Feb
03
2016

PARLIAMO ANCORA DELLA GIOIA CHE DERIVA DALL’EQUANIMITA’ E DAL DISTACCO

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Cari amici, parliamo ancora di equanimità e distacco.
Cosa significa equanimità? Significa affrontare le vicissitudini della vita senza subire forti scossoni emotivi, senza precipitare nella depressione, nella rabbia, nei sentimenti negativi in genere, o senza esaltarsi quando le cose vanno bene; significa mantenere il sorriso, nonostante tutto; essere sicuri che tutte le prove sono solo nuvole di passaggio e che presto se ne andranno, così come sono venute. Da dove deriva questa forza? Dal distacco. Distacco da cosa?
Parliamo, allora, degli attaccamenti. La maggior parte della gente è attaccata a tutto ciò che ha: i beni materiali, le relazioni, le idee, le convinzioni, la posizione sociale, le aspettative, le abitudini. La gente è attaccata anche alle proprie malattie e alle proprie situazioni negative, pur di non cambiare abitudini e convinzioni.
Siamo attaccati agli amici, ai luoghi, alla famiglia, al lavoro, alla bellezza della nostra giovinezza…persino ad una certa marca di vestiti o di biscotti! Crediamo di non valere se non abbiamo tutto questo; crediamo di non farcela senza tutto questo .
“Mamma mia! Ho perso la casa… come farò a vivere?… La casa costruita dai miei nonni…no, non posso lasciarla!” … Viviamo nella paura di perdere ciò che abbiamo, pensando che la vita sia degna di essere vissuta solo se abbiamo certe cose, certi requisiti.
Le nostre aspettative ci distruggono. Quando non riusciamo ad ottenere ciò che desideriamo, arriva la tristezza e la rabbia verso chi riteniamo responsabili del fallimento del nostro piano. E le aspettative sono di tutti i tipi, anche delle più stupide.
Le aspettative sono il limite che noi diamo alla nostra felicità: se ciò che aspettiamo non accade, allora ci sentiamo nel giusto a lamentarci e a cadere in depressione. Ci sentiamo vittime innocenti di un mondo ingiusto; ignorando che tutto ciò che viviamo l’abbiamo attratto a noi con il nostro atteggiamento, le nostre parole, i nostri sentimenti ed i nostri pensieri, consci ed inconsci.
Quando noi diamo agli altri ed alle condizioni esterne il potere di renderci felici o meno, perdiamo la nostra forza ed il nostro valore.
Siamo tutti “aquile” che si credono “polli”; vogliamo avere un solido pavimento su cui camminare; non ci rendiamo conto di avere un bellissimo paio d’ali, e che mai, quindi, sprofonderemo!
Purtroppo nel Kali Yuga (la nostra era) abbiamo perso la consapevolezza della nostra Divinità, del nostro potere, del nostro valore; eppure tutti i maestri spirituali ci hanno parlato di ciò che siamo in realtà; ma le persone libere e risvegliate non sono manovrabili e sfruttabili, per questo i poteri politici, economici e religiosi hanno avuto tutto l’interesse a tenerci nascoste le più profonde Verità insegnataci dagli Avatar e da tutti i mistici.
Tutta la nostra società, la nostra cultura, ci ha rimbambiti: ci hanno fatto credere che per star bene occorre avere alcuni simboli di successo: una bella casa di proprietà, una bella famiglia, un lavoro remunerativo e di carriera, il successo, la fama, le belle macchine, ecc.; tutte cose da ostentare per avere l’approvazione degli altri, per “valere qualcosa”. Valere? Ma il nostro valore è intrinseco in noi: siamo noi il Valore! Siamo noi ad assegnare valore alle cose, è l’uomo che assegna un valore al diamante, non viceversa!
In realtà possiamo vivere bene in una piccola casa, anche in affitto, o in una casetta di legno nel bosco. Ho visto tante persone sorridenti in India, persone che vivono di ciò che la terra dono loro, in piccole capanne di fango e paglia: eppure cantavano mentre lavoravano e sprizzavano gioia; sicuramente non avevano tutti i problemi psicologici che tanti ricchi occidentali hanno. Questo significa che possiamo vivere felici con un umile lavoro, che ci permetta comunque di sostenere il nostro corpo.
Possiamo vivere bene anche se una certa persona se né andata: non era quella persona a darci l’energia vitale o le capacità: erano nostre anche prima, le abbiamo per diritto di nascita; eppure siamo convinti di non poter vivere senza quella persona, ed adduciamo la nostra tristezza, o disperazione, al profondo amore che abbiamo verso quella persona. Chi ama non possiede, non trattiene, non pretende di tenere l’amato legato a sé.
E se il Cielo ha rivoluto con sé un angelo? Ci mancherà senz’altro la sua presenza, ma se il suo compito in questa densa dimensione terrestre è finito, quest’anima si merita le gioie delle alte dimensioni. Allora, dopo un sano pianto , cerchiamo di convertire quel dolore in amore puro; cerchiamo di sorridere e gioire della gioia di chi è tornato a Casa, di chi ha lasciato i dolori ed i pesi terreni.
A volte teniamo le persone legate a noi con piccoli ricatti psicologici per paura di perderle, ma così facendole abbiamo già perse. Facciamo di tutto per scavalcare un collega ed ottenere la promozione, per sentirci ammirati, ma proprio così perdiamo in stima ed approvazione. Ci indebitiamo per anni per sfoggiare agli amici una bella macchina…e poi non dormiamo la notte pensando ai debiti.
Siamo proprio in un delirio di massa!
Quanta più felicità può avere una persona che fa con amore un umile lavoro, che va a letto serena, senza preoccuparsi di come mantenere le tante proprietà! Quanta più gioia può avere, quanto più ricco si può sentire, chi è libero da desideri ed aspettative; chi ringrazia ogni giorno perché ha da mangiare e un letto sul quale dormire; chi vede nella natura uno spettacolo meraviglioso e non ha bisogno di andare al cinema per avere emozioni !
Quando ci risvegliamo alla consapevolezza di essere il Divino Sé, possiamo godere della gioia che scaturisce da noi stessi. Quando amiamo siamo felici perché esprimiamo la nostra natura Divina; invece pensiamo di poter essere felici solo se siamo amati .
Se fossi da sola in un bosco e pensassi di valere e di poter essere felice solo se amata ed apprezzata, mi sentirei male perché in quel luogo non ci sarebbe nessuno a darmi quel tipo di felicità condizionata. Ma se fossi in costante contatto col mio Sé Divino, percepirei la bellezza, la gioia e l’armonia tutte intorno a me; la meraviglia e lo stupore riempirebbero il mio cuore ed un fiume d’amore da me uscirebbe, inondando ogni creatura, ogni pianta, ogni sasso. La mia gioia, in questo caso, scaturirebbe dal mio stesso amore, quello che , consapevolmente o meno, spargerei al mio passaggio.
L’ape, attratta dalla bellezza dei fiori, ne succhia il polline, poi, inconsapevolmente, ne rilascia un po’ in giro, impollinando altri fiori. Non è la sua intenzione primaria impollinare, ma essendo piena di dolcezza, la sparge intorno a sé. Così, una persona colma di amore Divino, volente o nolente, sparge tutt’intorno a sé questo amore, come fosse una polverina magica che incanta i cuori.
Allora, cari amici, non c’è bisogno di essere questo o quello, di fare chissà quali grandi cose per sentirsi degni d’amore ed attenzione! Non c’è bisogno di avere grandi proprietà, un lavoro importante o chissà quale altra cosa per essere felici: la cosa più importante è “Essere”, emanare la propria fragranza. E questo succederà, sia che lo vogliamo,o meno, se siamo consapevoli della nostra natura Divina. Solo questa consapevolezza ci fa rimanere sempre a galla anche col mare in tempesta.
Il distacco va inteso anche dal ruolo che stiamo interpretando. Come in un film drammatico l’attore è ben consapevole che sta svolgendo solo una parte, che ciò che vive nella scena non è reale. Anche noi dobbiamo avere questo atteggiamento nei confronti della vita. Siamo tutti attori e registi della parte che stiamo svolgendo, ma tutto è solo una rappresentazione messa in scena per sperimentare sentimenti, prove ed emozioni. Finita la rappresentazione torneremo tutti dietro le quinte, felici e contenti a festeggiare insieme la buona riuscita della rappresentazione: sia che si tratti di una commedia, che di una tragedia.
Non prendiamocela con gli attori che svolgono una parte di disturbo verso di noi: era un copiano già stabilito, proprio per sperimentare. Benediciamo, perdoniamo, lasciamo andare, e nulla ci toglierà la pace!
La gioia e la pace vengono dall’equanimità; quest’ultima viene dal perdono, viene dall’accettazione della vita, viene dal distacco dai sensi, dalle cose, dalle persone, dalle aspettative e dai desideri.
Ma l’equanimità viene soprattutto dalla nostra capacità di comprendere, accettare, e quindi amare incondizionatamente, e solo una mente costantemente rivolta a Dio può raggiungere questo grande dono.
Auguro la gioia che deriva dall’equanimità e dal distacco a tutti noi!

Written by amaeguarisci in: Articoli |

1 commento

  • palmerino

    Grazie.

    Commento | Marzo 17, 2016

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