Giu
16
2014

IL PICCOLO SAI BABA: CONTRO LE SOFFERENZE AGLI ANIMALI

copertina IL PICCOLO SAI BABA

Carissimi, un altro capitolo tratto dal libro: “Il Piccolo Sai Baba”. Tuffiamoci in questo mondo fantastico!

Non fate agli altri esseri viventi
ciò che non vorreste fosse fatto a voi,
perché “gli altri”, in realtà, siete voi.
Tutto è Uno, tutto è Dio.
Baba

Sathya, sin da Piccino, era contrario a tutti gli sports e ai giochi che causano sofferenza. Non permetteva ai Suoi compagni di assistere alla corsa dei carri con i buoi, ai combattimenti fra galli e alle lotte dei cani contro un orso incatenato. Insegnava a quei bimbetti a non causare alcun tipo di sofferenza a nessun essere vivente. Diceva loro: “Ricordate che tutto quello che voi fate, in bene o in male, vi torna indietro come un boomerang. Voi dovrete sopportare, un giorno o l’altro, tutto quello che fate alle altre creature, se non in questa vita, nella prossima vita. Se compirete azioni buone, riceverete tanto bene e sarete felici; se compirete azioni cattive, dovrete sopportarne le conseguenze”.

La corsa dei carri con i buoi si teneva ogni anno durante la festa di Ekadasi. Su quei carri si sedevano dalle dieci alle quindici persone, anche dei grossi pancioni! Tutti volevano battere gli altri, per poter vincere le varie scommesse. Per questo frustavano e frustavano i buoi, causando loro molta sofferenza.
Sathya disse ad un bimbo: “Il terzo carro è il tuo: vai da tuo padre e digli che non dovrebbe far soffrire i buoi, che è colpa sua se soffrono!”. Poi, rivolto ad un altro bambino: “Vai anche tu da tuo padre e digli di non far soffrire così gli animali!”.

Per la lotta dei galli, degli stiletti venivano legati alle zampe dei due animali destinati al combattimento. Lottavano finché uno dei due moriva e l’altro rimaneva ferito gravemente.
Sai diceva ai ragazzi: “E’ un gioco questo? Che senso ha far lottare due galli? E’ meglio mettere a confronto degli uomini. Che siano loro a litigare. Se si vuole dimostrare chi dei due abbia miglior valore, la competizione deve essere fra uomini! Se si vuol competere, che sia per verificare chi è il migliore nelle buone abitudini; che sia una gara delle buone azioni! Perché far competizioni che portano morte? Questa è solamente la via della perfidia, delle cattive abitudini, dei vizi; queste sono cattive azioni. Bambini, non fate mai queste cose! Ricordatevi che nel passato dell’uomo c’è tutta l’evoluzione della natura. Siamo stati minerali, vegetali ed animali, sempre più evoluti, fino ad arrivare alla nascita umana. Anche gli animali, quindi, un giorno saranno uomini. Amateli e rispettateli!”.

Pian piano, tutto ciò che Sathya insegnava si venne a sapere sempre più, finché lo seppe anche Suo padre. Un giorno andò dal Figlioletto per fargli una bella ramanzina: “Che è mai tutto questo? Sei così basso che non riesci a vedere più in alto di un metro, eppure Ti impicci delle cose degli adulti. Perché lo fai? Le decisioni spettano agli anziani del villaggio e non a Te! Perciò non Ti impicciare!”.
Sathya rispose: “Non voglio impicciarmi delle cose dei grandi; ma non posso tollerare che si uccidano gli animali e che si faccia del male alle creature viventi. Non voglio creare problemi a nessuno, né mai lascerò soffrire qualcuno solo perché mi conviene. Voi fate soffrire quei poveri animali che non possono esprimersi a parole: questo Io non l’accetto!”.
Il padre era molto esasperato. Arrivò Iswaramma e allora lui le disse: “Cerca di farLo ragionare tu”, e se ne andò. A pranzo la madre disse al Ragazzo: “Sathya, a Tuo padre non piace tutto questo; perché Ti immischi in queste cose? Se continui così Ti farai una cattiva reputazione nel villaggio”.
“Cattiva reputazione nel far del bene? Se le mie azioni sono buone non è possibile che mi faccia una cattiva nomea. E se proprio dovessi attirarmi una reputazione cattiva, lascia che arrivi. Io non mi preoccupo dell’opinione degli altri. In ogni caso Io compio solo buone azioni”.
Kondama Raju, il nonno, radunò gli anziani del villaggio e chiese loro: “In che modo mio Nipote vi danneggerebbe? Sta facendo solo buone azioni, insegna solo buone cose. La violenza deve scomparire, non ci dovrebbero essere scommesse, né alterchi fra voi, né ostilità, né inimicizie. Se il villaggio si divide a causa di litigi non avremo più pace”.

Alcuni bambini incominciarono ad odiare quel loro Coetaneo così popolare. In più, c’è da dire che Baba, quando andava a scuola, era molto amato da tutti i maestri. Quando entravano in classe, per prima cosa chiedevano: “E’ arrivato Raju?”. Questo suscitava l’invidia di alcuni bambini.
A quel tempo, il Piccolo Sai aveva solo un paio di calzoncini ed una camicia, indumenti che dovevano durare tutto l’anno, perché la Sua famiglia era molto povera.
Non appena tornava a casa da scuola, Egli stesso, come già detto, lavava e stirava quei due unici indumenti. Quei monellacci invidiosi erano molto arrabbiati con Sathya, perciò un giorno Lo trascinarono per i piedi, Gli strapparono la Sua unica camicia e Lo buttarono in una pozzanghera fangosa. Ma qualunque cosa facessero, Sathya continuava a rimanere in uno stato di somma pace. Egli disse loro: “La Pace è la Mia Forma, l’Amore è la Mia Natura, la Beatitudine è la Mia Verità. Questi sono i Miei tre princìpi di vita. Per quanto mi riguarda fate pure ciò che vi pare”.
Baba lavò il fango dai vestiti e li indossò di nuovo. Poi, per tenere insieme uno strappo nella camicia, prese delle piccole spine di cactus e cercò, con quelle, di rammendarla. Egli non poteva permettersi nemmeno una spilla da balia; a casa Sua non c’erano soldi ed Egli non desiderava chiedere niente a nessuno, poiché Egli è venuto solo per dare.

Written by amaeguarisci in: Articoli |

Nessun commento

RSS feed for comments on this post.

Sorry, the comment form is closed at this time.

Theme: TheBuckmaker.com Best WordPress Themes