Apr
21
2014

SAI BABA: Il Piccolo Guru – Tratto dal libro: Il Piccolo Sai Baba

 

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Cari amici,

Oggi vi propongo un altro articolo tratto dal libro che ho scritto : ” Il Piccolo Sai Baba”,  che narra dell’infanzia dell’Avatar della nostra era.

Fra le nove via della devozione, la prima è proprio quella dell’ascolto delle storie divine.

Lasciamoci immergere in questo racconto,  dove il Piccolo Sai ci riempie il cuore di dolcezza. Buona lettura!

3

IL PICCOLO GURU

 

Io sono un bambino tra i bambini,

una donna tra le donne

 un uomo tra gli uomini

e quando sono solo

sono Dio.

Baba

 

Ben presto Sathya divenne il Beniamino dell’intero villaggio. Imparava più velocemente di chiunque altro, le Sue parole dimostravano più saggezza di quelle degli stessi adulti che dovevano badare alla Sua educazione.

Tutte le mamme del villaggio Lo additavano come esempio da seguire; non c’è quindi da meravigliarsi se prestissimo fu chiamato Guru (maestro) e Brahmajnani (colui che ha raggiunto la conoscenza di Brahaman, cioè Dio).

Sathya non aveva mai un attimo di riposo, non stava mai fermo. Ovunque andasse una frotta di bambini Lo seguiva, e quando tornavano a casa, i familiari erano entusiasti e sbalorditi nell’ascoltare le storie incredibili che i figlioletti raccontavano sui prodigi di Sathya; come quando, per esempio, trasformava le pietre in grossi pezzi di zucchero e manciate di sabbia in dolci squisiti.

Egli portava spesso i bambini sulle rive del fiume Citravati, e lì insegnava loro diversi bhajan (canti sacri). Alcuni erano indirizzati ad una divinità sconosciuta: SAI BABA.

Non era, però, ancora giunto il momento di rivelare a tutti che stava parlando di Se Stesso.

Il Piccolo Sai Baba, più cresceva, più andava in cerca di derelitti, poveri e malati da sfamare. Con il Suo esempio insegnava la compassione e l’amore anche agli adulti; non c’era da stupirsi se tutti nel villaggio incominciarono a trattarlo come un guru (maestro spirituale).

Egli dimostrava un amore smisurato verso ogni creatura. Stava alla larga dai luoghi dove venivano uccisi e torturati gli animali, oppure dove il pesce veniva intrappolato.

Quando veniva scelto un uccello per la cena, Egli correva a prenderlo prima degli altri per stringerselo al petto. Alla manifestazione di così tanto amore gli anziani del villaggio spesso desistevano dal loro intento e risparmiavano quel povero animaletto.

Con il Suo atteggiamento, il Piccolo Sai Baba ricordava a tutti che Dio si trova in ogni essere, per cui, il servizio reso a qualunque essere è reso a Dio, ed il male fatto a qualsiasi essere è fatto a Dio Stesso.

I monelli del paese non tolleravano chiunque fosse stato diverso da loro: Sathya, con la Sua pulizia, il Suo splendore, la Sua bontà e bellezza, era bersaglio dei loro dispetti.

Sapendo quanto Egli soffrisse nel vedere la sofferenza degli animali, si divertivano a far dondolare un pollo a testa in giù, a dare calci ai cani e ad attorcigliare la coda dei buoi.

Un giorno i soliti monelli catturarono una dozzina di rane, ma che successe subito dopo? Meraviglia delle meraviglie! Sathya le trasformò tutte in rondini, che spiccarono il volo verso la salvezza! I Suoi amici rimanevano ogni giorno più sbalorditi!

Spesso il Divino Fanciullo veniva buttato nelle pozzanghere di fango, affinché i suoi vestitini, appena stirati, si imbrattassero ben bene. Sathya, quando tornava a casa, si metteva addosso un asciugamano e lavava quei Suoi unici vestiti, dopodiché li stirava con una scatola di ferro contenente della brace. Il nostro Piccolo Eroe, però, non rivelò mai alla madre i nomi dei responsabili dei misfatti; non voleva che venissero puniti. Non manifestò mai sentimenti vendicativi di odio o di semplice antipatia. Perdonava tutti, amava tutti, come il sole che illumina belli e brutti, buoni e cattivi. Egli insegnava fin da Piccolo questi princìpi: “Dare è umano, dimenticare è Divino. Più perdonate più diventate simili a Dio.

Non giudicare nulla come cattivo; se uno ti fa del male e tu ti vendichi, allora tu sei cattivo quanto lui. Se, invece, perdoni e non consideri cattivi gli altri, tu gli aiuti a cambiare.

Se nella stanza c’è cattivo odore e accendi l’incenso, il suo profumo corregge la puzza della stanza. Le cattive azioni devono essere ricambiate con buone azioni, con un buon modo di vedere, così il male sarà corretto”.

Durante la festa del Natale del Signore Rama gli abitanti del villaggio vennero svegliati da una festosa musica.

Su un carro decorato con ghirlande di fiori veniva trasportato un quadro raffigurante il Signore Rama.

Le sorelle di Sathya si accorsero che il Fratellino non era in casa. Corsero ansiosamente a cercarLo perché era già passata la mezzanotte. Ma proprio in quel momento passò il carro, e Chi videro seduto comodamente sotto il quadro? Proprio Sathya che allora aveva solo cinque anni!

Era elegantemente vestito e se ne stava lì, sorridente, come un’Autorità a farsi trasportare dal carro.

Quando chiesero ai compagni perché Egli fosse seduto lassù in alto, anziché camminare con loro, essi senza esitazione risposero: “Egli è il nostro Guru!”.

Già a cinque anni, Sathya, che era ancora più piccolo dei suoi coetanei, era lì seduto in tutta la Sua Gloria, in tutta la Sua Maestà!

Egli dopo qualche anno avrebbe detto: “Questa Forma di Sai è la Forma di tutti i vari nomi che l’uomo usa per adorare il Divino. Perciò, vi insegno che non dovrebbe essere fatta alcuna distinzione fra i nomi di Rama, Krishna, Iswara, Gesù, Sai, ecc., perché sono tutti nomi Miei”.

Sì, Egli è il Guru di tutti in tutto il mondo!

 

Written by amaeguarisci in: Articoli |

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