Feb
25
2016

IL PICCOLO SAI BABA : I TRE SAI

copertina IL PICCOLO SAI BABA
Cari amici, oggi riporto un altro capitolo del libro che ho scritto, intitolato : “Il Piccolo Sai Baba” (Mother Sai Publications of Italy). E’un libro per ragazzi che parla dell’infanzia e della giovinezza dell’Avatar della nostra era.
Siete tutti nel mio abbraccio!

Colui che era venuto come Sai Baba
ora è tornato come Sathya Sai Baba.
Inoltre, i Sai vengono in serie.
Dopo questo Avatar ce ne sarà un altro,
Prema Sai, che nascerà nella regione di Mysore.
Baba

Pochissime persone, nella zona, avevano sentito parlare di quel Misterioso e Potente Essere Divino dell’India moderna: Sai Baba di Shirdi.
Alcuni dicevano che era un santo musulmano, altri che era un santo indù. Morì all’età di novantuno anni, nel 1918, dopo aver detto che sarebbe ritornato dopo otto anni nello stato dell’Andra Pradesh: lo stato a cui appartiene il villaggio di Puttaparthi.
Solo pochi ebbero il privilegio di capire che si trattava dell’Avatar in Persona. Egli stesso, già allora, diceva: “Perché temete se Io sono qui? Io sono Colui che tiene i fili di questa marionetta (la creazione) … Io sono onnisciente. Sono presente nel fuoco, nell’aria, nell’acqua, nella terra, nel cielo, ovunque. Io non ho limiti … Io sono la Madre di tutti. Sono Colui che manovra ogni azione. Sono il Creatore, il Protettore, il Distruttore…”. Lo stesso nome dimostrava la Sua Natura; infatti Sai significa “Madre Divina” e Baba significa “Padre Divino”.
Oggi Sai Baba dice: “Riconoscete questa verità: Sai è in tutti. Quando vi odiate l’un l’altro state odiando Sai. Quando odiate Sai, odiate voi stessi. Se volete infliggere dolore agli altri, ricordate che l’altro siete voi, solo in un’altra forma e con un altro nome”.

Sai Baba, più tardi, disse che quando era a Shirdi, vicino Bombay, era come la Madre che prepara il cibo; ora che è sceso a Puttaparthi ci serve questo cibo, preparato allora. A Shirdi Egli aveva lavorato più di nascosto: ecco perché solo pochi ebbero il privilegio di capirNe la natura.
Sai Baba ha annunciato che dopo la morte del Suo attuale corpo, a novantasei anni, ritornerà di nuovo, dopo otto anni, e si chiamerà Prema Sai Baba. Prema, in sanscrito, significa “Amore”. Si chiamerà così perché nel mondo, allora, ci sarà solo amore, amore, amore! Ora si chiama Sathya Sai Baba. Sathya, come già detto, significa “Verità”. Egli, in questa Incarnazione, è infatti venuto a dirci tutta la verità. Il Suo lavoro più grande per cambiare il mondo spetta, quindi, a questa Sua attuale Incarnazione.
Ma perché Lui che avrebbe potuto cambiare il mondo in un istante, ha scelto di venire in tre corpi successivi, per completare il Suo lavoro?
Egli stesso ci diede, più tardi, la risposta. Se avesse cambiato tutto in un istante per Sua volontà, il mondo sarebbe poi tornato peggio di prima. Solo cambiando le coscienze, una ad una, la pace e l’armonia potranno essere durature.

Ben presto arrivò al villaggio la notizia che il sottosegretario amministrativo di Penukonda era un devoto di Sai Baba di Shirdi e nella sua casa, ogni giovedì, eseguiva un rito speciale dedicato a Quel Santo. Venkappa decise di portarvi il Figlio; se il Ragazzo era veramente ciò che diceva di essere, allora il sottosegretario L’avrebbe dovuto riconoscere. La madre, Iswaramma, desiderava che quelle controversie finissero presto. Ma come poteva, Sathya, essere il Dio Narashima a Ghatikachalam e Sai Baba a Penukonda?

Il sottosegretario accettò di vedere il Ragazzo, ma non era un’anima abbastanza pura da riconoscere in Lui il Guru che aveva sempre venerato. Era troppo pieno di sé, per rispondere al richiamo della Verità; per questo dichiarò che si trattava chiaramente di un caso di disordine mentale, e consigliò ai genitori di fare ricoverare il Ragazzo in un istituto!
Sathya intervenne dicendo: “Si, disordine mentale, ma di chi? Mi hai adorato per tanti anni
ed ora che sono qui, davanti a te, non sei in grado di riconoscere il vero Sai di cui ti proclami devoto!”. Detto questo estrasse dal nulla una manciata di calda cenere e gliela tese, esattamente come Sai Baba di Shirdi aveva I’abitudine di fare con i suoi devoti. Ma l’uomo era troppo spaventato per allungare la mano, per questo Sathya sparse la cenere davanti alle immagini di Sai Baba di Shirdi.

Gli Indù hanno sempre creduto nella reincarnazione, ma era molto difficile, per i familiari, credere che il Giovane Sathya fosse la reincarnazione di un santo musulmano, del quale non avevano mai sentito parlare prima.

Quando la notizia si propagò per il villaggio, gli abitanti furono colti da sgomento davanti a quel mistero. Che ci fosse qualcosa di particolare nel Piccolo Sathya, era risaputo. Altrimenti come avrebbe potuto compiere quei prodigi?
Un giorno alcune persone arrivarono da Penukonda e andarono a casa dei Raju; avevano udito le voci dell’audace dichiarazione di Sathya: che era Sai Baba di Shirdi. Con occhi fiammeggianti uno lanciò una sfida: “Noi sappiamo che Tu sei solo un ragazzino! Il figlio di Venkappa e Iswaramma e se Tu sei lo stesso Sai che il sottosegretario adora, allora dacci subito una prova. Ora!”.
“Vi darò la prova”, rispose calmo Sathya; dopodiché materializzò dei fiori di gelsomino e li gettò sul pavimento, dicendo: “Ecco chi sono Io!”.
Tutti videro che i fiori, cadendo, avevano composto, in caratteri telegu (la lingua parlata nel villaggio), il nome “Sai Baba”!
La scrittura floreale non richiedeva uno sforzo immaginativo, anzi, le parole erano tracciate con sorprendente chiarezza, con tutte le curve e gli svolazzi dell’alfabeto telegu perfettamente riprodotti.
Le lettere formate in un batter d’occhio dai fiori, suscitarono nei presenti una fede nuova, senza precedenti. Quel nome che profumava di gelsomino, che può dare alla mente il candore del gelsomino, li portò all’entusiasmo. Un coro di voci festose esultò: “Sai Baba! Sai Baba! Sai Baba!”.
Il Giovane Sai diede in seguito prova, a molti devoti di Shirdi Baba, di essere lo stesso Sai Baba che tanto essi avevano adorato.

Egli, quando era a Shirdi, curava le malattie facendo dono della cenere sacra. Allora aveva l’abitudine di alimentare continuamente il sacro fuoco della moschea diroccata che aveva scelto come Sua dimora. Ma Sathya Sai Baba oggi materializza la cenere sacra, chiamata vibhuti, con un movimento rotatorio della mano, manifestando il miracolo della creazione.
Da quando rivelò di essere Sai Baba, Egli ha continuamente materializzato e distribuito la sacra cenere. Quest’ultima si forma anche su alcune fotografie di Sai, come segno della Sua Grazia per alcuni devoti. Sono innumerevoli, infatti, i casi in cui la vibhuti si materializza spontaneamente nelle case di questi ultimi. Alcune volte, da immagini raffiguranti Sai Baba, esce spontaneamente anche dell’amrita: una sostanza dolcissima e profumatissima, simile al miele, detta anche “nettare degli Dei”.

Una zia di Sathya desiderava avere notizie su Shirdi. Chissà com’era quel luogo e com’era da vivo Shirdi Sai. Una mattina espresse il suo desiderio a Sathya, che le rispose: “Questa sera la tua curiosità sarà appagata”. Al tramonto la chiamò e, dopo averle coperto gli occhi con le mani, la condusse nella stanza vicina. Poi disse: “Ora puoi guardare”.
La zia rimase senza parole dall’emozione: Shirdi Baba era là, in carne ed ossa!
Sathya allora le sussurrò: “Hai visto zia?”, quindi, con gli occhi ancora chiusi, la riaccompagnò fuori.
La zia, stupefatta, ebbe in seguito un’altra esperienza. Un giorno Sathya le diede da mangiare un frutto che non si trova a Puttaparthi, dicendole che proveniva da Shirdi. La signora lo trovò squisito, per questo chiese allo Speciale Nipotino di darne uno a tutti i presenti. Sathya, allora, si fece portare una cesta. Appena fu nelle Sue mani si riempì, d’incanto, dei frutti di Shirdi, bastanti per quaranta persone. Ma i presenti erano almeno cento. “Non ti preoccupare, incomincia a distribuire questi!”. Disse Baba alla zia. Man mano che i frutti venivano distribuiti, aumentavano di numero, finché ciascuno ebbe ricevuto il suo!
Non c’è da meravigliarsi che, da quaranta, i frutti fossero diventati cento, se si pensa che poco prima non ce n’era nemmeno uno!

Written by amaeguarisci in: Articoli |

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