Gen
12
2017

SUPERARE LA SOFFERENZA

AQUILA NEL CIELO BLU
Cari amici, oggi condivido con voi alcune riflessioni sulla sofferenza.
Certamente il dolore è una scuola per noi; la voglia di superarlo ci mette in condizioni di fare autoanalisi, di risvegliare la discriminazione e l’intelligenza per trovare una via d’uscita al dolore. Yogananda diceva : “Una vita senza problemi è una vita inutile”, proprio perché i problemi sono la molla che ci spingono a migliorare, a ritrovare all’interno il contatto col nostro Divino Sé. Questo succede quando la soglia della sofferenza è diventata troppo alta, allora scatta in noi un ricordo atavico che ci permette di riscoprire il nostro Tesoro Interiore, al quale attingere per superare le dure prove. Scopriamo , in certi momenti critici, di avere una forza sorprendente, che non immaginavamo di avere. Questo ci dà più fiducia in noi, più autostima; per questo, dopo ogni prova della vita, ci ritroviamo più forti, più saldi, e meno vulnerabili. Ma quante prove dobbiamo prima superare per arrivare a questo livello? E quante ne abbiamo già avute nelle vite passate, o in questa stessa vita? Solo Dio lo sa, ma con i suggerimenti delle Incarnazioni Divine possiamo sicuramente aver meno bisogno di prove per imparare, per ricordare.
Il dolore non va cercato come espiazione dei peccati. Il nostro retaggio religioso ci ha portati a pensare anche questo: “Mi autopunisco da solo per non sentirmi in colpa di ciò che ho fatto di male in passato”.
Molte persone fanno questo a livello inconscio: si sentono indegni peccatori ed allora boicottano tutte le esperienze che possano dare gioia e soddisfazione.
Sai Baba ci diceva: “Il passato è passato, lasciatelo andare!” Egli ci ricordava che noi non siamo ciò che abbiamo fatto, detto e pensato: noi siamo “Essere, Coscienza e Beatitudine”, siamo l’Indivisibile Supremo Assoluto che, nell’oblio di Se Stesso, sperimenta buio e luce , ciò che chiamiamo male e ciò che chiamiamo bene. Quando riscopriamo e ricordiamo la nostra Divinità ed agiamo di conseguenza, non facciamo più gli errori del passato. La stoffa bianca, che rappresenta la nostra coscienza, anche se in passato è stata sporcata, può sempre essere lavata e tornare al suo candore originario: questo è il senso della redenzione; e Sai Baba aggiungeva: “Sentitevi puri, e d agirete con purezza”.
Cari amici, ogni volta che soffriamo , soffre anche il mondo intorno a noi. Siamo tutti radio rice-trasmittenti: sentiamo l’ansia, la paura, la sofferenza, la rabbia, ed anche l’amore la gioia, la gratitudine e la pace di chi ci sta intorno. Ecco perché con certe persone sentiamo benessere, e con altre sentiamo malessere, solo stando loro accanto . E’ quindi un diritto, ma anche un dono per gli altri, riuscire ad uscire al più presto dal pozzo della sofferenza. Con quale “Fune” riusciamo ad uscire dal pozzo? E come fare per evitare , in futuro, la stessa sofferenza?
La sofferenza, se mantenuta in noi, diventa un’entità forte che vuole continuare a vivere, e si alimenta di sempre nuova sofferenza, che attiriamo inconsciamente. Qualcuno può obiettare: “ Ma se sono malato, come posso non essere nella sofferenza?” Amici cari, per esperienza diretta vi posso dire che si può essere felici, pur nella sofferenza fisica, riuscendo ad elevare la coscienza oltre il corpo fisico, non identificandoci con questo. Sai Baba mi ha insegnato molto su questo argomento, sono infinitamente grata a Lui!
Carissimi, vorrei ricordare a noi tutti che c’è un errore basilare che spesso facciamo e che ci procura , inevitabilmente, sofferenza: pensare ed aspettarci che altre persone ci portino la gioia; pensare ed aspettarci che altre persone riempiano i nostri vuoti interiori; pensare che la nostra felicità debba dipendere da qualcun altro o da un evento futuro. Questo modo errato di pensare è lo stesso del neonato che trova nella madre tutto il suo sostentamento, ma ci sono adulti che affettivamente rimangono sempre neonati e non vogliono trovare in se stessi tutto ciò che prima trovavano nella madre.
Cari fratelli, avremo sempre delusioni con questo modo di pensare! Qualunque madre si stanca di allattare una vita intera un adulto neonato! E, se lo facesse, sarebbe un male per se stessa e per colui che non crescerebbe mai.
Tutti i maestri spirituali ci hanno ricordato che la felicità , la Fonte di ogni gioia, è dentro di noi: é solo ricoperta da uno strato di polvere; tocca a noi riportarla alla luce.
Ricordiamoci che tutti noi siamo esseri Divini, scesi in un corpo umano per sperimentare . Ricordiamo a noi stessi che siamo molto più di quello che la società , fatta da coloro che vogliono soggiogarci, ci ha voluto far credere. Ci hanno tenuti chiusi in un recinto di un pollaio, facendoci credere che non potessimo volare. Non è così, miei cari! E sono proprio le batoste, le sfide della vita, i dolori acuti che ci costringono a sbattere forte le ali, finché ci accorgiamo che possiamo elevarci al di sopra del recinto del dolore, che possiamo davvero superarlo ed andare oltre!
Non lasciamoci più ingabbiare da certe istituzioni politiche, economiche e religiose, che possono continuare a vivere solo se siamo addormentati, all’oscuro della nostra Vera Natura. Siamo aquile destinate agli alti cieli, ma ci hanno inculcato , fin da piccoli, che siamo polli da recinto. Non lasciamoci più frenare e limitare: decidiamo di volare alto, di esprimere la nostra Magnificenza!
Quindi, la causa prima del dolore e l’ignoranza di noi stessi; è l’ignorare che ciò che cerchiamo all’esterno è già dentro di noi. E come fare a sperimentare questa verità? La fune che ci tira fuori dal “pozzo” è proprio il ricordarci Chi siamo; e tutte le Incarnazioni Divine sono scese proprio per aiutarci in questo compito.
Rama, Krisna, Budda, Gesù, Sai Baba e tanti altri, sono scesi per insegnare all’umanità come uscire dal “pollaio”, come abbattere muri,come elevarci al disopra delle nuvole nere dei temporali, senza quindi , subirne la furia distruttrice.
Tutti gli esercizi spirituali che tutti gli Avatar, i Mistici ed i Santi ci hanno suggerito servono a togliere quel fitto strato di polvere che ricopre la luce e la voce del Divino Sé in noi. Tutti i suggerimenti, gli insegnamenti etici e metafisici, sono proprio per ricordarci e sperimentare nuovamente che siamo tutti esseri Divini, che siamo tutte forme diverse dell’Unico Dio che si è diviso nei molti. Non abbiamo bisogno di altri uomini, di intermediari, fra Noi e Dio, perché Dio è in ognuno di noi.
Fra tutti gli esercizi spirituali, il Namasmarana (la ripetizione del Nome di Dio) è il più immediato, semplice ed efficace. Sai Baba ci ha sempre suggerito questa pratica, ricordandoci che in questa nostra era il Namasmarana è l’esercizio più semplice per placare la mente, fissandola sulla forma Divina a noi più cara. Pensando sempre a Dio, si risvegliano in noi le qualità Divine che sonnecchiano ancora. Per avere maggiori dettagli e spiegazioni, potete leggere due miei vecchi articoli, sempre su “amaeguarisci”; questi sono i titoli degli articoli: “Sai Baba parla della ripetizione del nome di Dio” , “Il Nome di Dio ci renderà liberi”.
Carissimi, parlare di come uscire dalla sofferenza, non basterebbe un libro intero; per questo vi esorto a voler sinceramente conoscere i suggerimenti di Coloro, gli Avatar, che ci hanno dimostrato di essere liberi dai legacci terreni, e che quindi sono i soli che ci possono aiutare a liberarci anche dal dolore. Amiamo e seguiamo Dio nella forma a noi più cara, finché Quella Forma sarà percepita come noi stessi! Nell’alchimia della devozione, Amante ed Amato diventano Uno. La devozione dilata così tanto il nostro amore da renderlo come un fiume in piena , capace di rimuovere tutti gli ostacoli e superare ogni sofferenza.
Quando Amante ed Amato diventano consapevolmente Uno (anche se sono sempre stati Uno), l’adorazione di una forma Divina non serve più; in quel momento diventeremo consapevoli di aver sempre adorato Noi Stessi, quell’IO SONO che è ovunque, e percepiremo la Voce Divina in noi, forte e chiara.
Abbraccio ognuno tutti voi, che siete forme diverse di me stessa!

Written by amaeguarisci in: Articoli |

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