Ott
29
2014
1

ANCORA UNA LETTERA DI SATHYA SAI BABA AI SUOI STUDENTI

il mio dipinto di baba ad olio - il primo

Cari amici,
le parole del nostro Adorato Avatar sono sempre le perle più preziose!
Sono a nostra disposizione, prendiamole!

Dal sonno vi svegliate, e al sonno ritornate. Nell’intervallo di questi due periodi di sonno voi siete occupati in attività: attività mirate a riempirvi lo stomaco. Non si vive tutta la vita solo per soddisfare la fame fisica: essa è un’opportunità donatavi per ricordare, per gioire e ricercare la Presenza di Dio. Il palcoscenico del mondo è pieno di personaggi. Il Signore, il Regista, ha dato a ciascuno un ruolo. Ognuno dovrebbe imparare a recitare perfettamente il proprio ruolo; questo avviene solo se il Regista viene obbedito alla lettera, in ciascuna ed in tutte le sue direttive. Qualunque cosa il personaggio faccia, contraria alle sue direttive, rende l’individuo inutile e sconsolato nel dramma della vita.
L’ego e l’attaccamento sono le due cose che impediscono l’obbedienza ai comandi del Regista.
Fu solo quando Arjuna si arrese confessando la sua ignoranza, la sua stanchezza e disperazione, e quando cercò la guida di Krisna che il Signore cominciò a rivelargli la Suprema Verità. Fintanto che nell’individuo regneranno il senso dell “io” e del “mio”, il Signore non metterà piede nell’arena della sua vita, non si avvicinerà al suo cuore. Imparate dunque a vivere per soddisfare il vostro vero Sé diventando altruisti. La fiducia in Sé, l’autoappagamento e l’autorealizzazione sono gli indicatori stradali per la realizzazione della vita. La fiducia in se stessi rappresenta le fondamenta, il sacrificio di se stessi è il tetto, l’appagamento è il pilastro e la realizzazione è la Casa.
Non è sufficiente guadagnarsi una laurea universitaria. Ci si dovrebbe sforzare di ottenere la laurea Universale.
Per essere più cari e vicini al Signore si dovrebbe diventare come il flauto o come un paio di ciabatte. Le ciabatte sopportano tutto il peso della persona che le indossa, come pure il dolore delle spine, degli sterpi e dei ciottoli del terreno sottostante. Imparate a coltivare il coraggio, la pazienza e l’amore, e cercate di dare e di vivere.
E’ molto meglio ed è più facile divenire il flauto. Il Flauto è vuoto, è privo di preferenze, di avversioni, di desideri, di rabbia, d’invidia, di malizia e d’ingordigia, del senso dell’ “io” e del “mio”. Mantenete la meta ben chiara davanti a voi e sforzatevi di raggiungerla.
Il vostro progresso viene misurato dal metro dell’autocontrollo. Le orecchie devono sentire, gli occhi devono vedere, la lingua deve gustare, le mani devono lavorare, le gambe devono camminare secondo le direttive dell’Atma.
Con benedizioni,
Baba – 6.12.1975

Tratto da: “Prema Dahara”- Una collezione di lettere da Sathya Sai baba ai suoi studenti. Edizioni Milesi, pagg. 47 e 48.

Written by amaeguarisci in: Articoli |
Ott
25
2014
4

IL SOLE DI OGNI MATTINO – poesia

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Cari amici, condivido con voi queste parole, appena uscite dal mio cuore.
Vi Abbraccio!

IL SOLE DI OGNI MATTINO
Ho visto apparire miliardi di stelle…
i cinqui elementi, formati da me.
Nascite e morti…milioni di forme…
dall’unica argilla plasmata da me.
Ho giocato a vedermi divisa nei molti,
giocando… giocando a dimenticarmi ch’io sia.
Volevo amarmi.. volevo toccarmi…
volevo esprimermi in quella potenza che è mia.
Mi sono rinchiusa in un corpo piccino
dimenticando tutto… come un bambino;
come un bimbo che gioca … che gioca a fare il grande…
e… giocando giocando… la sua memoria si espande.
E tutto ricorda… quel bimbo piccino…
ricorda che è il Tutto… il sole di ogni mattino!
Italia

Written by amaeguarisci in: POESIE |
Ott
21
2014
4

COME POSSIAMO CHIEDERE AGLI ALTRI CIO’ CHE NON DIAMO?

2014-02-17 15.08.27 (2)
Cliccare sull’immagine per vederla al completo.

Ciao ragazzi!
Molte persone sono piene di aspettative nei confronti del partner, dei figli, dei genitori, degli amici, dei colleghi….di tutti… persino del Padreterno!
Ma ciò che chiediamo, anzi, peggio, pretendiamo dagli altri è ciò che noi doniamo?
Quando andiamo in banca preleviamo dal nostro conto corrente solo dopo aver versato; allora… perché pensiamo che funzioni diversamente con le persone?
Vogliamo essere rispettati… ma noi rispettiamo?
Vogliamo essere amati e coccolati… ma noi diamo amore e coccole?
Vogliamo essere ascoltati…ma noi ascoltiamo?
Vogliamo essere capiti al volo, senza dare spiegazioni….ma noi capiamo gli altri?
Vogliamo accettazione senza critiche…ma noi accettiamo senza criticare?
Vogliamo che si mettano nei nostri panni…. Ma noi ci mettiamo nei loro?
Vogliamo che gli altri siamo sempre leali…noi lo siamo?
Vogliamo che mai tradiscano la nostra fiducia….noi non tradiamo mai?
Vogliamo avere sempre una parola di incoraggiamento…. Ma noi incoraggiamo?
Vogliamo essere stimati e sostenuti…ma noi stimiamo e sosteniamo?
Vogliamo che pensino bene di noi….e noi che pensieri abbiamo verso gli altri?
Vogliamo che usino parole dolci …. come sono le nostre parole?
Vogliamo che non alzino la voce … ma noi teniamo la voce bassa?
Vogliamo non essere aggrediti?…riusciamo a non aggredire?
Vogliamo che siano generosi?… ma noi siamo capaci di donare?
Vogliamo abbracci e baci?….quanti abbracci e baci diamo?

Prima del ricevere c’è sempre il dare. Ma il nostro dare deve essere senza aspettative. Facciamo tutto ciò che la nostra coscienza ci spinge a fare, ma senza aspettarci i frutti dell’azione. Quelli arriveranno da sé, quando avremo pareggiato i nostri conti. Se i nostri debiti sono tanti, certamente non subito riceveremo il raccolto della nuova semina.
Impariamo a godere della nostra capacità di dare… poi sicuramente riceveremo. Quando riceviamo qualcosa che non ci aspettiamo, quanto siamo più felici?
Ecco, amici cari… ringraziamo per la nostra possibilità di dare e ringraziamo per le volte che riceviamo, perché ciò che ci arriva è un dono inaspettato che ancor più ci rende felici.
Questo è il segreto del fare karma (azioni) senza produrre karma (conseguenze), questo è il “nishkama karma”, il karma senza desiderare il risultato dell’azione, il solo che ci rende davvero liberi.
Le aspettative, se deluse, ci portano frustrazione e rabbia. Cosa speriamo di ricevere con la nostra rabbia? Ogni pensiero, sentimento, parola ed azione ci torna indietro inesorabilmente. Lanciamo boomerang molto potenti e poi?….Ci lamentiamo che ci sbattono sulla testa?…
Sai Baba ci diceva che siamo in questo piano terrestre per imparare, per usare tutti i nostri talenti per servire. I carcerati sono ai lavori forzati non per aspettarsi i frutti dell’azione, ma perché lo devono fare, punto e basta, fino ad arrivare alla libertà.
Se siamo in questo piano terrestre è perché ancora il karma passato ci ha legati , quindi siamo carcerati (tranne rare eccezioni). Vogliamo la liberta? Amiamo, serviamo, agiamo, parliamo solo per il piacere che ci deriva dal farlo! Sappiamo che ciò che facciamo a quelli che noi chiamiamo “altri”, lo facciamo a noi stessi. Abbiamo capito o no che tutto è Uno? Che gli altri sono noi stessi ma in altre forme? Perché farci ancora ingannare dall’illusione dell’Ego, che vuol farci sentire separati?
Non ci sono bastati tutti i maestri, gli Avatar e, ora, anche i fisici quantistici che ci spiegano che la divisione è solo apparente?
Cari amici, se ci vogliamo davvero bene smettiamola di pretendere e lamentarci . Amiamo nel modo più efficace possibile, con tutto il cuore, con tutta l’anima e, un giorno, piangeremo di gioia nel riscoprire Chi siamo in Realtà!
Siete tutti nel mio abbraccio!

Written by amaeguarisci in: Articoli |
Ott
20
2014
-

IL PICCOLO SAI BABA – I MIEI FEDELI MI ATTENDONO – 20 ottobre 1940

giovane Sathya Sai baba
Cari amici,
oggi ricorre la data in cui Sai Baba, ancora Ragazzino, dichiarò la Sua Avatarità.
Riporto questo capitolo tratto dal libro da me scritto, intitolato: “Il Piccolo Sai Baba” – (Edizioni: Mother Sai Publications).
Buona lettura!

Venite da Me;
Io riparo i cuori
e guarisco le menti confuse.
Io sono come un fabbro che salda,
aggiusta e rimette a posto.
Baba

Il 20 ottobre 1940, il giorno dopo il ritorno da Hampi, la spilla cadde dal colletto e non si trovò più. In Sathya avvenne un gran cambiamento: così come perse la spilla, perse ogni attaccamento terreno.
Il filo dei legami si era spezzato. Era giunto il momento di imbarcarsi nella Sua Missione di alleviare la sofferenza dei Suoi devoti, di svolgere il compito per il quale Si era incarnato in un corpo umano.
Con questa nuova determinazione si avviò a scuola per l’ultima volta.
L’ispettore locale delle imposte, Shri Anjaneyulu, che era molto affezionato a Sathya, Lo accompagnò fino all’ingresso della scuola. Gli era difficile staccarsi da quell’Essere Meraviglioso; così tornò a casa a malincuore. Quella mattina aveva visto una splendida aureola di luce intorno al volto di Baba, per questo non riusciva a staccare gli occhi da quell’Incanto.
Anjaneyulu sentiva un forte impulso spirituale ogni volta che vedeva Sai Baba. La sua casa si trovava nella stessa strada di quella di Baba. Era solito preparare qualcosa da mangiare e, insieme alla moglie, aspettava il Piccolo Guru con grande venerazione. Pensando che i figli non li avrebbero capiti, li facevano andare dentro casa, per fare in modo che, quando Sathya arrivava, potessero tranquillamente prostrarsi ai Suoi piedi.
Sathya diceva loro: “Signori, siete persone di una certa età, non dovete toccarmi i piedi!”. Ma loro rispondevano: “Raju, si può essere più vecchi nel corpo che in conoscenza e saggezza. Tu sei la Vera Coscienza di Krishna in Persona!”. Questo era il concetto che avevano di Lui, anche se temevano che altri li prendessero in giro, quando dicevano queste cose di Sai Baba.

Sathya, che ogni giorno era solito cantare le preghiere davanti agli studenti riuniti, quella storica mattina disse: “D’ora in poi non vi appartengo più. Appartengo a quelli che hanno bisogno di Me e Mi invocano”. Poi discese dal palco, ancor prima che l’assemblea comprendesse il significato di ciò che aveva dichiarato e tornò a casa.
Era finito il tempo della “commedia”. Il grande lavoro per il quale l’Avatar era sceso Lo attendeva.
Arrivato alla soglia di casa gettò via i libri ed esclamò: “Non sono più il vostro Sathya, io sono Sai!”.
La cognata rimase quasi accecata dallo splendore dell’aureola che vide intorno alla Sua testa. Chiuse gli occhi e lanciò un urlo. Sai Baba le disse: “Me ne vado. Non vi appartengo. Maya, l’illusione, se ne è andata. I Miei devoti Mi chiamano. Ho il Mio lavoro da svolgere. Non posso rimanere più a lungo”. E così dicendo, si voltò ed andò via, malgrado le suppliche della cognata.
Il fratello, avvisato, corse a casa; ma Sathya gli disse soltanto: “Rinuncia a tutti i tuoi sforzi per guarirMi. Il sono Sai, non mi considero imparentato con te”.
Il vicino di casa, lo Shastri che Baba aveva corretto nell’errata interpretazione dei testi sacri, udito il trambusto capì che si trattava di qualcosa di serio. Accorse, vide lo splendore dell’aureola di Baba e cadde ai Suoi piedi, in estatica devozione.
Il Ragazzo uscì di casa. Non era più Sathya Narayana Raju, era Shri Sathya Sai Baba. Come un vigoroso elefante, abbattuti gli ostacoli si allontana dondolando maestoso, Egli sbriciolò le mura di un recinto troppo stretto, per dedicarsi, con Amore Infinito, al compito di salvare gli innumerevoli devoti che versavano in difficoltà.
La Sua Protezione avrebbe incluso, in un ampio raggio, non solo quelli che Lo avrebbero invocato in questa Sua attuale Forma, ma tutti coloro che avrebbero chiamato Dio con qualunque nome, in qualunque lingua, in tutto il mondo.
Colui che si è reso libero da ogni legame terreno, sarà lo schiavo del Puro Amore.

Baba tornò da Anjaneyulu, perché il Signore va dove c’è un vero devoto. Si sedette su un masso fra gli alberi del boschetto di manghi che circondava la casa di Anjaneyulu. Il Suo cuore, rispetto alla casa paterna, era diventato saldo come una roccia. Eppure, per quanto riguardava l’umanità intera, da quella roccia era sgorgata una sorgente di acqua viva.
Molti andarono nel giardino con incenso e canfora per adorarLo. Stando seduto su quel masso, Sai Baba rivelò che i Suoi devoti Lo invocavano e che non poteva più fingere di essere uno studente o un membro della famiglia Raju. Disse: “Ho il Mio compito da completare”, facendo intendere che una parte del lavoro era stato svolto quando era a Shirdi, nella Sua precedente Incarnazione.
Egli, su quella roccia, si proclamò Maestro del mondo, il Cui Messaggio può liberare l’uomo dal dolore.

I compagni di scuola, specialmente quelli della Sua classe, piansero quando vennero a sapere che Sathya non avrebbe più frequentato la scuola, essendo diventato un famoso Swami. Sapevano che Egli era ben oltre la loro portata e che, da allora in poi, la Sua compagnia era destinata solo a coloro ai quali avrebbe elargito la Sua Grazia.
Entrarono anch’essi nel boschetto, con passi esitanti, per avere il Suo darshan almeno da lontano, perché pensavano che non avrebbero più potuto avvicinarsi a Lui adesso che era un Grande Personaggio. Ma Sathya li chiamò e li fece sedere al Suo fianco, li fece cantare e materializzò per loro il prasad, il cibo benedetto.
Veniva così confermata una dichiarazione delle sacre scritture vediche secondo la quale Colui che sta oltre l’aldilà può essere anche più accessibile di chi ci è intimamente vicino.

Trascorsero così tre giorni in quel sacro giardino: tre giorni a cantare i bhajan. Il primo canto che Sai Baba intonò diceva: “Cerca rifugio ai Piedi del Guru o mente, se vuoi attraversare il grande mare dell’esistenza terrena”.
Venne un fotografo per fotografare il nuovo Krishna. Poiché davanti a Baba, che era seduto a gambe incrociate, c’era una grossa pietra, Gli chiese se poteva spostarla, perché copriva una parte della Sua Persona. Ma Baba parve non aver udito. Il fotografo scattò ugualmente la fotografia. Il giorno dopo, quando ebbe sviluppato la pellicola, fu sorpreso da ciò che vide. Corse al boschetto con la foto in mano: la pietra era sempre allo stesso posto. Titubante, mostrò la fotografia a Baba: la pietra aveva preso la forma e la figura di Shirdi Sai Baba!
Tutti rimasero ammutoliti dallo stupore.
Anni ed anni più avanti, Sathya Sai raccolse un sasso e lo mostrò ad un professore universitario, chiedendogli: “Che cos’è questo? Che cosa contiene secondo la geologia?”. Il professore rispose che era una pietra e ne elencò gli elementi costitutivi.
Chiese Sai Baba: “Tutto qui?… Ora guarda”. Baba soffiò sulla pietra che, in un istante, si trasformò in una bella statua di Krishna mentre suona il flauto. Non solo era cambiata la forma della pietra, ma anche gli stessi atomi avevano subito una profonda trasformazione: era infatti una statua fatta di zucchero candito.
Sai Baba spiegò: “Professore, in base ai vostri studi, dite che questa pietra conteneva un certo numero di elementi. Gli scienziati hanno analizzato a fondo gli atomi ed hanno scoperto l’elettrone, il protone, il neutrone. Ma in ognuno di questi corpuscoli c’è l’Energia Divina Primordiale, la stessa Energia che forma, con diverse intensità, tutte le cose. Ma Dio non è solo nella potenzialità fisica degli elettroni e dei neutroni: è anche nella Potenza Vivificante dell’Amore. E per dimostrarlo, qui, l’Energia Primaria suona il flauto; inoltre, per manifestare la dolcezza del Suo Amore, si è trasformata in zucchero”.
Questa fu la spiegazione di Colui che può addolcire i cuori più duri.

Il libro : “Il Piccolo Sai Baba” è stato redatto consultando i testi riportati qui sotto, ed è stato approvato dal Central Trust di Prashanti Nilayam prima della pubblicazione della versione in inglese.

BIBLIOGRAFIA

 Discorsi di Bagawan Sri Sathya Sai Baba datati 20 ottobre 1990, 6 maggio 1998, 11 settembre 1998, 14 febbraio 1999, 17 ottobre 1999, 18 ottobre 1999 e 5 ottobre 2003;
 Colloqui – Ed. Mother Sai Publications;
 Discorsi 1988/89 – Vol. I e II – Ed. Mother Sai Publications;
 Prema Dhaara – Ed. Milesi;
 Tu sei l’unico mio rifugio – Anyatha Saranam-Nasthi – Ed. Sri Prema Sai Printers;
 La voce dell’Avatar – Parte I e II – Ed. Milesi;
 Sathya Sai Baba – Il mio messaggio è Amore – Ed. Mediterranee;
 Al di là della mente – Stefanini – Ed. Milesi;
 L’uomo venuto dal cielo – Rosati – Ed. Milesi;
 Il Cristo è tornato – Rosati – Ed. Milesi;
 Un sacerdote incontra Sai Baba – Mazzoleni – Ed. Macropost;
 La vita di Sai Baba – Vol. I, II, III e IV – Kasturi – Ed. Mother Sai Publications;
 Sai Baba fiamma d’Amore – Ganapati – Ed. Mediterranee;
 Iswaramma – Kasturi – Ed. Milesi;
 Sai Baba la divinità vivente – Balu – Ed. Eco;
 L’uomo dei miracoli – Murphet – Ed. Mother Sai Publications;
 Vangelo di Giovanni 14,30 e 16,12-15.

Written by amaeguarisci in: Articoli |
Ott
20
2014
-

IL PICCOLO SAI BABA – I MORTI RISORTI

copertina IL PICCOLO SAI BABA

Cari Amici, oggi propongo questo capitolo tratto dal libro da me scritto: “Il Piccolo Sai Baba” (Edizioni: Mother Sai Publications).
Leggendo queste righe comprendiamo bene L’Onnipotenza dell’Avatar; Chi altri potrebbe riportare in vita corpi già in decomposizione?
Buona lettura!
L’Avatar si comporta in modo umano,
perchè gli uomini si sentano a Lui consanguinei,
ma assurge a livelli sovrumani affinché l’umanità
possa aspirare a raggiungerli.
Baba

La notizia dei miracoli di Sai Baba lasciava stupite e sbalordite sempre più persone. Le guarigioni più spettacolari e incredibili avvenivano sotto gli occhi di tutti. Ciechi, paralitici, sordi, malati terminali, uomini ormai ridotti a scheletri umani, riprendevano la salute piena, insieme alla voglia di lavorare per il loro Salvatore.
Sono innumerevoli i casi di persone salvate dal pericolo, sia devoti, sia uomini che non avevano mai sentito parlare di Lui.
Appariva, ed appare ancora oggi, in carne ed ossa in altri continenti; infatti il Suo Corpo Fisico può essere in più posti contemporaneamente.
Spesso dava il Suo darshan nelle varie case del mondo: attraverso un quadro di Gesù, Krishna, o di un’altra Divinità. Queste figure, infatti, si trasformavano in Sai Baba, davanti agli occhi increduli di coloro che avevano pregato rivolgendosi a quelle figure.

Sai Baba ha più volte dimostrato che solo Lui è capace di fermare la furia della natura. Lui che ordina alla pioggia di scendere o di fermarsi, che, trasforma le pietre in fiori e i fiori in caramelle. Lui che trascende il tempo e lo spazio, che conosce il passato il presente ed il futuro di ogni Sua creatura. Lui, che ha nella Sua mano l’universo intero, è anche il Padrone della vita e della morte.
Sono diversi i casi di resurrezione di cadavere operati da Sai Baba. Racconterò i più noti.

Un giorno mentre viaggiavano su un carro, Sai Baba chiese a Subbamma: “Dimmi che cosa vuoi?”.
Ella si guardò in giro per assicurarsi che non ci fosse nessuno: “Non voglio niente, ma al momento della mia morte, vorrei che Tu venissi a versare acqua nella mia bocca, con le Tue stesse mani”.
Swami le promise: “Lo farò sicuramente!”.

Un giorno, dei devoti di Madras si recarono da Baba e Lo pregarono di andare con loro. Swami dovette stare a Madras per dieci giorni. Era tempo di guerra, la città era deserta ed i negozi vuoti. Ad ogni ora suonava la sirena e tutti si nascondevano nei rifugi. A causa di questa situazione, non fu possibile per Sai Baba rientrare a Puttaparthi.
Subbamma intanto si era ammalata; la portarono a Bukkapatnam, dove morì.
Sua madre e i suoi parenti andarono a cercare Sai Baba; erano tutti profondamente addolorati. “Swami aveva promesso che sarebbe venuto a versare acqua nella sua bocca, ma ormai lei è morta. Dove è andato Sai Baba? Che fine ha fatto?”, così si lamentavano.
Dopo tre giorni alcuni famigliari organizzarono i preparativi per la pira funebre al campo crematorio. In quel momento arrivò Sai Baba, facendo finta di non sapere nulla: “Chi devono cremare?”.
“E’ Subbamma del Karnam! Swami, è morta! Subbamma è morta!”.
“Morta? Quando è morta? Non lo sapevo! Quand’è accaduto?”. Faceva la parte di un normale essere umano.
I parenti della defunta risposero: “E’ morta ormai da tre giorni”.
Allora Sai Baba andò a casa sua. La madre e la sorella di Subbamma stavano terminando i preparativi per portare la salma al campo crematorio. Non appena videro Swami scoppiarono in un pianto disperato, urlando: “Baba! Aveva così tanta fede in Te! Ha aspettato, ha aspettato, perché voleva vederTi… vederTi… vederTi! Ma alla fine se ne è andata insoddisfatta!”.
Il Signore disse: “Con Me non ci sarà mai insoddisfazione!”; dopodichè chiese loro di portarGli dell’acqua in un bicchiere.
Aprì il lenzuolo e vide che il corpo era già pieno di formiche, essendo già trascorsi tre giorni dal decesso. Sai Baba, con la Sua dolcissima voce chiamò: “Subbamma!”.
Non appena pronunciò il suo nome, ella aprì gli occhi. Subamma aprì gli occhi! Era resuscitata!
Prese la mano del Suo Adorato Baba e la strinse forte; lacrime di gioia scorrevano sulle sue guance.
Baba le disse: “GurdaMi bene!”. Prese un asciugamano e la pulì; poi prese il bicchiere d’acqua e ne versò un po’ nella sua bocca.
“Ho mantenuto la Mia promessa fino in fondo, ora chiudi gli occhi, in pace”.
E così l’onda si riunì all’Oceano: Subbamma si immerse in Dio.

Nel 1953 il signor Radhakrishna, un onorato cittadino di Kuppan, soffriva di ulcera e di altri disturbi. La sua situazione era piuttosto grave, per questo decise di fare un viaggio a Puttaparthi nella speranza di guarire.
Quando arrivò era in corso la festa di Dasara che aveva richiamato molti pellegrini. Gli venne assegnata una stanza nello stesso edificio dove viveva Sai Baba. L’uomo era accompagnato dalla moglie, dalla figlia e dal genero.
Rimase per tutto il tempo giacente in un letto. A Baba, che andò a trovarlo, disse che preferiva morire piuttosto che continuare a soffrire in quel modo.
Quella volta Baba si limitò a sorridergli, senza promettergli nulla.
Radhakrishna una sera entrò in coma. La moglie, disperata, chiamò Swami, pregandoLo di aiutare il marito. Quando arrivò ai piedi del letto del marito, si limitò a dire: “Non preoccupatevi, andrà tutto bene”.
Il giorno dopo il malato non aveva ancora ripreso conoscenza. Venne chiamato un infermiere che sentenziò che era ormai alla fine.
Dopo circa un’ora il corpo divenne freddo e rigido: la vita se ne era andata.
La moglie e la figlia, spaventate, andarono a riferire a Sai Baba quanto era successo. Egli fece soltanto un sorriso e poi si ritirò nella Sua camera.
Le due donne, sempre più angosciate, tornarono nella stanza del morto e attesero. Sai Baba aveva detto loro che non dovevano preoccuparsi, che tutto sarebbe andato bene, ma come era difficile rimanere serene e tranquille! Che grossa prova di fede!
Dopo un po’ arrivò Baba, diede uno sguardo al corpo e andò via senza dire nulla. Passarono tutta la notte, spiando il corpo del loro caro, aspettando invano un segno di vita.
Sai Baba non poteva abbandonarle così: esse avevano fede in Lui, qualcosa doveva pur succedere!
Il terzo giorno il corpo incominciava a puzzare. Alcuni visitatori suggerirono alla vedova di portar via il cadavere. “No – rispose – finché non sarà Sai Baba a dirlo!”.
La signora salì poi da Baba, per raccontarGli ciò che le era stato suggerito e chiedere il Suo consiglio. Egli; con voce dolce, rispose. “Non prestare ascolto agli altri. Sono qua Io”. Poi aggiunse che sarebbe sceso subito. Ella scese le scale e, insieme alla figlia e al genero, rimase ad aspettare Baba.
I minuti passavano interminabili. Passò un’ora, ma Sai Baba non si vedeva. Quando erano al limite della disperazione ecco spalancarsi la porta e apparire il loro Adorato Maestro con un sorriso accattivante.
Le due donne, singhiozzando, caddero ai Suoi piedi, pensando che fosse arrivato troppo tardi.
Con dolcezza Swami le fece alzare e le pregò di lasciare la stanza, quindi richiuse la porta alle loro spalle. Nessuno seppe mai cosa avvenne in quella stanza tra Sai Baba e I’uomo morto.
Dopo qualche istante spalancò la porta e fece cenno ai parenti di entrare.
Radhakrishna era sul letto e li guardava sorridendo! Baba si avvicinò, diede qualche buffetto al paziente e gli disse: “Dai, parla, non vedi che sono preoccupati?”.
“Preoccupati di che?”, chiese meravigliato I’uomo. “Io sto benissimo: Tu sei qui”.
Swami si rivolse alla signora dicendo: “Ti ho ridato tuo marito, ora preparagli una bevanda calda!”.
Il giorno dopo Radhakrishna era già in grado di fare una passeggiata per recarsi ai bhajan, e di scrivere una lunghissima lettera ad una delle figlie che si trovava in Italia.
L’ulcera gastrica e le relative complicazioni erano completamente sparite.
Quando qualcuno gli chiese cosa si ricordasse di quei tre giorni in cui rimase senza coscienza, egli rispose: “Non ricordo nulla, ma quando ripresi conoscenza mi sembrava che non fosse passato neanche un giorno. Più tardi seppi che ero rimasto in quello stato per tre giorni, che ero morto e che il mio corpo incominciava a puzzare. Ma Sai Baba può fare tutto ciò che vuole: Egli è Dio!”.

Un altro fatto molto noto di resurrezione operata da Sai Baba è quello dell’americano Walter Cowan.
I coniugi Cowan, dopo aver ricercato per tanti anni la via della Verità Suprema ed essere stati delusi da molti capi religiosi, pregarono intensamente Dio di indicare loro il solo Guru oggi esistente che sia al di sopra di tutti gli altri. “Lasciamo a Te, Signore, il compito di condurci da Lui”.
Il giorno dopo, un amico diede loro un libro da leggere: una biografia di Sai Baba. Immediatamente essi sentirono che il Protagonista di quel libro straordinario altri non era che il Maestro che Dio indicava loro. Così decisero di andare a Puttaparthi.
Con il tempo i due coniugi capirono che Sai Baba era, in effetti, lo stesso Dio verso il quale il Guru avrebbe dovuto guidarli.
Il giorno di Natale del 1971, Walter, che era in visita alla città di Madras, morì nel suo hotel. Il corpo fu trasportato in una rinomata clinica della città; qui venne dichiarato morto e coperto con un lenzuolo.
Nel frattempo Baba stava dicendo alle persone a Lui vicine: “Che peccato! Se l’anziana signora perde il marito in India e torna da sola in America, sarà una vera tragedia!”.
La moglie di Walter, accompagnata da un uomo dell’albergo, corse a Puttaparthi per chiedere aiuto e conforto a Sai Baba. Egli le disse: “Andate pure, sarò all’ospedale verso le dieci!
Alle dieci in punto la moglie del morto era di nuovo in clinica, ma che dispiacere quando sentì dire che Baba, arrivato poco prima, se ne era già andato! “Oh Dio, se ne andato così presto…”, disse l’anziana signora; ma quando entrò nella camera mortuaria quasi non credette ai suoi occhi: là dentro non c’era un morto, ma il suo adorato Walter, vivo e vegeto!

Il libro : “Il Piccolo Sai Baba” è stato redatto consultando i testi riportati qui sotto, ed è stato approvato dal Central Trust di Prashanti Nilayam prima della pubblicazione della versione in inglese.

BIBLIOGRAFIA

 Discorsi di Bagawan Sri Sathya Sai Baba datati 20 ottobre 1990, 6 maggio 1998, 11 settembre 1998, 14 febbraio 1999, 17 ottobre 1999, 18 ottobre 1999 e 5 ottobre 2003;
 Colloqui – Ed. Mother Sai Publications;
 Discorsi 1988/89 – Vol. I e II – Ed. Mother Sai Publications;
 Prema Dhaara – Ed. Milesi;
 Tu sei l’unico mio rifugio – Anyatha Saranam-Nasthi – Ed. Sri Prema Sai Printers;
 La voce dell’Avatar – Parte I e II – Ed. Milesi;
 Sathya Sai Baba – Il mio messaggio è Amore – Ed. Mediterranee;
 Al di là della mente – Stefanini – Ed. Milesi;
 L’uomo venuto dal cielo – Rosati – Ed. Milesi;
 Il Cristo è tornato – Rosati – Ed. Milesi;
 Un sacerdote incontra Sai Baba – Mazzoleni – Ed. Macropost;
 La vita di Sai Baba – Vol. I, II, III e IV – Kasturi – Ed. Mother Sai Publications;
 Sai Baba fiamma d’Amore – Ganapati – Ed. Mediterranee;
 Iswaramma – Kasturi – Ed. Milesi;
 Sai Baba la divinità vivente – Balu – Ed. Eco;
 L’uomo dei miracoli – Murphet – Ed. Mother Sai Publications;
 Vangelo di Giovanni 14,30 e 16,12-15.

Written by amaeguarisci in: Articoli |
Ott
19
2014
-

L’INCARNAZIONE DELL’AMORE CI PARLA DI AMORE

il mio dipinto di baba ad olio - il primo
Amici cari,
Chi più dell’Incarnazione del Divino Amore può parlarci di Amore?
Ecco alcune meravigliose parole di Sathya Sai Baba, l’Avatar della nostra era:

“La discesa di Dio sulla terra non risolve i vostri piccoli problemi, per risolvere i quali bastano le preghiere e non è necessario che si muova Dio. Egli viene per infondere in voi l’Amore, per alimentarlo e diffonderlo tra gli uomini. Dio, che è amante dell’Amore, vuole insegnarvi ad amare e a tal fine prende fattezze umane.”

“Fate che il seme cresca, che l’amore sgorghi, che l’amore, il mio amore, guarisca il cuore degli uomini e salvi il mondo dalla morte e dalla distruzione. E’ solo attraverso l’amore e la conoscenza che il mondo si può salvare; e voi, voi tutti, siete miei strumenti.”
“Amore, Amore, Amore! Io amo e vi chiedo di amare. La mia più grande ricchezza è l’amore. La gente continua a descrivere i miei miracoli nei termini di : “Questo è grande! Quest’altro è grande!”. Ma nessuno di tali miracoli è grande: il mio amore, in verità, è il miracolo più grande. Tutti dovrebbero condividere questo amore, partecipare di questo amore. Solo allora questi due amori si fondono insieme e divengono un unico divino amore.”

“Questa Divina calamita dell’amore ha saputo attrarre tutta questa gente, che si può paragonare alla limatura del ferro. Non un solo invito è stato spedito a chicchessia. A nessuno è stato chiesto di venire. Questo luogo è stato capace di attirare un numero così elevato di persone per il fatto che qui vi è un amore che è divino e sussiste quel tipo di amore da cuore a cuore tra voi e me.”
“Non vi chiedo di essere dotti, eremiti o asceti esperti in Japa (preghiera) o in Dhyana (meditazione): sarà il vostro cuore pieno d’amore che prenderò in considerazione.”

“Dove c’è Fede c’è Amore. Dove c’è Amore c’è Pace. Dove c’è Pace c’è Verità. Dove c’è Verità c’è Dio.
Lasciate che la luce dell’amore vi illumini i pensieri, i gesti, le azioni, i giudizi!”

“Una volta chiesi ad un gruppo di persone cosa avrebbero voluto essere nelle mani del Signore e ottenni risposte diverse…Io vi consiglio di divenire il murali (Flauto), perché allora il Signore scenderà fino a voi, vi raccoglierà, vi porterà alle sue labbra, soffierà dolcemente; e il suo respiro, uscendo dalla cavità del cuore che voi stessi avete creato eliminando l’egoismo, produrrà una musica incantevole per rallegrare tutta la creazione. Restate tranquilli, non fate intervenire la vostra volontà, ma immergetela in quella di Dio. Inalate soltanto il Suo respiro. Questa è la vita divina che dovete raggiungere.”

“Date gioia a tutti. L’Amore divino è il mezzo per raggiungere questo ideale. Quando l’Amore può portare perfino Dio più vicino a voi, come può mancare nell’uomo? Dio non può essere legato con nessun altro mezzo. Questa è la ragione per cui Sai ha dichiarato:
INCOMINCIA IL GIORNO CON AMORE.
VIVI IL GIORNO CON AMORE.
RIEMPI IL GIORNO D’AMORE.
TRASCORRI IL GIORNO NELL’AMORE.
CONCLUDI IL GIORNO CON AMORE.
QUESTA E’ LA STRADA CHE CONDUCE A DIO.”

“Ognuno vuole da me amore, felicità e beatitudine. Allora, ciascuno doni alla mia immanenza, che si manifesta nelle mie creature, lo stesso amore, felicità e beatitudine che chiede a me. Colui che offre il suo servizio disinteressato, addolcito dall’amore, alle mie creature, colui che mi vede in tutto e in tutti, colui che mi ricorda in ogni istante, questi è lo Yoghi a me più vicino.”

“Amate quanto più potete! Nel modo più efficace, silenzioso e intenso possibile! Lasciate tutto il resto a Dio che vi ha dato la possibilità di servire.”

Parole di Sathya Sai Baba tratte da: “Al di là della mente” di: Paola Stefanini, Edizioni Milesi. Pagg.158/164.

OM SRI SATHYA SAI BABAYA NAMAH

Written by amaeguarisci in: Articoli |
Ott
16
2014
-

TU E GLI ALTRI – L’AUGURIO AD UN BIMBO CHE STA PER NASCERE

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TU E GLI ALTRI
Cari amici oggi condivido con voi questa poesia che scrissi ventisette anni fa, quando aspettavo il mio primo figlio.
Volevo fare un augurio al Piccolo Principe che stava per arrivare. Ecco le parole che uscirono dal mio cuore:

TU E GLI ALTRI
Sarai la roccia
perché ti schiacceranno.
Sarai il coraggio
perché ti spaventeranno.
Sarai il Sole
Perché ti spegneranno.

Sarai la roccia
perché li sosterrai.
Sarai il coraggio
perché li rincuorerai.
Sarai il Sole
Perché li illuminerai.
Sarai grande,
figlio mio,
se così tu li amerai!

La tua Mamma

Cosa significano per me queste parole?
Ogni anima che torna in questo piano terrestre, dimentica chi è in realtà, dimentica la sua Forza, la sua Potenza, la sua Divinità e Regalità. Si trova a fare un gioco pesante: il gioco dell’ego che ci fa sentire separati gli uni dagli altri, che ci fa vivere in uno stato innaturale per l’anima.
Un angelo che dal cielo scende nella terza dimensione si trova a dover subire soprusi, attacchi e cattiverie da parte di altre anime, anch’esse nell’oblio della loro Essenza Divina. Tutte queste prove rappresentano ostacoli messi nel percorso, proprio per imparare a superarli.
Come nel percorso ad ostacoli dei cavalli, dobbiamo imparare a saltare in alto, a librarci leggeri, con forza propulsiva, per non azzopparci.
Ma il cavallo non deve prendersela con gli ostacoli, non deve maledirli: sono lì apposta per insegnargli a saltare più in alto.
In parole povere cosa ho augurato quel figlio che aveva scelto me come madre?
Figlio mio, sii forte! Faranno di tutto per sminuirti, per schiacciarti, per farti credere che non vali abbastanza!
Figlio mio: sii la Forza!
Figlio mio, sii coraggioso! Ti spaventeranno in ogni modo, così, abbassando le tue vibrazioni, potranno controllarti e soggiogarti.
Figlio mio: sii il Coraggio!
Figlio mio, stai attento a non farti spegnere l’entusiasmo, la vitalità, i sogni, la tua allegria! Tenteranno in ogni modo di farlo, perché così, abbassando le tue vibrazioni, potranno usarti e manipolarti.
Figlio mio: sei tu il Sole, sii il Sole!
Figlio mio sii forte come una roccia! Proprio per aiutare anche coloro che vorrebbero schiacciarti.
La stessa forza che usi per non farti schiacciare, usala anche per essere un loro sostegno.
Sii colui che li toglie dal precipizio, che li solleva, che li sostiene!
Figlio mio, sii talmente coraggioso da non farti spaventare e, nello stesso tempo, trasmetti a tutti il tuo coraggio. Rincuora tutti, anche coloro che tentano di spaventarti: sono loro i più spaventati e i più bisognosi del tuo aiuto.
Figlio mio, ricorda che sei il Sole! Non permettere a nessuno di spegnere la Tua Luce, ma usala per illuminare anche chi è così al buio da non sopportare la tua stessa luce!

Figlio mio, sarai davvero grande quando riuscirai ad amarli così! Perché ricorda… piccolo grande uomo…
GLI ALTRI SONO TE!

Cari amici, auguriamo questo ad ogni bimbo che nasce! Ricordiamo loro che sono Esseri Divini in mezzo ad Esseri Divini!
Namasté!

Written by amaeguarisci in: Articoli |
Ott
12
2014
1

IL GIOCO DI DIO


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Cari amici,
quante volte ci siamo chiesti: “ Che senso ha la vita? Nascere, crescere, fare tutta una serie di esperienze, piacevoli e non, e poi… morire e poi… rinascere. Che senso ha questa “trottola”, questa “giostra” dove noi siamo sempre su?
Come una Maestra di scuola materna che debba spiegare ai Suoi piccoli allievi concetti difficili con semplici parole, L’Avatar della nostra era, Bhagawan Sri Sathya Sai Baba, ci ha dato una splendida spiegazione in una Sua poesia, che ho già riportato in un articolo precedente, ma che volentieri ancora vi propongo, perché bellissima. Ecco le Sue parole:

Venite, venite tutti,
vedete in Me voi stessi…
perché Io vedo Me Stesso in voi tutti.
Voi siete la Mia Vita, il Mio Respiro, l’Anima Mia…
Voi tutti siete le Mie Forme.
Quando amo voi, Io amo Me Stesso…
Quando amate voi stessi, voi amate Me…
Ho separato Me Stesso da Me Stesso
Per poter essere Me Stesso.
Ho separato Me Stesso da Me Stesso
E divenni tutto questo
Per poter essere Me Stesso.
Ho voluto essere Me Stesso… vale a dire
Ananda Swaroopa – Prema Swaroopa.
Questo è ciò che Io Sono
Ed ho voluto essere questo…
Come potevo essere Ananda Swaroopa e Prema Swaroopa…
Ricevere Ananda… e dare Ananda…
Ricevere Prema… e dare Prema…
A chi dare Ananda…
A chi dare Prema…
Così questo feci… separai Me Stesso da me Stesso
E divenni tutto questo.
Baba

Cari amici, per chi non conoscesse questi termini: “ Avatar”, significa discesa ed indica la discesa di Dio in un corpo umano. Rama, Krisna, Gesù, Sai Baba ed altre Incarnazioni Divine sono stati tutti Avatar di Dio;
“Prema” in sanscrito significa Amore ; “Ananda” significa Beatitudine.
“Prema Swaroopa” ed “Ananda Swaroopa”, significano: Incarnazione dell’Amore ed Incarnazione della Beatitudine. Prima di iniziare un discorso, Sai baba si rivolgeva a noi chiamandoci “Premaswaroopalara”, cioè incarnazioni del Divino Amore, proprio per ricordarci Chi siamo in realtà: L’Uno che si è diviso nei molti, l’Amore da cui tutto è nato. Sì… noi siamo Amore Puro, ma ce lo dimentichiamo.
Sai Baba ci ha sempre detto: “ IO sono Dio, anche tu sei Dio. La differenza fra Me e Te è che Io ne sono completamente consapevole, Tu ancora no”.
Ecco…. Dio è uno stato di consapevolezza. Realizzare Dio significa raggiungere la totale consapevolezza di essere l’Uno che si è diviso in milioni di forme e di nomi differenti , formando L’Universo . Cosa significa Universo ? Verso l’Uno. Ora tutte le forme separate di Dio tornano verso l’Uno, alla consapevolezza di essere Uno.

Noi ci affanniamo per cercare di raggiungere Dio e un paradiso che chissà quanto lontano pensiamo sia; ma tutti i nostri travagli, tutti i nostri affanni, poi ci riportano alla memoria di ciò che veramente siamo. Allora scopriamo che abbiamo sempre pregato noi stessi. Allora scopriamo che il paradiso può essere già qui, in questa dimensione terrestre; che l’era dell’oro può essere per noi già iniziata, o mai finita.
Tutto creiamo con i pensieri e le emozioni.

Condivido con voi questa mia poesia che parla proprio di questo tema:

IL GIOCO DI DIO
La luce di mille galassie
brilla dentro di me.
L’amore di tutti i cuori
pulsa in me.
Ma un velo sottile
dal Tutto ancora mi separa,
e questa vita stupenda
mi sembra ancora amara.
Uso le note di mille canzoni
per cantare a Te,
mio Sé;
l’armonia di tutti i colori
per dipingerti,
mio Re.
Ti sussurro il mio Amore,
lo grido, lo canto…
Non so più cosa fare…
Accetta il mio pianto!
Ma poi sorrido felice
quando scopro che la separazione
è solo il Tuo Grande Gioco:
è tutta un’illusione.
Ora
meravigliosamente voglio vivere
nella gioia e nel riso,
consapevole di essere qui,
in carne ed ossa,
ma in paradiso!

Italia

Written by amaeguarisci in: Senza categoria |
Ott
08
2014
-

SAI BABA PARLA DELLA FUNZIONE DEI TEMPLI

mio dipinto di baba ad olio- il secondo

Ciao ragazzi!
Oggi riporto alcune parole di Sai Baba sulla funzione dei Templi dedicati a Dio. Certamente Egli ci ha più volte ricordato che Ogni corpo umano è il Sacro Tempio di Dio, dove Egli dimora, e che non c’è bisogno di costruire altri Templi di mattoni, considerando che già ce ne sono tanti, anche in stato di abbandono.
Oggi, però, molti snobbano la funzione dei Templi. Ma l’uomo ha sempre costruito Chiese e Templi per adorare Dio, per riunirsi in tanti a pregare, a cantare a lodare e glorificare Dio; e se sempre sono esistiti, significa che sempre sono serviti ad un alto scopo.
La religione è una scuola, con regole e riti. E’ pur vero che lo stesso Sai Baba dice che “è bene nascere in una religione , ma non è bene morirci”. Certamente non tutta la vita dovremmo rimanere a scuola; ad un certo punto dovremmo essere in costante meditazione, in costante preghiera, in costante ricordo di Dio al punto che non servirebbero più riti e preghiere ad orari particolari.
Ma per la gente ordinaria, che non ha ancora raggiunto un alto livello di devozione e di abbandono a Dio, e non ha ancora fissato il proprio pensiero su Dio, le cerimonie ed i riti sono indispensabili, proprio per arrivare a sentirsi un tutt’uno con la Divinità adorata, al punto da non avere più la necessità di aderire ad una scuola, con regole e riti da rispettare.
Vi lascio, ora, alle Sue parole:

Lo scopo del Tempio è quello di risvegliare la Divinità negli esseri umani, di indurre l’uomo a credere che la forma fisica in cui vive è la Casa Stessa di Dio. Perciò tutte le usanze, i riti e le cerimonie che si tengono nel Tempio, mirano a far risaltare l’importanza della conoscenza Divina ed a far riconoscere la verità sulla Jivi (anima individuale) che è, appunto, un’onda del Mare.
Gli Shastra (antiche sacre scritture indiane) insegnano all’uomo che tutte le azioni , tutte le attività, devono alla fine portare al distacco, perché il distacco è il miglior requisito per l’evoluzione della coscienza spirituale. Fra Bhakti, Jnana e Vairagya (devozione, sapienza e distacco dai desideri terreni), Bhakti è la Regina. Le regole ed i riti sono le “damigelle d’onore”; la Regina tratta le sue damigelle con squisita gentilezza, senza dubbio, ma se le cerimonie, che sono soltanto “domestiche” ed “aiutanti”, trascurano la Regina, dovranno essere inesorabilmente licenziate; ogni formalità ed ogni rituale del Tempio deve perciò servire alla glorificazione della Regina, la Bhakti; questa è l’essenza e la sostanza del Dharma (rettitudine, legge eterna) che deve regolare e guidare il culto del Tempio. Allora l’uomo può raggiungere il suo scopo.
La devozione aiuta a conseguire più facilmente la grande gioia dell’unione col Brahman (Dio) perché canalizza verso il Signore le agitazioni mentali, le impressioni sensibili e le spinte emotive dell’uomo. In questo senso devono effettuarsi nel Tempio tutti i dettagli della venerazione del Signore. Le varie manifestazioni del culto, dalla “sveglia al Signore” all’alba, sino al “buon riposo “ a tarda sera, devono essere tutte rivolte ad elevare e stimolare le tendenze devozionali della mente. Ogni avvenimento, a sua volta, aiuta a purificare le appropriate emozioni in un modo particolarmente attraente. Nella sublimità di quella esperienza, le agitazioni emozionali inferiori declinano e spariscono. I normali sentimenti della vita ordinaria si elevano allo stato di venerazione e dedizione all’Onnipotente Presenza.
Il Signore evocherà in ogni persona l’impressione che la stessa persona Gli associa; se è concepito come un mostro o come uno spirito, Egli sarà terrificante come un mostro, se è raffigurato e pensato come il Signore degli elementi, si manifesterà in quello stesso modo…
Oggi è di moda dare consigli; una moda a cui si abbandonano quelli che sanno e quelli che non sanno, senza curarsi di sapere se il loro consiglio viene seguito o no. La gente si lascia in questo atteggiamento di superiorità e dà consigli per sentirsi importante ed ostentare il proprio grado. Tale gente è accecata dalla presunzione e dev’essere compatita più che condannata. Infatti nessuno può dichiarare che è “Così, solo così” quando si fa riferimento a Dio.
Inoltre, sebbene Jnana e Vairagya (sapienza e distacco) possano avere qualche regola limitante, la Bhakti (devozione) ha la sua propria regola. Può assumere molte forme, adeguate alla tendenza religiosa del devoto….
Se voi pensate al Signore come all’Essere più amato, come fecero Jayadeva, Gouranga, Tukaram, Ramdas, Surda, Mira e Sakkubai (santi indiani), Egli sarà per voi l’Essere più vicino e più caro e vi inonderà di gioia sublime…
E’ opportuno che l’uomo abbia un atteggiamento di entusiasmo verso il Signore e verso la Sua dimora, il Tempio. Un comportamento simile crea inoltre anche un gran bene. Mentre è assolutamente naturale e giusto che l’uomo si raffiguri Madhava (Dio) in forma umana, non è bello che egli Lo consideri un individuo comune. La Bhakti si fonda sul principio che Dio venga concepito come una Persona straordinaria, con un’immagine fatta di sublime splendore.
I sentimenti che la preghiera risveglia devono essere soavi, melodiosi, e devono trasformare, impercettibilmente, i futili desideri e le inclinazioni materiali dell’uomo; non devono attivare od eccitare gli istinti animaleschi in essi latenti…
Quando state davanti all’idolo della Divinità che amate, dovete sentirvi persuasi che Brahaman ( Dio) è in voi, nel vostro stesso cuore, che Egli è la base vera dell’esistenza, della conoscenza e della felicità perfetta.
Le funzioni del Tempio e le cerimonie del culto sono state istituite per infondere questi sentimenti…
Il Tempio non dovrebbe essere valutato secondo principi profani; soltanto gli atti di devozione possono elevare ed abbellire i sentimenti che, altrimenti, vi trascinerebbero verso livelli inferiori.
Oggi a causa di nuove allettanti prospettive, i Templi sono diventati oggetto di derisione. Questo è il triste stato delle cose. E’ quindi necessario rivelare pubblicamente qual è il vero obiettivo del culto religioso e riportarlo al nobile stato che gli è dovuto…
Il comportamento, le azioni, le attitudini degli esseri umani, tutto deve contribuire al bisogno assoluto di crescere nella consapevolezza di Dio e della Sua Presenza Vivente. Quindi certi sistemi sono indubbiamente necessari per la corretta esecuzione delle cerimonie rituali del tempio. Altrimenti gli uomini comuni non potranno imparare ad essere costanti, fedeli e disciplinati e non sapranno rafforzare la loro devozione.
La responsabilità dei “custodi” del Tempio, la responsabilità dei “ministri del culto”, che dovrebbero rispettare la legge del tempio e quella delle pubbliche preghiere, è davvero grande. Ciascuno di essi dovrebbe essere conscio dello scopo dei Templi e dell’esigenza di celebrare i riti; questi, più di ogni altra cosa, ispirano fede e devozione.
Quindi le porte del Tempio dovrebbero stare aperte in qualsiasi ora del giorno per permettere l’adorazione e la preghiera ai ferventi aspiranti. Nessuno dovrebbe dimenticare o ignorare che “I Templi sono stati fatti per il progresso ed il bene dell’uomo”.
Tratto da: “Dharma Vahini – la legge Eterna”, cap. 10 – Edizioni: Mother Sai Publications.

Written by amaeguarisci in: Senza categoria |
Ott
04
2014
3

PREGHIERA SEMPLICE DI SAN FRANCESCO

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PREGHIERA SEMPLICE

Signore, fa di me
uno strumento della Tua Pace:
Dove è odio, fa ch’io porti l’Amore,
Dove è offesa, ch’io porti il Perdono,
Dove è discordia, ch’io porti l’Unione,
Dove è dubbio, ch’io porti la Fede,
Dove è errore, ch’io porti la Verità,
Dove è disperazione, ch’io porti la Speranza,
Dove è tristezza, ch’io porti la Gioia,
Dove sono le tenebre, ch’io porti la Luce.
Maestro, fa che io non cerchi tanto
Ad esser consolato, quanto a consolare;
Ad essere compreso, quanto a comprendere;
Ad essere amato, quanto ad amare.
Poiché, così è:
Dando, che si riceve;
Perdonando, che si è perdonati;
Morendo, che si risuscita a Vita Eterna.

Cari amici, questa preghiera mi è particolarmente cara.
Quando, durante gli anni di malattia, trascorsi quattro giorni al Santuario della madonna d’Erbia, in Provincia di Bergamo, mi ritrovai in cima ad un pianoro dal quale si vedeva tutta la vallata e dal mio cuore uscirono tante parole rivolte a Dio.
Quando, la sera, mi recai nella cameretta dove ero ospitata dai custodi del Santuario, trovai sotto il letto un’immagine di San Francesco: la girai e vi lessi la Sua famosa preghiera, che io però, allora ancora non conoscevo.
Rimasi allora sbalordita da quelle parole: erano le stesse identiche della preghiera che era uscita dal mio cuore nel pomeriggio, in quel luogo incantato, dove la terra si unisce al cielo!
Ecco perché mi è tanto cara questa preghiera!
Ora vorrei commentarla un po’ con voi.
Quando l’amore per Dio riempie le cellule del nostro corpo e tutti i meandri della nostra mente, l’unico desiderio che abbiamo è quello di essere un valido strumento nelle mani di Colui che tanto amiamo.
Allora desideriamo di essere come il flauto di Krisna: una canna vuota dall’ego , dove il soffio di Dio, non trovando ostacoli, può trasformarsi in musica celestiale.
L’anima individuale si comporta come la goccia d’acqua che evaporando sale al cielo, si trasforma in nuvola, poi ricade in forma di pioggia e si unisce ai tanti ruscelli , fino ad imboccare un grande fiume e, con la sua foce, ritorna al mare.
Quando il Jivatma (L’anima individuale) è già nel percorso del grande fiume, non vede l’ora di rituffarsi nel Mare: Il Paramatma ( Dio, il Tutto). Allora il suo viaggio è veloce, deciso, senza più devianze. L’anelito per il ritorno al tutto è così forte, che non vuole più perdite di tempo, non vuole più illusioni od inganni.
Ecco che l’unico desiderio rimane quello di offrirsi totalmente a Dio come Suo strumento per portare, come fa una formichina, una briciola dell’Amore Divino a tutti coloro che incontra nel suo cammino.
L’amore è altamente contagioso: una candela accesa ne può accendere altre migliaia, finché ella stessa rimane accesa.
E’ cosa fa quest’Amore così potente e contagioso?
Scioglie l’odio nascosto nei cuori di chi incontra e lo trasmuta in Amore.
Sollecita il perdono da parte di chi ha ricevuto offese, perché dove entra l’amore, il rancore non può restare, come il buio scappa quando c’è la luce.
Così i cuori che erano divisi dalla discordia, col perdono ritornano uniti, alla consapevolezza di essere un tutt’uno con il Tutto.
L’amore scioglie ogni dubbio e la fede può tornare libera di esprimersi in tutta la sua potenza.
Quando l’anima è colma d’amore, la Sapienza, la Verità Stessa, emerge dal proprio Sé, bruciando ogni ignoranza che possa indurre nell’errore.
Allora, nella chiarezza della nostra visione interiore, non può più esistere disperazione. La disperazione nasce dall’ignorare le leggi divine. Chi sa che tutto rientra nella perfezione del Piano Divino, non può che accettare questo piano, sapendo che gli garantisce, comunque, un fine splendido.
Un cuore che ha ritrovato la Verità non può che essere Gioioso, perché la Gioia è una caratteristica Divina: tutti noi siamo Incarnazioni della Beatitudine. Più l’anima ricorda chi sia in realtà, più diventa gioiosa e sorridente. La gioia, Il sorriso e l’imperturbabilità sono sintomi di vicinanza a Dio che è Gioia Infinita.
Le tenebre dell’ignoranza, che ci inducono nell’errore, se ne vanno non appena il cuore viene inondato dalla potenza di quell’amore che , come il sole allo zenit, non produce più ombra.
L’esplosione dell’Amore nel cuore annienta l’ego, lo annichilisce, perché ci fa sentire di essere tutti uno.
Allora consolando gli altri ci sentiamo consolati, comprendendo ed amando gli altri, comprendiamo ed amiamo noi stessi, perché torniamo alla consapevolezza che gli altri siamo noi, in altre forme e che, quindi, non sussiste separazione.
Ciò che doniamo agli altri, in realtà lo doniamo a noi stessi e a Dio, che è il Sé che tutto pervade.
Ciò che facciamo agli altri lo facciamo a noi stessi e a Dio.
E’ NELLA MORTE DELL’EGO, CHE CI FACEVA SENTIRE SEPARATI QUANDO IN REALTA’ SIAMO TUTTI UNO, CHE RESUSCITIAMO ALLA VITA ETERNA.
Quando un palloncino colmo d’aria si rompe, l’aria in esso contenuta ritorna ad essere cielo infinito.
L’ego è quello strato di gomma che ci impedisce di sentirci un tutt’uno col Tutto. Quando lo rompiamo non abbiamo più limiti. Allora possiamo permetterci di ricordare che veramente siamo: L’ILLIMITATO ONNIPOTENTE ASSOLUTO CHE AVEVA GIOCATO A DIVIDERSI NEI MOLTI, PER AMARE ED ESSERE AMATO, PER SPERIMENTARE ED ESSERE SPERIMENTATO, PER VIVERE IL GIOCO MERAVIGLIOSO DEL CREATO.

VI ABBRACCIO TUTTI!
PACE E BENE A TUTTI!

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