Lug
19
2014

COME MEDITIAMO? COME PREGHIAMO?

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Cari amici, cerchiamo di raggiungere la pace della mente con tutta una serie di esercizi spirituali; ma riusciamo a sentire davvero la pace e l’amore invadere il nostro cuore?
Ascoltiamo alcune parole dell’Avatar della nostra era, Sathya Sai Baba:

Che cosa credete che sia la meditazione? Riflettere seduti in un angolino tranquillo, passando in rassegna occhi, naso e tutti i sensi per un loro migliore impiego, con una coperta sulle spalle e la bocca chiusa, intanto che un turbine di pensieri e di immagini vaga nella vostra mente? Credete di recitare il rosario per il solo fatto che passate con le dita la corona? E che cos’è per voi il samnyasa? (Rinunciante, lo stato del rinunciante) Vestire panni color ocra? Alcuni sciocchi del mondo d’oggi confondono il samnyasa o la recita del rosario con queste forme esteriori. Se ridurrete la devozione ad esteriorità ed avrete una fede intransigente nei rituali non arriverete di certo a destinazione.

Non otterrai la potestà della devozione
semplicemente indossando abiti color ocra.
Non eliminerai i tuoi peccati
Semplicemente pronunciando dei mantra.
Non otterrai conoscenza
Semplicemente tenendo in mano la Gita (Baghavad Gita)
E citandola a voce spiegata.
Dev’esserci coerenza
Fra quelo che dici e quello che fai.
Se ci sarà questa coesione, sarai un saggio.
Ecco come dev’essere
La norma di comportamento di un individuo.

Vera devozione è nel riconoscere che Ishvara, la Personificazione dell’Assoluto è l’Uno che risiede in tutti i cuori, e nel rimanere saldi in questa convinzione.
Non criticate né mormorate contro alcuno. Chiunque critichiate, la vostra critica è diretta al Signore Stesso.
Incarnazioni del Divino Amore,
L’unica cosa a cui dovreste dare la priorità oggi è la ripetizione del nome (di Dio): consideratela come il massimo grado di devozione.
Con la luce prodotta da questo Nome potrete viaggiare in qualsiasi luogo e rimanere al sicuro. Per uno che ripete il Nome, nessun luogo, fosse anche pieno di spine, gli farebbe paura. Non si possono togliere tutte le spine, ma la ripetizione del Nome è la via più facile e quel ricordo vi può salvare.
Nell’era dell’ignoranza non c’è nulla di più sacro della ripetizione del Nome. Ci sono persone che conoscono a menadito i Veda e gli altri scritti sacri, ma a che cosa son serviti loro? Sono state capaci di mettere in pratica anche solo un minima parte di ciò che hanno studiato?
(Tratto dal libro: Discorsi 1988/89, vol. I – Mother Sai Publications)

Cari amici, quante volte Sai Baba ci ha ricordato che il namasmarana (la ripetizione del Nome di Dio) è la strada maestra per arrivare alla meta.
Allora, ripetiamolo a voce alta o nel silenzio della nostra mente, cantiamolo, da soli o in compagnia! L’importante è farlo con gioia ed amore. Scegliamo il Nome Divino che più ci riempie di gioia: Rama, krisna, Gesù, Sai Baba, ecc.
Qual’è l’alchimia del sacro Nome? Immaginiamo un secchio di acqua sporca sotto ad un rubinetto che gocciola in continuazione: pian piano tutta l’acqua sporca deborderà dal secchio e resterà solo l’acqua pura.
Ecco, ragazzi, questo succede ai nostri corpi sottili! Tutte le nostre “immondizie” psichiche e mentali se ne vanno. Non c’è bisogno di sapere “di cosa è sporca la nostra acqua”, quali sono i traumi, gli shocks, le rabbie represse e le paure che ci trasciniamo da questa o da altre vite: tutto se ne va, tutto si scioglie come neve al sole: al sole dell’amore!

Written by amaeguarisci in: Articoli |

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