Mag
25
2014
4

L’ERA DELL’ORO

 

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Carissimi,

ormai tutti sappiamo come creiamo la nostra realtà: con i pensieri, i sentimenti, le intenzioni, le visualizzazioni, ecc.

Affinché l’era dell’oro sia percepibile sempre più, vi chiedo di visualizzare, immaginare ogni giorno tutto il bello, il giusto ed il buono che vogliamo siano sempre più manifesti. Immaginiamo la gente di tutto il mondo felice, con abbondanza di cibo, di amore e di gioia. Chiudiamo gli occhi e viviamo il nostro mondo meraviglioso. Subito ci sentiremo felici, perché il solo immaginarlo ci dona gioia e ci eleva le vibrazioni. Possiamo fare molto, cari fratelli, credeteci!

VISTO CHE IN QUESTO MOMENTO CIRCOLANO TROPPO BRUTTE NOTIZIE, E’  BUONA COSA DIVULGARE LE PROFEZIE CHE ERANO STATE FATTE SULLA NUOVA ERA.

Ora riporto qui di seguito uno stralcio di un capitolo di un mio nuovo libro:

L’ERA DELL’ORO

 

In un’era antichissima chiamata in sanscrito Kryta yuga (Era dell’Oro), gli uomini non avevano perso la consapevolezza della propria divinità, vivevano in perfetta armonia con le leggi della natura ed avevano capacità eccezionali.

In tutte le religioni, presso tutte le civiltà si raccontano miti e leggende che riguardano i tempi felici in cui sulla terra c’era l’Età dell’Oro. Si parla di popoli evolutissimi oggi scomparsi; di civiltà scientificamente molto evolute che ora non esistono più. Tutti noii abbiamo sentito parlare del popolo di Atlantide, o dei Lemuriani, ecc.

Dopo il kryta Yuga arrivò il Treta Yuga, poi il Dwapara Yuga e, infine, l’umanità entrò nell’era più funesta e buia: il Kali Yuga.

Kali,  in sanscrito, significa discordia, discussione, rabbia, contestazione o lotta e vizio. Nel Kali Yuga l’umanità sprofondò in una crisi morale e spirituale, perdendo il contatto con il proprio Sé, dimenticando la  propria natura divina. Da quel momento gli uomini si identificarono con il corpo fisico, si allontanarono da Dio, da se stessi, ed  iniziarono a soffrire per tutti gli sbagli nati dall’ignoranza.

L’uomo ha nostalgia e desiderio di quel paradiso terrestre che abbiamo perduto, ma sappiamo che, come ritorna ogni anno la primavera, così le ere sono cicliche: tutto ritorna in manifestazione.

Ora è il momento della risalita, della rinascita spirituale: sta giungendo sulla Terra l’Età dell’Oro, come preannunciata dai Veda, dall’Apocalisse, da tutti gli antichi testi sacri.

Per un periodo di circa mille anni il “dragone”, il male, verrà rinchiuso. L’umanità godrà di pace, benessere, serenità, Amore universale.

Uno dei principali compiti dell’Attuale Avatar è proprio quello di traghettarci in questa meravigliosa era (vi invito a leggere il capitolo sulle  profezie che erano state fatte su Sai Baba, che pubblicherò prestissimo su questo sito).

Alcuni scienziati sanno che il nostro sistema solare si sta avvicinando alle Pleiadi (una costellazione), e per questo sta arrivando sul nostro Pianeta una forte energia; non si contano le tempeste solari che investono il nostro pianeta! Qualcun altro afferma che la nostra galassia si stia avvicinando al “sole centrale”, una sorta di centro dell’Universo, e per questo motivo il nostro sistema solare sarebbe colpito da una forte energia

E’ un po’ come quando dall’inverno, arriva la primavera e poi l’estate, ed i raggi del sole sono più diretti e quindi più forti.

Il nostro inverno sta finendo; tutto si risveglia, come la natura in primavera.

Sta arrivando una forte Luce, che fa vedere tutto lo sporco che prima, al buio, non si notava. Tutto viene a galla, nel bene e nel male; le maschere cadono, i coperchi delle pentole si aprono. Tutto ciò che era sommerso, emerge; tutto ciò che era sporco, ora viene ripulito.

E’ un momento storico duro, ma meraviglioso perché è il preludio dell’Era dell’Oro.

Per fare ordine  e pulizia in una stanza, occorre prima mettere tutto a soqquadro, per poi rimettere il nuovo ordine.

Questo sta accadendo ora. Dobbiamo aver pazienza e aiutare il Pianeta con i nostri pensieri positivi, di gioia, di fede e d’Amore.

Dobbiamo visualizzare già la nuova era, immaginarcela piena di armonia, pace, fratellanza; dobbiamo ringraziare come se tutto fosse già giunto a termine: questo accelererà i tempi. Ricordiamoci che abbiamo un grande potere: quello dei nostri pensieri e dei nostri sentimenti! Ringraziamo e gioiamo!

 

Riporto alcune parole di Sai Baba sull’Era dell’Oro:

 

“Abbiate fede e sarete liberati. Sappiate che la salvezza è vicina.

Molti esitano a credere che i destini dell’uomo si eleveranno, che una gioia esaltante verrà ad illuminare il mondo, rivelando una nuova Età dell’Oro.

Ricevete dalle mie mani la certezza che Questo Corpo Divino non è venuto invano e riuscirà a sovvertire la crisi in cui versa l’umanità(discorso festa di Mahasivaratri del 1968).

 

Molto presto potrete assistere alla restaurazione dello stato naturale e genuino del Sanathana Dharma (La legge Eterna, la rettitudine), il Dharma descritto nei Veda per tutti i popoli del mond.: Io sosterrò la Verità; Io sradicherò la falsità: vi farò esultare nell’estasi di questa vittoria e di quel conseguimento. Questa è la Volontà Divina di Sai (Discorso 17.5.68)

 

Voi avete ora il compito di dimostrare che non è tutto perduto, che c’è ancora gente che crede nella Verità, rettitudine, Pace e Amore; che atti di servizio e d’amore resi con umiltà e riservatezza, rendono ancora la gente felice, e che comincia a sorgere e ad avvicinarsi il giorno in cui la fratellanza dell’uomo e la paternità di Dio splenderanno luminose (Discorso del 14.11.1975).

 

Io sono venuto per scrivere un capitolo aureo nella storia dell’umanità, un’era nella quale la menzogna cadrà, la Verità trionferà e regnerà la virtù.

Il potere dipenderà dal carattere e non dalle capacità inventive, dall’erudizione o dalla ricchezza. La saggezza occuperà il trono nel consesso delle nazioni.

 

Verrà certo il momento in cui gli ospedali saranno inutili, poiché tutti saranno sani e forti, avendo accettato la via della disciplina spirituale, della beatitudine, della pace e della gioia (Tratto da “Al di là della mente” di Paola Stefanini)

 

Sono impegnato nel compito per il quale sono venuto: l’instaurazione della Pace Suprema, e non mi fermerò, ne’ farò un sol passo indietro.

La vita sarà felice e tornerà l’Età dell’Oro. Lasciate che ve lo assicuri (Tratto da : “Il risveglio dell’Anima” di Guido Mendogni”.

 

Credetemi, nulla può ostacolarmi, la mia volontà deve prevalere. Non c’è nulla che possa trattenermi, agitarmi o gettare un’ombra su di Me.

La mia Opera sarà compiuta, la mia missione sarà coronata da successo (Discorso 8.8.1958).

Nel libro : “Il mio Baba ed Io” di J. Hislop (Ed. Milesi), lessi queste parole di un colloquio che l’autore ebbe con Sai Baba nel dicembre 1978:

SAI – Il crimine in India è peggiorato. Non esiste sicurezza.

HISLOP- Swami, non è una particolarità dell’India, accade lo stesso in tutto il mondo. In che modo andrà a finire?

SAI – Migliorerà, in pochi anni tutto sarà pacificato.

HISLOP – Ma Swami, sta peggiorando; è il Kali Yuga (l’Era del Ferro).

SAI – No. Non va così male ora, come prima. E’ come l’oceano: c’è il tempo delle onde alte che si abbattono fortemente contro la riva, ma poi segue un mare calmo e pacifico.

HISLOP – Molte persone sostengono che presto entreremo in un periodo di grandi catastrofi.

SAI – Come ho già accennato, ci potranno essere delle onde alte (riferimento agli tsunami?), ma il mondo sarà felice, pacifico e prospero.

OSPITE – niente guerra mondiale?

SAI – No, nessuna guerra mondiale.

HISLOP – Siamo fortunati ad essere vivi e poter vedere questo mondo pacifico.

SAI – Voi tutti lo vedrete. Persino dei vecchi vivranno per vederlo.

OSPITE – Allora Prema Sai (la prossima incarnazione di Sai Baba) non avrà molto lavoro da fare! Swami avrà già reso pacifico il mondo(Sai Baba ha detto che Prema Sai verrà a consolidare ciò che ha fatto Sathya Sai).

SAI – Ciò accadrà fra circa quarant’anni (2018 circa). Quello è il nome: PREMA (Amore) Sai. Tutto sarà Amore, Amore, Amore, dappertutto Amore.

OSPITE – Sarebbe bello rinascere al tempo di Prema Sai!

SAI – E’ meglio fondersi con Dio: nessuna rinascita

 

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Mag
23
2014
-

UNA LETTERA DI SAI BABA AI SUOI STUDENTI

 

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CARI AMICI,

oggi riporto una lettera che “Mamma Sai” scrisse ai suoi studenti il giorno della festa di Sankranthi (Giorno di gennaio in cui il sole inizia il suo viaggio verso il nord) dell’anno 1972. Ecco le Sue parole: “Cari ragazzi, come state voi tutti? State proseguendo con le vecchie abitudini o vi sono stati dei cambiamenti? Avete acquisito nobili idee e nobili ideali? Al momento della spulatura vengono rimosse dal grano le parti secche esterne. Similmente voi dovreste separare e isolare i semi dei cattivi pensieri e delle cattive emozioni da quelli buoni e sani. Non permettete che i semi dei cattivi pensieri germoglino vicino a voi, da nessuna parte. almeno da questo giorno di Sankranthi in poi, vivete all’altezza della parola data a Swami e camminate lungo il sentiero fiorito che Sai vi ha indicato. Ricevete appieno la Grazia e l’amore di Sai. Conducete la vostra vita con pensieri buoni, buone inclinazioni e buoni ideali. Lottate per ottenere profitto dai vostri studi. Sai è il vostro “Hridayastthaayi” (Residente del cuore).

Sai è Colui che esaudisce i vostri desideri. È questo Sai che è la vostra Thaai: Mamma Sai.

Benedizioni a tutti,

Swami

Sankranthi, Gennaio 1972

(Tratto dal libro: ” Prema Dhaara” (Torrente d’amore), pag. 28, Edizioni Milesi.

CARI AMICI, noi tutti suoi devoti possiamo considerarci suoi studenti, quindi ogni lettera di Mamma Sai è indirizzata anche a noi. VI ABBRACCIO

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Mag
22
2014
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DISCORSO STORICO DI SAI BABA: PERCHÉ MI SONO INCARNATO

il mio dipinto di baba ad olio - il primo

CARI AMICI, ripropongo un importante discorso di Baghavan Sri Sathya Sai Baba, del 23.11.1968. Buona lettura!

In occasione del suo quarantesimo compleanno, Sai Baba diede un messaggio ai Suoi devoti nel quale spiegava al mondo perché Si era incarnato.

Dopo aver letto il capitolo sulle profezie che erano state fatte sul Suo Avvento, sentiamo ora direttamente le Sue parole in proposito:

Per la protezione del virtuoso, per la distruzione delle forze del male e per ristabilire una incrollabile giustizia mi incarno di era in era. Quando asanti, la discordia, sconvolge il mondo, il Signore si incarna sotto umane spoglie per ristabilire il dharma, la rettitudine, per ottenere la pace e per ricondurre la comunità del genere umano sui sentieri del bene.

Ai giorni nostri, i conflitti e la discordia hanno sradicato pace ed unità dalla famiglia, dalla scuola, dalla società, dalle religioni, dalle città e dagli stati.

La venuta del Signore fu attesa con ansia dai santi e dai saggi. I Sadhu (cultori spirituali) pregarono ed io sono venuto. I miei compiti principali sono la diffusione dei Veda (le più antiche sacre scritture) e l’elevazione dei devoti.

Virtù. Autocontrollo, distacco, fede e costanza, sono questi i segni attraverso i quali tutti gli uomini potranno riconoscere la mia gloria.

Sarete chiamati devoti solo quando acconsentirete alla resa totale di voi stessi nelle mie mani, senza che rimanga traccia del vostro ego.

Potrete godere la beatitudine tramite la conoscenza dell’Avatar. L’Avatar assume sembianze umane affinché gli uomini possano  sentirsi fratelli, si eleva ad altezze sovrumane affinché gli uomini aspirino alle medesime vette e mediamte questa aspirazione si elevino a lui.

Assumere come modello il Signore è lo scopo per il quale Egli si presenta sotto spoglie umane.

Per ristabilire la pratica della virtù gli Avatar come Rama e Krisna dovettero uccidere almeno uno  o più individui che si identificavano come nemici di un sistema di vita dharmico ( corretto). Ma, ora, neppure uno si mostra totalmente buono da meritare la protezione di Dio. Tutti si lasciano trascinare dalla malvagità e chi mai sopravviverà se l’Avatar decide di estirparla?

Io sono venuto per correggere le carenze di buddhi (l’intelletto). Mio compito è consigliare, aiutare, imporre, condannare, soccorrere tutti come un amico portatore di bene, perché l’uomo sappia rinunciare alle tentazioni del demonio e, riconoscendone il marchio, calpestarlo.

Devo rivelare all’umanità il valore dei Veda, delle Shastra e dei testi spirituali che presiedono alle leggi morali. Se mi accettere e direte “Sì”, mi udrete rispondere “Sì,sì,sì”. Se mi rinnegherete e direte “No”, io farò eco “No”.

Venire, esaminate, sperimentate, abbiate fede. Questo è il modo di servirsi di me.

Non cito Sai Baba in alcuno dei miei discorsi, anche se come Avatar ne porto il nome. Non mi soffermo a fare distinzione fra le varie sembianze di Dio: Sai, Rama, Krisna, e così via. Non proclamo che l’uno sia più importante dell’altro. Non stancatevi di venerare la forma di Dio a cui prestate fede con le pratiche che vi sono consuete, solo allora comprenderete di giungere più prossimi a me. Poiché tutti i nomi sono miei e mie tutte le forme, non vi è ragione di cambiare il Dio che vi siete scelto per adottarne uno nuovo.

Ogni passo della vita dell’Avatar è predeterminato. Rama venne a nutrire le radici di sathya (verità) e del dharma (giustizia). Krisna venne per arrecare shanti ( pace) e prema (amore). Ora tutte quattro paiono soccombere. Ecco il motivo per il quale l’Avatar si mostra ora…

Io sono venuto qui per darvi la chiave del tesoro di ananda (beatitudine), per insegnarvi come far sgorgare quella sorgente, poiché avete rinnegato il cammino della beatitudine: Sciupando questa occasione di salvezza, sarete voi stessi gli arbitri del vostro destino.

Voi siete qui venuti per chiedermi orpelli e ciarpame, l’appagamento di scopi infimi, le promozioni, i piaceri ed il benessere materiale.

Ben pochi di voi desiderano da me ciò che sono venuto a darvi: la liberazione. Anche tra questi pochi, si contano sulle dita di una mano quelli che raggiungono la vetta seguendo il cammino del sadhana (pratica spirituale).

L’intelligenza umana non può capire la magnificenza di Dio. Vi sarà concesso trarre beneficio da Dio, ma non potete spiegarlo. Le vostre spiegazioni saranno pure congetture, tentativi di mascherare la vostra ignoranza sotto espressioni pompose. Introducete invece nella vita quotidiana quelle norme che servono a svelarvi il segreto di una vita più elevata. Dimostrate di possedere sentimenti di fratellanza più genuini. Parlate con più dolcezza ed autocontrollo. Sopportate con uguale calma e rassegnazione la sconfitta e la vittoria.

Io conosco il futuro, il passato e il presente di ciascuno di voi, così che non mi si potrà tanto facilmente indurre alla misericordia. La mia reazione sarà coerente con le vostre azioni precedenti. Voi portate le conseguenze di un vostro comportamento deliberatamente malvagio nel corso di un’esistenza precedente, così che io non allevio la vostra sofferenza, pur facendovi dono di una certa compensazione. Non sarò io la causa di gioia o di pena. Voi stessi siete i responsabili delle catene che vi avvincono.

Io sono anandaswarupa (l’incarnazione della beatitudine). Venite, prendete ananda(beatitudine) da me, fermate la vostra attenzione su ananda e sentirete la pace discendere su di voi! Le mie azioni sono le fondamenta su cui poggia il compito per il quale sono venuto tra voi.

Tutti gli atti miracolosi che compio tra voi devono essere giudicati in questa prospettiva. Le fondamenta di una diga richiedono una grande varietà di materiali per opporre resistenza ed arrestare le acque. Un’incarnazione del Signore deve venire variamente usata dall’uomo per la sua elevazione.

Il Signore non intende far pubblicità a Se stesso. Non chiedo pubblicità, né la chiede qualsivoglia Avatar del Signore. Che cosa osereste pubblicizzare? Me? Che sapete voi di Me? Voi potete parlare di me oggi in un modo e domani in un altro. La vostra fede non è incrollabile. Voi mi lodate quando le cose vanno bene e mi biasimate quando vanno male. Se cederete alla lusinga di farmi pubblicità vi abbasserete al livello di coloro che si affannano ad ammassare beni materiali a discapito del prossimo.

Laddove si raccoglierà denaro, lo si accumulerà e se ne farà ostentazione, io non ci sarò. Io sarò solo dove si glorificano la sincerità, la fede e la rinunzia. Solo le menti inferiori amano esibirsi. Queste menti non hanno nessun rapporto con gli Avatar. Gli Avatar disdegnano i clamori della pubblicità.

Ristabilire il dharma (la rettitudine), questo è il mio scopo. Insegnare il dharma, diffondere il dharma, questo il mio obiettivo.

Questi che voi chiamate miracoli non sono che mezzi per raggiungerli (i miei scopi).

Alcuni di voi hanno fatto rilevare che Ramakrishna Paramahansa (un santo indiano)affermò che i poteri yogici sono ostacoi frapposti al cammino del sadhaka (aspirante spirituale).

I siddhi  (poteri yogici)  possono condurre sulla falsa strada l’aspirante spirituale. Egli deve tenersi ben saldo per non lasciarsi travolgere. Se non osteggia la tentazione di far mostra dei suoi poteri Yoga (yoga significa: unione con Dio), il suo ego lo schiaccerà. Questa è la pratica corretta a cui ogni cultore dello spirito deve attenersi.

Sbagliano coloro che pensano di eguagliarmi al sadhaka, come colui che Ramakrishna volle aiutare, guidare e consigliare.

Questi poteri siddhi o yoga sono inscindibili dall’Avatar. Nessuno all’infuori di lui può dispensare protezione e gioia durature. La conservazione e la distruzione avvengono solo per mano dell’Onnipotente…

I cinici ironizzano perché non sanno. Se anch’essi apprendessero le Shastra (sacre scritture) e si attenessero all’esperienza diretta, allora potrebbero capirmi.

La vostra innata pigrizia è una barriera che si frappone agli esercizi spirituali intesi a rivelare la natura di Dio. Non esitate a liberarvi dalla pigrizia, sappiate estirparla comunque si mistifichi. Questa è la mia missione. Il mio compito non è solo lenire e debellare la sofferenza dell’uomo, è qualcosa di gran lunga più importante.

Il mio compito principale e ridare lustro ai Veda e alle sastra, rendendone partecipi tutti gli uomini.

In questo compito riuscirò, senza limitazioni o ritardi. Quando il Signore decide e ordina, la sua volontà divina non conosce ostacoli.

Potreste aver udito parlar di me come un mago. Ma il manifestarsi del potere divino non può essere interpretato in chiave di magia. I maghi ricorrono ai trucchi per procurarsi benessere materiale e fama terrena. Le loro azioni si reggono sulla falsità e la loro fortuna nasce dalla frode. In quanto manifestazione di una volontà divina  non potrei mai scendere a simili bassezze.

In questa deliberazione di Dio a manifestarsi in forma fisica si cela sathya, la verità. La risoluzione divina è sempre verità. Ricordate che nulla è negato al potere divino. Può tramutare la terra in cielo e il cielo in terra; dubitando di ciò darete prova dell’incapacità di comprendere la grandezza dell’universo.

Sono venuto per erudirvi sull’essenza dei Veda, affinché tutti possano beneficiare di questo dono prezioso, per diffondere il culto del Sanathana Dharma (l’antica saggezza).

La mia missione è dispensare felicità perciò mi troverete pronto a venire fra di voi, non una, ma due, tre volte, quante voi mi vorrete.

Molti di voi pensano probabilmente che, dal momento che giungono a Puttaparthi persone da ogni parte dell’India anche da paesi stranieri, tutti costoro debbano versare i loro tributi nei forzieri del Nilayam ( Prashanti Nilayam: nome dell’ashram di Sai Baba). Lasciate che vi dica la verità. Non raccolgo alcunché da nessuno, eccetto amore e devozione.

Sono sempre rimasto coerente con questa affermazione: Ricevo solo tributi di fede, devozione ed amore. Non altro.

Molti di voi rassegnano nella mie mani i loro disturbi fisici e mentali di varia natura. Questi non sono che pretesti per avvicinarvi a me.

Lo scopo principale resta quello che io possa donarvi la grazia e fortificare la fede nel divino. Problemi e preoccupazioni devono essere i benvenuti poiché insegnano la lezione dell’umiltà e della devozione.

Solo la corsa ai beni materiali è causa dello scontento che dilaga. Desideri di siffatta natura non verranno mai esauditi. Se diverrete schiavi dei sensi, ne sarete succubi fino alla morte.

Io vi chiamo e vi elargisco favori terreni per additarvi il cammino che conduce a Dio…

Le mie attività e le mie azioni sono immutabili. Non modificherò i miei piani per il ristabilimento della giustizi., né i miei discorsi, né le mie azioni…

Neppure lo scienziato dotato di sapere sconfinato è in grado di comprendermi. In me tutto è beatitudine. Qualunque cosa accada nulla può alterare il mio sorriso. Non esulto mai quando mi portano alle stelle, né tremo quando mi si lanciano ingiurie. Ecco perché io posso elargire gioia e alleviare le vostre pene.

Pochi si rendono conto del mio scopo e del suo significato, ma non me ne do pena.

Per me è sempre “Sì, sì, sì”.

Se voi rinuncerete a tutto in una resa totale al Signore, Egli vi proteggerà e vi guiderà. Egli dichiara che così farà, perché questo è il solo scopo che l’ha condotto fra voi!

Conosco le ansie che turbano il vostro cuore e le vostre aspirazioni, ma voi non conoscete il mio cuore. Reagisco al dolore che vi opprime e alla gioia che vi appaga, poiché io sono nel vostro cuore. Sono ospite nel tempio di ogni cuore.

Non trascurate i contatti e la compagnia di persone buone poiché il carbone diventa brace ardente solo in contatto con le braci ardenti.

Coltivate nel vostro cuore il pensiero di me, così anche voi potrete godere una frazione di amore supremo. E’ una grande opportunità che vi offro.

Abbiate fede e sarete liberati. Sappiate che la salvezza è vicina. Molti esitano a credere che i destini dell’uomo si eleveranno, che una gioia esaltante verrà ad illuminare il mondo rivelando una nuova età dell’oro.

Ricevete dalle mie mani la certezza che questo corpo divino non è venuto invano e riuscirà a sovvertire la crisi in cui versa l’umanità.

 

Onore e Gloria a Colui che si fa carne di era in era

solo ed unicamente per Immenso Amore verso l’umanità!

Om Sri Bagawan Sathya Sai Baba Ji Ki!

Jay!

 

Written by amaeguarisci in: Articoli |
Mag
20
2014
1

DONIAMO AL MONDO LA NOSTRA PACE

 

TULIPANI E ALBERI

 

Ciao amici cari!

Tutti noi vogliamo la pace nel mondo, tutti noi vogliamo stare in pace, avere rapporti pacifici con gli altri, avere pace interiore.

C’è chi si stordisce con varie sostanze per non pensare a ciò che non va dentro se stessi. E’ un modo di non affrontare i problemi; è come dire: “Ci penserò più tardi”. Possiamo anche decidere di non vedere la nostra “immondizia”, ciò che ci disturba. Possiamo decidere di metterla “sotto il tappeto”; ma oggi e domani, e dopodomani: sotto il tappeto ci ritroviamo una montagna! E così siamo costretti a prendere atto di ciò che abbiamo nascosto  lì sotto , perché “ci inciampiamo”.

La maggior parte della gente cerca di nascondere a se stessa ciò che la disturba, ciò che non le piace, ciò che giudica sconveniente.

Molti si buttano a capofitto in attività esteriori per eludere l’attività interiore di autoconoscenza ed autoanalisi.

Quanto può durare questa situazione? Finché il corpo ci viene in aiuto, costringendoci a fermarci a causa di qualche malessere o handicap.

Cosa ci fa scappare ? Cosa ci costringe a procrastinare il lavoro di autoanalisi?

L’orgoglio che non ci permette di ammettere che qualcosa in noi non va;  la paura di dover cambiare abitudini e stile di vita, in quanto questo costa fatica e impegno; aggiungiamo anche la paura di perdere l’affetto delle persone intorno a noi, se ci dimostriamo in tutta la nostra trasparenza e verità.

Cari amici un saggio di cui non ricordo il nome, una volta aveva detto:

“Se portiamo alla luce ciò che è dentro di noi, ciò che è dentro di noi ci salverà. Se non portiamo alla luce ciò che è dentro di noi, ciò che è dentro di noi ci distruggerà”.

Per fare un’altra analogia, oltre a quella dell’immondizia sotto il tappeto, possiamo immaginare un carretto che ci trasciniamo sempre dietro. Quando subiamo traumi o shock troppo forti  da elaborare, cosa facciamo? Mettiamo questa “pietra” nel carretto dietro di noi, aspettando un momento di maggiore maturità per poter guardare bene la pietra e buttarla via. Così, anno dopo anno, riempiamo così tanto il carretto da non riuscire più a camminare: è troppo pesante da trascinare.

Nelle nostre cellule ci sono tutte le memorie dei sentimenti antivitali passati che continuano a produrre stress nel momento presente. I sistemi per liberarci da queste memorie che sempre ci condizionano , cioè per svuotare il famoso “carretto”, possono essere diversi.

Io oggi ve ne ricordo uno, molto semplice e  molto efficace,  che da sempre ci è stato suggerito dall’Avatar della nostra era, Baghavan Sri Sathya Sai Baba: la ripetizione del Nome del Signore. Per i devoti di Sai Baba può essere: Om Sai Ram, Om Sri Sathya Sai, ecc.; per chi ama la figura di Gesù, può essere: Om Gesù, Gesù Mio a Te m’affido, ecc.;

per chi predilige la figura di Krisna o Rama, sarà: Hare Krisna, Hare Rama, ecc.

Non ha importanza il nome e la forma scelti: l’impostante è il sentimento con cui il Nome viene ripetuto.

Ma voi penserete: Come fa a liberarci dai nostri “massi interiori” la ripetizione del Nome del Signore? Semplice: immaginate un secchio pieno di acqua sporca, non importa sapere di cosa sia sporca. Immaginate ora di metterla sotto un rubinetto che continua a gocciolare. Cosa succede dopo un po’? Tutta l’acqua sporca è debordata e alla fine rimane solo l’acqua pulita.

Ecco qual’è l’alchimia della ripetizione del Santo Nome! Giorno per giorno ci purifica, ci libera da pensieri e tendenze negative. Non è nemmeno importante sapere di cosa era sporca l’acqua; del resto come facciamo a conoscere tutto l’inconscio?

Ripetere continuamente, o il più spesso possibile,  il Nome del Signore è come resettare un computer ed inserirvi un nuovo programma che ci dona gioia e salute.

Per raggiungere la pace della mente dobbiamo diminuire l’iperattività esteriore per concederci i nostri spazi di relax. Se siamo troppo oberati da impegni, incominciamo a lasciare qualche attività non essenziale, alleggeriamoci! Amici miei, perché voler fare  i muli carichi di impegni?

Da ragazzina scrissi: “Un uomo può dirsi libero e tale, solo se ha il tempo per poter pensare.”, e ora che sono più matura aggiungo: “Un uomo può dirsi libero e tale solo se ha il tempo di poter non pensare.  Ma, visto che non pensare è quasi impossibile, aggiungo queste parole: di pensare solo alla propria vera Realtà ,cioè a Dio”.

Concludo con alcune parole che il nostro Signore Sathya Sai Baba disse ad un devoto in colloquio privato (Tratte dal libro: Requiem per Dio” di G: Rosati). Queste parole non sono adatte ai pigri, ma a tutti coloro che non riescono,a causa di forze maggiori, a svolgere un servizio attivo, o per coloro che scelgono di donare al mondo la propria energia di pace con una vita ascetica e di ritiro.

“Ci sono molti modi di servire il mondo. Se non attivamente lo si può fare fornendo la propria serenità. La vostra eredità occidentale venera il lavoro attivo; se il vostro essere tende alla serenità e alla solitudine, prendetela come l cosa migliore. Non vi affliggete per questo. Sono pochi coloro che mano la solitudine e rimanere calmi. Così ha voluto Dio; se no, come potrebbe funzionare il mondo? Se la calma è il tuo destino, osa essere così. Se sei un recluso, sii un recluso; ma un recluso con Me. Potresti non essere un santo, ma potrai serenamente non essere niente. Lasciate che ognuno sia com’è, nel ricordo del suo Autore, della sua Sorgente e della sua Meta. Nessuno è com’è se non fosse per Me.”

 

A Te mi inchino, Madre e Padre dell’Universo!

 

Written by amaeguarisci in: Articoli |
Mag
18
2014
1

VOGLIAMO METTERE LE ALI ALLA MENTE? SCEGLIAMO I GIUSTI ALI-MENTI

 

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Cari amici, oggi ancora una piccola riflessione sulla connessione fra cibo e mente.

In altri articoli ho già parlato di quanto sia importante per noi mettere carburante giusto nel nostro “sofisticato aereo”, il nostro corpo.

Nella nostra società  occidentale, dove si è abituati a  prendere in considerazione solo il visibile, solo ciò che è materiale, non ci si sofferma abbastanza sulle conseguenze del cibo non appropriato che mangiamo.

Il cibo influenza la nostra mente, i nostri pensieri e i nostri sentimenti, come pure tutto ciò che cade sotto i nostri sensi: ciò che vediamo, ascoltiamo, ecc.

C’è chi è diventato vegetariano per puro amore e compassione verso gli animali; chi lo è diventato per ristabilire la propria salute; chi per una questione di ecologia, per salvaguardare il nostro pianeta. La maggior parte dei vegetariani e vegani hanno fatto questa scelta di vita per tutti questi motivi insieme. Una scelta encomiabile.

Ora voglio soffermarmi su un aspetto più profondo.

Quando una persona riprende il contatto con il proprio Sé Divino, quando ha un risveglio spirituale che lo porta a modificare tutte le precedenti abitudini negative,  non fa altro che togliere “la polvere” dalla sua “lampadina interiore”.

Come possiamo aiutare il mondo a raggiungere più benessere, più pace  e più amore? Proprio così: togliendo la polvere dalla nostra lampadina, cioè purificando la mente.

Una persona che ha la mente calma, che sta in pace con se stessa, che è in amore con sé e con tutto il creato, espande le proprie vibrazioni che, come raggi di sole, vanno ad energizzare, bonificare, illuminare là dove ce n’è bisogno. Una persona che migliora se stessa, aiuta a migliorare tutta la società.

Come possiamo fare un buon servizio agli altri se portiamo dentro di noi inquietudine, confusione, stress, rabbia, paura e sfiducia? Se l’ira ci assale in qualsiasi momento, se l’invidia è sempre presente, se viviamo costantemente con i sensi di colpa e con tante paure, quale energia doniamo agli altri?

Vogliamo migliorare, vogliamo raggiungere l’unione con Dio, vogliamo poter amare tutto e tutti, ma i brutti pensieri e i brutti sentimenti ancora ci manovrano come fossimo dei burattini.

Allora, cosa possiamo fare?

Sicuramente tutti gli esercizi spirituali servono proprio per calmare e purificare la mente. Primo fra tutti, come semplicità ed efficacia, è la ripetizione del Nome di Dio. Ho già parlato del Namasmarana in altri precedenti articoli, l’ultimo in data 12 maggio 2014.

Ma possiamo fare tutti gli esercizi che desideriamo, possiamo essere armati di buona volontà, ma se non mettiamo cibo puro nel corpo, la mente continuerà a risporcarsi.

Ora vi lascio direttamente alle parole dell’Avatar della nostra era, Baghavan Sri Sathya Sai Baba:

Cibo, testa e Dio sono interdipendenti. Se ci si nutre di cibo animale, si risvegliano tendenze animali. Tale il cibo, tali i pensieri. Gli uomini d’oggi hanno un comportamento più selvaggio di quello delle belve di una foresta: sono diventati crudeli, spietati e senza cuore. Perfino fra simili vien meno la comprensione e l’umanità. La causa principale di ciò sta nel tipo di cibo assunto” (Corso estivo 1990 – Mother Sai Publications – pag. 43);

“Ciò che ingeriamo sotto forma di materia densa viene poi espulso nelle escrezioni; la sostanza alimentare si trasforma in sangue; ma una sostanza più sottile del cibo si trasforma nel pensiero. Generalmente, le nostre idee sono conseguenza del tipo di alimentazione da noi ingerito ed esse determineranno a loro volta il tipo di comportamento” (Corso estivo 1978 – Mother Sai Publications – pag. 187);

“Se ci si alimenta con carne si avranno pensieri animali. Ad esempio: mangiamo la carne di pecora. Qual è la caratteristica della pecora? La cecità; segue, segue, segue! Chi mangia carne di pecora perde la capacità di discriminazione.

Prendiamo la carne di maiale. Qual è la caratteristica del maiale? L’arroganza. A causa di questi tipi di cibo l’uomo diventa arrogante. Com’è il tipo di animale di cui ingeriamo la carne, così diventano i nostri pensieri.

La carne non solo rovina i nostri pensieri, ma incita anche alla violenza. Bhagavan dice che è peccato uccidere gli animali. Potremmo rispondere che noi non uccidiamo, ma c’è qualcun altro che li uccide. E’ una risposta errata: è perché noi li mangiamo che vengono uccisi!

Se smettete di mangiare carne, smetteranno di uccidere gli animali.

Il peccato viene commesso, dunque, sia da chi uccide che da chi mangia” (Discorso tenuto da Bhagavan Sri Sathya Sai Baba agli stranieri il 27 agosto 1984 – tratto da Armonie Nov. 1994 – Sathya Sai Central Council – regione 4 Sud Europa – Italia).

Sappiamo che il cibo è il principale responsabile del senso di attaccamento  e di repulsione, così come lo è anche del senso di “io-mio”. Per un sano funzionamento della mente e dell’intelletto è estremamente importante regolare le abitudini alimentari. La mente è davvero enigmatica.(Corso estivo 1990, pag.110);

I giovani dovrebbero comprendere il nesso che esiste fra il cibo e lo stato mentale. La causa principale che ha scatenato il forte prevalere di qualità demoniache nell’uomo moderno, è il cibo abitualmente consumato. L’individuo potrà sviluppare attributi positivi e benevoli se mangerà cibo sattvico (puro), che di per sé è completo e dev’essere assunto in quantità moderate. Il cibo non dev’essere causa di sofferenza per altri esseri. (Discorsi 1983 pag.49),

Ravana e Vibhishana, due fratelli nati dagli stessi genitori, possedevano nature completamente opposte, a causa del cibo da loro consumato durante la crescita. Ravana prediligeva cibo di tipo rajasico (che infiamma, che sviluppa passione, rabbia, agitazione), mentre Vibhishana si nutriva di cibo sattvico. Difficilmente si instaurano sentimenti di amicizia quando non si predilige la stessa qualità di cibo. Ma anche quando due persone mangiassero entrambe cibo rajasico e possedessero la stessa natura, l’amicizia non potrebbe durare a lungo, in quanto, l’invidia e l’astio si s’interporranno fra i due e spezzeranno il legame. Le qualità sattviche libereranno l’uomo dalle tendenze malvagie, e purificheranno la sua mente, preparandolo ad affrontare il viaggio verso Dio, il Sattva il Puro. (Discorsi 1983 pagg.106-108).

 

Cari amici, ho già pubblicato il 18.2.2014 un capitolo di un libro che sto scrivendo che parla della giusta alimentazione per mantenerci in salute. Oggi mi sono soffermata solo sull’influenza che il cibo ha sui pensieri e sui sentimenti.

Voglio concludere con queste altre parlo di Swami che ci parlano ancora della potenza della ripetizione del Nome di Dio per raggiungere la purezza della mente:

Quando voi inghiottite del cibo non siete coscienti del fatto che questo si trasforma in energia, in intelligenza, in emozioni e in buona salute.

Lo stesso è per questo cibo spirituale: La ripetizione del Nome di Signore. Guardate come si trasforma in virtù ed altre qualità senza che voi ve ne accorgiate. (Discorsi vol.II pag. 30).

 

Amici! Se non amate gli animali, ma amate la vostra salute ; se non amate il vostro corpo e la vostra salute, ma cercate almeno di andare d’accordo con voi stessi e con gli altri; se non vi interessa nemmeno aver la pace in voi e nei rapporti con gli altri, ma anelate a raggiungere l’unione con Dio, non vi  resta altro che prendere la decisione di nutrirvi di cibo puro.

Vogliamo mettere le ali alla mente? Scegliamo i giusti ali-menti.

Pace! Salute! Gioia! Benessere! Amore e benedizioni a tutti voi!

 

 

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Mag
17
2014
4

SAI BABA RACCONTA LA SUA INFANZIA: RAMESH E SURESH

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Ciao fratelli!  Oggi riporto un racconto fatto direttamente da Sathya Sai Baba sulla Sua infanzia , in data 11.9.1998. Ci sembra di rileggere i leela (giochi Divini)  del Piccolo Krisna, ma questo racconto ha una fine molto commovente.

Ricordo ancora una volta che fra i nove sentieri della devozione al primo posto vi è proprio l’ascolto delle storie Divine.

Buona lettura!

 

Adesso vi racconterò alcuni aneddoti personali. Quando mi trovavo a UravaKonda , nel corpo di un alunno di prima elementare, bisognava passare un esame chiamato E.S.L.C. Eravamo tre bambini seduti nello stesso banco: al centro c’ero io, gli altri due stavano seduti, uno alla mia destra e l’altro alla mia sinistra. Si chiamavano Ramesh e Suresh, ed erano dei gran tontoloni! (Risate). Avvicinandosi il tempo dell’esame,cominciarono a corrermi dietro, implorandomi: “ Sathya, noi non riusciamo a studiare senza di Te: in un modo o nell’altro devi trovare il modo di aiutarci all’esame.” Poiché io non direi mai “No” a qualcuno che mi chiedesse qualcosa, decisi di aiutarli. Così risposi loro: “Va bene, lo farò.”

Il giorno prima dell’esame rivelai loro le sei domande che sarebbero state poste all’esame, accompagnate dalle relative risposte. Ci presentammo all’esame. L’ESLC era un esame pubblico: come numero di registrazione avevo il 6; Suresh e Ramesh avevano, l’uno il 60, l’altro il 600. Potete farvi da soli un’idea di quanto i nostri posti – 6,60,600 – si trovassero distanti fra loro; di conseguenza, anche volendo, non era possibile nemmeno copiare. Impossibile! I ragazzi a quel punto si diedero per vinti: “Noi ci ritiriamo!”, dissero. Ma io li esortai: “No! Voi dovete presentarvi all’esame, qualunque sia il risultato che ne verrà! Non abbattetevi, non dovete scappare dopo un anno intero di studio; se lo fate, commettete un grosso errore. Abbiate un’incrollabile fede in Me: ci penserò Io”. E feci loro questa promessa.

Non c’è niente di male se per una buona causa si fa ciò che normalmente si suppone disdicevole.

Il tempo concesso per l’esame era di due ore, ma io risposi a tutte le domande in soli cinque minuti. Poiché i fogli dell’esame erano forniti dalla commissione, quand’ebbi finito di rispondere a tutte le domande, chiesi all’assistente di poter avere altri fogli. Avuti che li ebbi, riscrissi un’altra volta tutte le risposte, imitando la grafia di Ramesh. In fondo al foglio firmai Ramesh. Poi chiesi altri fogli, trascrissi nuovamente domande e risposte, questa volta con la grafia di Suresh, e poi firmai con il suo nome: Suresh.

I loro fogli, dunque, li avevo io; avevo già precedentemente avvertito i due bambini di non alzarsi dal banco finché non mi fossi alzato io. Scaduto il tempo, al termine delle due ore, suonò la campanella e gli esaminatori chiesero: “Fogli, fogli, fogli, fogli…(Risate). Si alzarono tutti e anch’io andai a riporre tutti e tre i fogli sulla cattedra. Gli altri due bambini si alzarono anch’essi e lasciarono l’aula. Non ci fu nessuna obbiezione da parte di nessuno, nessun ostacolo.

I risultati vennero annunciati dopo dieci giorni: tutti e tre promossi alla prima media! (Scroscio di applausi). I Maestri, stupiti, si domandarono se avessero copiato, ma era un sospetto che non prendevano in considerazione dati i posti così distanti che avevano loro destinato. Allora lo chiesero direttamente a Ramesh e Suresh: “Come avete fatto a rispondere così bene alle domande?”. Ed essi: “Abbiamo risposto, ma ora non ricordiamo che cosa abbiamo scritto!”. (Tutti ridono, Swami compreso).

Non c’era motivo di sospettarli, da me non potevano aver copiato, lontani com’erano; i tre compiti avevano tre grafie diverse, ognuno in quella propria dell’esaminando; perciò, come avrebbero potuto dubitare di noi? Impossibile,

Ecco che cosa vi dico: Io non vi tradirò mai se avete piena fede in Me! (Applausi). C’è un’alta percentuale di gente che rovina se stessa per mancanza di fede, mentre chi ha fede in Dio non conosce rovina. Milioni di persone si sono perdute perdendo la fede, ma nessuno è mai andato in rovina a causa della fede. La fede non vi distruggerà mai! Ci possono essere dei dubbi, degli alti e bassi, ma alla fine la vittoria arriderà.

Dopo questo episodio feci ritorno a Puttapharti. Perché? Molti cambiamenti si erano verificati a Uravakonda; per questa ragione smisi di frequentare la scuola. Allora tutti gli insegnanti e i ragazzi incominciarono a venirmi  a trovare là dove abitavo (A Uravaconda, presso il fratello e altri parenti) e io donavo loro ciò che a loro piaceva di più. La cosa non fu tollerata dai proprietari della casa, i quali scrissero un telegramma ai miei genitori: “E’ meglio che veniate a riprendervi vostro figlio”.

Presi la corriera per Puttaparthi, ma quando vi salii , trovai tutti i ragazzi che vi erano saliti prima di me! Io dissi loro: “Non potete seguirmi fino a Puttaparthi”. Infatti la corriera sarebbe passata per Penukonda e Dharmavaram, dove non c’erano strade appropriate. Dov’erano le strade sessant’anni fa? Perciò dissi loro di non seguirmi.

Quando ancora frequentavo la scuola c’era una predella dalla quale ogni mattina dirigevo le preghiere; intonavo un canto per il bene della scuola, richiamandomi ai principi dell’unità e della pace e sottolineando l’unione di tutte le religioni. (Swami recita la preghjera in telugu, la quale, però, non viene tradotta in inglese dal traduttore).

Tutti, insegnanti compresi pregavano con gioia insieme a me. Quando lasciai la scuola e tornai a Puttaparthi, non ci fu più nessuno che dirigesse le preghiere.

A uno scolaro mussulmano, Abdul Gaffur, che era intonato e aveva una bella voce, venne chiesto di sostituirmi; ma, appena salì sulla predella, iniziò a singhiozzare e tutti piansero con lui dicendo: “Questa mattina non abbiamo voglia di pregare!”.

Intanto, quando partii per Puttaparthi, Ramesh e Suresh non poterono sopportare la separazione da Me. Non ci si dovrebbe comportare così, ma Ramesh, invece, si mise ad urlare: “Raju, Raju, Raju, Raju (Cognome di Sai Baba) ci hai lasciato, ci hai lasciato! Senza di Te non posso vivere”. Cadde in un pozzo e morì. L’altro ragazzo continuava a ripetere incessantemente: “ O Raju, Raju, Raju, Raju” e impazzì. Fu ricoverato all’ospedale psichiatrico di Bangalore. Suo padre venne da Me e Mi pregò: “Swami, è il mio unico figlio, ed è Tuo compagno di scuola: dagli il darshan (Visione) solo per un’altra volta!”.

Così andai a Bangalore e lo vidi; il ragazzo stava ancora gridando : “Raju, Raju, Raju, Raju…” Gli dissi: “Suresh, Raju è qui. Guardami!” Sentendo così alzò la testa, mi guardò per l’ultima volta e poi chiuse gli occhi per sempre.

Ramesh e Suresh sono tornati come Jack e Jill! (Applausi).

Nel Patha Mandir (Quello che attualmente viene chiamato Vecchio Mandir) c’erano questi due cuccioli (di cane), Jack e Jill: uno era abituato a dormire ai Miei piedi e l’altro vicino alla Mia testa. Ho dato io quei nomi a loro. Non dormivano mai la notte; abbaiavano a chiunque vedessero passare. Stavano sempre con Me e sono cresciuti in Mia Compagnia.

Un giorno venne qui la regina di Mysore; era venuta in macchina fino a Karnatakapalli, per poi fare a piedi l’ultimo tratto di strada. Venne al Patha Mandir. Terminata la cena, l’autista della regina si stava preparando a tornare a Karnatakapalli. Io dissi a Jack: “Jack, accompagnalo e mostragli la strada”. Così Jack si incamminò davanti all’autista, il quale rimase sorpreso, chiedendosi come potesse un cane mostrargli la via. Gli risposi: “Non è un cane (dog) che ti sta mostrando la via, ma Dio (God) che sta dentro di lui. Dog è quello che vedi fuori, God è quello che c’è dentro”. (Applausi).

Tanto intensa fu la loro fede in Swami, che la conservarono persino dopo la loro morte!

La mattina seguente, l’autista salì in macchina per avviarla, dimenticandosi che Jack stava dormendo accoccolato sotto.

La macchina partì e passò con una ruota sulla schiena del cane, spezzandogli la spina dorsale. Jack si mise a urlare dal dolore e riuscì a trascinarsi lungo il letto del fiume. Là, presso il Chitravati c’era un lavandaio di nome Subbanna, persona rispettabile, il quale venne di corsa da Me dicendomi: “Swami, Jack sta venendo qui piangendo”. Uscii e mi avvicinai al cane: piangeva disperatamente e mi venne vicino, vicino, sempre più vicino. Quando arrivò da Me, si lasciò andare ai Miei Piedi ed esalò l’ultimo respiro.

Dopo tre giorni morì anche Jill. La pianta di tulsi che vedete dietro il Vecchio Mandir, è la tomba di questi due cani: Jack e Jill, che prima furono Ramesh e Suresh, i miei compagni di classe con i quali condividevo lo stesso banco.

(Tratto dal Discorso di Sathya Sai baba dell’11.9.1998, pubblicato su “Mother Sai”n.4, anno 2000, pagg. 39-41).

 

 

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Mag
15
2014
-

SAI BABA: cos’è il Sé?

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Cari fratelli, oggi voglio riportare una lettera che Sai Baba scrisse ai Suoi studenti il 5.8.1974. Un Gioiello raro da assaporare lentamente e con attenzione.

Buona lettura!

 

Cari Ragazzi!

Accettate le Mie Benedizioni ed il Mio Amore. Nel mondo d’oggi, così pieno di persone egoiste, che non amano e non sono amate, questo segno d’ateismo è pressoché una religione.

Cos’è il Sé? E’ il Sé che dice: “Non Io?” Poiché, se dice così, allora egli non è il vero Sé, perché il vero Sé non ha alcun pensiero per Se Stesso.

Il vero Sé è altruista. Il vero Sé non ha alcun pensiero, né per Se Stesso, né di Sé Stesso.

E’ il Sé quello che ha dimenticato se stesso perché in qualche modo egli ricorda Sé Stesso solo negli altri. E’ il Sé che cerca la verità senza alcun pensiero egoistico, perché la verità è Saggezza Disinteressata. Il Sé è quieto perché nella quiete, con la silenziosità della mente avviene l’annullamento del se . E’ il Sé che emerge nella meditazione senza parole, perché la meditazione senza parole è il fermare la mente attraverso l’unione con il Divino.

E’ il Sé che non giudica, non valuta, non fa paragoni, non condanna, non separa, non cerca sicurezze di alcun tipo e non cerca nemmeno se stesso; e tuttavia, in uno strano e mistico modo, è più che mai completo, più che mai reale, e più se stesso che mai. Questo è il Vero Sé.

Dio è Amore. L’amore è altruismo. L’altruismo è abolizione d’ogni senso di egocentrismo e di separazione, di tutti i pensieri di se, di tutte le identificazioni con la vita disgiungente del falso chiamato “io”. L’io è separazione. La separazione è la negazione della Totalità. La Totalità è Dio.

La negazione di Dio è ateismo, assenza di Dio. L’ateismo, quindi, come ora lo si intende, non è la negazione di questa o di quella religione, oppure la negazione di questo o di quel concetto di Dio, è piuttosto la negazione di una vita d’Amore, quell’Amore che è la Natura di Dio. E’ l’affermazione della vita dell’egoismo che è la negazione del’’Essere di Dio. In breve, il vero ateismo è la negazione dell’Amore, l’affermazione dell’egoismo.

Il processo che conduce a Dio, chiamato sacrificio del sé, nella sua più vera essenza è Amore. Poiché Dio è Amore, solo l’Amore ci può condurre a Lui.

L’atto più Divino è l’atto d’Amore; quindi l’azione meno Divina è l’azione priva d’amore o colma di odio; ma l’avversione, che è divisione, può sorgere solo in presenza di egoismo o di egocentrismo…

L’Amore deve essere completamente disinteressato per essere sacro, per essere Divino. La sua origine deve essere: “per primo l’amato”; la tecnica deve essere: “la tua felicità non la mia”. Questa strada che conduce alla felicità consiste nel dimenticare se stessi e ricordarsi di Dio (Sai Krisna).

Qualunque nostra azione ricade su di noi, Se agiamo bene, avremo la felicità; se agiamo male, l’infelicità. La vera felicità è dentro di voi. In voi c’è l’immenso oceano del nettare Divino. Cercatelo dentro di voi, percepitelo, lasciatelo fluire. Eccolo lì, il Sé; non è il corpo, la mente, o l’intelletto, e nemmeno il cervello; non è il desiderio, né il desiderare, e nemmeno l’oggetto del desiderio. Voi siete al di sopra di tutto questo. Tutte queste sono semplici manifestazioni.

Voi apparite come il fiore sorridente, come le stelle scintillanti. Cosa c’è in questo mondo che possa farvi desiderare qualcosa?

E’ il cuore puro che raggiunge la meta. Seguite il cuore. Un cuore puro cerca oltre l’intelletto, e viene ispirato.

Con Benedizioni ed Amore,

Sri Sathya Sai Baba

Janmashtami Message – 5.8.1974

 

Tratto dal libro: “ Prema Dhaara” (Torrente d’Amore)

Una collezione di lettere da Sathya Sai baba ai Suoi studenti

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Mag
14
2014
2

LA SCOPERTA DELL’ENERGIA

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CARI AMICI, oggi propongo un capitolo tratto dal mio libro: “Il mio risveglio” (Seconda edizione CreateSpace – acquistabile su Amazon). C’è tutto un mondo meraviglioso da scoprire. Buona lettura!

 

Cercate nell’invisibile le basi del visibile;

il grattacielo ha la sua base nelle profondità

del terreno, e questo mondo visibile

ha come base l’invisibile Spirito dell’Universo.

Baba

 

Passando molto tempo sotto gli alberi mi si era aperto un mondo con il quale, prima, non ero in contatto, anzi sarebbe meglio dire, con il quale non mi rendevo conto di essere in contatto.

Sentivo le vibrazioni dell’albero, della terra, del vento. Quando coscientemente mi mettevo in sintonia con un’energia, di fatto di essa mi nutrivo, il respiro si faceva molto leggero e lento, ponendomi in una condizione spesso molto vicina all’apnea, quasi non avessi più bisogno di ossigeno.

Mettermi in sintonia significava, ad esempio, guardare la montagna di roccia; in quel momento la mia attenzione, come il selettore di una radio, era focalizzata su quel “programma” ed io, di fatto, percepivo la forza che quella roccia magnetica emanava. Se coscientemente chiudevo gli occhi ed ascoltavo con attenzione il rumore del vento, oppure appoggiavo le palme delle mani per terra, immediatamente il mio respiro calava, quasi fino a sparire del tutto. La stessa cosa succedeva se, rilassandomi profondamente, cercavo di mettermi in contatto con il mio Sé, cioè la Divinità che è dentro di me.

Questi nuovi esperimenti fugavano le mie paure degli improvvisi cali energetici: come potevo rimanere senza energia, quando io stessa ero fonte di energia e quando tutto intorno a me vibrava?

Guardavo con amore l’albero sotto il quale ero sdraiata, ne ammiravo la bellezza, appoggiavo la mano sul suo tronco e subito percepivo la sua forza. Dopo qualche secondo, mentre il respiro diventava quasi impercettibile, sentivo un calore provenire dal tronco, e se staccavo la mano e la tenevo a cinque o dieci centimetri di distanza, potevo percepire quel flusso di calore che continuava ad uscire per qualche secondo, come da un piccolo phon. A volte appoggiavo la mano sinistra sul tronco dell’albero e la destra sulla testa e, se inizialmente dovevo tenere la mano in quella posizione con un atto volontario, utilizzando la forza dei muscoli del braccio, mi accorsi ben presto che potevo anche addormentarmi, ma la mano non si staccava! Infatti, il passaggio del flusso di energia dal tronco dell’albero alla mia testa, faceva sì che la mia mano vi rimanesse quasi incollata senza che dovessi utilizzare la forza muscolare per tenerla in quella posizione. Il mio corpo diventava un conduttore elettrico e, finché non toglievo la “spina dalla presa”, si alimentava con quella batteria. Era sorprendente!

Ma la stessa cosa succedeva, come ho già detto, se in perfetto silenzio sprofondavo nella mia Luce.

Se inizialmente avevo bisogno di cercare sicurezza all’esterno, più il tempo passava, più diventavo consapevole della “centrale elettrica” che era in me. Mi bastava allora chiudere gli occhi in profondo rilassamento per vedere affiorare la mia luce interiore, come una stella luminosa, in mezzo alle sopracciglia.

Poi mentalmente facevo scivolare questa luce nelle varie parti del corpo affinché venissero, da questa, purificate ed energizzate.

Nei miei lunghi mesi di convalescenza, restando molto tempo col naso all’insù sotto gli alberi, in stato di rilassamento, incominciai a vedere l’aura delle piante, delle rondini in volo, del tetto di una casa… ecc.. Ogni cosa emanava luce ed in modo differente. Delle rondini, ad esempio, vedevo tre aure: una che usciva dal corpo di pochi centimetri, una di 20 o 30 centimetri di diametro, ed una di più di un metro di diametro. A volte la rondine si alzava così in alto che con i miei occhi miopi, nonostante gli occhiali, non vedevo più il puntino nero contro il cielo blu, ma continuavo a vedere la sua aura più grande, come un cerchio di azzurro più chiaro in mezzo al cielo, e potevo quindi continuare a seguirne i movimenti in questo modo.

Mi accorgevo che ogni albero aveva la sua aura, ma che un boschetto intero ne aveva una unica e più grande. Allo stesso modo, capivo quindi, l’aura di un quartiere o di una intera città; comprendevo anche perché, passando ad esempio in autostrada, vicino ad un grosso centro urbano, il mio corpo soffriva, come avvolto da una nebbia di inquietudine, di tristezza, di nervosismo che entrava in me e che, come era arrivata, così si dileguava non appena la strada si snodava fra colline alberate e campi fioriti.

Vedevo dei fili di luce che legavano un albero all’altro e mi rendevo conto che stando lì, in mezzo a loro, anch’io entravo a far parte del loro gioco di intrecci di luce; c’era uno scambio d’amore fra noi, che si poteva anche vedere con gli occhi!

Una sera d’inverno, all’imbrunire andai nel boschetto di robinie vicino a casa. Mi appoggiai ad un tronco per una preghiera e rimasi ad ascoltare il silenzio.

Incominciai a notare che tutt’intorno ai tronchi ed ai rami, c’era una luce multicolore. A volte era blu, a volte arancione, poi verde, rosa, giallo, viola. Quegli alberi spogli, quei tronchi neri, celavano tutti i colori dell’arcobaleno! Ma soltanto se lo sguardo si posava leggero, quasi perso nell’orizzonte, nel profondo rilassamento, questo mondo multicolore e luminoso si schiudeva ai miei occhi. Se invece volevo vedere a tutti i costi, con intenzione, non vedevo niente, perché utilizzavo i miei sensi normali, quelli programmati per una percezione esteriore delle cose. Quando nulla chiedevo e mi lasciavo andare in una condizione di pace e di amore, l’invisibile diventava visibile.

Fin da bambina avevo notato, guardando il cielo quando questo era di colore uniforme, che la natura mi donava lo spettacolo di una danza straordinaria: innumerevoli puntini luminosi guizzavano, si rincorrevano come tanti piccoli spermatozoi. A volte si aggregavano in una luce più grande e sparivano in questa. Seguivano un proprio ritmo, un’armonia.

Avevo sempre creduto che si trattasse di minuscoli insetti, quasi microbi, che danzavano come fanno i moscerini in uno spiraglio di sole, prima del tramonto, per esprimere la loro gioia per un ultimo regalo di calore prima di affrontare il gelo della notte o, forse, prima di lasciare quel loro minuscolo corpicino e riunirsi al tutto.

Parlai con Angelo dei puntini luminosi che avevo sempre visto e mi spiegò che si trattava del prana, l’energia cosmica intelligente nella fase precedente la materializzazione, e mi assicurò che erano in molti a vederla.

Vidi in seguito come, a ritmo di musica, il prana si muova in veri e propri balletti armoniosi.

Una sera ascoltando la musica al buio, dopo aver raggiunto quello stadio di calma mentale che mi aveva già aperto, in altre occasioni, le finestre per accedere al mondo invisibile, incominciai a vedere un fascio di luce che si muoveva a ritmo di musica: infatti… era proprio la musica!

Che bella scoperta! La musica è luce danzante! Ora capivo appieno la validità della “musico-terapia”, di cui Angelo ci aveva parlato e che ci suggeriva. Si tratta di far entrare coscientemente e con attenzione, l’energia della musica nel corpo, chiedendole di portare armonia là dove ci sia disarmonia, di sciogliere tensioni e blocchi energetici, di risvegliare zone “sonnacchiose”… ecc..

Ora non solo ascoltavo la musica, ma la vedevo anche!

Incominciai a voler studiare meglio la mia aura. Mi mettevo in bagno vicino alla vasca e mi guardavo nello specchio di fronte. Dietro di me, le piastrelle bianche erano un buono sfondo.

Vidi per prima cosa l’aura fisica: che fuoriusciva di poco dal mio corpo. Poi vidi, come nelle rondini, un’altra aura che si espandeva per 20-50 centimetri dal contorno del corpo; non riuscivo a focalizzarla bene perché era in movimento.

Dal sommo della testa partiva un fascio di luce che andava diretto verso l’alto; lo specchio, pur essendo lontano, non riusciva a contenerlo tutto. Incominciai a capire l’importanza di una forma architettonica diversa da un basso soffitto, il quale taglia letteralmente questo fascio di luce. Mi resi conto della funzione che svolgono le cupole e gli archi; dell’importanza della forma di alcune chiese, e iniziai ad apprezzarla.

C’era una terza aura che mi sfuggiva, perché lo sfondo sul quale mi guardavo era troppo piccolo.

Provai una sera, in compagnia di Antonella, a ripetere l’esperimento. Ciascuna di noi vide la propria luce e quella dell’altra ed eravamo felici e stupite delle nostre scoperte, come accadde, forse, quando da piccole avevamo svelato il mistero dello specchio (avevamo capito che quello che ci vedevamo era il riflesso del nostro corpo).

Provai, sempre con Antonella, a massaggiarle la schiena, in penombra: vidi tutt’intorno alle mie mani una luce, che lasciava una scia là dove passava. Sembrava, come nelle favole, la scia luminosa lasciata da una fatina o da un elfo quando volavano nel bosco.

 

Dopo la mia “rinascita“ stavo prendendo coscienza delle capacità che abbiamo, ma che prima non riuscivo ad utilizzare coscientemente: ad esempio la telepatia, che si era notevolmente rafforzata.

Erano tanti gli episodi di telepatia dei quali mi accorgevo. Ad esempio, una mattina ero nello studio di Angelo e squillò il telefono; io prontamente esclamai: “E’ Zia Donatina!” Ed infatti era proprio lei!

Questi fenomeni, comunque, anche se in maniera meno evidente, si verificavano anche in precedenza; la novità consisteva nel sentire proprio sulla pelle, con le relative conseguenze positive o negative, i pensieri a me rivolti. Non solo avvertivo il tipo di vibrazione che mi investiva: ansia, tristezza, rabbia, amore, ottimismo… ecc., ma quando la trasmissione era molto intensa, visualizzavo il viso “dell’emittente”, ed a volte anche il luogo e le persone con cui si trovava.

Finalmente mi era chiaro quello che diceva Yogananda sul fatto che siamo tutti “radio rice-trasmittenti”. Sapevo che il nostro inconscio viene captato dall’inconscio degli altri, ma ora riuscivo a portare a livello cosciente molte sensazioni, sentivo e vedevo anche da lontano.

Ora capivo perfettamente perché Gesù esortava a non peccare in “pensieri”, prima di tutto, poi in parole, opere e omissioni. Capivo le parole di Yogananda sul potere immenso del pensiero e della voce.

Nella nostra società non siamo stati istruiti abbastanza sull’energia-pensiero: essa è velocissima, raggiunge una persona ovunque si trovi, è creativa o distruttiva, ma è, in ogni caso, potentissima. Con i nostri pensieri abbiamo la facoltà di guarirci, come di distruggerci ed allo stesso modo di aiutare o disturbare gli altri. Era chiaro, ora, come fosse indispensabile scoprire e debellare i pensieri negativi che continuano a girare nella nostra testa, come un vecchio disco inciso, i cui solchi diventano sempre più profondi, precludendoci un futuro di salute e di gioia.

Era assolutamente indispensabile ora, per me, cambiare  il “disco” e muovermi con un programma positivo e costruttivo.images (50)

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Mag
13
2014
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SAI BABA: L’albero dei desideri

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Ciao ragazzi! Oggi vi propongo un altro capitolo tratto dal libro da me scritto, intitolato: “Il Piccolo Sai Baba” (Edizioni Mother Sai Publications).

Quando Sai Baba era un Ragazzino i Suoi amichetti furono testimoni di prodigi e meraviglie di tutti i tipi. Buona lettura!

Il più significativo ed importante dei Miei poteri

è il Mio Amore. Potrei cambiare la terra nel cielo e

 il cielo nella terra, ma non è questo il segno della

Potenza Divina. L’unico vero segno è l’Amore.

Baba

 

A circa un chilometro dal villaggio, su un promontorio roccioso sulla sponda del Citravati, si ergeva un solitario albero di tamarindo. Quest’albero divenne ben presto famoso con il nome di Kalpataru o “albero dei desideri”.

Il giovane Sathya, agile e veloce come il vento, si arrampicava sulla collinetta ed aspettava i devoti che erano capaci di seguirLo. All’ombra dell’albero, Sai Baba domandava loro quale frutto desiderassero cogliere. Non appena quei fortunati pronunciavano il nome di un frutto, esso compariva miracolosamente sui rami del tamarindo selvatico! Arance, fichi, banane, manghi, pere ed altri frutti fuori stagione, o di altri luoghi lontani, sbucavano fra le foglie per incanto. Che meraviglia! Che dolcezza! Quell’albero era il simbolo dell’Avatar: Infatti Egli dà, dà, dà sempre e soltanto a chi ha la grande fortuna di sentire il desiderio di volersi avvicinare a Lui.

Lo stesso Baba ha detto di essere il servitore di tutti, lo Schiavo della devozione.

“Chiedete qualsiasi cosa ed Io ve la darò. Vi do ora ciò che desiderate, perché un giorno possiate desiderare ciò che sono venuto a dare: la liberazione stessa”.

A volte Baba distribuiva ad ogni devoto una foglia colta dall’albero di tamarindo, chiedendo di tenere il pugno chiuso. Dopo qualche istante faceva loro segno di aprire il pugno. Tutti si trovavano nella mano cose diverse! Chi trovava caramelle, chi dolcetti, chi una medaglia. Poi chiedeva agli increduli devoti di richiudere il pugno. Ma … che peccato! Quando riaprivano la mano c’era ancora la foglia di tamarindo.

Tutti pensavano: “Che strano! Come può materializzare simultaneamente così tante cose diverse?”.

Ma inutile farsi domande. Ogni Suo gesto va oltre l’umana comprensione.

Quel luogo benedetto fu spesso teatro di altri giochi e prodigi.

Baba qualche volta sfidava i coetanei alla corsa, per vedere chi arrivasse per primo in cima alla collinetta ripida e rocciosa, sulla quale si ergeva il meraviglioso albero. Baba faceva mancare loro il fiato quando diceva: “Presto, presto!”. Ma erano appena arrivati di corsa e trafelati, che Egli, come un fulmine, già si trovava di nuovo fra i rigagnoli del fiume dove li aspettava ridendo allegramente. Nel momento in cui i ragazzi, col fiatone, stavano per raggiungerLo al fiume, eccoLo in piedi su un altro promontorio dal quale faceva loro cenno di seguirLo. Correva o volava? Quegli instancabili devoti cercavano in tutti i modi di raggiungerLo. Egli, impietosito, tendeva loro la mano per aiutarli a salire, soprattutto i più pesanti che, all’improvviso, si sentivano leggeri come una piuma e volavano come se non avessero nessun peso.

A volte Baba improvvisamente spariva. Tutti Lo cercavano dietro ogni albero, ogni cespuglio; non tralasciavano di guardare dietro ogni più piccola cosa. Alla fine, stanchi morti, sospendevano le ricerche. Solo allora Lui spuntava da dietro il cespuglio di fianco a loro, facendoli spaventare.

Subito i devoti riprendevano forza e vigore. Per loro l’importante era riavere vicino il loro Adorato che non smetteva mai di sorprenderli con i Suoi giochi divini.

Una volta un uomo disse: “Swami, regalaci qualcosa!”.

Egli fece oscillare la Sua fantastica mano e ne uscirono  caramelle, talismani, rosari ed altri oggetti, che lanciò ai presenti. Tutti facevano ressa per acchiappare quei doni. Ognuno ricevette esattamente ciò che desiderava. I malati, aprendo la mano, si accorsero di aver preso un talismano curativo; gli amanti della fotografia un rullino fotografico; i bambini avevano ricevuto penne e caramelle. Tutti iniziarono a danzare come matti, pieni di felicità.

I devoti erano così ebbri di gioia che non erano consapevoli del tempo che scorreva, che giorno e che ora fosse, quanto mangiavano e quanto dormivano. La vicinanza del Signore li faceva vivere in una Divina ubriachezza, dove tutte le pene e i dolori venivano dimenticati. Egli stesso era, infatti, il “Divino Albero dei desideri”.

 

Il libro : ” Il Piccolo Sai Baba”, è stato  redatto consultando i seguenti testi:

 

Discorsi di Bagawan Sri Sathya Sai Baba datati 20 ottobre 1990,6 maggio 1998, 11 settembre 1998, 14 febbraio 1999, 17 ottobre 1999,

18 ottobre 1999 e 5 ottobre 2003;

  • Colloqui – Ed. Mother Sai Publications;
  • Discorsi 1988/89 – Vol. I e II – Ed. Mother Sai Publications;
  • Prema Dhaara – Ed. Milesi;
  • Tu sei l’unico mio rifugio – Anyatha Saranam-Nasthi – Ed. Sri Prema Sai Printers;
  • La voce dell’Avatar – Parte I e II – Ed. Milesi;
  • Sathya Sai Baba – Il mio messaggio è Amore – Ed. Mediterranee;
  • Al di là della mente – Stefanini – Ed. Milesi;
  • L’uomo venuto dal cielo – Rosati – Ed. Milesi;
  • Il Cristo è tornato – Rosati – Ed. Milesi;
  • Un sacerdote incontra Sai Baba – Mazzoleni – Ed. Macropost;
  • La vita di Sai Baba – Vol. I, II, III e IV – Kasturi – Ed. Mother Sai Publications;
  • Sai Baba fiamma d’Amore – Ganapati – Ed. Mediterranee;
  • Iswaramma – Kasturi – Ed. Milesi;
  • Sai Baba la divinità vivente – Balu – Ed. Eco;
  • L’uomo dei miracoli – Murphet – Ed. Mother Sai Publications;
  • Vangelo di Giovanni 14,30 e 16,12-15.

 

Written by amaeguarisci in: Articoli |
Mag
12
2014
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SAI BABA PARLA DELLA RIPETIZIONE DEL NOME DI DIO: UNA STRADA VELOCE E SICURA PER LA REALIZZAZIONE

IMG-20140505-WA0001    Cari amici ,

quanto ci affanniamo per cercare di raggiungere la Gioia,  l’Amore di Dio, la  Sua Grazia! Oggi si propongono esercizi yoga, esercizi di respirazione, preghiere, meditazioni, discipline spirituali di ogni tipo; a volte complicati e costosi,  per cercare di calmare la mente e accedere al nostro Sé Divino. Si sa che se le acque del lago sono movimentate, non si può vederne  il fondo. Se la mente è agitata, “l’immondizia” emotiva e mentale alzata dalle onde tumultuose dei pensieri, ci impedisce di avere il contatto con la nostra Divinità. Ecco a cosa servono gli esercizi spirituali: hanno la funzione di calmare il pensiero, di focalizzarlo su un unico punto: Dio.

Sappiamo che noi diventiamo ciò su cui la mente sempre si sofferma. Il pensiero unito al forte sentimento hanno un’ enorme forza creativa. Tutti ormai conosciamo la legge di attrazione: noi attiriamo  a noi tutto ciò su cui ci focalizziamo. In tutte le religioni, da sempre l’uomo ha invocato Dio chiamandolo a gran voce. Quando un bambino ha bisogno della mamma, la chiama con tutto il suo cuore, ed ella risponde accorrendo immediatamente al richiamo del Suo piccino. Dio, nostra madre e nostro Padre, accorre immediatamente ogniqualvolta un cuore colmo d’amore invoca il Suo Nome. Non importa quale sia il nome invocato, non importa di che religione sia la persona, Egli risponde solo ai cuori colmi d’amore, che Lo invocano in qualunque lingua, da ogni parte della Terra. Riporto ora alcuni stralci dei discorsi di Baghavan Sri Sathya Sai Baba, l’Avatar della nostra era, sul potere del Namasmarana, ossia la ripetizione del Nome di Dio.

Ascoltiamo direttamente la Sua Parola preziosissima:

“La sola ancora di salvezza che l’uomo ha  in questa tremenda oscurità è il Nome di Dio.. Questa è la zattera che attraversa il mare in tempesta…” (Discorsi  Vol.VI pag.163). “Le parole hanno un potere tremendo; sanno suscitare emozioni o calmarle; possono guidare, irritare, svelare o confondere. Sono forze notevoli in grado di fornire grandi risorse di energia e di saggezza. Perciò abbiate fede nel Nome (di Dio) e ripetetelo appena ne avete l’occasione. “ (Discorsi vol. VI, pag. 184).

“La costante recita del Nome di Dio – uno qualsiasi fra i milioni di appellativi che l’immaginazione e l’intelligenza dell’uomo Gli ha attribuito – è il mezzo migliore per correggere e purificare la mente.” (Discorsi vol. VI, pag. 133).

“ ll Namasmarana è il mezzo migliore. Purtroppo non credete che vi possa curare e salvare davvero: questa è la tragedia. Le persone hanno fiducia soltanto nell’efficacia di farmaci costosi, belli impacchettati e ben reclamizzati. Il rimedio comune che si trova nel giardino di casa viene ignorato perché ritenuto inutile.” (Discorsi Vol. II pagg. 164-165).

“Il Nome del Signore deve essere recitato con reverenza e meraviglia, con umiltà e rispetto. Occorre che l’arco sia ben teso, prima di scagliare la freccia; allora essa colpirà il bersaglio.  Il sentimento è la forza che tende al massimo la corda e che permette al nome di raggiungere il nami, cioè Colui che porta tale nome.” (Discorsi Vol. VI pag.165).

“In realtà se avete fede nel Nome, non dovete più affannarvi ad elencare in dettaglio desideri e necessità. Li esaudirò comunque, anche senza che Me li comunichiate. Abbiate il  Nome chiaro e limpido sulla bocca e nella mente, assieme alla forma visiva suscitata da esso, allora nulla vi può far del male.” (Discorsi Vol.II pag.165).

Tratto da: I sentieri di Dio, di Jonathan Roof, Edizioni Eco.

Cari fratelli! Potremmo riportare pagine e pagine di Sue esortazioni a continuare la pratica del Namasmarana. Da quando era Bimbo, Sathya Sai Baba, ci ha sempre ricordato che il Santo Nome è come una lanterna: avendola sempre accesa possiamo attraversare, passo dopo passo, un’immensa foresta.

Ho compreso la favola della lampada magica di Aladino: la ripetizione del Nome di Dio equivale a strofinare la lampada,  ed avere sempre il nostro più Caro Amico a disposizione, presente e colmo d’amore per noi. Ma solo con lo strumento dell’amore, con una panno morbido e caldo, possiamo strofinare questa lampada magica!

ChiamiamoLo sempre,  con tutto il nostro amore! Il Suo Nome ci riporta alla Sua Forma ed alle Sue Qualità, e la Sua Forma ci riporta al Nome. Facciamo danzare sempre  il Sacro Nome  sulla nostra lingua  e nella nostra mente, e Dio danzerà con noi,  ovunque noi siamo!

Om Sri Baghavan Sathya Sai Babaya Namah!

A Te mi inchino Signore Sathya Sai Baba!

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