Apr
12
2014

SAI BABA: AL TEMPIO DI HAMPI

 

baba da ragazzino

 

Cari amici, oggi condivido con voi un articolo tratto dal libro da me scritto, intitolato: ” Il Piccolo Sai Baba” (Edizioni: Mother Sai Publications).

A quei tempi Sai Baba aveva tredici anni e sempre più incominciava a rivelare la Sua vera Natura.

Buona lettura!

23

AL TEMPIO DI HAMPI

 

Io non sono Sathya Sai Baba, quello non è che un nome

col quale Mi chiamate oggi. Io sono quell’unico Dio che risponde

alle preghiere che scaturiscono dal cuore umano, in ogni lingua, da tutte

le terre, qualunque sia la forma della Divinità invocata.

Baba

 

Quando la scuola di Uravakonda riaprì, dopo le vacanze, il fratello di Sathya riuscì a convincere i genitori che il Ragazzo, per il Suo bene, doveva ritornarvi, per fare qualcosa di più utile che passare il tempo ad arrampicarsi su per le colline, spargere fiori e dolci e raccontare storie.

Ormai Sai Baba attirava l’attenzione di tutti. Il Ragazzo era acclamato come un Misterioso Prodigio, un Piccolo Profeta, oppure era guardato come una Rara Curiosità.

Ogni giovedì, fino a notte inoltrata, la casa dove Sathya era ospitato era piena di pellegrini provenienti dai villaggi vicini, che andavano per adorarLo.

Il preside della scuola si inchinava davanti al Piccolo Allievo; anche altri professori andavano per ascoltare la Sua Parola Ispiratrice.

La scuola superiore non era certo il luogo adatto per un Ragazzo che, come Gesù nel tempio, insegnava ai Suoi stessi maestri, ma Seshama Raju accarezzava sempre il suo piano di spingere Sathya, volente o nolente, a completare il corso di studi che Lo avrebbe reso idoneo al pubblico impiego. Mentre tutti gli estranei alla famiglia riconoscevano la Divinità del Fratellino, egli, purtroppo, aveva ancora le bende sugli occhi.

I giovedì divennero dei grossi avvenimenti a Uravakonda. Sai Baba continuava ad incantare con i Suoi miracoli ed i Suoi insegnamenti divini. La cura delle malattie per mezzo della vibhuti aveva preso l’avvio, e sempre più gente desiderava ardentemente vederLo.

Un giorno, alcuni insegnanti della scuola andarono dal Giovane Guru decisi a metterLo alla prova con una quantità di domande sulle interpretazioni delle sacre scritture. Gli scaraventarono addosso le domande alla rinfusa. Fu una vera “Torre di Babele”.

Sathya ascoltava sereno. Quando gli insegnanti ebbero finito con il loro attacco verbale, Egli diede le risposte nello stesso identico ordine in cui Gli furono poste le domande.

Tutti rimasero sbalorditi dalle Sue chiare spiegazioni e dalla Sua sorprendente prodezza intellettuale, nel rispondere prontamente ed ordinatamente a quella raffica di quesiti.

Come Sai Baba Stesso ha detto, non tutti possono nutrire pensieri e sentimenti sacri nei confronti dell’Avatar, ma solo coloro che sono stati benedetti dalle loro buone azioni in vite precedenti. Uno di questi era il preside della scuola. Appena il Giovane Sathya entrava nell’edificio, lui chiudeva la porta e faceva sedere il Ragazzo sulla sua sedia. Poi si metteva seduto per terra e Gli massaggiava i piedi. Sathya, innocentemente, gli diceva: “Signore, non dovrebbe fare questo!”. Il preside rispondeva: “Queste cose Tu non le sai, ma io si: in Te c’è una straordinaria Energia Divina!”.

Un giorno il Sindaco di Bellary fece un sogno in cui un Ragazzino gli diceva che doveva recarsi in una casa particolare di Uravakonda e condurre un certo Sathya a Bellary.

Anche la moglie del Sindaco fece lo stesso sogno, dove le si chiedeva di accompagnare il marito da Sathya. I due coniugi pensarono che Sathya doveva essere un personaggio molto importante e famoso, così si recarono all’indirizzo indicato loro in sogno.

Appena Sathya uscì di casa, il Sindaco e la moglie Lo riconobbero come Colui che era apparso loro in sogno. Furono colti da grande gioia e si prostrarono ai piedi di quell’esile Ragazzino, noncuranti del giudizio delle altre persone che assistevano alla scena.

Così il Sindaco con la moglie, l’ispettore della scuola, l’ingegnere capo dei lavori pubblici, alcuni consiglieri comunali ed altri uomini d’affari della cittadina di Hospet, di comune accordo, invitarono Seshama Raju a visitare la loro città, insieme al suo Prodigioso Fratello.

Il Sindaco disse a Seshama Raju: “Per favore, permettimi di portare Sathya in vacanza a Bellary”. Poi soggiunse: “Seshama Raju, ti sbagli di grosso se credi che Questo Ragazzo sia semplicemente tuo Fratello. Se osservo la luminosità della Sua aura ed il fulgore del Suo volto, qualcosa nel cuore mi dice che Egli non è un essere umano ordinario. Ti prego, vieni da noi insieme a tuo Fratello, concedici la gioia della Sua compagnia per qualche giorno”.

Il Sindaco aveva una particolare predilezione per il tempio di Hampi, dedicato a Shiva; per questo là condusse tutta la comitiva, formata da una cinquantina di persone. Era il 19 ottobre 1940.

Entrarono tutti nel tempio, fuorché Sathya. Disse agli altri che aveva mal di stomaco e che perciò preferiva rimanere fuori a guardare i bagagli.

Il Sindaco, cui non importava altri che Sathya, Lo prese in disparte e insisteva perché entrasse con lui. “Raju, Raju – Gli diceva – dovresti proprio venire!”. Ma la Sua determinazione lo fece desistere.

Intanto, nel tempio il sacerdote accese la canfora sull’altare e disse: “Possiate avere un buon darshan (visione) di Dio!”.

E lo ebbero davvero! Non nella forma del lingam (simbolo di Shiva, rappresentante il Cosmo), ma in quella di Sathya che, illuminato di Splendore Divino, con un sorriso raggiante, stava sul piedistallo al posto d’onore, in luogo di Shiva!

Il fratello di Sathya era furibondo. Pensava dentro di sé: “Non ha voluto venire con me, ma è passato dietro furtivamente per mettersi lassù! Che sacrilegio!”.

Ma il Sindaco non la pensava allo stesso modo; egli pensava che Sathya non fosse altro che il Signore Shiva in Persona e che Shiva fosse Sathya.

Seshama Raju uscì subito dal tempio per verificare se il Fratello fosse là fuori. Sathya era
proprio là, sotto un albero! Il dubbio tormentava sempre Seshama Raju, era sempre molto sospettoso. Tornò nel tempio, mentre incaricò un altro perché andasse a vedere se sotto l’albero ci fosse, nel frattempo, Sathya. “Va a vedere, per favore, là sotto l’albero; intanto io controllo questo Sathya nel tempio!”.

E Sathya si trovava contemporaneamente nel tempio e sotto l’albero!

Seshama Raju si sentiva scoppiare di felicità, ma per non dare soddisfazione al Fratello si

mise a dire: “E’ stata solo la mia immaginazione, una suggestione mentale. Sathya non c’era”.

I turisti rimasero senza parole dallo stupore e dalla commozione e tutti sentirono il fremito di un’ardente devozione. Le persone miscredenti o dalla fede incostante ebbero, quel giorno, la prova avvincente della Divinità di Sathya.

Tutti coloro che videro la forma di Sathya sull’altare, al posto del lingam di Shiva, subito corsero fuori e videro lo stesso Sathya con lo stesso sorriso. Immediatamente Gli offrirono dei fiori e Lo adorarono facendo fiammeggiare la canfora davanti a Lui.

La mattina dopo, la notizia di quell’avvenimento si sparse di bocca in bocca. Il fervore religioso verso Sathya divenne più intenso, il culto del giovedì fu celebrato con grande giubilo.

Un grave ammalato di tubercolosi supplicò i suoi parenti ed amici di condurlo da Sathya, affinché Egli lo guarisse. Sathya si avvicinò a lui, lo accarezzo, lo calmò e poi disse a quella forma scheletrica: “Alzati!”. Il benedetto saltò su in un batter d’occhio, con un’energia strabiliante. Sathya gli disse ancora: “Và, prova a correre lungo la strada!”. L’uomo obbedì e, dopo aver corso velocemente per circa un chilometro, si gettò riconoscente ai Suoi Santi Piedi, esclamando: “Oh mio Signore! Oh mio Salvatore!”.

Sathya confermò la Sua Potenza Guaritrice subito dopo essersi presentato sotto l’aspetto del Signore Shiva.

Le folle intorno a lui facevano resse. Sathya suggerì: “Cantiamo! Ricordate sempre il Signore, ripetete il Suo Nome, scrivetelo, pronunciatelo, cantatelo. Il dimorare costantemente nel Nome del Signore è di per sé tutti i luoghi sacri, tutte le sacre scritture, tutti i famosi santuari”.

Come fu fortunata, la città di Hospet, ad essere stata la prima sede di pubblici bhajan da Lui guidati!

 

Di ritorno da Hampi, Sathya andò direttamente a casa di Thammiraju, il vice preside. Erano in venticinque persone; Sathya rivolgendosi alla padrona di casa disse: “Amma (madre), svelta, per favore: cibo per tutti!”.

La donna si allarmò: “Swami, attendi un momento perché ho preparato solo il pranzo per la mia famiglia”.

Sathya, dolcemente, rispose: “Non ti preoccupare, porta qui ciò che hai, basterà per tutti!”. La donna obbedì e versò le pietanze nei piatti. Il cibo, per volontà di Sathya, si moltiplicò e tutti ne ebbero in abbondanza.

Il Sindaco voleva fare un regalo a Sathya. Gli disse che Gli avrebbe fatto cucire quattro paia di pantaloni e quattro camicie. Ma Sathya rispose che non avrebbe accettato. La moglie del Sindaco suggerì al marito che una spilla d’oro per fermare il colletto della camicia, sarebbe stato un dono più appropriato. A quei tempi era segno di prestigio, per i bambini, indossare una spilla ferma-colletto.

Sathya protestò, ma Suo fratello insistette affinché accettasse il regalo, pensando che un rifiuto del dono sarebbe stato un segno di mancanza di rispetto verso il Sindaco.

Così Sathya ubbidì al fratello e tornò a casa con la spilla.

 

 

Written by amaeguarisci in: Articoli |

1 commento

  • cristina

    JAY BHOLO BABA SRI SATHYA SAI BABA JAY KI<3

    Commento | Aprile 15, 2014

RSS feed for comments on this post.

Sorry, the comment form is closed at this time.

Theme: TheBuckmaker.com Best WordPress Themes