essere così e così, fare questo o quest’altro”. Come può esserci un limite determinato da attributi e caratteristiche per Colui che tutti li trascende? Come può esistere una forma particolare entro cui possa circoscriversi il Senza-forma? Dio, quando decide di intervenire in favore del mondo, assume qualunque forma e qualità gli piaccia”.
“Io non vi chiedo di avere fede in me o di adorarmi. Io voglio solo che coltiviate la fede in voi stessi e adoriate il Signore (il Sé) che vi sta utilizzando come suoi strumenti. Rendetevi conto che la vostra essenza è l’Atma”.
“Molti mi fanno questa domanda: “Swami, che differenza c’è tra la Divinità e gli latri esseri umani? A voler descrivere tutte queste cose, vi verrebbe un lavoro lungo e laborioso. In realtà vi sono due differenze fondamentali. Colui che ha un volontà incondizionata ed è silenzioso, è Dio. Dio è nella semplicità del pensiero. Chi è inalterabile è Divino, chi tentenna è umano”.
“Il signore si manifesta dove e quando lo desiderate, se lo volete davanti a voi in carne ed ossa lo farà. Egli è sempre pronto, mentre siete voi che non siete pronti ad invitarlo e riceverlo nel vostro cuore, perché non lo avete ancora purificato, togliendo le spine della lussuria, dell’avidità, dell’invidia e dell’odio. Il bimbo che ha bevuto il latte piange, ma non vi preoccupate perché ciò aiuterà la sua digestione. Piangete, così potrete digerire la gioia di conoscere Dio. Piangete lacrime di gioia! Le ghiandole lacrimali non vi sono state date per piangere disperati, chiedendo con la mano tesa l’elemosina agli uomini, ma per versare lacrime di gioia e gratitudine ai piedi del signore. Non siate tristi, poiché siete fortunati ad essere in presenza del Signore e ascoltare queste parole. Prendete questa porzione di beatitudine e quando l’avrete digerita, tornate di nuovo con maggiore appetito!”.
“Il rapporto fra me e voi è senza tempo, è infinito. Esso non si fonda su relazioni terrene, ma sull’aspirazione del cuore alla vera inesauribile fonte della gioia. Vedo tutti voi come onde del mare quando la luna si alza in cielo. Vedo la beatitudine risplendere sui vostri volti. L’amore che vi spinge verso la fonte dell’amore è la vera radice della beatitudine”.
“Dio è il supremo potere e l’anima è energia illusoria. Egli è il vero, l’anima non è che l’ombra, l’apparenza, l’illusione. Io stesso, per venire fra voi, ho dovuto indossare una forma illusoria, proprio come il poliziotto deve travestirsi da ladro per penetrare nei loro covi, arrestarli e portarli in prigione! Il Signore non può scendere senza attenuare la sua suprema energia: deve attenuare il suo splendore per poter divenire oggetto della devozione e dei culti”.

Parole di Sathya Sai Baba, riportate nel libro: “Al di Là della mente”, di Paola Stefanini – Edizioni Milesi.

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Giu
19
2014
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ED IO CHE POSSO FARE? – POESIA DEDICATA A BAGHAVAN SRI SATHYA SAI BABA

il mio dipinto di baba ad olio - il primo
Cari amici,
oggi condivido con voi questa poesia. E’ ancora “calda”, appena uscita dal mio cuore, qualche minuto fa. E’ dedicata al Mio Maestro, Baghavan Sri Sathya Sai Baba, l’Avatar della nostra era.

ED IO CHE POSSO FARE?
Tu che sei mia Madre,
Tu che sei mio Padre,
TU che sei il mio Maestro,
Amore mio!
Mi hai donato la vita, salvandomi dalla morte.
E’ la vita dell’anima che mi hai ridato,
e l’Anima mia ha ripreso a danzare a saltare di gioia, ad esultare!
Dal sonno dell’ignoranza mi hai risvegliata,
dal sonno dell’oblio, dal sonno di maya.
Da te ho imparato cos’è l’Amore,
cos’è la forza, cos’è la tenerezza, cos’è la dignità.
Da Te, Anima mia, ho imparato cos’è l’ accettazione, cos’è l’equanimità, cos’è il distacco.
Da te, Dolcezza mia, ho imparato cos’è la pazienza, il perdono, la redenzione;
ho imparato a guardare il mondo con i veri occhi, quelli che mi hai aperto;
ho imparato a fare tutto col cuore, quello che mi hai aperto;
ho imparato a varcare anche la porta del cielo, quella che mi hai aperto.
Ed io che posso fare?
Solo piangere, come sto facendo adesso,
di Gratitudine ! Di Gioia! D’Amore!
Per Te, solo per Te mio Signore!
Per Te scrivo!
Per te canto!
Per Te vivo!
Per Te piango!
Posso solo restituirti ciò che mi hai dato fin dall’inizio del tempo:
Il Tuo Amore .
Riprenditelo tutto, Mio Signore!
Neanche un briciolo, ne trattengo!
Dal mio cuore esce, come un fiume in piena,
Per te! Dal mio cuore contento!
Italia

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Giu
18
2014
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LAMENTARSI A CHI SERVE? A COSA SERVE?

UOMO DIVINO

Ciao amici!
Oggi voglio fare solo una riflessione su una delle abitudine più deleterie e dannose: lamentarci per ciò che succede, per ciò che abbiamo o non abbiamo, per tutto ciò che non apprezziamo.
Chi si lamenta pensa di essere una vittima delle circostanze o di determinate persone; pensa che il mondo ce l’abbia, ingiustamente, con lui.
Il vittimismo è un’attitudine per attirare attenzione, consolazione, amore; in parole povere: energia. Sì, perché l’attenzione è energia. Non sapendo più come ricaricarci attingendo alla Fonte Interiore, cerchiamo in tutti i modi di ricevere energia dagli altri. Facciamo le vittime, ma poi non ci piace essere compatiti. Perché questa contraddizione? Perché profondamente sappiamo di essere la Scintilla Divina che tutto può. Il nostro Sé è onnisciente e onnipotente, quindi non ci piace sentirci miseri e tapini. Ma, nonostante questo, continuiamo a lamentarci con gli altri: “Oh me misero! Me tapino! Mi è successo questo… mi è successo quest’altro….! Sono proprio uno sfig…….ecc. ecc.!”
Ragazzi! Ormai lo sappiamo tutti, ce l’hanno detto tutti i mistici, tutti i guru, tutti gli Avatar: tutto ciò che ci accade nella nostra vita l’abbiamo attirato a noi, consapevolmente o meno, con i nostri pensieri, i nostri sentimenti, le nostre paure, le nostre parole, le nostre azioni, le nostre attitudini! Il mondo è solo “la sala degli specchi del lunapark”, ci riflette ciò che siamo, ciò che temiamo, ciò in cui confidiamo, ciò che è dentro di noi, in bene o in male. Sai Baba ci faceva questa similitudine: “Un cane che entra nella sala degli specchi, e si avvicina alla sua immagine scodinzolando, vede mille cani che gli scodinzolano; se si avvicina ringhiando, vede mille cani che gli ringhiano. Così noi creiamo il nostro mondo!
Qualcuno può dire: “ No! Io ho sempre pensato ed agito bene!”. Ma noi stiamo raccogliendo oggi ciò che abbiamo seminato in passato e spesso non ci ricordiamo più il nostro passato, di questa o di altre vite.
Attenzione anche ai modi di dire, le parole sono potenti, più di quanto immaginiamo! Ad esempio, continuare a dire. “Mi sto rompendo”, “ Mi sono rotto!”, ci porta a romperci davvero, magari una gamba, o qualcos’altro, anche interiormente.
Allora amici, a che serve lamentarci? Esattamente a creare altre circostanze per cui lamentarci ancora. Quando ci lamentiamo facciamo il nostro ordine all’universo: “Portami questo! Ancora ed ancora questo per cui mi sto lamentando!”. E l’universo è generoso, ci ascolta e ce ne dà ancora. Questo è il nostro gioco perverso che si perpetua! Siamo dei masochisti, veri e propri!
Chi ci tiene schiavi di questa brutta abitudine? Il nostro ego che boicotta tutti i tentativi dell’anima di evolvere, perché sa che è destinato ad annichilirsi. Scoprire la verità sulla legge del karma, che è la legge di attrazione, significa prendersi in toto le responsabilità della propria vita. Chi non è pronto a conoscersi, a vedere i propri difetti, preferisce ancora incolpare qualcuno di esterno a lui per i propri dispiaceri.
Ragazzi! Vogliamoci bene! Smettiamola di fare i lamentosi vittimisti! Prendiamo a quattro mani il coraggio di esaminarci e decidiamo di sbarazzarci di tutte le abitudini deleterie! Chiediamo a Dio, che è il nostro Sé, di aiutarci,e impariamo ad affidarci a Lui, che ci guida dall’interno: Egli è La voce della nostra coscienza, è “Il Grillo di Pinocchio”, seguiamolo!
Ricordiamoci che noi siamo Lui! Viviamo in conformità alla nostra vera natura che è Divina!
Om Sri Sathya Sai Babaya Namaha!

Written by amaeguarisci in: Articoli |
Giu
16
2014
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IL PICCOLO SAI BABA: CONTRO LE SOFFERENZE AGLI ANIMALI

copertina IL PICCOLO SAI BABA

Carissimi, un altro capitolo tratto dal libro: “Il Piccolo Sai Baba”. Tuffiamoci in questo mondo fantastico!

Non fate agli altri esseri viventi
ciò che non vorreste fosse fatto a voi,
perché “gli altri”, in realtà, siete voi.
Tutto è Uno, tutto è Dio.
Baba

Sathya, sin da Piccino, era contrario a tutti gli sports e ai giochi che causano sofferenza. Non permetteva ai Suoi compagni di assistere alla corsa dei carri con i buoi, ai combattimenti fra galli e alle lotte dei cani contro un orso incatenato. Insegnava a quei bimbetti a non causare alcun tipo di sofferenza a nessun essere vivente. Diceva loro: “Ricordate che tutto quello che voi fate, in bene o in male, vi torna indietro come un boomerang. Voi dovrete sopportare, un giorno o l’altro, tutto quello che fate alle altre creature, se non in questa vita, nella prossima vita. Se compirete azioni buone, riceverete tanto bene e sarete felici; se compirete azioni cattive, dovrete sopportarne le conseguenze”.

La corsa dei carri con i buoi si teneva ogni anno durante la festa di Ekadasi. Su quei carri si sedevano dalle dieci alle quindici persone, anche dei grossi pancioni! Tutti volevano battere gli altri, per poter vincere le varie scommesse. Per questo frustavano e frustavano i buoi, causando loro molta sofferenza.
Sathya disse ad un bimbo: “Il terzo carro è il tuo: vai da tuo padre e digli che non dovrebbe far soffrire i buoi, che è colpa sua se soffrono!”. Poi, rivolto ad un altro bambino: “Vai anche tu da tuo padre e digli di non far soffrire così gli animali!”.

Per la lotta dei galli, degli stiletti venivano legati alle zampe dei due animali destinati al combattimento. Lottavano finché uno dei due moriva e l’altro rimaneva ferito gravemente.
Sai diceva ai ragazzi: “E’ un gioco questo? Che senso ha far lottare due galli? E’ meglio mettere a confronto degli uomini. Che siano loro a litigare. Se si vuole dimostrare chi dei due abbia miglior valore, la competizione deve essere fra uomini! Se si vuol competere, che sia per verificare chi è il migliore nelle buone abitudini; che sia una gara delle buone azioni! Perché far competizioni che portano morte? Questa è solamente la via della perfidia, delle cattive abitudini, dei vizi; queste sono cattive azioni. Bambini, non fate mai queste cose! Ricordatevi che nel passato dell’uomo c’è tutta l’evoluzione della natura. Siamo stati minerali, vegetali ed animali, sempre più evoluti, fino ad arrivare alla nascita umana. Anche gli animali, quindi, un giorno saranno uomini. Amateli e rispettateli!”.

Pian piano, tutto ciò che Sathya insegnava si venne a sapere sempre più, finché lo seppe anche Suo padre. Un giorno andò dal Figlioletto per fargli una bella ramanzina: “Che è mai tutto questo? Sei così basso che non riesci a vedere più in alto di un metro, eppure Ti impicci delle cose degli adulti. Perché lo fai? Le decisioni spettano agli anziani del villaggio e non a Te! Perciò non Ti impicciare!”.
Sathya rispose: “Non voglio impicciarmi delle cose dei grandi; ma non posso tollerare che si uccidano gli animali e che si faccia del male alle creature viventi. Non voglio creare problemi a nessuno, né mai lascerò soffrire qualcuno solo perché mi conviene. Voi fate soffrire quei poveri animali che non possono esprimersi a parole: questo Io non l’accetto!”.
Il padre era molto esasperato. Arrivò Iswaramma e allora lui le disse: “Cerca di farLo ragionare tu”, e se ne andò. A pranzo la madre disse al Ragazzo: “Sathya, a Tuo padre non piace tutto questo; perché Ti immischi in queste cose? Se continui così Ti farai una cattiva reputazione nel villaggio”.
“Cattiva reputazione nel far del bene? Se le mie azioni sono buone non è possibile che mi faccia una cattiva nomea. E se proprio dovessi attirarmi una reputazione cattiva, lascia che arrivi. Io non mi preoccupo dell’opinione degli altri. In ogni caso Io compio solo buone azioni”.
Kondama Raju, il nonno, radunò gli anziani del villaggio e chiese loro: “In che modo mio Nipote vi danneggerebbe? Sta facendo solo buone azioni, insegna solo buone cose. La violenza deve scomparire, non ci dovrebbero essere scommesse, né alterchi fra voi, né ostilità, né inimicizie. Se il villaggio si divide a causa di litigi non avremo più pace”.

Alcuni bambini incominciarono ad odiare quel loro Coetaneo così popolare. In più, c’è da dire che Baba, quando andava a scuola, era molto amato da tutti i maestri. Quando entravano in classe, per prima cosa chiedevano: “E’ arrivato Raju?”. Questo suscitava l’invidia di alcuni bambini.
A quel tempo, il Piccolo Sai aveva solo un paio di calzoncini ed una camicia, indumenti che dovevano durare tutto l’anno, perché la Sua famiglia era molto povera.
Non appena tornava a casa da scuola, Egli stesso, come già detto, lavava e stirava quei due unici indumenti. Quei monellacci invidiosi erano molto arrabbiati con Sathya, perciò un giorno Lo trascinarono per i piedi, Gli strapparono la Sua unica camicia e Lo buttarono in una pozzanghera fangosa. Ma qualunque cosa facessero, Sathya continuava a rimanere in uno stato di somma pace. Egli disse loro: “La Pace è la Mia Forma, l’Amore è la Mia Natura, la Beatitudine è la Mia Verità. Questi sono i Miei tre princìpi di vita. Per quanto mi riguarda fate pure ciò che vi pare”.
Baba lavò il fango dai vestiti e li indossò di nuovo. Poi, per tenere insieme uno strappo nella camicia, prese delle piccole spine di cactus e cercò, con quelle, di rammendarla. Egli non poteva permettersi nemmeno una spilla da balia; a casa Sua non c’erano soldi ed Egli non desiderava chiedere niente a nessuno, poiché Egli è venuto solo per dare.

Written by amaeguarisci in: Articoli |
Giu
13
2014
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IL PICCOLO SAI BABA : SULLE RIVE DEL CITRAVATI

giovane Sathya Sai baba

Cari amici, oggi un altro capitolo del libro da me scritto: “Il Piccolo Sai Baba”(Edizioni Mother Sai Publications).
Il Giovane Sathya non finiva mai di stupire ed inebriare i Suoi amici. Buona lettura!

L’Energia Divina è venuta come Sai
per risvegliare la Divinità in ognuno.
Baba

La gente aumentava di giorno in giorno, per questo Sai Baba prese l’abitudine di condurre i Suoi discepoli nel letto sabbioso e ormai asciutto del fiume Citravati, che si riempiva di acqua solo nella stagione delle piogge.
Qui il giovane Sathya guidava i devoti in canti devozionali, insegnava loro il retto modo di vivere e rafforzava la loro fede compiendo ogni sorta di miracolo.
Mentre si cantavano bajan spesso Swami materializzava dolcetti e salatini, estraendoli dalla sabbia. Erano ancora caldi e gocciolanti di burro. Ma come potevano uscire dalla sabbia senza che nemmeno un granello vi si attaccasse?
Altre volte metteva la mano nella sabbia e vi estraeva oggetti e statue rappresentanti Dei, di materiali diversi e di splendida fattura. Altre volte ne estraeva dei libri che donava a chi aveva bisogno di quel tipo di lettura.
Una volta trasformò un chicco di riso in una splendida statuina intagliata. Si poteva ammirare il capolavoro solo con una lente di ingrandimento! Un’altra volta trasformò un bocciolo di rosa in uno splendido diamante della stessa grandezza del fiore!
Gli articoli del “Supermercato Sai” erano di tutti i tipi. Essi avevano la capacità di controllare le tendenze fisiche e mentali dei fortunati destinatari.
Alcuni potevano sospettare che Sai Baba nascondesse il giorno prima gli oggetti nella sabbia, allora Egli toglieva loro ogni dubbio soffiando sugli oggetti creati e trasformandoli così in altri. Sotto il Suo soffio Divino, statuine diventavano dolci, fiori si trasformavano in pietre preziose, medaglie diventavano caramelle e … gli scettici diventavano devoti.
Sai Baba, però, ammoniva: “Le spiegazioni che tante persone danno delle Mie materializzazioni sono diverse. Ma l’unico motivo che mi spinge a creare degli oggetti è l’amore.
Non contate, né calcolate quello che Sai Baba di Puttaparthi vi offre. Io non dono per attirarvi a Me, ma per colmarvi di gioia. Non desidero che Mi esaltiate, sarò soddisfatto se confiderete in Me. La Superpotenza Misteriosa ed Indescrivibile è ora a portata di mano, e non si impegnerà mai in compiti che non portino frutti.
Qualcuno ha cantato che provoco le lacrime e le asciugo. Sì, Io colmo i vostri occhi di lacrime di gioia, ed asciugo quelle di dolore. Di Me si dice che rendo pazza la gente e curo la pazzia. E’ vero, Io la rendo pazza di Dio e della disciplina spirituale necessaria per realizzarLo, e curo la pazzia che fa correre freneticamente gli uomini alla ricerca di piaceri terreni transitori”.
E’ proprio vero: chi ha la Grazia di entrare nella Sua orbita diventa pazzo di Lui, non può fare a meno di amarLo e seguirLo!

Nelle notti di plenilunio spesso partivano alle dieci di sera per andare in riva al fiume e ritornavano a mezzanotte. Una di quelle notti Baba disse ai devoti: “Non preparate da mangiare, cucineremo sulle sponde del fiume”.
Tutti felici impacchettarono le pentole e le provviste e le misero su un carro e seguirono il loro Adorato Guru. Verso le undici di sera la fame incominciava a farsi sentire: “Swami, che fame! Preparaci qualcosa da mangiare!”.

Ben presto, però, si accorsero che non c’era né legna, né fornello, né pentolame. Allora, un po’ delusi, tirarono giù dal carro le pentole che avevano imballato e le misero in fila con i loro coperchi. Baba prese un bastone e diede un colpetto ad ogni pentola, menzionando il nome di un cibo.
Immediatamente si sentì uno strano rumore di ribollimento ed un profumo molto invitante uscì da ogni pentola che, per incanto, si era riempita di cibo delizioso. Che meraviglia!
Però mancavano i piatti. Swami disse loro: “Camminate lungo la riva e presto troverete delle grosse foglie di fiori di loto”. Quando i devoti trovarono le foglie, queste erano così grandi che ognuno poteva sedervisi dentro.
Quante cose incredibili si vedevano vicino a Baba!
Swami incominciò a servire la cena. Il cibo era delizioso oltre ogni altra descrizione. E tutti ne mangiarono fino a sazietà.

Una notte sulla collina vicino al fiume, Baba incontrò un gruppo di banditi che si stavano dividendo la refurtiva. Ma quando videro Sai Baba, per incanto, qualcosa cambiò nei loro cuori. Egli materializzò loro la vibhuti ed essi rimasero senza parole, sicuri di trovarsi faccia a faccia con Dio. Bastò quella Visione e quel Dono Divino per trasformare completamente le loro vite. Il Grande Alchimista del mondo trasformò il ferro in oro. Quegli uomini diventarono persone rette e pacifiche. Sai Baba, addirittura, additava uno di loro come esempio: un vigoroso uomo che Egli aveva nominato guardiano notturno!

Un giorno esclamò: “Guardate quel serpente!”.
Tutti si spaventarono alla vista di un enorme rettile, ma improvvisamente la sua testa si trasformò nel volto incantevole di Swami.
“Com’è possibile?”, si domandarono i devoti, ma subito compresero che quello era stato un modo per insegnare loro che l’Avatar è in ogni creatura: Egli è in tutti ed in tutto.

Un’altra volta, mentre Baba si recava al fiume sotto un sole cocente, chiese ad un anziano devoto: “Che cosa vorresti in questo momento?”.
Egli rispose: “Che scendesse una bella pioggia per rinfrescarci!”. Immediatamente grossi goccioloni scesero dal cielo, rinfrescando i devoti cotti dal sole. Ma … meraviglia delle meraviglie … la pioggia scese solo su di loro. Tutto intorno era asciutto!
Che fortunati coloro che a quei tempi poterono godere della vicinanza dell’Avatar! Allora Baba era soltanto un Ragazzo che non finiva mai di stupire e di inondare d’Amore Divino quelle anime beate.

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Giu
12
2014
3

SAI BABA: LA MIA VERITA’ E’ INESPLICABILE

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SAI BABA: LA MIA VERITA’ E’ INESPLICABILE
Ciao ragazzi!
Sono decine di milioni i devoti dell’Avatar della nostra era. Tutti i Suoi discorsi sono per noi un immenso tesoro. In alcune rare occasioni, Egli parlò direttamente della Sua Natura Divina e del Suo Compito.
Oggi riporto uno stralcio del discorso fatto da Baghavan Sri Sathya Sai Baba a Brindavan, il 19.6.1974, dove ci dona queste Sue meravigliose parole:

Il Mio Potere è incommensurabile. La Mia verità è inesplicabile, impenetrabile. Vi sto dicendo queste cose su di Me poiché ne è sorta la necessità. Ma ciò che ora sto facendo è solo il dono di un Mio “biglietto da visita”!
Lasciate che vi dica che dichiarazioni solenni da parte degli Avatar sono state fatte, in modo così chiaro e inequivocabile, solo da krisna. E malgrado le Sue dichiarazioni, potrete osservare nella carriera di Krisna stesso che Egli subì delle sconfitte, in diverse occasioni, durante i Suoi tentativi e le Sue imprese. Dovete però tener presente che anche quelle sconfitte facevano parte della recita che Egli aveva progettato e che dirigeva di persona. Ad esempio, quando alcuni re lo supplicarono di scongiurare la guerra contro i kaurava, Egli confessò che la Sua missione presso la corte dei Kaurava per mantenere la pace “era fallita”! In realtà, Egli non aveva voluto che ciò accadesse, e aveva deciso che la guerra doveva scoppiare! La Sua missione era volta ad evidenziare l’avidità e l’iniquità dei Kaurava e a condannarli di fronte al mondo intero.
Ora devo dirvi che durante questo Sai Avatar, non c’è spazio alcuno per simili “rappresentazioni”, con scene di fallimenti e sconfitte. Ciò che Io voglio deve aver luogo. Ciò che Io progetto deve accadere.
Io sono la Verità, e la Verità non necessita di esitazioni, paura o sottomissione. Il “volere” è superfluo per Me. Infatti la Mia Grazia è sempre disponibile per i devoti che hanno rafforzato l’amore e la fede.
Anche se Mi muovo liberamente tra loro, parlando e cantando, gli intellettuali sono tuttavia incapaci di afferrare la Mia verità. Il Mio Potere, la Mia Gloria o il Mio Reale Compito come Avatar.
Io posso risolvere qualsiasi problema, anche il più complicato. Io sono oltre le possibilità dell’indagine
più approfondita e dei controlli più meticolosi.
Solo coloro che hanno riconosciuto il Mio Amore e lo hanno sperimentato possono affermare di aver compreso la Mia Realtà. Infatti la via dell’amore è la strada regia che conduce l’umanità fino a Me.
Non cercate di conoscermi con gli occhi esterni! Quando andate in un tempio e sostate davanti all’immagine di Dio, pregate con gli occhi chiusi, non è vero? Come mai? Perché vi rendete conto che solo l’occhio interiore della saggezza può rivelarmi a voi.
Pertanto non chiedetemi con insistenza banali oggetti materiali, ma desiderate Me e sarete appagati. Non che non dobbiate ricevere ogni dono che Io vi faccio come segno della Grazia nella pienezza del Mio Amore. Voglio spiegarvi perché vi dono questi anelli, questi talismani, rosari, ecc. E’ per evidenziare il legame che esiste tra Me e coloro a cui sono stati donati. Quando una sventura li colpisce, l’oggetto in un lampo giunge a Me e in un lampo ritorna, recando la Mia efficace Grazia protettiva. Questa Grazia può essere ottenuta da chiunque Mi invochi con qualsiasi nome o forma, e non solo da quelli che portano addosso questi doni. L’Amore è il legame che conquista la Grazia.
Considerate il significato del nome di Sai Baba. Sa significa “Divino”, Ai significa “madre” e Baba significa “padre”. Il nome indica dunque la Madre ed il Padre divini, come Shamba-Shiva, che ha lo stesso significato di “Madre e Padre divini”.
I vostri genitori fisici dimostrano un amore che contiene una dose di egoismo: invece questo Sai “Madre e Padre” riversa su di voi affetto e rimproveri solo per guidarvi nella lotta per la vostra liberazione.
Dunque questo Sai è venuto per adempiere il compito supremo di unire l’intera umanità come una famiglia attraverso il vincolo della fratellanza, e per confermare ed illuminare la realtà atmica di ogni essere, così da rivelare la Divinità che è la base su cui poggia l’intero universo, insegnando a tutti a riconoscere la comune eredità divina che lega ogni uomo all’altro, affinché l’uomo possa liberarsi della propria animalità ed innalzarsi fino al Divino che è la sua meta.
Io sono l’Incarnazione dell’Amore. L’Amore è il Mio strumento. Non c’è alcuna creatura che sia priva di amore. Anche l’essere più meschino ama almeno se stesso! E questo “sé” è Dio. Perciò non esistono atei, anche se alcuni avversano o rifiutano Dio, come l’ammalato di malaria prova disgusto per i dolci, o i diabetici rifiutano di avere a che fare con gli zuccheri!
Giorno verrà in cui coloro che si vantano di essere atei, una volta che saranno guariti dalla loro malattia, gusteranno Dio e Lo adoreranno.
Vi ho detto tante cose sulla Mia verità perché desidero che possiate meditarvi e ricavarne gioia, così da essere ispirati ad osservare le discipline da Me fissate e possiate progredire verso la meta della liberazione, della realizzazione del Sai che risplende nel vostro cuore.
Brindavan, 19.6.1974
Sathya Sai Baba

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Giu
11
2014
2

LA BONTA’: VERA NATURA DELL’UOMO

FAMIGLIA TRAMONTO
Cari fratelli,
oggi parliamo di bontà. Nella nostra società il buono è quasi considerato un “fesso”. La bontà sembra una debolezza, anziché una virtù. Ci sono genitori che insegnano ai propri figli a farsi “furbi”, nel senso di approfittare dell’altrui bontà, senza mai mostrare la propria. In un mondo dove i valori sono invertiti , purtroppo succede anche questo!
Essere buoni, colmi d’amore è in realtà la vera natura dell’uomo. Ce ne accorgiamo durante le catastrofi, durante alcune prove forti, che coinvolgono diverse persone. In quei momenti i meccanismi perversi della mente si bloccano, lo shock fa emergere l’innata natura dell’uomo, che è amore puro, solidarietà e compassione. Quante volte hanno intervistato persone che eroicamente hanno salvato altri fratelli? Tutti hanno detto che non ci hanno pensato due volte a compiere quel gesto. Questo perché a livello atmico siamo un tutt’uno, e nel momento in cui siamo testimoni di un grave pericolo per l’incolumità altrui, lo viviamo come un grave pericolo per noi stessi. Le nostre surrenali producono così tanta adrenalina da farci scattare per difendere quella vita, che percepiamo profondamente come nostra.
Riporto una lettera dell’Avatar della nostra era, Baghavan Sri Sathya Sai Baba, agli studenti delle scuole che Lui ha fondato.

Lettera della Mamma ai figli di Brindavan
Ragazzi miei, la bontà non è falsa o impossibile, ma è il fattore che dà il vero valore alla vita. La vita senza bontà non è una vera vita, bensì solo danza distruttiva delle forze del male, le quali trascinano gli individui nel dolore.
La bontà è la via verso la vera felicità. In ultima analisi, così come per la bontà non esiste alcuna entità separata; essa (la bontà) raggiunge il piano relativo dove la dualità è trascesa, dove non vi è alcun problema di simili o opposti. La bontà è la virtù, o la condotta che non viola l’unità di tutta la vita.
Ragazzi! Perché Dio ordina azioni buone? Non vi è motivo di ricevere ordini da Dio. Egli ha dato a tutti gli esseri umani una dose più o meno grande di intelligenza e di ragione, ed ha dotato l’uomo anche della coscienza. Quando l’uomo eserciterà propriamente tutti e tre questi doni di Dio, scoprirà che tutte le sue azioni saranno orientate verso la bontà. In altre parole , Dio non interferisce, né pone alcun controllo specifico sulla natura delle azioni compiute. Egli lo ha lasciato libero di fare come preferisce.
Ma la bontà è la vera natura dell’uomo, che è solo un’immagine di Dio. Questo fatto, per natura dona all’uomo la spinta a fare del bene e lo punisce con il rimorso se devia dal cammino della bontà. L’uomo non vive di solo pane, ma dello spirito che è in lui.
Cos’è la legge senza la legge (Dharma)? E’ una regola di condotta progettata e fatta rispettare dal puro potere e che non si basa su alcuna considerazione spirituale.
Con benedizioni,

Baba – 26.1.1973
(Lettera tratta dal libro “Prema Dhaara” (Torrente d’Amore) – Una collezione di lettere di Sathya Sai Baba ai Suoi studenti – Edizioni milesi).

Cari amici, abbiamo il coraggio di manifestare sempre la nostra vera Natura?
Un abbraccio!

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