Apr
29
2014
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IL PICCOLO SAI BABA – AL TEMPIO DI ANIANEYA

 

copertina IL PICCOLO SAI BABA

Carissimi amici, oggi continuo il racconto dell’infanzia di Sai Baba, sempre tratto dal libro da me scritto intitolato: “Il Piccolo Sai Baba”, Edizioni Mother Sai Publicatios, capitolo 7.

 

Più grande è l’Amore che si prova per Dio,

maggiore la beatitudine che si sperimenta.

Baba.

 

Il Piccolo Sai era sempre fonte di ispirazione per bambini e giovani. “Non dovremmo mai ferire o danneggiare nessuno; non dovremmo mai ferire la mente di nessuno. Dovremmo fare il nostro dovere in maniera appropriata, impegnandoci nel servizio sociale. Tutto ciò che di buono conosciamo, dovremmo insegnarlo agli altri”.

Fra giochi, risa e canti, ogni momento era buono per insegnare ai Suoi compagnetti, con le parole, ma soprattutto con il Suo esempio.

Faceva sedere i bambini vicino e diceva: “Bambini, dovreste mangiare cibo satwico, cioè puro. Questo è molto importante. Non dovreste mangiar carne. Non solo: se ci fosse del pesce non dovreste nemmeno toccarlo!”. Al villaggio era consuetudine vedere ceste piene di pesci provenienti dalle vasche di allevamento. La gente del villaggio ne pescava tanti da riempire le ceste fino all’orlo, poi si riempivano la pancia fino a farla scoppiare!

Sathya diceva loro: “Uccidere tante creature! Come potete pensare di mantenere in vita voi stessi, dopo aver troncato tante vite? Non si dovrebbe causare tanto male alle creature viventi!”.

Così in quei giorni iniziò a predicare la non-violenza. Incominciò a divulgare il principio che nessun essere deve essere offeso: “Non bisogna uccidere nessun essere vivente! Non uccidete i pesci, non mangiate carne e pesce, non bevete alcolici, non fumate!

Se volete mantenervi in salute, se volete rimanere con una mente ed un cuore puri, non dovete prendere cattive abitudini. Dovete nutrirvi solo di cibo vegetariano, puro e fresco, così come la natura ce lo offre, senza causare alcun dolore agli animali che non sono venuti al mondo per essere mangiati dagli uomini.

Ricordatevi che il cibo è importantissimo: come mangiamo così diventiamo. Il cibo animale risveglia nell’uomo le tendenze animali provenienti dalle sue vite passate come animale. Come potrà sconfiggere la rabbia, l’odio, l’attaccamento, l’avidità, la gelosia, la paura, chi si nutre di animali uccisi? Pensate anche quanta angoscia, quanto dolore prova un animale agonizzante! Chi mangia gli animali, in verità mangia angoscia, paura, tristezza. Come può rimanere calma, serena e felice la mente di colui che si nutre così? Il mondo d’oggi è pieno di violenza e malattie a causa del cibo sbagliato.

In più, per la legge del karma che vuole che tutto ciò che si semina si raccolga, come può sperare di ricevere gioia e benedizione dalla vita, colui che con le sue cattive abitudini causa tanta sofferenza agli altri esseri viventi?”.

Continuava, senza sosta, ad insegnare ai Suoi compagni i valori morali.

Durante il mese di febbraio si svolgevano dei particolari rituali religiosi. Nel villaggio c’era il tempio dedicato ad Anjaneya, detto anche Hanuman. Questi era stato un grandissimo devoto del Signore Rama. Era talmente immerso nella contemplazione del Nome del Signore, da essere pieno di Divinità.

Sathya portava i bambini a quel tempio alle quattro del mattino. Erano tutti bimbi molto piccoli; quando Sathya cercava di farli alzare non riusciva nemmeno a svegliarli! Poveri piccini! Così Egli li prendeva in braccio e, uno ad uno, li metteva in acqua, li insaponava e li strofinava, dicendo loro che si trattava di un bagno sacro molto propizio; poi li portava al tempio.

Una volta arrivati diceva anche: “Non è sufficiente fare il bagno sacro, bisogna fare anche pradaksina alla Divinità”. E’ tradizione della religione indù girare in senso orario intorno alle statue delle divinità, ai templi o a tutto ciò che è considerato sacro. E’ il linguaggio silenzioso dei gesti, che significa: “Signore, sei al centro della mia attenzione; sei al centro del mio mondo e della mia realtà”.

Sathya disse ai bambini di girare attorno al tempio di Anjaneya e poi di andare da Lui, che li aspettava dentro il tempio.

I ragazzi cominciarono a discutere: “Ehi, perché solo noi dobbiamo girare intorno al tempio? Anche Raju deve venire con noi! Noi non facciamo niente senza Raju. E’ stato Lui ad insegnarci così tante cose, perciò deve guidarci e noi Gli andremo dietro”.

Così tutti i bambini andarono da Sathya correndo: “Raju, devi venire anche Tu!”.

“Io non ne ho bisogno, dovreste farlo voi. Ed essi reclamarono: “Allora non ne abbiamo bisogno nemmeno noi. Devi venire anche Tu!”.

Dopo tali insistenze, il Signore, al Quale tutte le altre divinità fanno pradaksina, girò intorno al tempio dedicato a quel Suo vecchio devoto di circa undicimila anni prima.

Ma cosa successe? Egli si dovette fermare, perché apparve Anjaneya in carne ed ossa che Gli bloccò il passaggio! Questi disse a Sathya: “Mio Signore, sono io che devo fare pradaksina a Te, mentre sei Tu che stai girando intorno a me, perché?”

Allora il Piccolo Sai disse ai bambini: “Sentite, bambini: Io devo smettere di fare pradaksina perché ad Anjaneya questo non piace. Lui non vuole”.

Dopo questo episodio nei bambini avvenne una drastica trasformazione. Andarono per le strade del paese a raccontare ciò che era accaduto sotto i loro occhi. Il loro Straordinario Amico non finiva mai di stupire.

La gente considerava sempre più il Piccolo Sathya Narayana Raju con grande rispetto. E’ stato grazie a Lui che le persone del villaggio e di quelli limitrofi, incominciarono poco per volta a pensare a Dio.

 Cari amici, qui di seguito riporto i discorsi di Sai Baba ed i testi consultati per la compilazione di questo libro:

BIBLIOGRAFIA

 

  • Discorsi di Bagawan Sri Sathya Sai Baba datati 20 ottobre 1990, 6 maggio 1998, 11 settembre 1998, 14 febbraio 1999, 17 ottobre 1999, 18 ottobre 1999 e 5 ottobre 2003;
  • Colloqui – Ed. Mother Sai Publications;
  • Discorsi 1988/89 – Vol. I e II – Ed. Mother Sai Publications;
  • Prema Dhaara – Ed. Milesi;
  • Tu sei l’unico mio rifugio – Anyatha Saranam-Nasthi – Ed. Sri Prema Sai Printers;
  • La voce dell’Avatar – Parte I e II – Ed. Milesi;
  • Sathya Sai Baba – Il mio messaggio è Amore – Ed. Mediterranee;
  • Al di là della mente – Stefanini – Ed. Milesi;
  • L’uomo venuto dal cielo – Rosati – Ed. Milesi;
  • Il Cristo è tornato – Rosati – Ed. Milesi;
  • Un sacerdote incontra Sai Baba – Mazzoleni – Ed. Macropost;
  • La vita di Sai Baba – Vol. I, II, III e IV – Kasturi – Ed. Mother Sai Publications;
  • Sai Baba fiamma d’Amore – Ganapati – Ed. Mediterranee;
  • Iswaramma – Kasturi – Ed. Milesi;
  • Sai Baba la divinità vivente – Balu – Ed. Eco;
  • L’uomo dei miracoli – Murphet – Ed. Mother Sai Publications;
  • Vangelo di Giovanni 14,30 e 16,12-15.

 

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Apr
28
2014
1

DEVOZIONE E ABBANDONO

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Amici cari, oggi continuo a parlate di devozione e di abbandono a Dio. Inizio con un verso della Bhagavad Gita, il testo più sacro degli induisti. Sai Baba dice che le Upanishad sono il succo dei Veda, e la Bhagavad Gita è il succo delle Upanishad.

Al capitolo XII, versi 6-9, Il Signore krisna dice ad Arjuna:

Per chi Mi adora e abbandona a Me tutti i suoi atti, dedicandosi esclusivamente a Me, con la mente fissa in Me, per lui, o figlio di Prtha (Arjuna), Io sono il liberatore che lo sottrarrà presto all’oceano delle morti e delle rinascite. Concentra semplicemente la tua mente in Me, Dio, La Persona Suprema, e impegna in me tutta la tua intelligenza: Così, senza dubbio, vivrai sempre in Me….”

 Dio è contento soltanto quando Lo trattiamo come un amico intimo. Tutti i nostri desideri verranno appagati solo quando tratteremo il Signore come il nostro più caro amico, il prediletto del nostro cuore.

Dice Sai Baba: “ Se state vicino a Dio, se Gli diventate cari, avrete il Suo amore e presto tutte le cattive qualità svaniranno, per essere rimpiazzate da quelle buone incarnate da Dio. Ampliate il vostro amore per poter vivere sempre più vicini e più cari a Dio: Il metodo più semplice per avvicinarsi a Lui è quello di ricordarlo in tutto ciò che si vede, in tutto ciò che si dice, e in tutto ciò che si fa. Pensate soltanto a Dio e al modo di essergli più vicino. Aprite a Lui il cuore, dategli il benvenuto con tanto amore e con sentimenti di intima amicizia. Sono purtroppo pochi i devoti che si rivolgono a Dio familiarmente e che possono vantare con Lui un’amicizia molto profonda.”

In una lettera ad una devota (tratta dal libro:” Sai Sandesh” di Sai Usha), Sai baba scriveva: “Mia cara! Ti ho già parlato riguardo questo argomento in un’altra occasione, dicendoti che Io accolgo calorosamente l’intimità fra me ed i miei devoti.

Conosci il comportamento della maggior parte dei miei devoti, cara? Essi mi rispettano, mi venerano e hanno di me grande stima e soggezione.

Ma quanti di loro danzano con me, giocano e corrono insieme a me e mi parlano intimamente, confidandomi ciò che racconterebbero al miglior amico?…”

Quando abbiamo come amico intimo il Signore del Creato, in qualunque forma noi Lo adoriamo, che cosa possiamo più temere?

 Quando i nostri pensieri sono colmi di gioia e d’amore, il nostro corpo, che è una macchina perfetta programmata con tutti i meccanismi dell’autoguarigione, incomincia a trasformarsi.

Succedono, così, quelli che noi definiamo miracoli.

Dimenticare la malattia  riempiendoci solo di pensieri sacri e d’amore, è il sistema più efficace e veloce per riacquistare l’equilibrio psico-fisico che avevamo perso.

Sarà proprio l’amore per Dio, e quindi per tutto e per tutti, a risollevarci dal pantano nel quale eravamo caduti. Sarà per noi come un tappeto magico sul quale salire per innalzarci alle altezze divine.

Riporto qui di seguito alcune parole del Maestro sull’importanza dell’abbandono. Queste Sue meravigliose parole sono come una medicina da prendere ogni qualvolta ne sentiamo la necessità. Sono parole che calmano, leniscono il dolore, sdrammatizzano le situazioni, e donano coraggio, gioia e persino entusiasmo, durante le numerose prove della vita:

“ Perché vi agitate? Lasciate a me la cura di tutte le vostre cose. Ci penserò io: Io intervengo soltanto quando saprete abbandonarvi a  me completamente. Io non aspetto altro.

E quando vi abbandonerete a me completamente, non dovrete più preoccuparvi di nulla: lasciate ogni paura, ogni sconforto. Voi dimostrate di non fidarvi di me: confidate in me ciecamente!

Abbandonarsi significa allontanare il pensiero dalle preoccupazioni, allontanare il pensiero dalle difficoltà che incontrate, allontanare il pensiero da tutti i problemi che avete.

Mettete tutto nelle mie mani dicendo: “Signore pensaci tu, sia fatta la tua volontà!”

Che è come dire “Signore ti ringrazio, hai preso tutto nelle tue mani per risolvere ogni cosa per il mio bene maggiore!”

Abbandonarsi non vuol dire preoccuparsi per l’esito delle vostre aspettative, non significa preoccuparsi perché una circostanza ha avuto risultati diversi da quelli che aspettavate.

Così facendo dimostrate di non credere all’amore che nutro per voi, dimostrate di non credere nel fatto che la vostra vita è sotto il mio controllo e che nulla mi sfugge.

Non pensate mai a cosa succederà, a come andrà a finire; se cederete a questa debolezza dimostrerete di non aver fiducia in me.

Volete o non volete che ci pensi io? Allora dovrete smetterla di preoccuparvi voi! Io vi condurrò soltanto se vi abbandonerete completamente a me. E quando devo portarvi per una via diversa da quella che vi aspettereste voi, vi ci porterò con le mie stesse braccia.

Ciò che vi mette in agitazione è la vostra mente, il vostro pensiero, la vostra preoccupazione, il voler provvedere voi a tutti i costi.

Quante volte intervengo quando, per le vostre necessità spirituali e per quelle materiali, la vostra anima si rivolge a me dicendomi .”Pensaci tu!” e poi chiude gli occhi e riposa tranquilla!

Voi riceverete molto soltanto quando la vostra preghiera sarà affidamento totale a me.

Voi nel dolore pregate affinché io intervenga, ma affinché io intervenga come volete voi: non vi affidate a me, ma volete che io mi adatti alle vostre richieste.

Non siete malati che chiedono la cura al medico, ma malati che gliela suggeriscono! Non fate così.

Anche nelle situazioni più tristi dite: “Signore ti lodo e ti ringrazio per questo mio problema, per questa mia necessità. Ti prego di disporre le cose come meglio ritieni opportuno per la vita terrena e temporale. Tu sai cosa è meglio per me”.

Se mi dite realmente: “Sia fatta la tua volontà”, che è come dire “Pensaci tu”, io  intervengo con tutta la mia onnipotenza e risolvo le situazioni più critiche, anche quelle impossibili.

A volte hai l’impressione che la sventura incalzi invece che allontanarsi?

Non ti agitare, chiudi gli occhi e dimmi con fiducia:

“Pensaci tu. Sia fatta la tua volontà”.

Allora ci penserò io e, quando occorre, compirò anche un miracolo. Io penso sempre a voi, ma posso aiutarvi completamente soltanto quando vi affidate completamente a me”.

( Tratto da : Sandhya – Laura Secca – ed. Mediterranee – pagg. 209 e 210).

OM SRI BHAGAVAN SATHYA SAI BABAYA NAMAH

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Apr
27
2014
1

SUPERARE I PROBLEMI FAMILIARI CON POTENZA DELLA DEVOZIONE E DEL NOME DIVINO

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Amici cari, voglio riportare alcuni stralci di discorsi del Nostro Amato Maestro che ci possono aiutare molto per la soluzione di alcuni problemi di vita familiare , e non solo quelli.

Vi lascio alle Sue preziosissime parole!

Se solo comprendeste chiaramente il  Principio della Divinità, non verreste scossi da difficoltà, problemi e sofferenze. Chi sa nuotare non ha paura dell’acqua. Perché dunque temete i problemi della vita, se si ha amore di Dio?

In un cuore privo d’amore si consolidano paura ed illusione, mentre un cuore pieno d’amore per Dio godrà pace e sarà completamente libero da timori ed ansie.

Finché il principio dell’amore non viene capito, non ci sarà libertà da paura ed ansia. Nell’istante in cui si risveglia l’amore, la paura si dilegua (Discorsi 88/89, pagg.149,141.144.145).

Il Signore, in varie occasioni, sottopone i suoi devoti a certe prove, come fossero degli esami, al fine di portarli ad un livello superiore di spiritualità. Come il fuoco, che ha un potere di estinzione, è in grado di annientare tutto quanto tocca, così il Signore, che è Infinita Sapienza, libera da tutti i problemi e preoccupazioni soltanto le persone che vengono in contatto con Lui, donando loro conoscenza e beatitudine (Discorsi 88/89 pag.233).

Coloro che costantemente contemplano il Mio Nome e la Mia Forma otterranno la Mia Grazia. Oh Devoto, perché ti preoccupi quando hai Sai come Padre, Madre, Parente ed Amico?

Una devota: “Swami, quando in famiglia ci sono molti problemi, la devozione si indebolisce.”

Swami:  “E’ sempre così. In queste situazioni tenete la mente lontana dai problemi e rivolgetela a Dio. I problemi si risolveranno da solI.

Perché insistete con le vostre difficoltà nonostante abbiate Me? Quando ci sono delle difficoltà, in qualche modo ricevete aiuto, non è vero? Pensate che sarebbe potuto succedere senza il Mio coinvolgimento?

Mai, mai, mai. Non vi lascerò mai, non vi lascerò mai!

Non continuate a lamentarvi per le vostre difficoltà. Esse vi bruciano il karma. Quando vi sentite con le spalle al muro, siate certi che una porta si sta per aprire.

Se persino la persona più vile recita il Nome del Signore, Dio va da questa persona. Stando così le cose, come potrebbe Egli rimanere lontano dalle persone che lo recitano con Amore?…

Arrabbiatevi con Me, non m’importa.  Se non con me, con chi altro potete esprimere il vostro disappunto, figli miei? Se non Io, chi altro sopporterà i vostri capricci? Esasperatevi fino al limite, ma non lasciate mai Swami e non allontanatevi da Me (Tratto dal libro:  “In viaggio con Sai”, pagg.265,291,343).

Il Nome del Signore cambia a seconda dei popoli. Esso è in grado di guarire tutti i malanni. Non c’è bisogno di spendere nemmeno un centesimo per ottenerlo. Non litigate fra di voi nel distribuirlo, Il Nome del Signore, come un dolce, è a disposizione vostra e di tutti i devoti di Dio.

Il Nome! Non c’è niente di più dolce di questo nettare. E’la via più facile che conduce con sicurezza e senza ostacoli alla Meta. E’ a disposizione di tutti, in facile ed egual misura, sia per il discepolo che per il santo, sia per il ricco, che per il povero.

Il Nome del Signore recitato con amore e devozione, è il sentiero più semplice e più sacro. Che tipo di cambiamento può apportare? Se continuate a salmodiare il Suo Nome fino ad essere costituiti della Sua Stessa Dolcezza, persino Dio si metterà a Danzare.

Sarà proprio quella salmodia, quel Nome che darà inizio alla danza. E non farà danzare soltanto Dio, ma anche tutti i devoti. E non solo i devoti, ma lo stesso Nome danzerà sulla lingua di coloro che lo recitano. Questo Nome di Dio ha un tale potere da far vibrare all’unisono in un’unica danza Dio, il devoto e l’Amore.

La devozione, e solo quella, dà forza e sapore alla vita. Solo dopo aver gustato quel sapore si giungerà al distacco dalle cose e soltanto quel tipo di distacco condurrà alla Liberazione.

La devozione, perciò conferisce una quantità di poteri ed energie.

Basate la vita sulla devozione. Siate decisi nel compiere i doveri del vostro stato e non rinviateli.

Dio appare ai devoti in varie forme, a seconda dei loro sentimenti, ma non esiste un altro Dio. Le religioni hanno parlato di diversi dei i quali non sono altro che i diversi aspetti dell’Uno e Medesimo Dio. Criticare la Divinità che altri hanno scelto è indice di ristrettezza mentale.

Secondo il mio modo di vedere controllare la mente è facilissimo, anzi è la cosa più facile. Se solo si seguisse una disciplina con passione e fede, sarebbe sufficiente a conseguire ampi risultati.

Tutto è difficile per il pigro che non fa alcuno sforzo. E’ molto, molto facile controllare la mente, vincere la mente per diventare un individuo che trascende tutte le percezioni sensoriali e gode della beatitudine dello Spirito.

C’è una via per giungere a questo ed è quella della devozione. Nulla è impossibile a chi è devoto; egli ha tutte le possibilità.

Non c’è nulla al mondo che regga al confronto con la devozione. (Discorsi 88/89 V.I pagg. 125,123,122,119)

L’unica cosa a cui dovreste dare la priorità oggi è la ripetizione del Nome: consideratela come il massimo grado di devozione. Con la luce prodotta da Questo Nome potrete viaggiare in qualsiasi luogo e rimanere al sicuro.

Capite questa verità, che  Dio scende sulla terra per mettervi in grado di coltivare l’amore. Se riuscirete ad amarvi l’un l’altro, non ci sarà spazio né per l’odio, né per la gelosia, né per l’invidia.

Almeno da questo momento in poi, imboccate la semplicissima via della piena fede nel Nome di Dio. Spiegate anche a tutti gli altri la Santità del Nome.

Altre discipline non servono, se si ripete il Nome del Signore: questa è la pratica più facile fra tutte le preghiere ed i riti sacrificali. (Discorsi 88/89 V.I pagg. 126, 127).

 

OM SRI SATHYA SAI BABAYA NAMAH

Written by amaeguarisci in: Articoli |
Apr
26
2014
1

UN’INSOLITA E BELLISSIMA ESPERIENZA

 

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Olio su tela, m.1 x 1,50. Cliccare sull’immagine per una visione completa.

Amici cari, oggi condivido con voi una mia insolita esperienza di diversi anni fa, tratta dal primo libro da me scritto, intitolato: “IL mio risveglio – Una storia vera con Sai Baba” . Buona lettura! Vi abbraccio tutti!

Un pomeriggio, mentre cercavo di ricaricarmi di energia, sdraiata in salotto con una musica dolcissima, ebbi un’insolita e bellissima esperienza.

Ero già abituata ad usare la visualizzazione per aiutare il mio corpo nei momenti di maggiore difficoltà, ma questa volta fu diverso: non creavo, almeno coscientemente, le immagini, ma esse si susseguivano nella mia mente, come scene di un film. Era come un vero e proprio sogno da sveglia.

Vi voglio raccontare la storia bellissima alla quale assistetti.

– Mi sono tuffata nuda in mare aperto ed ho nuotato in apnea, come un bravo sub, fino a raggiungere il fondale, dove ho raccolto una sfera luminosa, come una grandissima perla.

Dentro si intravedeva un cuore: il mio!

Felice, sono ritornata in superficie e finalmente ho potuto respirare.

Ho custodito il mio prezioso tesoro dentro un sacchetto, attaccato con una cordicella al collo.

Ho nuotato a dorso con vigore, in modo che il dono ritrovato restasse appoggiato sul mio petto.

Finalmente ho raggiunto la riva. Sorridente, ho corso sulla sabbia bionda, finissima, morbidissima.  Ricordo perfettamente la sensazione sotto i piedi.

C’erano delle dune e qualche cespuglio. Poi ho raggiunto una macchia verde e molto fitta, e mi sono ritrovata in una foresta tropicale.

Ho incominciato a correre nel sottobosco. C’erano anche delle liane che ho usato come Tarzan, per muovermi più rapidamente.

Sapevo che c’erano ragni, serpenti velenosi, ed altri animali pericolosi, ma non avevo paura di nulla: erano tutti amici miei.

Incominciava un pendio. Mi sono arrampicata come potevo, attaccandomi ai cespugli e alle rocce, per non scivolare sull’erba bagnata.

Ho sentito, sempre molto bene, la sensazione tattile sotto i piedi e le mani, come pure gli odori: quello salmastro quando mi trovavo in riva al mare, e quello degli alberi, dei fiori e della terra bagnata, quando ero in mezzo alla foresta. Ricordo con immenso piacere la sensazione di forte energia che pervadeva tutto il mio corpo.

Dopo un po’ ho raggiunto un cunicolo. Mi ci sono infilata: era strettissimo e buio, ma il sorriso non mi ha mai abbandonato.

Ho provato una sensazione di compressione, che veniva esercitata dalle pareti strette del cunicolo sul mio corpo, quasi di claustrofobia, ma continuavo a sorridere, perché sapevo che nulla avrebbe potuto ostacolare la mia corsa. Nulla avrebbe potuto farmi davvero male.

Finalmente ho rivisto la luce del sole e sono tornata all’aperto. Ho urlato: “Sono libera!”

Ho poi lavato il corpo infangato sotto una cascata spumeggiante. Ho anche nuotato nel laghetto che quest’ultima formava. Che sensazione di fresco, di pulito!

Mi sono sentita forte e vigorosa come non mai.

Ho ripreso il cammino. Mi trovavo ora in un paesaggio di montagna. C’era una parete di roccia da superare; mi arrampicavo, mani e piedi; mi attaccavo ad ogni appiglio per arrivare in cima ad un promontorio, dal quale si godeva tutto il panorama: il mare dal quale ero emersa, le dune di sabbia, la foresta, le cime rocciose delle alte montagne tutte intorno. Che spettacolo meraviglioso! Che indescrivibile senso di potenza! Ho alzato le braccia al cielo e ho urlato: “Sono libera!  Sono forte! Sono sana! –

A questo punto le lacrime scendevano dai miei occhi, bagnando il cuscino dal quale seguivo quel “bellissimo film”.

Ma il mio percorso non era finito.

– Ho proseguito per una mulattiera, fra grossi massi di pietra, fino a raggiungere una scaletta di soffice muschio. Era morbidissimo al contatto sotto i miei piedi, ed ho visto, dopo una curva, una porticina di legno, come quelle delle case degli gnomi nelle fiabe.

Nel terzultimo gradino c’era una veste bianca ad aspettarmi. L’ho indossata e la porta si è aperta.

Che meraviglia! Ero a casa! Ero in un mondo stupendo, luminosissimo!

Un prato morbido con tanti fiori colorati, era il pavimento; vicino alla porta c’era un pergolato, dal quale grappoli violetti di glicine penzolavano e si protendevano verso i fiori che erano per terra, come se volessero incontrarsi e baciarsi.

Sulla sinistra c’era la finestra: un precipizio dal quale si vedeva tutto il panorama; molto più ampio e più vasto di quello visto dalla radura di prima. Si vedeva anche oltre le nuvole.

C’era una fontana che zampillava e, in fondo, sulla destra, una casetta di legno; più in là, un parco meraviglioso pieno di alberi diversi: betulle, abeti, querce e salici piangenti che accarezzavano il prato.

C’era qualcosa che stavo cercando con lo sguardo e che finalmente ho trovato.

Era una piccola statua di Sai Baba, posta su un piedistallo.

Io felicissima, mi sono sdraiata per terra, con la faccia rivolta in giù e le braccia aperte, formando una croce, come fanno i sacerdoti al momento dell’ordinazione.

“Ecco, Baba, ho fatto questo lungo viaggio per riportarTi il mio cuore. Tienilo, è Tuo!”

Poi ho sentito una voce, calma e dolcissima, alle mie spalle: “Ciao Italia, sono qui! Non hai bisogno di adorare la Mia Forma (intendendo in una statua di pietra): Io sono qui!”

Mi sono girata, mi sono alzata e, piangendo di immensa gioia, Gli ho buttato le braccia al collo, come una bimba sola e spaventata che finalmente ritrova il Padre e la Madre ad uno stesso tempo.

In questo abbraccio dolcissimo io mi sono sciolta. Vedevo il mio corpo fondersi in Lui. Vedevo la mia luce immergersi nella Sua Luce.

Ero rimasta solo Io: Sai Baba, il Signore dell’Universo. L’onda si era immersa nel mare.

Camminando con la Mia veste arancione, che tutti i fiori cercavano di toccare girandosi e protendendosi verso di Me, Mi sono avviata verso il pendio dal quale si ammirava l’immenso panorama ed ho esclamato: “Quanto è bello il Mio Creato!” –

Che esperienza meravigliosa! Che sensazione indescrivibile!

Avevo vissuto tutto come se fosse vero.

Come nel sogno proviamo gioia e dolore, io avevo vissuto davvero quell’esperienza, anche se in un’altra dimensione. Non era né quella della veglia normale, né quella del sonno. Non so cosa altro dirvi; per me è stato proprio un sogno ad occhi aperti.

Ho riflettuto, in seguito, su quest’esperienza.

Ho capito di aver visto tutta la mia vita: quella che è stata e quella che sarà.

Ho dovuto sprofondare negli abissi, per ritrovare il mio cuore perduto: il mio Sé. Ho dovuto fare un viaggio fra mille pericoli, con mille ostacoli e difficoltà. Ma dal momento che mi ero riappropriata del mio Sé e che l’avevo riconosciuto, il viaggio non poteva più spaventarmi o togliermi il sorriso, perché sentivo che era un gioco da giocare, una corsa ad ostacoli, una rappresentazione teatrale, che non poteva turbare la mia profonda e indistruttibile Natura.

Il cunicolo, poi, rappresenta la mia rinascita; sono passata ancora una volta attraverso un utero buio e stretto. Ma poi mi sono lavata, purificata, sotto la cascata di benedizioni e di amore, che il Maestro ha riversato su di me in abbondanza. Non so di preciso a che punto della storia sono arrivata in questo momento. Sta continuando di sicuro il “lavacro” sacro, che credo continuerà finché non arriverò alla porta di Casa.

Non importa quanta strada mi manca ancora da percorrere. Non importa quanto tempo ci metterò. Io ora, conoscendo la Meta, in potenza sono già a casa.

E’ solo questione di tempo; e il tempo, quando si trascorre a fianco dell’Avatar che ci fa da guida, non ha più valore. Si annulla tutto nel momento presente.

Basta esserGli vicino, guardarLo o addirittura parlarGli, o toccarLo, per essere già nell’eternità!

Allora non ero ancora andata, fisicamente, a vedere il Corpo nel quale Si è incarnato, ma avevo provato degli assaggi di quel “Dolce Squisito”, durante le Sue visite in sogno e durante i messaggi che continuamente mi comunicava con la natura.

Comunque, anche solo guardandoLo in fotografia, sentivo quell’Amore struggente che risvegliava il mio desiderio, l’unico che ormai avevo, di poter essere fisicamente davanti a Lui, che ho sempre amato; di potermi sciogliere in Lui, l’Oceano che mi ha sempre aspettato; di poter danzare Con Lui per l’eternità.

 

Volare con Te

Danzare con Te

Sciogliermi in Te

Amarti, mio Dio,

sempre

per sempre

per l’eternità.

 

P.S. Questo mio dipinto raffigura ,  in qualche modo , ciò che avevo visualizzato .

Written by amaeguarisci in: Articoli |
Apr
24
2014
2

TRIBUTO A SAI BABA

 

69

 

Amici cari, esattamente tre anni fa L’avatar della nostra era: Bhagawan Sri Sathya Sai Baba, ha lasciato le spoglie mortali.

Questo è il mio tributo a Colui che, con il Suo Amore Immenso, mi ha ridato la vita fisica e spirituale. Queste parole, so già, sono le parole di moltissimi di voi che state  leggendo. Vi abbraccio tutti!

 

TRUBUTO A SAI BABA

Ci hai guariti da mali incurabili.

Da  materialisti  ed  edonisti , Tu

ci hai trasformati in ricercatori della Verità.

Con la Tua Vita, con il Tuo Esempio,

ci hai insegnato cos’è l’Amore,

e dell’Amore,

 perdutamente, ci hai fatto innamorare.

Ci hai fatto comprendere che fra noi e Te non c’è  mai stata separazione,

come non c’è mai stata fra ogni essere del Creato.

Tutta la nostra sete di conoscenza

e   tutta la  nostra  fame d’amore,

hanno trovato finalmente in Te ristoro.

Ai Tuoi  piedi abbiamo  pianto di gioia.

Ai Tuoi piedi abbiamo pianto d’Amore.

Ai tuoi piedi il nostro ego si è annichilito.

 Ai Tuoi piedi abbiamo trovato  le risposte.

Ai Tuoi  piedi abbiamo provato il  Paradiso.

Ai Tuoi Piedi ai Tuoi Santi Piedi noi ci inchiniamo!

D’Amore  e infinita  Gratitudine  noi   piangiamo!

Ai Tuoi Piedi ai Tuoi Santi Piedi noi ci inchiniamo!

D’Amore  e  infinita  Gratitudine  noi  piangiamo!

Ai Tuoi Piedi ai Tuoi Santi Piedi noi ci inchiniamo!

D’Amore  e  infinita  Gratitudine  noi  piangiamo!

Written by amaeguarisci in: Articoli |
Apr
22
2014
1

GUARDIAMO IL BELLO E IL BUONO, ASCOLTIAMO IL BELLO E IL BUONO

 

CANE E AGNELLINO

 

Amici cari,

tutti i maestri spirituali ci hanno insegnato a focalizzare la mente su ciò che è sacro e puro.

Come ogni persona sta ben attenta  a non mangiare cibi velenosi ed amarissimi, allo stesso tempo dovrebbe  stare molto attenta a ciò che fa entrare dentro di sé attraverso gli altri organi di senso: la vista, l’udito, l’odorato, il tatto.

La nostra mente è come un foglio di carta assorbente:  se ci avvolgiamo un pesce, puzzerà di pesce; se ci avvolgiamo un dolce alla vaniglia, profumerà di vaniglia.

A volte, molti fratelli che seguono un percorso spirituale, colti da indignazione per ciò che gli uomini-demoni fanno agli altri uomini e agli animali, guardano video o foto scioccanti, di pura crudeltà ed infinito dolore, nella speranza di far cessare tali crudeltà.

Comprendo che il loro desiderio è quello di far del bene, ma forse non tutti sanno che quando ci soffermiamo su qualcosa di negativo, anche con la vista, l’udito e gli altri sensi, non facciamo altro che dare energia a quello schema pensiero che crea quelle atrocità. E’ come dare benzina per alimentare  ancor più quel fuoco distruttivo .

Ormai tutti sanno che il pensiero ed il sentimento creano la nostra realtà. Pensando continuamente a ciò che non vogliamo, contribuiamo a mantenere e ricreare quella realtà. Si sa che i film catastrofici, guardati con partecipazione emotiva da moltissima gente, non fanno altro che creare le realtà immaginate nei film.

Dopo lo schianto degli aerei sulle torri gemelle, per un certo periodo di tempo si erano verificati fatti analoghi in altri luoghi. Anche a Milano un piccolo aereo era andato a schiantarsi su un altissimo palazzo. Perché? Perché quelle scene distruttive sono state riproposte  e guardate innumerevoli volte.

Quando vogliamo manifestare per  creare più pace,  più benessere, più amore, più giustizia, ecc., l’ultima cosa da fare è manifestare contro la guerra, contro la fame, contro l’odio, contro ciò che vogliamo sparisca.

Il nostro pensiero attira e crea ciò che pensiamo, ciò a cui diamo energia. L’universo non registra la parola “non” e nemmeno la parola “contro”, registra quello che immaginiamo, vediamo, pensiamo e così creiamo.

Quando Gesù e i suoi discepoli videro una carcassa di un cane morto, mentre gli altri rimasero disgustati da quella vista, Gesù si concentrò sull’unica cosa bella che vide e disse: “Che bei denti aveva questo cane!”.

Tutto questo per dirvi di stare attenti al morboso desiderio di guardare e mostrare ad altri (anche su face book ) atrocità inguardabili,  che offendono profondamente la Divinità di tutti. Piangere, rimanere disgustati, rimanere pietrificati, sentire una fitta al cuore, cambiare negativamente la chimica del corpo per il veleno che vi abbiamo messo dentro, non solo non fa diminuire le atrocità , ma crea malessere che si va ad aggiungere ad altro malessere, e la “nuvola nera” dei cattivi pensieri  e dell’inquietudine che avvolge il mondo diventa sempre più fitta.

Odiare, mandare maledizioni e parolacce alle anime  che fanno atrocità, anziché aiutarle a cambiare, le fa sprofondare ancor più. Ma in quel burrone ci finisce anche chi odia, chi disprezza e, in nome dell’amore, le ammazzerebbe.

Cosa fare allora? Guardiamo e mostriamo ad altri immagini di profondo amore e tenerezza fra esseri umani e fra uomini e animali. Parliamo del bello, di ciò che vogliamo si concretizzi. Possiamo fare anche manifestazioni pubbliche , ma non contro qualcosa, ma a  favore di tutto ciò che desideriamo di bello e di buono.

Riempiamoci di tutto ciò che fa aumentare l’empatia, la gioia, l’amore, la tenerezza, la compassione. Allora, ciò che da noi emanerà andrà a togliere forza ai poteri oscuri, toglierà forza alla malvagità.

Più anime si risveglieranno alla gioia e all’amore e più i castelli dell’orrore si sgretoleranno.

Il più grande aiuto che possiamo dare al Mondo intero, anzi, all’Universo intero, è la nostra evoluzione, il nostro risveglio spirituale, il nostro cambiamento, il nostro amore a 360 gradi.

 

Non guardare il male: guarda solo ciò che è buono.

Non ascoltare il male: ascolta solo ciò che è buono.

Non parlare del male: parla solo di ciò che è buono.

Non pensare al male: pensa solo a ciò che è buono.

Questa è la strada che conduce a Dio.

Sathya Sai Baba

 

Written by amaeguarisci in: Articoli |
Apr
21
2014
-

SAI BABA: Il Piccolo Guru – Tratto dal libro: Il Piccolo Sai Baba

 

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Cari amici,

Oggi vi propongo un altro articolo tratto dal libro che ho scritto : ” Il Piccolo Sai Baba”,  che narra dell’infanzia dell’Avatar della nostra era.

Fra le nove via della devozione, la prima è proprio quella dell’ascolto delle storie divine.

Lasciamoci immergere in questo racconto,  dove il Piccolo Sai ci riempie il cuore di dolcezza. Buona lettura!

3

IL PICCOLO GURU

 

Io sono un bambino tra i bambini,

una donna tra le donne

 un uomo tra gli uomini

e quando sono solo

sono Dio.

Baba

 

Ben presto Sathya divenne il Beniamino dell’intero villaggio. Imparava più velocemente di chiunque altro, le Sue parole dimostravano più saggezza di quelle degli stessi adulti che dovevano badare alla Sua educazione.

Tutte le mamme del villaggio Lo additavano come esempio da seguire; non c’è quindi da meravigliarsi se prestissimo fu chiamato Guru (maestro) e Brahmajnani (colui che ha raggiunto la conoscenza di Brahaman, cioè Dio).

Sathya non aveva mai un attimo di riposo, non stava mai fermo. Ovunque andasse una frotta di bambini Lo seguiva, e quando tornavano a casa, i familiari erano entusiasti e sbalorditi nell’ascoltare le storie incredibili che i figlioletti raccontavano sui prodigi di Sathya; come quando, per esempio, trasformava le pietre in grossi pezzi di zucchero e manciate di sabbia in dolci squisiti.

Egli portava spesso i bambini sulle rive del fiume Citravati, e lì insegnava loro diversi bhajan (canti sacri). Alcuni erano indirizzati ad una divinità sconosciuta: SAI BABA.

Non era, però, ancora giunto il momento di rivelare a tutti che stava parlando di Se Stesso.

Il Piccolo Sai Baba, più cresceva, più andava in cerca di derelitti, poveri e malati da sfamare. Con il Suo esempio insegnava la compassione e l’amore anche agli adulti; non c’era da stupirsi se tutti nel villaggio incominciarono a trattarlo come un guru (maestro spirituale).

Egli dimostrava un amore smisurato verso ogni creatura. Stava alla larga dai luoghi dove venivano uccisi e torturati gli animali, oppure dove il pesce veniva intrappolato.

Quando veniva scelto un uccello per la cena, Egli correva a prenderlo prima degli altri per stringerselo al petto. Alla manifestazione di così tanto amore gli anziani del villaggio spesso desistevano dal loro intento e risparmiavano quel povero animaletto.

Con il Suo atteggiamento, il Piccolo Sai Baba ricordava a tutti che Dio si trova in ogni essere, per cui, il servizio reso a qualunque essere è reso a Dio, ed il male fatto a qualsiasi essere è fatto a Dio Stesso.

I monelli del paese non tolleravano chiunque fosse stato diverso da loro: Sathya, con la Sua pulizia, il Suo splendore, la Sua bontà e bellezza, era bersaglio dei loro dispetti.

Sapendo quanto Egli soffrisse nel vedere la sofferenza degli animali, si divertivano a far dondolare un pollo a testa in giù, a dare calci ai cani e ad attorcigliare la coda dei buoi.

Un giorno i soliti monelli catturarono una dozzina di rane, ma che successe subito dopo? Meraviglia delle meraviglie! Sathya le trasformò tutte in rondini, che spiccarono il volo verso la salvezza! I Suoi amici rimanevano ogni giorno più sbalorditi!

Spesso il Divino Fanciullo veniva buttato nelle pozzanghere di fango, affinché i suoi vestitini, appena stirati, si imbrattassero ben bene. Sathya, quando tornava a casa, si metteva addosso un asciugamano e lavava quei Suoi unici vestiti, dopodiché li stirava con una scatola di ferro contenente della brace. Il nostro Piccolo Eroe, però, non rivelò mai alla madre i nomi dei responsabili dei misfatti; non voleva che venissero puniti. Non manifestò mai sentimenti vendicativi di odio o di semplice antipatia. Perdonava tutti, amava tutti, come il sole che illumina belli e brutti, buoni e cattivi. Egli insegnava fin da Piccolo questi princìpi: “Dare è umano, dimenticare è Divino. Più perdonate più diventate simili a Dio.

Non giudicare nulla come cattivo; se uno ti fa del male e tu ti vendichi, allora tu sei cattivo quanto lui. Se, invece, perdoni e non consideri cattivi gli altri, tu gli aiuti a cambiare.

Se nella stanza c’è cattivo odore e accendi l’incenso, il suo profumo corregge la puzza della stanza. Le cattive azioni devono essere ricambiate con buone azioni, con un buon modo di vedere, così il male sarà corretto”.

Durante la festa del Natale del Signore Rama gli abitanti del villaggio vennero svegliati da una festosa musica.

Su un carro decorato con ghirlande di fiori veniva trasportato un quadro raffigurante il Signore Rama.

Le sorelle di Sathya si accorsero che il Fratellino non era in casa. Corsero ansiosamente a cercarLo perché era già passata la mezzanotte. Ma proprio in quel momento passò il carro, e Chi videro seduto comodamente sotto il quadro? Proprio Sathya che allora aveva solo cinque anni!

Era elegantemente vestito e se ne stava lì, sorridente, come un’Autorità a farsi trasportare dal carro.

Quando chiesero ai compagni perché Egli fosse seduto lassù in alto, anziché camminare con loro, essi senza esitazione risposero: “Egli è il nostro Guru!”.

Già a cinque anni, Sathya, che era ancora più piccolo dei suoi coetanei, era lì seduto in tutta la Sua Gloria, in tutta la Sua Maestà!

Egli dopo qualche anno avrebbe detto: “Questa Forma di Sai è la Forma di tutti i vari nomi che l’uomo usa per adorare il Divino. Perciò, vi insegno che non dovrebbe essere fatta alcuna distinzione fra i nomi di Rama, Krishna, Iswara, Gesù, Sai, ecc., perché sono tutti nomi Miei”.

Sì, Egli è il Guru di tutti in tutto il mondo!

 

Written by amaeguarisci in: Articoli |
Apr
19
2014
2

RESURREZIONE : condivido con voi il mio concetto di resurrezione

UOMO DIVINO

 

Amici cari, domani è Pasqua!

Un senso di gioia pervade gli animi. Voglio esprimervi tutto quello che per me significa Resurrezione.

Ogni volta che superiamo “una morte “ interiore, noi risorgiamo a nuova vita.

Quando elaboriamo il nostro passato e finalmente lo accettiamo, perdonando noi stessi e gli altri, risorgiamo a nuova vita.

Quando siamo disposti a fare pulizia nella nostra “soffitta interiore” da tutte le brutte abitudini, da tutto ciò che più non ci si addice, risorgiamo a nuova vita.

Quando nella malattia e nella sofferenza, sappiamo di essere come la crisalide nel bozzolo e che presto ci spunteranno le ali, risorgiamo a nuova vita.

Quando lasciamo andare  tutte le cose diventate per noi banali  ed illusorie , risorgiamo a nuova vita.

Quando la  smettiamo di incolpare gli altri per i nostri dispiaceri e i nostri insuccessi, risorgiamo a nuova vita.

Quando lasciamo liberi gli altri dai nostri attaccamenti e dalle nostre aspettative, risorgiamo a nuova vita.

Quando guardando chi ci offende, vediamo Dio che è venuto ad insegnarci qualcosa, risorgiamo a nuova vita.

Quando superiamo il dolore, sia fisico che emotivo, senza perdere la fede , risorgiamo a nuova vita.

Quando, messi con le spalle al muro, ci accorgiamo di avere comunque una via d’uscita,  risorgiamo a nuova vita.

Quando stiamo per precipitare e urliamo con tutto il fiato: “DIO aiutami!”, risorgiamo a nuova vita.

Quando camminiamo in mezzo alla natura e  sentiamo di farne parte, risorgiamo a nuova vita.

Quando la gioia ed il benessere di un’altra creatura  è la nostra stessa gioia ed il nostro stesso benessere, risorgiamo a nuova vita.

Quando per noi  i nemici non sono più tali: sono solo opportunità di crescita, risorgiamo a nuova vita.

Quando siamo sicuri che qualunque cosa accada è per il nostro bene, risorgiamo a nuova vita.

Quando abbiamo il coraggio di guardarci allo specchio e di amare la nostra Immagine Divina, risorgiamo a nuova vita.

Quando improvvisamente sentiamo il dolore degli altri, siamo in empatia con loro, sentiamo di essere uno con loro,  risorgiamo a nuova vita.

Quando le priorità della vita improvvisamente cambiano e ci accorgiamo di non aver più bisogno di tante cose, risorgiamo a nuova vita.

Quando siamo pronti a chiedere scusa, a prenderci sempre le nostre responsabilità, continuando ad amarci nonostante tutto, risorgiamo a nuova vita.

Quando abbiamo il coraggio di frugare nella “nostra immondizia”, consapevoli che noi non siamo quello, risorgiamo a nuova vita.

Quando gli altri non ci riconoscono più e  vedono nei nostri occhi una luce diversa,  siamo risorti a nuova vita.

Quando guardando gli altri vediamo solo noi stessi, siamo risorti a nuova vita.

Quando percepiamo Dio in ogni cosa ed in ogni creatura, siamo risorti a nuova vita.

Quando un’onda travolgente d’amore staziona nel nostro cuore, siamo risorti a nuova vita.

Quando la nostra voglia di sentirci uno con Dio è superata soltanto dall’immenso amore per Lui, siamo risorti a nuova vita.

 

BUONA RESURREZIONE A TUTTI!

 

Written by amaeguarisci in: Articoli |
Apr
18
2014
1

INNAMORARSI DI DIO

 

FIORI CILIEGIO

Cari amici,

In questo venerdì santo, a due giorni dalla santa Pasqua, parliamo della cosa più importante, la cosa che ci fa avvicinare sempre più alla Meta, la cosa che ci dona più gioia, che ci aiuta a guarire, che ci fa scoprire chi siamo, la cosa che fa innalzare le vibrazioni di ogni nostra cellula. Cos’è questa cosa? E’ INNAMORARSI DI DIO, E’ AMARLO PERDUTAMENTE!

La devozione, un po’ snobbata da tante menti abituate a studiare, esaminare, “spaccare i capelli in quattro”, è il sentimento che aiuta l’espansione della nostra coscienza.

Immaginiamo uno scrigno d’oro nel nostro cuore. In questo scrigno sacro è depositato tutto il nostro sapere, tutta la nostra onniscienza, tutta la nostra potenza, tutta la nostra Divinità. Ce l’abbiamo tutti, ma non tutti hanno trovato le chiavi per aprirlo. Sembriamo degli scassinatori provetti: abbiamo provato con un “piede di porco”, con attrezzi vari, abbiamo tentato di forzare la serratura usando la mente, lo studio, e quella che noi intendiamo come cultura, ma chissà perché lo scrigno non si è aperto. Metterci una bomba per aprirlo non serve: più si cerca di forzarlo e meno si apre.

Cos’ è che fa aprire questo scrigno segreto? Una formula magica? Uno strumento supertecnologico?

No cari amici, niente di tutto questo: Solo l’amore!

E qual è l’amore più sacro? Quello che va oltre le aspettative terrene e gli attaccamenti egoici: L’amore per Dio! Che è, quindi, amore per ogni creatura, per tutto e per tutti!

Ho già scritto un articolo che si intitola : La potenza della fede e della devozione . Non ripeto, ora, ciò che ho già scritto in questo articolo, potete sempre andare a rileggerlo.

Riporto queste parole di Bhagawan Sri Sathya Sai Baba:

“La devozione non può essere confinata ai riti come l’adorazione, il pellegrinaggio o le visite ai templi; queste sono semplicemente azioni che indicano devozione.

C’è un potere che fornisce l’impulso fondamentale per queste azioni e questo è l’amore per Dio.  Bhakti, o devozione, significa Paripurna Prema, o amore onnicomprensivo. Questo amore è privo di motivazione; l’amore basato su un ulteriore motivo non può essere amore vero. Come un fiume cerca di unirsi all’oceano per suo impulso naturale, come un’edera si avvolge naturalmente ad un albero per salire in alto. L’amore del devoto è un’espressione spontanea dell’anelito di realizzare Dio, libera da qualsiasi tipo di desideri mondani. Immemore di tutte le altre cose, esso proclama di non aver bisogno di nessuno, eccetto di Dio. Esso considera il Divino come l’Uno che è presente in ogni cosa. Solo quando si può riconoscere l’onnipresenza del Divino si è capaci di sperimentarlo (Pensiero del giorno del 24.2.2006).

Sai Baba ci raccontava che le gopi, le pastorelle analfabete innamorate di Krisna, erano state in altre vite dei grandi rishi (saggi) e che avevano studiato tutte le sacre scritture. Ma non avendo fatto l’ultimo balzo per la realizzazione di Dio, avevano voluto sperimentare la grande potenza della devozione all’Avatar Krisna, proprio per raggiungere la Meta. Le gopi Lo adoravano in ogni cosa, in ogni creatura. Erano così immerse in quell’amore Divino che, come un fuoco dirompente, aveva bruciato ogni scoria dalle loro anime e  dalle loro menti. Così, con quella purezza e con quella gioia estatica che dalla purezza deriva, avevano potuto fondersi nell’Uno, tanto Agognato e tanto Adorato.

Amici miei! C’è una pazzia che è tanto benefica: La pazzia per Dio!

E’ questo tipo di pazzia che ci fa cantare, che ci fa ballare, che ci fa sentire bambini gioiosi, che ci fa superare le prove più dure, che ci fa guarire da tutto il nostro passato.

Se c’è una preghiera davvero utile è proprio questa: “Signore, fa che il mio amore per Te cresca ogni giorno di più! Fa che possa amarti con tutto il mio cuore, la mia mente, la mia anima! Fa che possa, in quest’Amore, fondermi in Te!

 

BUONA PASQUA! E BUON INNAMORAMENTO A TUTTI!

 

 

 

Written by amaeguarisci in: Articoli |
Apr
17
2014
1

SAI BABA CI PARLA DI PACE SUPREMA

 

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Ciao ragazzi!

Sono davvero tanti i testi scritti ed i discorsi lasciati dall’Avatar della nostra era: Bhagawan Sri Sathya Sai Baba. Tutti sono preziosi tesori che Egli ci ha donato.   Ha davvero una grande fortuna chi sente il desiderio di nutrire il proprio spirito e la propria mete con questo cibo eccelso, sublime e divino!

Fra i tanti testi scritti che Sai Baba ci ha lasciato, c’è n’è uno che si intitola: “ La Pace Suprema  ( Edizioni: Mother Sai Publications), una raccolta di articoli scritti dall’Avatar in Persona e pubblicati sulla rivista mensile edita a Prashanti Nilayam (letteralmente : La Dimora di Pace Suprema, il nome dell’Ashram di Sai Baba), intitolata Sanatana Sarathi ( L’Eterno Auriga).

Voglio riportare alcuni stralci di questo libro che, anche se tradotto dal telegu (lingua   dello stato di nascita di Sai Baba) all’inglese e successivamente in italiano, perdendo molto del lessico poetico del Maestro,  conserva ancora tutta la potenza  e la freschezza della Sua Parola.

Vi lascio a questo tesoro:

 

A voi che leggete: il fiume di questo Amore estingua il fuoco divampante dell’inquietudine, dell’ignoranza, dell’ingiustizia e della miscredenza che vi consuma, e plachi la vostra sete. Vi inondino la pace, la gioia e la felicità!

C’è molta gente che non sa nemmeno che cosa significhi la parola “Prashanti”. La Pace interiore è una specie di spina dorsale per ciascun individuo; per il discepolo che ha intrapreso il cammino spirituale è il respiro stesso.

Ognuno intende la parola con un significato diverso. Molti credono di avere la pace quando hanno soddisfatto qualche desiderio materiale che li tormentava! Ma quella non è vera pace; invece non è altro che un intervallo di breve durata tra una seccatura e un’altra. La sillaba “ pra” di Prashanti significa “espansione”, “crescita”, “sviluppo”; quindi, Prashanti sta ad indicare un tipo di pace che è in espansione, e cioè, assenza di desiderio, d’ira, di concupiscenza, di odio. Prashanti vuol dire avere successo nell’eliminazione di tutte quelle tendenze che trovano il loro punto di congiunzione nel desiderio e nella collera.

 La pace deve trovare uguale e coerente espressione nei sentimenti, nel modo di parlare e di atteggiarsi, nelle azioni: è allora che diventa Suprema Pace, Pace Reale. Senza questa pace non è possibile sperare in alcuna felicità, terrena, ultraterrena o soprannaturale che sia.

 La pace che ti ha riempito il cuore, una volta raggiunta,, non deve essere più turbata per nessuna ragione: quello è l’unico genere di pace che merita di essere chiamata Prashanti.

La Pace Suprema non conosce alti e bassi, non può giungere a singhiozzi nelle avversità e completa nella prosperità; non può essere d’un tipo oggi e d’un altro domani. L’incessante flusso di beatitudine che si mantiene comunque nel tempo, è Prashanti.

 Ogni singolo ricercatore ha il sacrosanto diritto di guadagnarsi tale pace, perciò dovrà apprendere il cammino che lo conduce a quella meta.

Il mondo d’oggi risente di una politica egoistica, di una religione nichilista e di una competizione spietata; è davvero un ignobile stato di cose. L’uomo ha dimenticato del tutto di essere fondamentalmente di natura divina. In una siffatta crisi ciò che serve con urgenza è la pace, l’amore…

Il combustibile dell’amore produce la fiamma divina della pace; l’amore è portatore di unità per tutto il genere umano, e questa unità, di concerto con la conoscenza spirituale, porterà pace al mondo intero.

 La Pace è l’autentica  natura del Sé; prende dimora solo in un cuore puro, non si accompagna mai ad un cuore avido di desideri a non finire. La pace è la caratteristica distintiva di Yoghi, saggi e di coloro che ricercano la Verità: non dipende d fattori esterni e fugge gli egoisti e i sensuali; detesta stare in compagnia di persone siffatte.

 La pace riempie la vita di elevazione spirituale e di saggezza, naturale corredo della beatitudine. La pace genuina si conquista solo per mezzo del controllo dei sensi, e solo in quel caso può definirsi Prashanti. L’esperienza di quello stato è come il “torrente della Pace”, che si ottiene e si mantiene lontana da ogni turbamento calmando le turbinose onde delle agitazioni mentali e livellando le acque increspate dai vortici di piaceri e dispiaceri, amori e odi, dolori e gioie, speranze e disperazioni.

La Pace è della stessa natura dell’Atma, l’immarcescibile Sé, che non muore come il corpo e la mente; è universale, sottile, della stessa natura della conoscenza. Così, anche la pace condivide le medesime caratteristiche.

Se la conoscenza del Sé distrugge l’illusione, il dubbio, la sofferenza, a maggior ragione conferisce una pace intramontabile e, con essa, santità e felicità.

 Solo da un cuore assorto nella pace può uscire dell’amore puro, poiché essa è un’atmosfera che avvolge e purifica tutto. La pace non è un’idea che giunge alla fine di un processo di logica: è la Disciplina delle discipline, la  materia di studio di tutte le vite vissute con la finalità di giungere alla perfezione.

La mente dell’uomo è come la superficie di un foglio di carta bianca fresco di fabbrica; non appena hanno inizio pensieri, sentimenti ed azioni, incominciano pure a prodursi segni e macchie nella mente, mentre il corpo è subordinato all’energia vitale, o prana, la quale dipende dalla mente e dai desideri che l’agitano. La giustizia e la verità sono ottenebrate dal bisogno di tenere all’etichetta, di essere alla moda, ai conformismi, alle consuetudini, e così via, e l’individuo si trova ad essere proiettato in una folla, che invade la sua vita privata e gli annienta il bisogno di solitudine.

Perciò occorre innanzitutto calmare e pacificare la mente; solo allora si potrà avere un corpo sano e un’intelligenza vivace.

Non si può dirigere il pensiero su molti oggetti, ma su un solo oggetto per volta; e nondimeno è un groviglio di pensieri, desideri, fantasie, immaginazioni e tutto quel che segue…(Pagg.11-18)

 

Se il devoto ha dedicato corpo, anima ed esistenza interamente al signore, allora sarà Lui, il Signore Stesso, a pensare ad ogni cosa, giacché Egli sarà sempre con  il devoto. In questo caso non c’è bisogno di pregare. Ma voi vi siete dati completamente al Signore e avete riposto tutto nelle Sue mani? Sembra di no. Quando sopraggiungono le delusioni, capitano delle sventure, sfumano i progetti, il devoto se la prende col Signore, mentre altri lo invocano perché venga loro in soccorso. Se però evitaste di cadere in uno o l’altro di questi due estremi, come pure di dipendere dagli altri, e se in qualsiasi circostanza, buona o avversa, aveste fede in Lui, perché mai Egli dovrebbe rifiutarvi la Sua Grazia? Che emotivo avrebbe di farvi desiderare il Suo aiuto?

Gli uomini non si lasciano mai condurre pienamente ed incondizionatamente dal Signore; per questo, sebbene voi non siate che degli esecutori, e degli strumenti nel fare ogni cosa, continuate a pregare con fede e devozione.

E’ dalla fede che sgorga la pace, non già dalla fretta precipitosa. La virtù della pace è il primo requisito che serve per ottenere la Grazia di Dio e la conseguente consapevolezza della Realtà. (Pagg. 30,31)

  Cari amici, se la mente non è in pace, non possiamo avere una duratura salute fisica. L’agitazione, lo stress, l’ansia, i cattivi pensieri e sentimenti cambiano la chimica del nostro organismo, causando innumerevoli malattie.

Se anche lo scopo di una persona fosse solamente quello di raggiungere Dio, senza preoccuparsi della salute, è bene che sappia che la mancanza di pace mentale è un impedimento al raggiungimento della meta ultima della vita: la fusione con Dio.

Non possiamo permetterci di aspettare che le situazioni esterne a noi migliorino per ottenere la pace: l’esterno riflette sempre il nostro interno. Non può esserci pace nel mondo intero finché la maggior parte della gente non abbia raggiunto questo bene preziosissimo dentro di sé.

 

 

 

 

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