Gen
14
2016

IL PICCOLO SAI BABA – I MORTI RISORTI

copertina IL PICCOLO SAI BABA
Cari amici, oggi condivido un altro capitolo tratto dal libro che ho scritto: ” Il Piccolo Sai Baba”.
Solo Un’Incarnazione Divina può avere potere sulla vita e sulla morte.
Gloria a Colui che è sceso fra noi , solo per Infinito Amore!

L’Avatar si comporta in modo umano,
perchè gli uomini si sentano a Lui consanguinei,
ma assurge a livelli sovrumani affinché l’umanità
possa aspirare a raggiungerli.
Baba

La notizia dei miracoli di Sai Baba lasciava stupite e sbalordite sempre più persone. Le guarigioni più spettacolari e incredibili avvenivano sotto gli occhi di tutti. Ciechi, paralitici, sordi, malati terminali, uomini ormai ridotti a scheletri umani, riprendevano la salute piena, insieme alla voglia di lavorare per il loro Salvatore.
Sono innumerevoli i casi di persone salvate dal pericolo, sia devoti, sia uomini che non avevano mai sentito parlare di Lui.
Appariva, ed appare ancora oggi, in carne ed ossa in altri continenti; infatti il Suo Corpo Fisico può essere in più posti contemporaneamente.
Spesso dava il Suo darshan nelle varie case del mondo: attraverso un quadro di Gesù, Krishna, o di un’altra Divinità. Queste figure, infatti, si trasformavano in Sai Baba, davanti agli occhi increduli di coloro che avevano pregato rivolgendosi a quelle figure.

Sai Baba ha più volte dimostrato che solo Lui è capace di fermare la furia della natura. Lui che ordina alla pioggia di scendere o di fermarsi, che, trasforma le pietre in fiori e i fiori in caramelle. Lui che trascende il tempo e lo spazio, che conosce il passato il presente ed il futuro di ogni Sua creatura. Lui, che ha nella Sua mano l’universo intero, è anche il Padrone della vita e della morte.
Sono diversi i casi di resurrezione di cadavere operati da Sai Baba. Racconterò i più noti.

Un giorno mentre viaggiavano su un carro, Sai Baba chiese a Subbamma: “Dimmi che cosa vuoi?”.
Ella si guardò in giro per assicurarsi che non ci fosse nessuno: “Non voglio niente, ma al momento della mia morte, vorrei che Tu venissi a versare acqua nella mia bocca, con le Tue stesse mani”.
Swami le promise: “Lo farò sicuramente!”.

Un giorno, dei devoti di Madras si recarono da Baba e Lo pregarono di andare con loro. Swami dovette stare a Madras per dieci giorni. Era tempo di guerra, la città era deserta ed i negozi vuoti. Ad ogni ora suonava la sirena e tutti si nascondevano nei rifugi. A causa di questa situazione, non fu possibile per Sai Baba rientrare a Puttaparthi.
Subbamma intanto si era ammalata; la portarono a Bukkapatnam, dove morì.
Sua madre e i suoi parenti andarono a cercare Sai Baba; erano tutti profondamente addolorati. “Swami aveva promesso che sarebbe venuto a versare acqua nella sua bocca, ma ormai lei è morta. Dove è andato Sai Baba? Che fine ha fatto?”, così si lamentavano.
Dopo tre giorni alcuni famigliari organizzarono i preparativi per la pira funebre al campo crematorio. In quel momento arrivò Sai Baba, facendo finta di non sapere nulla: “Chi devono cremare?”.
“E’ Subbamma del Karnam! Swami, è morta! Subbamma è morta!”.
“Morta? Quando è morta? Non lo sapevo! Quand’è accaduto?”. Faceva la parte di un normale essere umano.
I parenti della defunta risposero: “E’ morta ormai da tre giorni”.
Allora Sai Baba andò a casa sua. La madre e la sorella di Subbamma stavano terminando i preparativi per portare la salma al campo crematorio. Non appena videro Swami scoppiarono in un pianto disperato, urlando: “Baba! Aveva così tanta fede in Te! Ha aspettato, ha aspettato, perché voleva vederTi… vederTi… vederTi! Ma alla fine se ne è andata insoddisfatta!”.
Il Signore disse: “Con Me non ci sarà mai insoddisfazione!”; dopodichè chiese loro di portarGli dell’acqua in un bicchiere.
Aprì il lenzuolo e vide che il corpo era già pieno di formiche, essendo già trascorsi tre giorni dal decesso. Sai Baba, con la Sua dolcissima voce chiamò: “Subbamma!”.
Non appena pronunciò il suo nome, ella aprì gli occhi. Subamma aprì gli occhi! Era resuscitata!
Prese la mano del Suo Adorato Baba e la strinse forte; lacrime di gioia scorrevano sulle sue guance.
Baba le disse: “GurdaMi bene!”. Prese un asciugamano e la pulì; poi prese il bicchiere d’acqua e ne versò un po’ nella sua bocca.
“Ho mantenuto la Mia promessa fino in fondo, ora chiudi gli occhi, in pace”.
E così l’onda si riunì all’Oceano: Subbamma si immerse in Dio.

Nel 1953 il signor Radhakrishna, un onorato cittadino di Kuppan, soffriva di ulcera e di altri disturbi. La sua situazione era piuttosto grave, per questo decise di fare un viaggio a Puttaparthi nella speranza di guarire.
Quando arrivò era in corso la festa di Dasara che aveva richiamato molti pellegrini. Gli venne assegnata una stanza nello stesso edificio dove viveva Sai Baba. L’uomo era accompagnato dalla moglie, dalla figlia e dal genero.
Rimase per tutto il tempo giacente in un letto. A Baba, che andò a trovarlo, disse che preferiva morire piuttosto che continuare a soffrire in quel modo.
Quella volta Baba si limitò a sorridergli, senza promettergli nulla.
Radhakrishna una sera entrò in coma. La moglie, disperata, chiamò Swami, pregandoLo di aiutare il marito. Quando arrivò ai piedi del letto del marito, si limitò a dire: “Non preoccupatevi, andrà tutto bene”.
Il giorno dopo il malato non aveva ancora ripreso conoscenza. Venne chiamato un infermiere che sentenziò che era ormai alla fine.
Dopo circa un’ora il corpo divenne freddo e rigido: la vita se ne era andata.
La moglie e la figlia, spaventate, andarono a riferire a Sai Baba quanto era successo. Egli fece soltanto un sorriso e poi si ritirò nella Sua camera.
Le due donne, sempre più angosciate, tornarono nella stanza del morto e attesero. Sai Baba aveva detto loro che non dovevano preoccuparsi, che tutto sarebbe andato bene, ma come era difficile rimanere serene e tranquille! Che grossa prova di fede!
Dopo un po’ arrivò Baba, diede uno sguardo al corpo e andò via senza dire nulla. Passarono tutta la notte, spiando il corpo del loro caro, aspettando invano un segno di vita.
Sai Baba non poteva abbandonarle così: esse avevano fede in Lui, qualcosa doveva pur succedere!
Il terzo giorno il corpo incominciava a puzzare. Alcuni visitatori suggerirono alla vedova di portar via il cadavere. “No – rispose – finché non sarà Sai Baba a dirlo!”.
La signora salì poi da Baba, per raccontarGli ciò che le era stato suggerito e chiedere il Suo consiglio. Egli; con voce dolce, rispose. “Non prestare ascolto agli altri. Sono qua Io”. Poi aggiunse che sarebbe sceso subito. Ella scese le scale e, insieme alla figlia e al genero, rimase ad aspettare Baba.
I minuti passavano interminabili. Passò un’ora, ma Sai Baba non si vedeva. Quando erano al limite della disperazione ecco spalancarsi la porta e apparire il loro Adorato Maestro con un sorriso accattivante.
Le due donne, singhiozzando, caddero ai Suoi piedi, pensando che fosse arrivato troppo tardi.
Con dolcezza Swami le fece alzare e le pregò di lasciare la stanza, quindi richiuse la porta alle loro spalle. Nessuno seppe mai cosa avvenne in quella stanza tra Sai Baba e I’uomo morto.
Dopo qualche istante spalancò la porta e fece cenno ai parenti di entrare.
Radhakrishna era sul letto e li guardava sorridendo! Baba si avvicinò, diede qualche buffetto al paziente e gli disse: “Dai, parla, non vedi che sono preoccupati?”.
“Preoccupati di che?”, chiese meravigliato I’uomo. “Io sto benissimo: Tu sei qui”.
Swami si rivolse alla signora dicendo: “Ti ho ridato tuo marito, ora preparagli una bevanda calda!”.
Il giorno dopo Radhakrishna era già in grado di fare una passeggiata per recarsi ai bhajan, e di scrivere una lunghissima lettera ad una delle figlie che si trovava in Italia.
L’ulcera gastrica e le relative complicazioni erano completamente sparite.
Quando qualcuno gli chiese cosa si ricordasse di quei tre giorni in cui rimase senza coscienza, egli rispose: “Non ricordo nulla, ma quando ripresi conoscenza mi sembrava che non fosse passato neanche un giorno. Più tardi seppi che ero rimasto in quello stato per tre giorni, che ero morto e che il mio corpo incominciava a puzzare. Ma Sai Baba può fare tutto ciò che vuole: Egli è Dio!”.

Un altro fatto molto noto di resurrezione operata da Sai Baba è quello dell’americano Walter Cowan.
I coniugi Cowan, dopo aver ricercato per tanti anni la via della Verità Suprema ed essere stati delusi da molti capi religiosi, pregarono intensamente Dio di indicare loro il solo Guru oggi esistente che sia al di sopra di tutti gli altri. “Lasciamo a Te, Signore, il compito di condurci da Lui”.
Il giorno dopo, un amico diede loro un libro da leggere: una biografia di Sai Baba. Immediatamente essi sentirono che il Protagonista di quel libro straordinario altri non era che il Maestro che Dio indicava loro. Così decisero di andare a Puttaparthi.
Con il tempo i due coniugi capirono che Sai Baba era, in effetti, lo stesso Dio verso il quale il Guru avrebbe dovuto guidarli.
Il giorno di Natale del 1971, Walter, che era in visita alla città di Madras, morì nel suo hotel. Il corpo fu trasportato in una rinomata clinica della città; qui venne dichiarato morto e coperto con un lenzuolo.
Nel frattempo Baba stava dicendo alle persone a Lui vicine: “Che peccato! Se l’anziana signora perde il marito in India e torna da sola in America, sarà una vera tragedia!”.
La moglie di Walter, accompagnata da un uomo dell’albergo, corse a Puttaparthi per chiedere aiuto e conforto a Sai Baba. Egli le disse: “Andate pure, sarò all’ospedale verso le dieci!
Alle dieci in punto la moglie del morto era di nuovo in clinica, ma che dispiacere quando sentì dire che Baba, arrivato poco prima, se ne era già andato! “Oh Dio, se ne andato così presto…”, disse l’anziana signora; ma quando entrò nella camera mortuaria quasi non credette ai suoi occhi: là dentro non c’era un morto, ma il suo adorato Walter, vivo e vegeto!

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Written by amaeguarisci in: Articoli |

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