Mar
24
2017
1

LIBRO GRATIS: MESSAGGI DAL DIVINO SE’ – COME NASCONO QUESTI MESSAGGI

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Carissimi amici, riporto qui di seguito l’introduzione al mio nuovo libro: “MESSAGGI DAL DIVINO SE'”.
Vi racconto come nascono i messaggi che ricevo e perchè ho dato questo titolo al libro.
Vi ricordo che il libro è scaricabile gratuitamente accedendo a questo link:
http://amaeguarisci.altervista.org/libro-messaggi-dal-divino-se-scaricabile-gratuitamente/

Presto pubblicherò anche la versione cartacea.
Vi abbraccio tutti!

Chi mi conosce sa che nel 2014 è nato il mio sito internet al quale ho dato il nome “Ama e guarisci” (amaeguarisci.altervista.org), perché la medicina universale di ogni male è proprio l’Amore: verso noi stessi, verso ogni creatura, verso ogni manifestazione di Dio.
Da allora ho scritto molti articoli che riguardano la spiritualità e la salute e che nascono dalla mia esperienza di vita e dagli insegnamenti ricevuti dal mio Adorato Maestro Spirituale: Bhagavan Sri Sathya Sai Baba. Egli mi ha restituito alla vita , fisica e spirituale, dopo una lunga malattia; con i Suoi Insegnamenti ed il Suo Infinito Amore ho potuto uscire dalle sabbie mobili che mi tenevano imprigionata in una situazione di difficile sopravvivenza. Sono infinitamente grata all’Avatar della nostra era! Sono infinitamente innamorata del Suo Amore!

Nel luglio 1998 ebbi con Sai Baba un colloquio privato e in quell’occasione Egli mi diede un compito. Con il braccio teso, il dito indice puntato verso di me ed una voce imperativa, il Maestro mi disse: “ Sei una scrittrice!”
Da allora non ho mai smesso di scrivere, anche perché mi viene molto spontaneo e naturale, fin da quando ero bambina e riempivo tanti fogli con le mie poesie.

Ho pubblicato due libri: “Il mio risveglio – Una storia vera con Sai Baba” (Edizioni Montedit), che racconta la mia esperienza di vita e l’incontro con il Maestro di Verità; e “Il Piccolo Sai Baba”, che parla dell’infanzia e della giovinezza dell’Avatar (Mother Sai Publications).
Ho condiviso tutti gli articoli pubblicati sul sito “Ama e guarisci” anche sulla pagina facebook che ha lo stesso nome.

A Gennaio del 2016 successe una cosa per me insolita: mentre stavo componendo un articolo, incominciai a scrivere con una velocità incredibile e su un argomento diverso da quello che avevo scelto. Sentivo emergere parole che giungevano alla mia coscienza con una fluidità sorprendente. Non era, non poteva essere la mia mente ordinaria a dettarmi quelle parole; non le sceglievo, non le correggevo, cancellavo od aggiungevo. Le parole arrivavano velocissime, da una Parte Profonda di me.
Iniziai così a ricevere molti messaggi. Da Chi? Dal mio Maestro? Da quale parte di me? Dal mio inconscio, dal Superconscio, dal mio Divino Sé?

Secondo la filosofia Adwaita insegnata nei Veda, esiste solo l’Uno che ha preso forme diverse. Sai Baba, infatti, diceva: “Io sono voi, voi siete me. Fra noi non c’è separazione. Io sono il vostro Sé che ha fatto un salto fuori dal vostro cuore perché voi possiate parlarci”.
Ma Egli ha anche detto: “Io sono Dio. Anche tu sei Dio; la differenza fra me e te, è che Io ne sono completamente consapevole, tu ancora no.”
Ed ecco ancora le Sue parole: “Io non sono Sathya Sai Baba, quello non è che un nome col quale mi designate oggi. Io sono quell’unico Dio che risponde alle preghiere che scaturiscono dal cuore umano, in ogni lingua, da tutte le terre, qualunque sia la forma della Divinità invocata.”
“Io appartengo a tutti coloro che hanno bisogno di Me. Io sono Rama, Io sono Krisna e i miei fedeli sono in diverse parti del mondo. I popoli mi pregano in diverse lingue. Io sono venuto per tutti: santi e peccatori, ricchi e poveri, ignoranti e saggi.”
“Lo stesso Principio Divino che i ricercatori si sforzano di visualizzare in anni ed anni di ascetismo e di rinuncia è davanti a voi, qui ed ora. Rendetevi conto della buona sorte che avete avuto.”
Da chi, quindi, arrivano questi messaggi? Dal mio Divino Sé, che è Sai Baba, che è Krisna, che è Gesù, che è Rama, che è tutti i nomi…che è il Tutto. Chiamo, quindi, questi messaggi: “ Messaggi dal Divino Sé”; anche perché non voglio che si crei confusione fra le parole che Sai Baba pronunciò con il Suo corpo fisico, quando camminava fra noi e conversava con noi, con quelle che ispira, come voce interiore, a molti devoti in tutto il mondo.

In questo libro ho raggruppato tutti messaggi che ho ricevuto in questo modo durante l’anno 2016.
Potete leggere i nuovi messaggi sempre andando sul sito “amaeguarisci.altervista.org”.
Che l’Amore, la Luce e la Gioia colmino sempre i nostri cuori!
Italia

Written by amaeguarisci in: Articoli |
Mar
22
2017
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CHE BELLO RIEMPIRE L’ETERE CON STORIE GLORIOSE DI INFINITO AMORE!

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Carissimi amici,
Sai Baba ci ha detto che, fra i nove passi della devozione (come anche menzionati dalle Sacre Scritture Vediche), il primo riguarda l’ascolto delle Storie Gloriose del Signore.

Tutti i Vangeli di Gesù, che hanno successivamente scritto i Suoi apostoli, parlano degli episodi che riguardano la vita di Gesù . Se non ci fossero stati questi scritti, in quanti avrebbero conosciuto Gesù? In quanti, nei secoli successivi, si sarebbero innamorati di Lui?

Perché vi dico questo? Per esortare gli innumerevoli devoti di Sai Baba, che hanno vissuto momenti divinamente splendidi con il Maestro, a voler condividere i propri racconti, magari anche molto brevi.
Molti, forse, hanno paura di sembrare poco umili nel fare ciò, oppure hanno paura dell’invidia che possono suscitare; ma sono proprio tantissime le persone che si sono avvicinate all’insegnamento preziosissimo del Maestro , proprio dopo aver letto i racconti di vita diretta, fatti dai devoti.

Soprattutto i devoti di vecchissima data, hanno avuto l’opportunità di avere diverse colloqui privati con l’Avatar della nostra era e tanti doni di Grazia; in più sono stati testimoni di numerosissime guarigioni o di altri fatti meravigliosi. Quando raccontiamo ad un bambino una storia bellissima, vediamo lo stupore nei suoi occhi, e così sappiamo che quella storia stupenda non verrà dimenticata.

Tutti coloro che hanno vissuto momenti straordinari con Sai Baba, possono, se vogliono, mettere a disposizione di tutti i diamanti preziosi che il loro cuore custodisce.
Ora è arrivato il momento di arrivare alla famosa “massa critica”, ad un numero tale di persone risvegliate alla coscienza della nostra vera natura , il cui amore contagi tutto il Pianeta. Il processo è già in atto, ma possiamo dargli ancora più forza.

Ogni devoto di Sai Baba potrebbe scrivere un libro meraviglioso, solo raccontando piccoli episodi. Certamente non tutti sono destinati ad essere scrittori di libri, ma bastano anche poche righe , un breve racconto pubblicato su facebook, o divulgato in altri modi.

Ho il massimo rispetto verso coloro che non se la sentono, per diversi motivi, di scrivere e condividere. Chiedo a chi ha più dimestichezza con la scrittura a farlo.
Che bello riempire l’etere con storie gloriose di Infinito amore ! Ogni storia, come un diapason, fa vibrare i cuori nelle stesse frequenze.
Siete tutti nel mio abbraccio!

Written by amaeguarisci in: Articoli |
Mar
16
2017
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DISCORSO DI SATHYA SAI BABA 10.10.2002 – LA NOSTRA VERA FORMA E’ AMORE

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Carissimi amici, riporto uno stralcio di un discorso dell’Avatar della nostra era.
Volevo riportare solo alcune frasi, ma erano tutte splendide e quindi l’ho riportato quasi per intero, tralasciando solo la parte iniziale.
Su Google potete trovare tutti i discorsi cliccando su: “Discorsi Divini – Sathya Sai Baba Italia”.
Vi lascio alle Sue parole e vi abbraccio!

“Chi sei tu?”
Colui, dunque, che pensa alle proprie preoccupazioni è un uomo ordinario, mentre è un vero individuo chi pensa alla propria natura (divina): “Chi sono io? Chi sono io?” Dovreste indagare facendovi questa domanda. Se invece, non appena incontrate qualcuno, continuate a chiedete: “Chi sei tu? Chi sei tu? Chi sei tu? ” che risposta avrete mai? Non sono altro che sofferenze che vi illudono e provocano dolore.
Prima che la conosceste, dov’era quella persona? Quando se ne andrà, chi rimarrà? Nessuno verrà con voi. Non c’è nessuno. Voi invece state lottando aggrappati a ciò che è impermanente e provvisorio. Ognuno pensa a se stesso (sulle rive dello Yamunâ)(1).
Dovremmo riconoscere la nostra Verità, dovremmo ottenere la nostra Pace, che si trova nel cuore. Non considerandola nel luogo in cui realmente si trova, andate a cercarla in giro per il mondo. Ma, ovunque andremo, nel mondo non otterremo mai Pace. Ovunque si vada, c’è solo ashânti, ashânti, ashânti. La Pace tanto desiderata è in voi.
Ai giorni nostri stiamo dimenticando la Divinità, incarnazione della Pace, presente in noi, per desiderare l’instabile e momentanea pace esteriore. Interrompete quei pensieri e cercate piuttosto di contemplare la vostra (vera) forma, ovvero la Pace. Tutto ciò che desiderate è al vostro interno. Non esiste nulla all’esterno che non abbiate già in voi.
Con gli occhi aperti potete vedere migliaia di teste (persone), mentre, se li chiudete, non potete vedere nessuno. Quali teste, in realtà, state guardando? Sono tutte impermanenti e momentanee, e le si possono vedere solo fintantoché esistono gli occhi fisici. Non appena gli occhi smettono di funzionare, non è più possibile guardare neanche un solo oggetto.
Che teniate gli occhi aperti o chiusi, c’è una sola cosa da vedere: la Divinità. Essa è immutabile, senza nascita né morte. Non ha nascita né morte. Voi non siete altro che questa natura vera ed eterna. Cercate, quindi, di realizzare la vostra Verità.
Incarnazioni dell’Amore!
Qual è la nostra Verità? L’Amore. Senza di esso niente al mondo può essere visto. L’Amore è la nostra forma. Nonostante ciò, desideriamo oggetti che nemmeno amiamo; così soffriamo.
Perciò, Incarnazioni dell’Amore!
Che cosa dovremmo realmente desiderare? Nient’altro che l’Amore. Che cosa stiamo sperimentando? Amore. L’esperienza, infatti, che sia felice o dolorosa, non è altro che Amore.
Al mondo non esiste niente di permanente, eccetto l’Amore. Avendo costantemente in noi una tale natura vera ed eterna, che cosa ci affanniamo a cercare? Ciò a cui dovremmo seriamente pensare e ciò su cui dovremmo indagare, è dunque la nostra vera forma. L’Amore è la nostra vera forma.
Tutte le forme sono vestite di Pace.
Tutti i nomi indossano il buon auspicio.
Tutte le forme sono non duali.
L’uomo è incapace di conoscere se stesso. Egli riesce a scoprire ogni cosa, ma a che serve tutto ciò? Che scopo ha tanta conoscenza se non conosce se stesso? L’uomo odierno, dunque, vuole conoscere tutto dell’universo: attraverso la scienza, cerca di scoprire i segreti della natura. Dovrebbe invece chiedersi innanzitutto chi egli sia, quale sia la sua natura ecc. Se indagherà a fondo in tutto ciò, alla fine avrà una risposta. Quindi, innanzitutto, bisognerebbe scoprire il proprio potenziale.

Dvaita e advaita
Questa è la natura dell’Amore. L’Amore in tutti è uno. Voi odiate la persona che vi sta di fronte, mentre amate i membri della vostra famiglia. Ma questo è un errore che vi portate dentro. Fintantoché in voi ci sarà il sentimento di dualità, vivrete nella dvaita (dualità) , senza realizzare l’advaita (non dualità).
Un uomo, con una mente duale, è mezzo cieco.
Siete nella semioscurità. Credete che la persona che vi sta di fronte sia separata da voi, mentre sentite un senso di appartenenza per quelli di casa vostra. Questo è un grave errore. Tutti sono la vostra forma. Dovremmo sperimentare una tale unità.
È detto:
“La percezione della Non dualità è Saggezza.”
L’uomo, incarnazione di una tale Saggezza, sta invece soffrendo perché mira e ripone la sua fede nelle momentanee e impermanenti forme oggettive. Ponete fine a questa sofferenza! (Pensate:) “Io sono in tutti. Tutti sono in me.”
Tutte le forme sono vestite di Pace.
Una tale manifestazione è all’interno del vostro corpo. Lo stesso Âtma, presente in tutti i corpi, è presente anche dentro di voi. Nonostante ciò, invece di essere beati osservando il vostro Âtma, non fate altro che parlare duramente ed essere pieni di gelosia nei confronti degli altri, non comprendendo che quell’Âtma è anche in loro.
Incarnazioni dell’Amore!
L’Âtma, presente in voi, è anche negli altri. Nonostante ognuno sperimenti (la gioia) grazie a se stesso, crede di sperimentarla grazie agli altri. Ma questo altro non è che la natura di un cane ignorante!
Un giorno un cane stava freneticamente cercando qualcosa da mangiare. Trovò un osso che si mise a morsicare avidamente. Dopo un po’ una scheggia dell’osso ferì la sua gengiva che si mise a sanguinare. Come fu felice il cane di assaporare il sangue! Pensò: “Dall’osso che sto morsicando sta uscendo del sangue.” No, no, no! Nonostante crediate che il sangue fuoriesca dall’osso, in realtà è il vostro stesso sangue a colare su di esso.
Allo stesso modo, l’uomo di oggi, dimentico della sua Beatitudine interiore, pensa che essa sia disponibile da qualche altra parte, all’esterno. Con questa fede, l’essere umano si sforza esclusivamente di sperimentare una felicità effimera. Questo è un grave errore. Ogni singola cosa nasce da dentro. Sia la sofferenza sia la gioia sono entrambe una vostra illusione.
È detto:
“Il piacere è un intervallo fra due dolori.”
Otteniamo gioia fra due dolori; fra due sofferenze, si sperimenta una gioia. Comunque, sono entrambe dentro di noi e non all’esterno. È come quando un uomo s’inganna vedendo la propria ombra. Non è altro che un’ombra. È la vostra ombra e voi, guardandola, v’ingannate (credendo sia la vera forma). Per questo non aspirate a vedere il vostro vero corpo. Dovremmo invece compiere un’indagine. A questo riguardo, il Vedânta afferma che dovreste cercare voi stessi.
Un giorno un ufficiale dell’ICS (Servizio Civile Indiano) fece un’ispezione in un certo talak (Comune), ma venne messo in guardia dagli abitanti, i quali affermavano che, nella casa dove avrebbe dovuto dormire, c’erano i fantasmi. Essi dissero: “Signore, la vostra pelle è bianca; perciò non li potrete vedere. Può solo vederli chi ha la pelle nera. Comunque, là ci sono i fantasmi.”
“Che cosa succede?” pensò il funzionario. “Stanno tutti dicendo la stessa cosa. C’è davvero un fantasma? Com’è fatto? Vediamo.” Spense la luce, accese una lucina da notte e si addormentò. Nel bel mezzo della notte si svegliò e… poverino! Cominciò ad agitare le gambe sotto le coperte e l’ombra riflessa contro il muro si dimenava essa pure.
“Ecco il fantasma”, pensò l’ignorante. “Deve essere catturato ed eliminato.” Prese la pistola che aveva di fianco e sparò. Ma, alla fine, dall’agitazione, si sparò sul dito, che saltò via. Osservate come, guardando la sua ombra, l’uomo venne ingannato.
Allo stesso modo, l’uomo sta soccombendo ad ogni tipo di sofferenza. Al mondo esistiamo solo noi. Nessun altro. Sono tutti incarnazioni dell’Amore. Non esiste altro oltre a Dio.
La Verità è unica, benché i saggi La chiamino con vari nomi.
Dovremmo aver fede in tale unità, realizzare una simile Divinità, e conseguire la Divinità nella diversità. Solo così le nostre sofferenze, i nostri dolori e le nostre illusioni verranno distrutti.
Incarnazioni dell’Amore!
Potreste pensare: “Qual è la causa di tutto questo?” È tutta una nostra illusione. Dal momento della nascita fino alla morte, vaghiamo in questa terra, amiamo tutte le illusioni del mondo e, attraverso tale amore, le incrementiamo. Tutto ciò non è altro che illusione. Niente di più.
Se soffrite a causa di qualcuno, è una cosa che dipende da voi; se siete felici grazie a qualcun altro, anche questo dipende da voi. Sofferenza e gioia appartengono a voi e non sono causate da qualcuno all’esterno. Dovreste perciò, in qualche modo, diminuire questi miraggi legati al corpo. Dimenticate l’attaccamento ad esso e sviluppate Âtmabhimana (l’attaccamento all’Âtma) . Solo così sorgeranno in voi sentimenti divini.
Incarnazioni dell’Amore!
La vera ed eterna natura dell’Amore è la stessa in ogni essere umano. Mantenetela salda, perché è l’unica cosa che vi conferirà la Pace. Solo l’Amore vi darà coraggio. È quindi sufficiente guadagnare quest’unica cosa: l’Amore. L’Amore è il nostro Dio; Dio è Amore. Vivete, perciò, in quest’Amore. Dovremmo vivere tutta la nostra vita con Amore. Perché soffrite se mantenete in voi questo Amore?
Incarnazioni dell’Amore!
In natura vediamo molte forme, ognuna differente dall’altra. I nomi e le forme sono diverse; lo stato di veglia, di sogno e di sonno profondo sono diversi. Tuttavia, che cosa esiste veramente? Solo l’Uno. Fate in modo di non dimenticare questa unità. Vedendo l’ombra (il riflesso) nell’acqua, la desideriamo e cadiamo nell’inganno. Tutte queste non sono altro che nostre illusioni.
Non serve soffrire a causa di qualcuno; non occorre che stiate male per voi stessi. Siate felici di voi! (Chiedetevi:) “Chi ha donato questo corpo? Sono venuto con esso. Che cosa ottengo per suo tramite? Istruzione? No! Queste sandhyâ(2)? No! Questi divertimenti? No. Queste canzoni? No. Queste parole? No, no! Per che cosa sono venuto? Per scoprire chi sono.” Qualunque cosa decidiamo di fare, perciò, dovremmo sempre domandarci: “Chi sono io? Chi sono io? Chi sono io?” Se lo saprete, vi ricorderete chi siete.
Incarnazioni del sacro Âtma!
In realtà, conoscere una tale verità è molto semplice. Non c’è niente di più facile che scoprire chi veramente siete. Può esser difficile conoscere gli altri, ma conoscere se stessi è davvero semplice. Per farlo, intraprendete la sâdhanâ appropriata.
Ci sono molte malattie nel corpo; il fisico è soggetto a molti problemi. Non dovremmo tuttavia essere scoraggiati da tutte quelle malattie contratte a causa dell'(errata) alimentazione e degli svaghi che ci concediamo.
Senza minimamente prestare alcuna attenzione a tutto ciò… per che cosa siete venuti qui? Siete qui: perché? Per essere istruiti. Siete venuti qui a studiare, ma, invece di cercare ciò per cui siete venuti, state cercando qualcos’altro.
A questo punto, dovreste chiedervi: “Perché siamo qui? Stiamo cercando di realizzare lo scopo?” Solo così possiamo eseguire appieno il compito per il quale siamo venuti. Invece, dimenticando il motivo della nostra presenza in questo luogo, stiamo cercando qualcosa che non esiste.
Nel mondo sono molte le persone che hanno questo genere di preoccupazioni. Si chiedono: “Dove sta andando la mia vita?” Il motivo per cui siamo nati è la crescita. Cresciamo per realizzare; realizziamo per conoscere la Verità. Dovremmo fare il giusto sforzo per conoscere la Verità. Se quello sforzo verrà fatto, comprenderemo tutto. Perciò, realizzate la Verità attraverso l’Amore.

L’interruttore principale
Guardate: ci sono luci che stanno splendendo dappertutto. Le lampadine sembrano di molte forme diverse; tuttavia, in ognuna di esse, passa la stessa corrente. Se questa corrente non ci fosse, queste lampadine non si accenderebbero affatto.
L’Âtma, al nostro interno, è l’interruttore generale. È Lui a raggiungere le orecchie e a renderle capaci di sentire; è Lui a raggiungere gli occhi e a permettere loro di vedere. L’aspetto Chaitanya (la Consapevolezza Divina) presente in ogni corpo, permette ad ognuno di fare esperienze. Tale corrente (Chaitanya) è la base di tutto: è Divinità: è Consapevolezza.

Sfortunatamente noi, oggi, l’abbiamo dimenticata. Non dovremmo dimenticare la Consapevolezza Divina; perché, fintantoché è presente, noi saremo le Sue incarnazioni. Dovremmo fare dunque uno sforzo per comprenderla. Chaitanya non arriva dall’esterno e non va da nessuna parte. Lì (dappertutto) è, e lì rimane.
Sul sentiero spirituale soccombiamo a molti tipi di idee sbagliate. Per colpa di questi dubbi, diventiamo davvero matti. Non sono altro che i dubbi a trasformarci in persone folli. Dovremmo innanzitutto allontanarli, poiché, fintantoché abbiamo dei dubbi, non possiamo vedere la Verità. I dubbi ci fanno diventare così sciocchi!

L’importanza della fede
Incarnazioni dell’Amore!
È importante non avere molti dubbi. A causa della loro presenza, l’uomo sta dimenticando il proprio Sé. La fede è molto importante. Essa dovrebbe essere molto forte. Senza fede diventerete ciechi.
Pur avendo gli occhi, le persone sono diventate cieche,
poiché non vogliono guardare la Tua Forma propizia.
Pur avendo le orecchie, le persone sono diventate sorde,
poiché non sono interessate ad ascoltare la Tua Voce melodiosa.
Hanno dimenticato Dio
e stanno ardentemente desiderando una bassa vita materiale.
Surdas(3) disse: “Quando avevo gli occhi, che cosa desideravo? Ora che non li ho più, che cosa desidero? Desidero Ciò (Dio) che ho visto quando ancora ci vedevo.”
Che abbiate gli occhi o no, ciò che viene visto non è altro che l’Uno. Non fate dei vostri occhi fisici le fondamenta. I vostri due (veri) occhi, infatti, sono: uno, la visione divina e, l’altro, il potere spirituale.
Prima di tutto dovreste riempire con Chaitanya la vostra mente. Quella Luce divina è presente in ogni singola persona. Se tale Luce non ci fosse, nessuna delle luci esteriori esisterebbe. L’Âtma è, quindi, la nostra Luce primaria.
Basandosi su questo, Shankarâchârya girò il mondo (la nazione) divulgando: “Bhaja govindam.” Che cosa succede, invece? Ciò che andrebbe contemplato, non lo è! Perciò: “Bhaja govindam, bhaja govindam”! Pensate a Dio!
A che serve contemplare qualcosa che non è la Divinità? Ciò a cui dovremmo pensare, quindi, è la contemplazione di Dio.
Voi siete Dio. Dio non è separato da voi. Voi e Io siamo Uno. Tuttavia, voi siete incantati dall’illusione che vi fa pensare: “Noi siamo i devoti, separati, e Lui è Dio.” Questo pensiero andrebbe allontanato.

La causa principale delle cattive azioni
Arishadvarga(4), le cattive qualità, sono la causa prima di tante azioni negative compiute dall’uomo. Sia l’uomo sia gli animali le possiedono. Qual’è, allora, la differenza fra voi e le bestie? Gli animali mangiano, dormono e sperimentano l’appetito. Anche per l’uomo è così. Qual’è, dunque, la differenza fra gli uni e gli altri? Nessuna!
Prajñânam brahma
Brahman è la Saggezza Suprema.
Essa è ciò che l’uomo possiede. Quando Prajñâna e Viveka (la discriminazione) sono presenti, non si sperimenterà più alcuna preoccupazione.

Tutto viene e va. Nuvole passeggere. Perché ci dovremmo preoccupare, aggrappandoci esclusivamente a queste nuvole di passaggio? Dovremmo afferrare ciò che è immutabile, ossia il nostro Âtma, la nostra Chaitanya, la nostra Divinità, la nostra Sacralità. Se lo sperimentiamo:
Brahmavid brahmaiva bhavati
Colui che conosce Brahma, diventa Brahma stesso.
Dovremmo vedere il nostro vero Sé. Ieri vi ho detto:
“Tutti gli esseri sono scintille della Mia eterna Realtà.”
Krishna ha detto: “In tutti c’è una parte di Me.” Da dove arrivano, perciò, tutte le preoccupazioni, i dispiaceri, le difficoltà e le ire che si trovano in quella parte divina? Sono qualità animali di cui colmiamo il nostro cuore. I sentimenti bestiali dovrebbero essere mandati via. Abbandonateli!
Rifuggite dalle cattive compagnie. Riempitevi di sacralità, di sentimenti veri ed eterni.
In questo bicchiere c’è dell’acqua. Se in esso si vuole versare del latte, bisogna prima gettare via l’acqua. Quello che voi fate, invece, è versare il latte nell’acqua. In questo modo, sia il latte sia l’acqua diventeranno inutili.
Avete riempito completamente il vostro cuore di sentimenti negativi. Se in cima ad essi vengono posti i buoni sentimenti acquisiti seguendo la retta via, anche i buoni sentimenti si deterioreranno. Così facendo, non otterrete niente.
Allontanate, dunque, il male. Colmatevi di santità. Solo così vi trasformerete in esseri sacri. Quando miriamo a essere sacri, il nostro “recipiente” (tutto il nostro essere – N.d.T.) dovrebbe rimanere puro ed esser tenuto vuoto. Quando si mantiene la sacralità del cuore, in esso si può versare tutto il bene possibile.
Quanto stiamo guadagnando! Quanta ricchezza, quanto cibo! Tuttavia, dove va tutto ciò? A chi lo diamo? A nessuno. Alla fine, a chi lo daremo e chi lo riceverà? Guadagniamo moltissime centinaia di migliaia di rupie al fine di riempirci lo stomaco. Ma riempiamo, forse, lo stomaco (direttamente) con i soldi che guadagniamo? No, no, no, no! Per questo nella vita, che potrebbe svanire da un momento all’altro, soccombiamo a innumerevoli brutte situazioni. Il nostro corpo è effimero. Esso è in tutto e per tutto una bolla nell’acqua.
L a mente è una scimmia pazza.
Non seguite la mente,
non seguite il corpo.
Seguite l’Amore; seguite la Coscienza.
Seguite la vera natura. Questo è ciò che oggi dovremmo imparare dall’istruzione. Acquisite tanta istruzione!
Nonostante si sia studiato così tanto, perché si dovrebbe morire?
Occorrerebbe acquisire quell’istruzione che non muore.
Che cosa otteniamo grazie all’istruzione? Fintantoché si è presenti nel mondo, l’istruzione è la via per riempirsi lo stomaco. Tutto qui. Colui che studia si riempie lo stomaco; colui che mendica si riempie lo stomaco. Riempirsi lo stomaco è, dunque, una cosa grandiosa?
Dovremmo riempire il nostro cuore, non lo stomaco; dovremmo colmare il cuore d’Amore. L’Amore ci darà tutto. Cercate di riempire il cuore. Questa è Compassione. Hridaya (il Cuore) sta a significare la “Compassione” (Dayâ). Hridaya, dunque, è ciò che è colmo di Compassione. Quella Compassione è Amore e dovremmo colmarne il nostro cuore. Qualunque momento a nostra disposizione non dovrebbe esser sprecato, ma utilizzato per sviluppare l’Amore.
L’incremento degli attaccamenti
Ai giorni nostri voi allontanate questo Amore e, percorrendo sentieri profani, alla fine Lo trasformate in nirâshâ (sconforto, disperazione). In verità non esiste alcuna relazione con nessun altro. Chi ha relazione con qualcun altro? Proprio nessuno. Tuttavia voi state incrementando attaccamenti e relazioni.
Prima di sposarvi, chi era vostro marito? Dopo il matrimonio, chi è vostra moglie? Dopo che sarà morto, chi è il vostro coniuge? Queste persone non esistono, se non finché si è in vita. Per questo è detto che, tutte queste relazioni famigliari, non sono altro che nuvole passeggere: arrivano e se ne vanno nel mezzo della vita. Non sono affatto permanenti. Poiché sono solo nuvole passeggere, non c’è bisogno di soffrire per esse.
Di che cosa dovreste preoccuparvi (occuparvi)? Dovreste lottare per la vostra Beatitudine. Dovreste aggrapparvi al vostro Amore e sperimentare che esso è presente anche in tutti gli altri.
Invece, anziché condividere Amore, tutti gli esseri umani, oggi, stanno incrementando l’odio, la gelosia, la collera. A che serve studiare tanto se alla fine non condividiamo l’Amore? Odio, odio, odio, odio! L’odio è un terribile demone. Sfortunatamente è l’unica cosa che stiamo sviluppando, anziché sviluppare la sacra natura dell’Amore.
Se dentro di voi ottenete anche solo un po’ d’Amore, condividetelo con gli altri. Questo è il vostro vero dovere. Adempitelo e realizzate il sentiero divino.

Conoscenza profana e conoscenza spirituale
Studenti!
Nell’istruzione che ricevete ci sono alcune materie di studio, le quali, però, sono (esclusivamente) legate al mondo.
La conoscenza profana è per la felicità in questo mondo;
la conoscenza spirituale è per la felicità nell’aldilà.
La conoscenza spirituale è ciò che dovremmo sviluppare. Solo così sperimenteremo una Beatitudine permanente.
(A questo punto, la registrazione del Discorso sull’audiocassetta si interrompe. Il seguente paragrafo è stato tradotto dal “booklet” distribuito nell’âshram – N.d.T.).
Poco fa avete ascoltato (il discorso di) Rasgotra, il quale ha esposto alcune idee davvero valide. I suoi successi accademici sono impareggiabili; grazie ad essi, ha guadagnato posizioni di risalto. Egli possiede tutto ciò che si può desiderare. Perché, allora, viene qui? Per sperimentare l’Amore di Swami: “Voglio Amore, voglio Amore, voglio Amore!”

(La registrazione sull’audiocassetta riprende – N.d.T.).
Le persone scoprono che Io ho ciò che a loro manca. In verità, se in voi ci fosse Amore, perché verreste qui? Non verreste affatto! Invece non l’avete: per questo siete qui. Dovremmo ottenere ciò che ci manca. Che cosa facciamo con ciò che abbiamo? Non lo utilizziamo. Dovremmo, quindi, guadagnare ciò che non possediamo.
“Voglio Verità, Amore, Pace”Non c’è Pace. Tutti voi sapete che, in Gujarat, viveva un uomo di nome Patel. Egli era un ardente devoto e un grande uomo d’affari. Visse a lungo all’estero e mise da parte un’enorme fortuna.
Un giorno un suo amico occidentale disse: “Caro Patel, voglio venire a trovarti.”
“Senz’altro”, gli aveva risposto Pate.l
Quando l’amico arrivò, Patel stava pregando nella stanza della preghiera. Poiché stava eseguendo un elaborato rituale, per lungo tempo non uscì dalla stanza. L’amico attese, attese, e, alla fine, s’irritò.
Quando, a preghiera finita, Patel uscì, l’amico gli fece notare: “Che cosa fai, Patel? Per che cosa compi rituali? Hai tutta la ricchezza di cui necessiti: perciò non preghi per avere denaro. Hai tutta la felicità e le comodità che si possono desiderare: perciò, non preghi per esse. Perché, dunque, compi tutti questi lunghi rituali?”
Patel scoppiò a ridere apertamente: “Amico mio, non sto assolutamente pregando per cose legate a questo mondo. Non desidero (ulteriore) ricchezza, non voglio (altri) agi; non ho bisogno di niente. Però, Dio possiede ciò che io non ho. Per questo Lo prego: voglio Verità, voglio Amore, voglio Pace. Dio possiede Verità, Amore, Pace e non li dona a nessuno. Li tiene per Sé. Per questo Lo prego: per ottenere questi tre Valori divini.”

Cercare di ottenere Amore e Pace
Avete visto? Dovremmo tentare di pregare per ottenere ciò che non abbiamo. Che cosa ci manca, adesso? La Pace. Dovreste desiderarla. Se desiderate ciò che già avete, a che serve pregare? Non serve. Se invece vi guadagnate quei Valori – Verità, Amore e Pace – li avrete.
Sono solo due le cose in possesso di Dio che a voi mancano: Amore e Pace. Se otterremo questi due Valori, attraverso di essi avremo la Verità. Solo questi due, perciò, sono necessari. Grazie ad essi possiamo conseguire qualunque altra cosa.
Con lo stesso zucchero si possono preparare un gran numero di dolci. Noi li chiamiamo: godama, halva, bâdam, khîr, gulab jamun (dolci indiani – N.d.T.). I nomi indicano le varietà, ma la dolcezza è una.
Dio è Amore. Se otteniamo l’Amore, grazie ad esso possiamo ”preparare” un gran numero di cose; possiamo ottenere ogni agio e sperimentare tantissima Pace. Perciò, bangaru (tesori), guadagnatevi l’Amore!
Prashânti Nilayam, 10 Ottobre 2002

“Chi sei tu?”
Colui, dunque, che pensa alle proprie preoccupazioni è un uomo ordinario, mentre è un vero individuo chi pensa alla propria natura (divina): “Chi sono io? Chi sono io?” Dovreste indagare facendovi questa domanda. Se invece, non appena incontrate qualcuno, continuate a chiedete: “Chi sei tu? Chi sei tu? Chi sei tu? ” che risposta avrete mai? Non sono altro che sofferenze che vi illudono e provocano dolore.
Prima che la conosceste, dov’era quella persona? Quando se ne andrà, chi rimarrà? Nessuno verrà con voi. Non c’è nessuno. Voi invece state lottando aggrappati a ciò che è impermanente e provvisorio. Ognuno pensa a se stesso (sulle rive dello Yamunâ)(1).
Dovremmo riconoscere la nostra Verità, dovremmo ottenere la nostra Pace, che si trova nel cuore. Non considerandola nel luogo in cui realmente si trova, andate a cercarla in giro per il mondo. Ma, ovunque andremo, nel mondo non otterremo mai Pace. Ovunque si vada, c’è solo ashânti, ashânti, ashânti. La Pace tanto desiderata è in voi.
Ai giorni nostri stiamo dimenticando la Divinità, incarnazione della Pace, presente in noi, per desiderare l’instabile e momentanea pace esteriore. Interrompete quei pensieri e cercate piuttosto di contemplare la vostra (vera) forma, ovvero la Pace. Tutto ciò che desiderate è al vostro interno. Non esiste nulla all’esterno che non abbiate già in voi.
Con gli occhi aperti potete vedere migliaia di teste (persone), mentre, se li chiudete, non potete vedere nessuno. Quali teste, in realtà, state guardando? Sono tutte impermanenti e momentanee, e le si possono vedere solo fintantoché esistono gli occhi fisici. Non appena gli occhi smettono di funzionare, non è più possibile guardare neanche un solo oggetto.
Che teniate gli occhi aperti o chiusi, c’è una sola cosa da vedere: la Divinità. Essa è immutabile, senza nascita né morte. Non ha nascita né morte. Voi non siete altro che questa natura vera ed eterna. Cercate, quindi, di realizzare la vostra Verità.
Incarnazioni dell’Amore!
Qual è la nostra Verità? L’Amore. Senza di esso niente al mondo può essere visto. L’Amore è la nostra forma. Nonostante ciò, desideriamo oggetti che nemmeno amiamo; così soffriamo.
Perciò, Incarnazioni dell’Amore!
Che cosa dovremmo realmente desiderare? Nient’altro che l’Amore. Che cosa stiamo sperimentando? Amore. L’esperienza, infatti, che sia felice o dolorosa, non è altro che Amore.
Al mondo non esiste niente di permanente, eccetto l’Amore. Avendo costantemente in noi una tale natura vera ed eterna, che cosa ci affanniamo a cercare? Ciò a cui dovremmo seriamente pensare e ciò su cui dovremmo indagare, è dunque la nostra vera forma. L’Amore è la nostra vera forma.
Tutte le forme sono vestite di Pace.
Tutti i nomi indossano il buon auspicio.
Tutte le forme sono non duali.
L’uomo è incapace di conoscere se stesso. Egli riesce a scoprire ogni cosa, ma a che serve tutto ciò? Che scopo ha tanta conoscenza se non conosce se stesso? L’uomo odierno, dunque, vuole conoscere tutto dell’universo: attraverso la scienza, cerca di scoprire i segreti della natura. Dovrebbe invece chiedersi innanzitutto chi egli sia, quale sia la sua natura ecc. Se indagherà a fondo in tutto ciò, alla fine avrà una risposta. Quindi, innanzitutto, bisognerebbe scoprire il proprio potenziale.

Dvaita e advaita
Questa è la natura dell’Amore. L’Amore in tutti è uno. Voi odiate la persona che vi sta di fronte, mentre amate i membri della vostra famiglia. Ma questo è un errore che vi portate dentro. Fintantoché in voi ci sarà il sentimento di dualità, vivrete nella dvaita (dualità) , senza realizzare l’advaita (non dualità).
Un uomo, con una mente duale, è mezzo cieco.
Siete nella semioscurità. Credete che la persona che vi sta di fronte sia separata da voi, mentre sentite un senso di appartenenza per quelli di casa vostra. Questo è un grave errore. Tutti sono la vostra forma. Dovremmo sperimentare una tale unità.
È detto:
“La percezione della Non dualità è Saggezza.”
L’uomo, incarnazione di una tale Saggezza, sta invece soffrendo perché mira e ripone la sua fede nelle momentanee e impermanenti forme oggettive. Ponete fine a questa sofferenza! (Pensate:) “Io sono in tutti. Tutti sono in me.”
Tutte le forme sono vestite di Pace.
Una tale manifestazione è all’interno del vostro corpo. Lo stesso Âtma, presente in tutti i corpi, è presente anche dentro di voi. Nonostante ciò, invece di essere beati osservando il vostro Âtma, non fate altro che parlare duramente ed essere pieni di gelosia nei confronti degli altri, non comprendendo che quell’Âtma è anche in loro.
Incarnazioni dell’Amore!
L’Âtma, presente in voi, è anche negli altri. Nonostante ognuno sperimenti (la gioia) grazie a se stesso, crede di sperimentarla grazie agli altri. Ma questo altro non è che la natura di un cane ignorante!
Un giorno un cane stava freneticamente cercando qualcosa da mangiare. Trovò un osso che si mise a morsicare avidamente. Dopo un po’ una scheggia dell’osso ferì la sua gengiva che si mise a sanguinare. Come fu felice il cane di assaporare il sangue! Pensò: “Dall’osso che sto morsicando sta uscendo del sangue.” No, no, no! Nonostante crediate che il sangue fuoriesca dall’osso, in realtà è il vostro stesso sangue a colare su di esso.
Allo stesso modo, l’uomo di oggi, dimentico della sua Beatitudine interiore, pensa che essa sia disponibile da qualche altra parte, all’esterno. Con questa fede, l’essere umano si sforza esclusivamente di sperimentare una felicità effimera. Questo è un grave errore. Ogni singola cosa nasce da dentro. Sia la sofferenza sia la gioia sono entrambe una vostra illusione.
È detto:
“Il piacere è un intervallo fra due dolori.”
Otteniamo gioia fra due dolori; fra due sofferenze, si sperimenta una gioia. Comunque, sono entrambe dentro di noi e non all’esterno. È come quando un uomo s’inganna vedendo la propria ombra. Non è altro che un’ombra. È la vostra ombra e voi, guardandola, v’ingannate (credendo sia la vera forma). Per questo non aspirate a vedere il vostro vero corpo. Dovremmo invece compiere un’indagine. A questo riguardo, il Vedânta afferma che dovreste cercare voi stessi.
Un giorno un ufficiale dell’ICS (Servizio Civile Indiano) fece un’ispezione in un certo talak (Comune), ma venne messo in guardia dagli abitanti, i quali affermavano che, nella casa dove avrebbe dovuto dormire, c’erano i fantasmi. Essi dissero: “Signore, la vostra pelle è bianca; perciò non li potrete vedere. Può solo vederli chi ha la pelle nera. Comunque, là ci sono i fantasmi.”
“Che cosa succede?” pensò il funzionario. “Stanno tutti dicendo la stessa cosa. C’è davvero un fantasma? Com’è fatto? Vediamo.” Spense la luce, accese una lucina da notte e si addormentò. Nel bel mezzo della notte si svegliò e… poverino! Cominciò ad agitare le gambe sotto le coperte e l’ombra riflessa contro il muro si dimenava essa pure.
“Ecco il fantasma”, pensò l’ignorante. “Deve essere catturato ed eliminato.” Prese la pistola che aveva di fianco e sparò. Ma, alla fine, dall’agitazione, si sparò sul dito, che saltò via. Osservate come, guardando la sua ombra, l’uomo venne ingannato.
Allo stesso modo, l’uomo sta soccombendo ad ogni tipo di sofferenza. Al mondo esistiamo solo noi. Nessun altro. Sono tutti incarnazioni dell’Amore. Non esiste altro oltre a Dio.
La Verità è unica, benché i saggi La chiamino con vari nomi.
Dovremmo aver fede in tale unità, realizzare una simile Divinità, e conseguire la Divinità nella diversità. Solo così le nostre sofferenze, i nostri dolori e le nostre illusioni verranno distrutti.
Incarnazioni dell’Amore!
Potreste pensare: “Qual è la causa di tutto questo?” È tutta una nostra illusione. Dal momento della nascita fino alla morte, vaghiamo in questa terra, amiamo tutte le illusioni del mondo e, attraverso tale amore, le incrementiamo. Tutto ciò non è altro che illusione. Niente di più.
Se soffrite a causa di qualcuno, è una cosa che dipende da voi; se siete felici grazie a qualcun altro, anche questo dipende da voi. Sofferenza e gioia appartengono a voi e non sono causate da qualcuno all’esterno. Dovreste perciò, in qualche modo, diminuire questi miraggi legati al corpo. Dimenticate l’attaccamento ad esso e sviluppate Âtmabhimana (l’attaccamento all’Âtma) . Solo così sorgeranno in voi sentimenti divini.
Incarnazioni dell’Amore!
La vera ed eterna natura dell’Amore è la stessa in ogni essere umano. Mantenetela salda, perché è l’unica cosa che vi conferirà la Pace. Solo l’Amore vi darà coraggio. È quindi sufficiente guadagnare quest’unica cosa: l’Amore. L’Amore è il nostro Dio; Dio è Amore. Vivete, perciò, in quest’Amore. Dovremmo vivere tutta la nostra vita con Amore. Perché soffrite se mantenete in voi questo Amore?
Incarnazioni dell’Amore!
In natura vediamo molte forme, ognuna differente dall’altra. I nomi e le forme sono diverse; lo stato di veglia, di sogno e di sonno profondo sono diversi. Tuttavia, che cosa esiste veramente? Solo l’Uno. Fate in modo di non dimenticare questa unità. Vedendo l’ombra (il riflesso) nell’acqua, la desideriamo e cadiamo nell’inganno. Tutte queste non sono altro che nostre illusioni.
Non serve soffrire a causa di qualcuno; non occorre che stiate male per voi stessi. Siate felici di voi! (Chiedetevi:) “Chi ha donato questo corpo? Sono venuto con esso. Che cosa ottengo per suo tramite? Istruzione? No! Queste sandhyâ(2)? No! Questi divertimenti? No. Queste canzoni? No. Queste parole? No, no! Per che cosa sono venuto? Per scoprire chi sono.” Qualunque cosa decidiamo di fare, perciò, dovremmo sempre domandarci: “Chi sono io? Chi sono io? Chi sono io?” Se lo saprete, vi ricorderete chi siete.
Incarnazioni del sacro Âtma!
In realtà, conoscere una tale verità è molto semplice. Non c’è niente di più facile che scoprire chi veramente siete. Può esser difficile conoscere gli altri, ma conoscere se stessi è davvero semplice. Per farlo, intraprendete la sâdhanâ appropriata.
Ci sono molte malattie nel corpo; il fisico è soggetto a molti problemi. Non dovremmo tuttavia essere scoraggiati da tutte quelle malattie contratte a causa dell'(errata) alimentazione e degli svaghi che ci concediamo.
Senza minimamente prestare alcuna attenzione a tutto ciò… per che cosa siete venuti qui? Siete qui: perché? Per essere istruiti. Siete venuti qui a studiare, ma, invece di cercare ciò per cui siete venuti, state cercando qualcos’altro.
A questo punto, dovreste chiedervi: “Perché siamo qui? Stiamo cercando di realizzare lo scopo?” Solo così possiamo eseguire appieno il compito per il quale siamo venuti. Invece, dimenticando il motivo della nostra presenza in questo luogo, stiamo cercando qualcosa che non esiste.
Nel mondo sono molte le persone che hanno questo genere di preoccupazioni. Si chiedono: “Dove sta andando la mia vita?” Il motivo per cui siamo nati è la crescita. Cresciamo per realizzare; realizziamo per conoscere la Verità. Dovremmo fare il giusto sforzo per conoscere la Verità. Se quello sforzo verrà fatto, comprenderemo tutto. Perciò, realizzate la Verità attraverso l’Amore.

L’interruttore principale
Guardate: ci sono luci che stanno splendendo dappertutto. Le lampadine sembrano di molte forme diverse; tuttavia, in ognuna di esse, passa la stessa corrente. Se questa corrente non ci fosse, queste lampadine non si accenderebbero affatto.
L’Âtma, al nostro interno, è l’interruttore generale. È Lui a raggiungere le orecchie e a renderle capaci di sentire; è Lui a raggiungere gli occhi e a permettere loro di vedere. L’aspetto Chaitanya (la Consapevolezza Divina) presente in ogni corpo, permette ad ognuno di fare esperienze. Tale corrente (Chaitanya) è la base di tutto: è Divinità: è Consapevolezza.

Sfortunatamente noi, oggi, l’abbiamo dimenticata. Non dovremmo dimenticare la Consapevolezza Divina; perché, fintantoché è presente, noi saremo le Sue incarnazioni. Dovremmo fare dunque uno sforzo per comprenderla. Chaitanya non arriva dall’esterno e non va da nessuna parte. Lì (dappertutto) è, e lì rimane.
Sul sentiero spirituale soccombiamo a molti tipi di idee sbagliate. Per colpa di questi dubbi, diventiamo davvero matti. Non sono altro che i dubbi a trasformarci in persone folli. Dovremmo innanzitutto allontanarli, poiché, fintantoché abbiamo dei dubbi, non possiamo vedere la Verità. I dubbi ci fanno diventare così sciocchi!

L’importanza della fede
Incarnazioni dell’Amore!
È importante non avere molti dubbi. A causa della loro presenza, l’uomo sta dimenticando il proprio Sé. La fede è molto importante. Essa dovrebbe essere molto forte. Senza fede diventerete ciechi.
Pur avendo gli occhi, le persone sono diventate cieche,
poiché non vogliono guardare la Tua Forma propizia.
Pur avendo le orecchie, le persone sono diventate sorde,
poiché non sono interessate ad ascoltare la Tua Voce melodiosa.
Hanno dimenticato Dio
e stanno ardentemente desiderando una bassa vita materiale.
Surdas(3) disse: “Quando avevo gli occhi, che cosa desideravo? Ora che non li ho più, che cosa desidero? Desidero Ciò (Dio) che ho visto quando ancora ci vedevo.”
Che abbiate gli occhi o no, ciò che viene visto non è altro che l’Uno. Non fate dei vostri occhi fisici le fondamenta. I vostri due (veri) occhi, infatti, sono: uno, la visione divina e, l’altro, il potere spirituale.
Prima di tutto dovreste riempire con Chaitanya la vostra mente. Quella Luce divina è presente in ogni singola persona. Se tale Luce non ci fosse, nessuna delle luci esteriori esisterebbe. L’Âtma è, quindi, la nostra Luce primaria.
Basandosi su questo, Shankarâchârya girò il mondo (la nazione) divulgando: “Bhaja govindam.” Che cosa succede, invece? Ciò che andrebbe contemplato, non lo è! Perciò: “Bhaja govindam, bhaja govindam”! Pensate a Dio!
A che serve contemplare qualcosa che non è la Divinità? Ciò a cui dovremmo pensare, quindi, è la contemplazione di Dio.
Voi siete Dio. Dio non è separato da voi. Voi e Io siamo Uno. Tuttavia, voi siete incantati dall’illusione che vi fa pensare: “Noi siamo i devoti, separati, e Lui è Dio.” Questo pensiero andrebbe allontanato.

La causa principale delle cattive azioni
Arishadvarga(4), le cattive qualità, sono la causa prima di tante azioni negative compiute dall’uomo. Sia l’uomo sia gli animali le possiedono. Qual’è, allora, la differenza fra voi e le bestie? Gli animali mangiano, dormono e sperimentano l’appetito. Anche per l’uomo è così. Qual’è, dunque, la differenza fra gli uni e gli altri? Nessuna!
Prajñânam brahma
Brahman è la Saggezza Suprema.
Essa è ciò che l’uomo possiede. Quando Prajñâna e Viveka (la discriminazione) sono presenti, non si sperimenterà più alcuna preoccupazione.

Tutto viene e va. Nuvole passeggere. Perché ci dovremmo preoccupare, aggrappandoci esclusivamente a queste nuvole di passaggio? Dovremmo afferrare ciò che è immutabile, ossia il nostro Âtma, la nostra Chaitanya, la nostra Divinità, la nostra Sacralità. Se lo sperimentiamo:
Brahmavid brahmaiva bhavati
Colui che conosce Brahma, diventa Brahma stesso.
Dovremmo vedere il nostro vero Sé. Ieri vi ho detto:
“Tutti gli esseri sono scintille della Mia eterna Realtà.”
Krishna ha detto: “In tutti c’è una parte di Me.” Da dove arrivano, perciò, tutte le preoccupazioni, i dispiaceri, le difficoltà e le ire che si trovano in quella parte divina? Sono qualità animali di cui colmiamo il nostro cuore. I sentimenti bestiali dovrebbero essere mandati via. Abbandonateli!
Rifuggite dalle cattive compagnie. Riempitevi di sacralità, di sentimenti veri ed eterni.
In questo bicchiere c’è dell’acqua. Se in esso si vuole versare del latte, bisogna prima gettare via l’acqua. Quello che voi fate, invece, è versare il latte nell’acqua. In questo modo, sia il latte sia l’acqua diventeranno inutili.
Avete riempito completamente il vostro cuore di sentimenti negativi. Se in cima ad essi vengono posti i buoni sentimenti acquisiti seguendo la retta via, anche i buoni sentimenti si deterioreranno. Così facendo, non otterrete niente.
Allontanate, dunque, il male. Colmatevi di santità. Solo così vi trasformerete in esseri sacri. Quando miriamo a essere sacri, il nostro “recipiente” (tutto il nostro essere – N.d.T.) dovrebbe rimanere puro ed esser tenuto vuoto. Quando si mantiene la sacralità del cuore, in esso si può versare tutto il bene possibile.
Quanto stiamo guadagnando! Quanta ricchezza, quanto cibo! Tuttavia, dove va tutto ciò? A chi lo diamo? A nessuno. Alla fine, a chi lo daremo e chi lo riceverà? Guadagniamo moltissime centinaia di migliaia di rupie al fine di riempirci lo stomaco. Ma riempiamo, forse, lo stomaco (direttamente) con i soldi che guadagniamo? No, no, no, no! Per questo nella vita, che potrebbe svanire da un momento all’altro, soccombiamo a innumerevoli brutte situazioni. Il nostro corpo è effimero. Esso è in tutto e per tutto una bolla nell’acqua.
L a mente è una scimmia pazza.
Non seguite la mente,
non seguite il corpo.
Seguite l’Amore; seguite la Coscienza.
Seguite la vera natura. Questo è ciò che oggi dovremmo imparare dall’istruzione. Acquisite tanta istruzione!
Nonostante si sia studiato così tanto, perché si dovrebbe morire?
Occorrerebbe acquisire quell’istruzione che non muore.
Che cosa otteniamo grazie all’istruzione? Fintantoché si è presenti nel mondo, l’istruzione è la via per riempirsi lo stomaco. Tutto qui. Colui che studia si riempie lo stomaco; colui che mendica si riempie lo stomaco. Riempirsi lo stomaco è, dunque, una cosa grandiosa?
Dovremmo riempire il nostro cuore, non lo stomaco; dovremmo colmare il cuore d’Amore. L’Amore ci darà tutto. Cercate di riempire il cuore. Questa è Compassione. Hridaya (il Cuore) sta a significare la “Compassione” (Dayâ). Hridaya, dunque, è ciò che è colmo di Compassione. Quella Compassione è Amore e dovremmo colmarne il nostro cuore. Qualunque momento a nostra disposizione non dovrebbe esser sprecato, ma utilizzato per sviluppare l’Amore.
L’incremento degli attaccamenti
Ai giorni nostri voi allontanate questo Amore e, percorrendo sentieri profani, alla fine Lo trasformate in nirâshâ (sconforto, disperazione). In verità non esiste alcuna relazione con nessun altro. Chi ha relazione con qualcun altro? Proprio nessuno. Tuttavia voi state incrementando attaccamenti e relazioni.
Prima di sposarvi, chi era vostro marito? Dopo il matrimonio, chi è vostra moglie? Dopo che sarà morto, chi è il vostro coniuge? Queste persone non esistono, se non finché si è in vita. Per questo è detto che, tutte queste relazioni famigliari, non sono altro che nuvole passeggere: arrivano e se ne vanno nel mezzo della vita. Non sono affatto permanenti. Poiché sono solo nuvole passeggere, non c’è bisogno di soffrire per esse.
Di che cosa dovreste preoccuparvi (occuparvi)? Dovreste lottare per la vostra Beatitudine. Dovreste aggrapparvi al vostro Amore e sperimentare che esso è presente anche in tutti gli altri.
Invece, anziché condividere Amore, tutti gli esseri umani, oggi, stanno incrementando l’odio, la gelosia, la collera. A che serve studiare tanto se alla fine non condividiamo l’Amore? Odio, odio, odio, odio! L’odio è un terribile demone. Sfortunatamente è l’unica cosa che stiamo sviluppando, anziché sviluppare la sacra natura dell’Amore.
Se dentro di voi ottenete anche solo un po’ d’Amore, condividetelo con gli altri. Questo è il vostro vero dovere. Adempitelo e realizzate il sentiero divino.

Conoscenza profana e conoscenza spirituale
Studenti!
Nell’istruzione che ricevete ci sono alcune materie di studio, le quali, però, sono (esclusivamente) legate al mondo.
La conoscenza profana è per la felicità in questo mondo;
la conoscenza spirituale è per la felicità nell’aldilà.
La conoscenza spirituale è ciò che dovremmo sviluppare. Solo così sperimenteremo una Beatitudine permanente.
(A questo punto, la registrazione del Discorso sull’audiocassetta si interrompe. Il seguente paragrafo è stato tradotto dal “booklet” distribuito nell’âshram – N.d.T.).
Poco fa avete ascoltato (il discorso di) Rasgotra, il quale ha esposto alcune idee davvero valide. I suoi successi accademici sono impareggiabili; grazie ad essi, ha guadagnato posizioni di risalto. Egli possiede tutto ciò che si può desiderare. Perché, allora, viene qui? Per sperimentare l’Amore di Swami: “Voglio Amore, voglio Amore, voglio Amore!”

(La registrazione sull’audiocassetta riprende – N.d.T.).
Le persone scoprono che Io ho ciò che a loro manca. In verità, se in voi ci fosse Amore, perché verreste qui? Non verreste affatto! Invece non l’avete: per questo siete qui. Dovremmo ottenere ciò che ci manca. Che cosa facciamo con ciò che abbiamo? Non lo utilizziamo. Dovremmo, quindi, guadagnare ciò che non possediamo.
“Voglio Verità, Amore, Pace”Non c’è Pace. Tutti voi sapete che, in Gujarat, viveva un uomo di nome Patel. Egli era un ardente devoto e un grande uomo d’affari. Visse a lungo all’estero e mise da parte un’enorme fortuna.
Un giorno un suo amico occidentale disse: “Caro Patel, voglio venire a trovarti.”
“Senz’altro”, gli aveva risposto Pate.l
Quando l’amico arrivò, Patel stava pregando nella stanza della preghiera. Poiché stava eseguendo un elaborato rituale, per lungo tempo non uscì dalla stanza. L’amico attese, attese, e, alla fine, s’irritò.
Quando, a preghiera finita, Patel uscì, l’amico gli fece notare: “Che cosa fai, Patel? Per che cosa compi rituali? Hai tutta la ricchezza di cui necessiti: perciò non preghi per avere denaro. Hai tutta la felicità e le comodità che si possono desiderare: perciò, non preghi per esse. Perché, dunque, compi tutti questi lunghi rituali?”
Patel scoppiò a ridere apertamente: “Amico mio, non sto assolutamente pregando per cose legate a questo mondo. Non desidero (ulteriore) ricchezza, non voglio (altri) agi; non ho bisogno di niente. Però, Dio possiede ciò che io non ho. Per questo Lo prego: voglio Verità, voglio Amore, voglio Pace. Dio possiede Verità, Amore, Pace e non li dona a nessuno. Li tiene per Sé. Per questo Lo prego: per ottenere questi tre Valori divini.”

Cercare di ottenere Amore e Pace
Avete visto? Dovremmo tentare di pregare per ottenere ciò che non abbiamo. Che cosa ci manca, adesso? La Pace. Dovreste desiderarla. Se desiderate ciò che già avete, a che serve pregare? Non serve. Se invece vi guadagnate quei Valori – Verità, Amore e Pace – li avrete.
Sono solo due le cose in possesso di Dio che a voi mancano: Amore e Pace. Se otterremo questi due Valori, attraverso di essi avremo la Verità. Solo questi due, perciò, sono necessari. Grazie ad essi possiamo conseguire qualunque altra cosa.
Con lo stesso zucchero si possono preparare un gran numero di dolci. Noi li chiamiamo: godama, halva, bâdam, khîr, gulab jamun (dolci indiani – N.d.T.). I nomi indicano le varietà, ma la dolcezza è una.
Dio è Amore. Se otteniamo l’Amore, grazie ad esso possiamo ”preparare” un gran numero di cose; possiamo ottenere ogni agio e sperimentare tantissima Pace. Perciò, bangaru (tesori), guadagnatevi l’Amore!
Prashânti Nilayam, 10 Ottobre 2002

Written by amaeguarisci in: Articoli |
Mar
09
2017
-

DEVOZIONE: LA DIVINA FOLLIA

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Cari Amici, oggi riporto alcune parole di Sai Baba sulla devozione, che per alcune persone è ritenuta follia.
Ho già scritto diversi articoli sull’alchimia della devozione che ci porta a ridiventare consapevoli di essere Uno con L’Amato. Ora ascoltiamo direttamente le parole dell’Eterno Amato che, di era in era, torna in un corpo umano per aiutare tutti noi a ricordarci la nostra Vera Divina Natura.

“All’uomo mondano, una persona inebriata di Dio apparirà folle e degna di scherno, ma a sua volta il mondano apparirà insano, pazzo, sviato e cieco all’uomo ebbro di Dio. Tra tutte le infermità che travagliano l’uomo, la pazzia di Dio è la meno dannosa, la più benefica. Il mondo ha sofferto danni incalcolabili per colpa di governanti e guide insane, mentre da chi è pazzo di Dio non è mai derivato altro che armonia, pace fratellanza, e amore.”

“Negli ospedali specializzati troverete anche uno strano tipo di follia e colui che ne è afflitto resta quietamente seduto nel suo angolino, senza guardare in faccia gli altri. I medici sono loro grati, perché non creano nessun problema. Forse la loro malattia è dovuta ad una profonda malinconia, o forse sono degli Jnani, dei realizzati. Infatti l’uomo che è legato a Dio si comporta esattamente a quel modo, ed è il solo ad essere sano in questo ospedale pieno di malati che è il mondo!”

“Oggi ci sono ancora devoti perfetti come Jayadeva e Chaitanya, ma i più celano dentro di sé la loro devozione. Talora essa fa capolino, e allora la gente li prende per matti. Swami ne ha incontrati, ma non li chiama per un colloquio. E’ gente che vive piena di gioia. Anni fa ne incontrai una; era una rani, una regina, e non era il caso di chiamarla a colloquio.”

“Qualcuno ha cantato che io provoco le lacrime e le asciugo. Sì, io colmo i vostri occhi di lacrime di gioia e asciugo quelle di dolore. Di me si dice che faccio impazzire la gente e curo la pazzia. E’ vero: io la rendo pazza di Dio e della disciplina necessaria a realizzarlo, e curo la pazzia che fa correre con frenesia gli uomini alla ricerca di piaceri temporanei, rendendoli schiavi dei capricci della gioia e del dolore.”

“Amore, Amore Amore! Prema, Prema, Prema! Io amo e vi chiedo di amare. La mia più grande ricchezza è l’amore. La gente continua a descrivere i miei miracoli nei termini di “Questo è grande! Quest’altro è grande!”. Ma nessuno di tali miracoli è grande: il mio amore, in verità, è il miracolo più grande. Tutti dovrebbero condividere questo amore, partecipare di questo amore. Solo allora questi due amori si fondono insieme e divengono un unico Divino Amore”.

“Fate che il seme cresca, che l’amore sgorghi, che l’amore, il mio amore, guarisca il cuore degli uomini e salvi il mondo dalla morte e dalla distruzione. E’ solo attraverso l’amore e la conoscenza che il mondo si può salvare, e voi, voi tutti, siete miei strumenti.”

(Parole di Sathya Sai Baba tratte dal libro: “Al di là della mente”, di Paola Stefanini – Edizioni Milesi – Pagg. 104/106, 159)
Che possiamo essere, tutti, i Suoi Divini Strumenti d’Amore, sempre!
Om Sri Sathya Sai Krisnaya Namah

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Gen
13
2017
2

LIBRO : MESSAGGI DAL DIVINO SE’ – SCARICABILE GRATUITAMENTE

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Carissimi amici,
questo sito internet è nato nel 2014; l’ho chiamato “Ama e guarisci” perché la medicina universale di ogni male è proprio l’Amore: verso noi stessi, verso ogni creatura, verso ogni manifestazione di Dio.

Da allora ho scritto molti articoli che riguardano la spiritualità e la salute e che nascono dalla mia esperienza di vita e dagli insegnamenti ricevuti dal mio Adorato Maestro Spirituale: Bhagavan Sri Sathya Sai Baba. Egli mi ha restituito alla la vita , fisica e spirituale, dopo una lunga malattia. Con gli insegnamenti del Maestro ed il Suo Infinito Amore, ho potuto uscire dalle sabbie mobili che mi tenevano imprigionata in una situazione di difficile sopravvivenza. Sono infinitamente grata all’Avatar della nostra era! Sono infinitamente innamorata del Suo Amore!

Nel luglio 1998 ebbi con Sai Baba un colloquio privato; in quell’occasione Egli mi diede un compito. Con il braccio teso, il dito indice puntato verso di me ed una voce imperativa, il Maestro mi disse: “ Sei una scrittrice!”
Da allora non ho mai smesso di scrivere, anche perché mi viene molto spontaneo e naturale, fin da quando ero bambina e riempivo tanti fogli con le mie poesie.

Ho pubblicato due libri: “Il mio risveglio – Una storia vera con Sai Baba” (Edizioni Montedit), che racconta la mia esperienza di vita e l’incontro con il Maestro di Verità; e “Il Piccolo Sai Baba”, che parla dell’infanzia e della giovinezza dell’Avatar (Mother Sai Publications).
Vi ricordo che potete scaricare gratuitamente anche il primo libro (Il Mio Risveglio – Una storia Vera con Sai Baba), digitando su google: “amaeguarisci potete scaricare gratis il mio libro”. Non si può fare la stessa cosa con il libro “Il Piccolo Sai Baba”, perché ho lasciato i diritti d’autore alla Casa Editrice.

Ho condiviso tutti gli articoli pubblicati su questo sito, anche sulla pagina facebook che ha lo stesso nome.

A Gennaio del 2016 successe una cosa per me insolita: mentre stavo componendo un articolo, incominciai a scrivere con una velocità incredibile e su un argomento diverso da quello che avevo scelto. Sentivo emergere parole che giungevano alla mia coscienza con una fluidità sorprendente. Non era, non poteva essere la mia mente ordinaria a dettarmi quelle parole; non le sceglievo, non le correggevo, cancellavo od aggiungevo. Le parole arrivavano velocissime, da una Parte Profonda di me; alla fine correggevo solo gli errori ortografici o di battitura.

Iniziai così a ricevere molti messaggi. Da Chi? Dal mio Maestro? Da quale parte di me? Dal mio inconscio, dal Superconscio, dal mio Divino Sé?
Secondo la filosofia Adwaita insegnata nei Veda, esiste solo l’Uno che ha preso forme diverse. Sai Baba, infatti, diceva: “Io sono voi, voi siete me. Fra noi non c’è separazione. Io sono il vostro Sé che ha fatto un salto fuori dal vostro cuore, perché voi possiate parlarci”.
Ma Egli ha anche detto: “Io sono Dio. Anche tu sei Dio; la differenza fra me e te, è che Io ne sono completamente consapevole, tu ancora no.”
Ed ecco ancora le Sue parole: “Io non sono Sathya Sai Baba, quello non è che un nome col quale mi designate oggi. Io sono quell’unico Dio che risponde alle preghiere che scaturiscono dal cuore umano, in ogni lingua, da tutte le terre, qualunque sia la forma della Divinità invocata.”
“Io appartengo a tutti coloro che hanno bisogno di Me. Io sono Rama, Io sono Krisna e i miei fedeli sono in diverse parti del mondo. I popoli mi pregano in diverse lingue. Io sono venuto per tutti: santi e peccatori, ricchi e poveri, ignoranti e saggi.”
“Lo stesso Principio Divino che i ricercatori si sforzano di visualizzare in anni ed anni di ascetismo e di rinuncia è davanti a voi, qui ed ora. Rendetevi conto della buona sorte che avete avuto.”

Da chi, quindi, arrivano questi messaggi? Dal mio Divino Sé, che è Sai Baba, che è Krisna, che è Gesù, che è Rama, che è tutti i nomi…che è il Tutto. Chiamo, quindi, questi messaggi: “ Messaggi dal Divino Sé”; anche perché non voglio che si crei confusione fra le parole che Sai Baba pronunciò con il Suo corpo fisico, quando camminava fra noi e conversava con noi, con quelle che ispira, come voce interiore, a molti devoti in tutto il mondo.

In questo libro ho raggruppato tutti i messaggi che ho ricevuto, in questo modo, durante l’anno 2016.
Potete leggere i nuovi messaggi sempre su questo sito.

Che l’Amore, la Luce e la Gioia colmino sempre i nostri cuori!
Siete sempre nel mio abbraccio!

Potete scaricare il libro cliccando qui sotto.

MESSAGGI DAL DIVINO SE’

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Gen
12
2017
-

SUPERARE LA SOFFERENZA

AQUILA NEL CIELO BLU
Cari amici, oggi condivido con voi alcune riflessioni sulla sofferenza.
Certamente il dolore è una scuola per noi; la voglia di superarlo ci mette in condizioni di fare autoanalisi, di risvegliare la discriminazione e l’intelligenza per trovare una via d’uscita al dolore. Yogananda diceva : “Una vita senza problemi è una vita inutile”, proprio perché i problemi sono la molla che ci spingono a migliorare, a ritrovare all’interno il contatto col nostro Divino Sé. Questo succede quando la soglia della sofferenza è diventata troppo alta, allora scatta in noi un ricordo atavico che ci permette di riscoprire il nostro Tesoro Interiore, al quale attingere per superare le dure prove. Scopriamo , in certi momenti critici, di avere una forza sorprendente, che non immaginavamo di avere. Questo ci dà più fiducia in noi, più autostima; per questo, dopo ogni prova della vita, ci ritroviamo più forti, più saldi, e meno vulnerabili. Ma quante prove dobbiamo prima superare per arrivare a questo livello? E quante ne abbiamo già avute nelle vite passate, o in questa stessa vita? Solo Dio lo sa, ma con i suggerimenti delle Incarnazioni Divine possiamo sicuramente aver meno bisogno di prove per imparare, per ricordare.
Il dolore non va cercato come espiazione dei peccati. Il nostro retaggio religioso ci ha portati a pensare anche questo: “Mi autopunisco da solo per non sentirmi in colpa di ciò che ho fatto di male in passato”.
Molte persone fanno questo a livello inconscio: si sentono indegni peccatori ed allora boicottano tutte le esperienze che possano dare gioia e soddisfazione.
Sai Baba ci diceva: “Il passato è passato, lasciatelo andare!” Egli ci ricordava che noi non siamo ciò che abbiamo fatto, detto e pensato: noi siamo “Essere, Coscienza e Beatitudine”, siamo l’Indivisibile Supremo Assoluto che, nell’oblio di Se Stesso, sperimenta buio e luce , ciò che chiamiamo male e ciò che chiamiamo bene. Quando riscopriamo e ricordiamo la nostra Divinità ed agiamo di conseguenza, non facciamo più gli errori del passato. La stoffa bianca, che rappresenta la nostra coscienza, anche se in passato è stata sporcata, può sempre essere lavata e tornare al suo candore originario: questo è il senso della redenzione; e Sai Baba aggiungeva: “Sentitevi puri, e d agirete con purezza”.
Cari amici, ogni volta che soffriamo , soffre anche il mondo intorno a noi. Siamo tutti radio rice-trasmittenti: sentiamo l’ansia, la paura, la sofferenza, la rabbia, ed anche l’amore la gioia, la gratitudine e la pace di chi ci sta intorno. Ecco perché con certe persone sentiamo benessere, e con altre sentiamo malessere, solo stando loro accanto . E’ quindi un diritto, ma anche un dono per gli altri, riuscire ad uscire al più presto dal pozzo della sofferenza. Con quale “Fune” riusciamo ad uscire dal pozzo? E come fare per evitare , in futuro, la stessa sofferenza?
La sofferenza, se mantenuta in noi, diventa un’entità forte che vuole continuare a vivere, e si alimenta di sempre nuova sofferenza, che attiriamo inconsciamente. Qualcuno può obiettare: “ Ma se sono malato, come posso non essere nella sofferenza?” Amici cari, per esperienza diretta vi posso dire che si può essere felici, pur nella sofferenza fisica, riuscendo ad elevare la coscienza oltre il corpo fisico, non identificandoci con questo. Sai Baba mi ha insegnato molto su questo argomento, sono infinitamente grata a Lui!
Carissimi, vorrei ricordare a noi tutti che c’è un errore basilare che spesso facciamo e che ci procura , inevitabilmente, sofferenza: pensare ed aspettarci che altre persone ci portino la gioia; pensare ed aspettarci che altre persone riempiano i nostri vuoti interiori; pensare che la nostra felicità debba dipendere da qualcun altro o da un evento futuro. Questo modo errato di pensare è lo stesso del neonato che trova nella madre tutto il suo sostentamento, ma ci sono adulti che affettivamente rimangono sempre neonati e non vogliono trovare in se stessi tutto ciò che prima trovavano nella madre.
Cari fratelli, avremo sempre delusioni con questo modo di pensare! Qualunque madre si stanca di allattare una vita intera un adulto neonato! E, se lo facesse, sarebbe un male per se stessa e per colui che non crescerebbe mai.
Tutti i maestri spirituali ci hanno ricordato che la felicità , la Fonte di ogni gioia, è dentro di noi: é solo ricoperta da uno strato di polvere; tocca a noi riportarla alla luce.
Ricordiamoci che tutti noi siamo esseri Divini, scesi in un corpo umano per sperimentare . Ricordiamo a noi stessi che siamo molto più di quello che la società , fatta da coloro che vogliono soggiogarci, ci ha voluto far credere. Ci hanno tenuti chiusi in un recinto di un pollaio, facendoci credere che non potessimo volare. Non è così, miei cari! E sono proprio le batoste, le sfide della vita, i dolori acuti che ci costringono a sbattere forte le ali, finché ci accorgiamo che possiamo elevarci al di sopra del recinto del dolore, che possiamo davvero superarlo ed andare oltre!
Non lasciamoci più ingabbiare da certe istituzioni politiche, economiche e religiose, che possono continuare a vivere solo se siamo addormentati, all’oscuro della nostra Vera Natura. Siamo aquile destinate agli alti cieli, ma ci hanno inculcato , fin da piccoli, che siamo polli da recinto. Non lasciamoci più frenare e limitare: decidiamo di volare alto, di esprimere la nostra Magnificenza!
Quindi, la causa prima del dolore e l’ignoranza di noi stessi; è l’ignorare che ciò che cerchiamo all’esterno è già dentro di noi. E come fare a sperimentare questa verità? La fune che ci tira fuori dal “pozzo” è proprio il ricordarci Chi siamo; e tutte le Incarnazioni Divine sono scese proprio per aiutarci in questo compito.
Rama, Krisna, Budda, Gesù, Sai Baba e tanti altri, sono scesi per insegnare all’umanità come uscire dal “pollaio”, come abbattere muri,come elevarci al disopra delle nuvole nere dei temporali, senza quindi , subirne la furia distruttrice.
Tutti gli esercizi spirituali che tutti gli Avatar, i Mistici ed i Santi ci hanno suggerito servono a togliere quel fitto strato di polvere che ricopre la luce e la voce del Divino Sé in noi. Tutti i suggerimenti, gli insegnamenti etici e metafisici, sono proprio per ricordarci e sperimentare nuovamente che siamo tutti esseri Divini, che siamo tutte forme diverse dell’Unico Dio che si è diviso nei molti. Non abbiamo bisogno di altri uomini, di intermediari, fra Noi e Dio, perché Dio è in ognuno di noi.
Fra tutti gli esercizi spirituali, il Namasmarana (la ripetizione del Nome di Dio) è il più immediato, semplice ed efficace. Sai Baba ci ha sempre suggerito questa pratica, ricordandoci che in questa nostra era il Namasmarana è l’esercizio più semplice per placare la mente, fissandola sulla forma Divina a noi più cara. Pensando sempre a Dio, si risvegliano in noi le qualità Divine che sonnecchiano ancora. Per avere maggiori dettagli e spiegazioni, potete leggere due miei vecchi articoli, sempre su “amaeguarisci”; questi sono i titoli degli articoli: “Sai Baba parla della ripetizione del nome di Dio” , “Il Nome di Dio ci renderà liberi”.
Carissimi, parlare di come uscire dalla sofferenza, non basterebbe un libro intero; per questo vi esorto a voler sinceramente conoscere i suggerimenti di Coloro, gli Avatar, che ci hanno dimostrato di essere liberi dai legacci terreni, e che quindi sono i soli che ci possono aiutare a liberarci anche dal dolore. Amiamo e seguiamo Dio nella forma a noi più cara, finché Quella Forma sarà percepita come noi stessi! Nell’alchimia della devozione, Amante ed Amato diventano Uno. La devozione dilata così tanto il nostro amore da renderlo come un fiume in piena , capace di rimuovere tutti gli ostacoli e superare ogni sofferenza.
Quando Amante ed Amato diventano consapevolmente Uno (anche se sono sempre stati Uno), l’adorazione di una forma Divina non serve più; in quel momento diventeremo consapevoli di aver sempre adorato Noi Stessi, quell’IO SONO che è ovunque, e percepiremo la Voce Divina in noi, forte e chiara.
Abbraccio ognuno tutti voi, che siete forme diverse di me stessa!

Written by amaeguarisci in: Articoli |
Nov
17
2016
-

CON SAI BABA SOTTO LA VERANDA. ANIL KUMAR RACCONTA.

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Buongiorno miei cari!
Oggi condivido con voi alcuni episodi raccontati da Anil Kumar, che è stato traduttore ufficiale dei discorsi di Sai Baba per molti anni.
Anil Kumar ha sempre detto che vuole passare tutta la sua vita a raccontare le meravigliose esperienze che ha vissuto al fianco dell’Avatar per molti anni. E’ un devoto speciale, dotato di umorismo e tanto amore. Vi lascio alle sue parole.

Dovreste aver notato quello studente sikh. Attenzione non ho detto sick (in inglese: ammalato). Se lo studente è “sick” bisogna portarlo all’ospedale! (risate)
E’ uno studente che appartiene alla religione sikh, devoto di Guru Nanak. Quel giorno Swami gli ha chiesto di parlare. I sikh sono dei ragazzotti ben piantati, che mangiano molti farinacei. La maggior parte di essi vive al nord, nell’area vicino alla frontiera, per proteggere la Nazione. Il ragazzo ha detto: “23 anni fa, una signora anziana visitò Prashanti Nilayam con il suo nipotino. Perché? Per ricevere la benedizione di Baba. Che cos’era successo? I medici avevano diagnosticato al bambino un foro nel cuore: c’era quindi bisogno di un urgente intervento chirurgico. Ma anche così non c’era speranza che sopravvivesse. La nonna continuò a pregare Dio: “Swami, devi salvare mio nipote.” Swami diede al bambino della vibhuti (cenere sacra da Lui materializzata), grazie alla quale il piccolo guarì. Poté frequentare normalmente la scuola elementare, le superiori ed anche l’università. Quel bambino sono io”. E così, battendosi il petto, ha continuato: “Ascoltate! Io dichiaro che Guru Nanak e Sai Baba sono Uno!” A questa affermazione è scoppiato un applauso di gioia. Swami ha commentato: “Bel discorso. Mmmm…So che tuo padre è nell’area del Kashmir dove ci sono molti conflitti. Non preoccuparti: Io mi prenderò cura di lui.” Poi, rivolto a noi: “Ehi, voi, pensate che scoppierà una guerra? No, no! Non abbiate paura: non ci sarà proprio alcuna guerra. Sono solo minacce di guerra e non una guerra effettiva. A tuo padre non capiterà niente. Il mese prossimo sarà qui per il darshan di Swami. Non preoccuparti. Sii felice”.
Di preghiere esaudite io ne so qualcosa. Permettetemi, allora, una nota personale. Stavo viaggiando sul treno proveniente da Hyderabad. Come sapete ho l’abitudine di dimenticare il tempo quando inizio a parlare di Bhagavan (Baba). E’ una mia debolezza, ma non posso farci niente. E’ troppo tardi per pentirsi e, comunque, credo non sia nemmeno necessario. Perché? Quando i devoti sono così ansiosi di ascoltare ed io ho così tanto da dire, perché , dopotutto, non dovrei condividere? E così, mentre aspettavo di prendere una coincidenza, il capostazione mi ha detto: “Signor Anil Kumar, ho sentito che questa sera avete tenuto in città un bellissimo discorso. Io, essendo in servizio, non ho potuto assistere. Perchè non venite nel mio ufficio a prendere una tazza di caffè?” Siccome la coincidenza non era ancora arrivata, mi sono goduto quella tazza di caffè. Sennonché l’uomo mi ha chiesto: “Di che cosa avete parlato? Qual era l’argomento?” E’ bastato questo per farmi partire in quarta! (Risate). Ad un certo momento il capostazione ha detto: “signore, credo sia l’ora del vostro treno. Andiamo a vedere.” Siamo andati al binario per scoprire che il treno non solo era già arrivato, ma era anche ripartito! Aveva da poco lasciato la stazione e ancora lo si vedeva da lontano. “Che sciocco – ho pensato – Ho perso il treno! Adesso devo aspettare il prossimo che forse arriverà, forse no.” Questa è la situazione in India. Ci sono rimasto così male! Ho pregato: “ Swami, Ti prego, aiutami. Domattina devo fare lezione.” Per quanto ne so, non è mai successa una cosa del genere. Invece, in quell’occasione, per la prima volta, il treno si è fermato ed ha incominciato a fare marcia indietro! (Risate). Non ho mai visto un treno viaggiare all’indietro, ma quel treno l’ha fatto e si è fermato davanti a me! Quando sono salito è ripartito. Oh Swami! Sei anche capace di far fare marcia indietro ai treni?! Se vi recate alla stazione di Kagipet, vicino ad Hyderabad, se lo ricordano ancora adesso. E’ un miracolo che è stato sulla bocca di tutti.

Swami si è seduto in poltrona con in mano un pacco di lettere. “Prendi questa lettera – mi ha detto – e guarda che cosa c’è dentro.” Ho aperto la busta e ho visto un assegno di 37.500 rupie. Era stato dato a Bhagavan da un ex studente. Era il suo primo stipendio e lo voleva donare a Swami come segno d’amore e gratitudine. Swami ha detto: “Il ragazzo che ha donato questo assegno è qui. Ma non dirò il suo nome perché si sentirebbe imbarazzato e si metterebbe a piangere. Ma ascoltate bene ciò che vi dico: Io non voglio i vostri assegni. Io non voglio i vostri soldi. Non sono queste le cose che desidero da voi. Tutto ciò che voglio è il vostro Amore. Voglio il vostro Amore che, oltretutto, non è una vostra proprietà, ma un dono che Io vi ho fatto al momento della vostra nascita. E’ il Mio dono a voi . Per questo voglio che mi rendiate ciò che vi ho regalato. Ecco tutto.” A questo punto che cosa è successo? Swami ha fatto a pezzi l’assegno. Ha continuato a stracciare, stracciare… Gli ho detto: “Swami, per invalidarlo è sufficiente strapparlo una sola volta. (Risate). Non c’è bisogno che tu lo faccia a pezzi in quel modo.” Swami ridendo mi ha risposto: “E’ per dimostrarvi quanto lo disdegni. Ecco perché tutti questi pezzi.”
Amici miei, qual è La situazione della società ai giorni nostri? Ci sono molti guru che fanno soldi; la maggior parte dei guru, in tutto il mondo, fa discorsi in nome della spiritualità mentre mira ai soldi. Ma esiste un luogo, Prashanti Nilayam, dove esiste Dio, Bhagavan Sri Sathya Sai Baba, che afferma: “ Non voglio i vostri soldi, ma soltanto il vostro amore.” E’ un fatto davvero unico!
(Tratto da “Perle di saggezza”n. 4 – giugno 2002 . Pubblicato su Mother Sai n. 2 – 2010, pagg.21,22)

Written by amaeguarisci in: Articoli |
Nov
10
2016
-

IL RAGAZZINO E L’ASCETA. UN RACCONTO DI KASTURI DI QUANDO SATHYA SAI BABA AVEVA QUATTORDICI ANNI.

baba da ragazzino

Cari amici, oggi voglio riportare un racconto fatto dal Prof. Kasturi nella Biografia che Sai Baba gli aveva chiesto di scrivere.
Il racconto parla dei giorni successivi alla Rivelazione del giovane Sathya, che allora aveva 14 anni, di essere Sai Baba, lo stesso Sai Baba tanto venerato a Shirdi.
Ecco le parole tratte dal libro : “La vita di Sai Baba” – N. Kasturi – Mother Sai Publications, pagg.86/88.

Fin da quei primi giorni Baba fu impegnato nell’insegnamento spirituale (Upadesha); in realtà, la Sua Vita è un continuo insegnamento.
Un chiaro esempio di ciò è l’Upadesha che Egli impartì allo Swami Digambara ( “vestito d’aria”, cioè nudo), quando venne a Puttaparthi, nel 1941. La città Di Bukkapatnam era tutta in fermento per la visita di questo asceta, un uomo anziano che aveva perso l’uso di entrambe le gambe, aveva eliminato l’abbigliamento, e perciò era guardato dalle masse come un triplice esempio di saggezza. I suoi ammiratori erano ansiosi di vedere le reazioni di Baba messo al confronto con un veterano di molte privazioni. Lo Swami Digambara aveva fatto altresì voto di silenzio, perciò, la curiosità della gente si fece ancora più grande. Il Piccolo Dolce Divino Ragazzo incontrò l’imponente eroe che fu trasportato a Puttaparthi e depositato davanti alla casa del Karnam (casa del capo del villaggio dove Baba si trovava). Baba dette al nudo saggio una grossa asciugamano (!) e qualche consiglio, quale non avrebbe potuto ricevere in nessun altro luogo.
“Se tu hai troncato ogni rapporto con la società, come sta ad indicare la tua nudità, perché non vai in una grotta in qualche foresta, lontano dalla società umana? Perché hai paura? D’Altra parte, se desideri ardentemente avere discepoli, un nome e del cibo, disponibili nelle città e nei paesi, perché ti lasci scambiare per un uomo senza alcun attaccamento?”
Queste furono le parole del giovane Baba e tutti rimasero colpiti per la meraviglia e l’ammirazione. Si vide il Digambara Swami abbassare la cresta, perché evidentemente non era abbastanza sincero da comportarsi all’altezza della sua “nudità” e del “voto di silenzio”! Ma Baba non era sarcastico; no, lungi da ciò. Egli era pronto ad aiutare, a rassicurare , a garantire.
Disse, dando una leggera pacca sulla spalla del menomato:
“Conosco la tua difficoltà. Tu temi di non poter ricevere cibo e riparo isolandoti dalla compagnia degli uomini, vero? Bene, ti assicuro, chiunque invochi il Nome del Signore, ovunque si trovi, riceverà il suo cibo. Me ne occuperò Io. Tu potrai trovarti sul più alto degli Himalaya o nella più folta foresta, Io ti darò regolarmente il cibo. Ma se tu non hai quella fede e quel coraggio, puoi meditare su di Lui anche qui: allora non andare in giro nudo e non dare a questa gente tutto questo fastidio di doverti portare da un luogo all’altro.”
Che grande insegnamento! Se solo la gente ne afferrasse il significato! Quella fu la voce autentica, soltanto un Avatar poteva dare quella assicurazione.
E su questo punto è opportuno accennare qui che tale assicurazione viene data anche oggi da Baba a tutti i Sadhaka, gli aspiranti al progresso spirituale.
Tre anni fa, quando Swami Satcidananda lo incontrò, Baba gli disse di coltivare la sua competenza yogica e di non sprecarla nelle molteplici attività come segretario di una associazione e , battendo affettuosamente sulle spalle del settantenne samnyasi (rinunciante), Egli aggiunse:
“Le tue conquiste yogiche penetreranno esse stesse la roccia della grotta dove tu stai seduto e saranno di buon auspicio per il mondo. Vattene in qualche luogo solitario dell’Himalaya; Io ti fornirò cibo e riparo ovunque tu sia.”
La stessa autentica Voce, la voce dell’Avatar, venuto per guidare e proteggere tutti i sadhaka di qualunque religione, razza e regione!

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Nov
08
2016
-

SAI BABA CI PARLA DEL COMPITO DELL’AVATAR E DELLA NOSTRA GRANDE OCCASIONE AD ESSERE SUOI CONTEMPORANEI

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Cari amici, oggi voglio riportare alcuni stralci di discorsi di Bhagawan Sathya Sai Baba tratti dal libro: “Sri Sathya Sai Gita – Tutto sulla spiritualità in domande e risposte” (Mother Sai Publications – pagine: 340/344).
Sai Baba ci ha sempre detto: “ Io sono Dio; anche tu sei Dio. La differenza fra me e te, è che Io ne sono completamente consapevole, tu ancora no”.
Come sono importanti gli insegnamenti di Colui che si fa carne di era in era per aiutarci a ritornare alla piena consapevolezza di questa meravigliosa Realta!
Chi non ha avuto la Grazia di poter conoscere personalmente Bhagavan Sathya Sai Baba, sia felice nel sapere che Egli è sceso in tre incarnazioni successive. Era Sai Baba di Shirdi; lasciò il corpo nel 1918 e si reincarnò come Sathya Sai Baba il 23.11.1926. Ora farà la Sua apparizione come Prema Sai Baba, del quale ha già materializzato alcune immagini.
C’è chi dice sia già nato… in ogni caso aspettiamo con gioia la Sua apparizione pubblica, forse quando sarà un ragazzo come ha fatto Sathya Sai Baba. In quel momento dichiarerà e dimostrerà di essere lo Stesso Sai Avatar venuto in questo momento delicato dell’umanità, per traghettarci nell’Era dell’Oro e scongiurare la distruzione termonucleare del Pianeta.
Gloria a Colui che , di era in era, scende fra noi per Infinito Amore!
Vi lascio alle Sue parole.

Qual è l’obiettivo di questo Avatar Sai?
Risposta: In ogni yuga (era) Dio si è incarnato come Avatar per qualche compito particolare. Questa Incarnazione differisce in questo. Essa si è incarnata per affrontare crisi che coinvolgono e scuotono il mondo intero. L’immoralità ha indossato i panni della moralità e alletta l’uomo gettandolo nel pantano del peccato. La Verità è additata come una trappola, la giustizia è ridicolizzata, i santi vengono tormentati come fossero nemici sociali. Questa Incarnazione è quindi scesa per sostenere la Verità e sopprimere la menzogna. (Sathya Sai Speaks Vol.8, pag.175)

Come mai molte persone non riescono a comprendere la realtà degli Avatar?
Risposta: In verità non riuscirete a comprendere l a Mia Realtà né oggi e neanche fra mille anni di severe penitenze o fervida ricerca; neanche se si unisse allo sforzo l’umanità intera.
Fra breve, però, diverrete consapevoli della Beatitudine che il Principio Divino farà discendere, quel Principio Divino che si è incarnato in questo corpo e ha assunto questo sacro Nome. La vostra buona fortuna vi ha munito di questa opportunità, che è superiore a quella avuta dagli anacoreti, dai monaci, dai saggi, dai santi e addirittura da personalità che incarnarono aspetti della Gloria Divina! (SSS Vol. 8, P 99)

Si può comprendere con l’immaginazione la realtà di Bhagawan Sri Sathya Sai Baba?
Risposta: Questa è una forma umana nella quale è manifesta ogni Entità Divina, ogni Principio Divino… in altre parole tutti i nomi e le forme che l’uomo ha attribuito a Dio.
Non lasciatevi fuorviare dal dubbio. Se installerete sull’altare del vostro cuore una solida fede nella mia realtà, potrete conseguirne la visione. Voi però oscillate come il pendolo di un orologio. Così facendo non riuscirete mai a comprendere la Verità e a conseguire la beatitudine.
Siete molto fortunati ad avere la possibilità di sperimentare la beatitudine della visione della Forma che comprende tutte le forme di Dio in questa vita stessa, ora. (SSS Vol. 8, P 99-100)

E’ compito dell’Avatar liberare solo quelle anime che sono pronte per la salvezza?
Risposta: L’aereo deve atterrare in un determinato luogo per permettere a coloro che hanno comprato il biglietto, e che quindi se lo meritano, d’imbarcarsi. Analogamente , il Signore è sceso sulla terra affinché coloro che si sono garantiti il diritto alla liberazione possano essere salvati. Accidentalmente, capita che anche altri conoscano il Signore, la Sua Grazia, i modi per guadagnarla e la gioia della liberazione. (SSS Vol. 3, P 30)

Swami, quale consiglio dai ai devoti che si affollano a Prashanti Nilayam spinti da mille motivi e bisogni diversi, da inclinazioni spirituali o da amore e riverenza per questa Forma Divina?
Risposta: Non indugiate più; afferrate questa opportunità unica mentre ancora potete. Chiedetemi il Sadhana (Disciplina spirituale) che dovete intraprendere per la vostra liberazione e incominciate a praticarlo da oggi stesso. In seguito, potrebbe risultare difficile avvicinarmi e parlarmi. Le persone continueranno a venire da Me a fiumi infiniti e potreste avere il mio Darshan a chilometri di distanza! Questo principio è destinato a crescere come un Vishwa-vriksha, un albero di proporzioni mondiali, che dona riparo a tutti. Esso è sceso in questa forma per questo fine e non conosce incertezze né esitazioni. Il mio nome è Sathya, Verità. In mio insegnamento è Verità. Io sono la Verità. (SSS Vol. 8, P 157)

Come può un devoto beneficiare di questo Yuga Avatar?
Risposta: Sfruttate l’opportunità dell’associazione con me più che potete e sforzatevi il più velocemente possibile e al meglio delle vostre forze di seguire le direttive che vi ho dato. Ubbidire alle mie istruzioni è sufficiente; ciò vi conferirà maggiori vantaggi del più rigoroso ascetismo. Praticate Sathya (Verità), Dharma (rettitudine), Shanti (pace) e Prema (amore), che mi sono care. Decidete di tenere questi ideali sempre di fronte a voi, in tutti i vostri pensieri, parole e azioni. Ciò potrà conferirvi il sommo bene dell’unione con la Sostanza Suprema della Divinità. (SSS Vol. 8, P 101)

Come mai è così difficile comprendere la Realtà Divina presente in questo Principio di Sai?
Risposta: Dal momento che cammino in mezzo a voi, mangio come voi e parlo come voi, siete ottenebrati dalla convinzione che Io sia un comune mortale. State attenti a questo errore. Io contribuisco a confondervi cantando, discorrendo e intrattenendomi in attività con voi, ma in qualunque momento la mia Divinità vi può essere rivelata. Dovete essere pronti e preparati per quella occasione. Poiché la Divinità è rinchiusa in forma Umana, dovete sforzarvi di assoggettare Maya (illusione) che la cela ai vostri occhi. (SSS Vol. 8, P 99)

Come si scorge un barlume della Verità di Sai?
Risposta: Per quel che mi riguarda, alcuni hanno scorto un barlume della Verità mentre altri non sono riusciti a vedere neanche quello. Io, comunque, riverso il mio amore su tutti indistintamente. Io né rivelo, né nego; siete voi che dovete scoprire, decidere e trarre Ananda (beatitudine) indagando nel profondo. Come può una formica calcolare la profondità dell’oceano? Come fa un uomo che è a terra descrivere le sembianze di un pilota di un aereo in volo? Fintanto che non ascendete alle “vette” seguendo determinate discipline, non potrete sperimentare Dio. (SSS Vol. 5, P 238)

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Nov
02
2016
1

MESSAGGIO: I DOLORI SONO COME UN PARTO PER UNA NAZIONE: SONO IL PRELUDIO DI UNA NUOVA NASCITA.

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Cari amici, questo è il messaggio che oggi ho ricevuto, dopo i tragici fatti del terremoto.
Tanta forza, tanto coraggio, tanta gioia, tanta protezione a tutti!

Amori Miei, Figli Adorati, la paura è la vostra padrona da ormai troppo tempo. Voi vivete come se non possedeste dentro di voi le capacità Divine; vi immedesimate nella parte, a volte di miseria, che come anima state svolgendo in questo palcoscenico terrestre, dimentichi di chi siete in realtà.
Ogni volta che date spazio alla paura, ogni volta che la alimentate, la ascoltate, la nutrite di nuovo, ricreate gli stessi scenari che vi spaventano.
Sappiate guardarla in faccia la paura, sappiate accettarla, esaminarla! Non nascondetela sotto il tappeto perché avete paura della paura! Accettatela, e vedrete che perderà forza, vedrete che ogni giorno vi spaventerà di meno, ogni giorno riprenderete voi le redini in mano! E se prima vi facevate rincorrere dalla paura, come fosse un cane da cui scappare, ora siate voi a rincorrerla, a farla fuggire!

Mie Adorati Figli, è tempo di ridestarvi dal vostro sogno. Siete scesi per agire da maestri, nella vostra maestria che avete dimenticato di possedere. Io sono sceso, di era in era, per ricordarvi questa vostra maestria. Mi avete visto compiere ciò che chiamate prodigi e miracoli, ma solo per mostrarvi che in voi c’è lo stesso potere, sonnacchioso, latente , pronto però a risvegliarsi in ogni momento.

Sentitevi forti e liberi. Immaginatevi sempre nella vostra potenza, anche quando siete ammalati, e presto la paura svanirà come nebbia al sole. Non osate, a volte, chiedere a Me, che sono il vostro Divino Sé, ciò che veramente vi occorre: la pace della mente, un cuore libero dai timori e dall’invidia, un cuore libero da ogni senso di indegnità e separazione.
A chi dovete chiedere tutto ciò? Chi pensate sia in grado di aiutarvi in questo? Solo Dio può ricordarvi che siete Dio. Solo Dio può ricondurvi all’Essenza, alla consapevolezza di essere tutti voi Divini, come Io sono.

Questo è il tempo del grande cambiamento. Da millenni la Terra ha aspettato questo momento. Gli scossoni interiori di ognuno di voi, mutanti all’opera, si manifestano anche all’esterno, nei cinque elementi di cui il mondo fisico è composto.
La Terra è sconquassata da fremiti di assestamento, cambiamento, purificazione, innalzamento vibratorio. La Terra sta rilasciando, come voi, tutto ciò che all’interno non vuole più trattenere. Vuole tornare alla purezza primigènia. Lasciate che faccia il suo lavoro. Voi pregate affinché possiate essere tutti protetti.
Le preghiere dei santi, dei giusti che sono tutti in mezzo a voi, hanno evitato altre numerose vittime umane. Il terremoto ha distrutto tante case, ma la preghiera e la Grazia che vi siete conquistati ha risparmiato tanti suoi abitanti.
Questo è il momento positivo della paura, il solo momento positivo: vi induce ad aumentare il vostro anelito verso il Divino, vi induce a focalizzarvi di più sul Cielo, e meno sulle attività puramente materiali. Vi induce ad aumentare la preghiera , l’incontro ed il dialogo con Dio che è in voi.
Voi create, voi distruggete, voi lenite, voi attutite… Non siete consapevoli di come tutte le vostre attività umane in toto, tutti i pensieri e sentimenti, creino il vostro mondo.

Ora lasciatevi guidare dal flusso del fiume senza più fare resistenza! Potete mettervi belli comodi, su una comoda imbarcazione e lasciarvi trasportare, sicuri che il fiume vi porterà al Mare della completa beatitudine.
Gli eroi che hanno tanto aiutato sono angeli. Le vittime che la Terra sacrifica quando si spurga da tutte le negatività, sono anime che hanno fatto da “capro espiatorio”, che hanno raggiunto la Luce e la Gioia. Erano previsti, per loro, questi passaggi in altra dimensione. Loro ora stanno bene: nella gioia, fuori dal senso di povertà, mancanza, malattia e paura.
Possiate anche voi che assistite, voi che avete subito traumi, spaventi e perdite, vivere in quello stato di gioia che è vostro, consapevoli che tutto ciò che vi è stato tolto, vi sarà ridato, in abbondanza!

I dolori sono come un parto per una nazione: sono il preludio di una nuova nascita. Concentratevi su questo bel pensiero; lasciate il passato alle spalle e rifugiatevi in Me, che sempre albergo nei vostri cuori. In Me troverete tutto il coraggio, tutta la forza, tutta la grandezza che vi occorre per superare ogni ostacolo, anche il più duro ed imprevedibile.

Siate leggeri nel mondo, senza gli attaccamenti che sono zavorre che vi mantengono in terza dimensione!
Siate leggeri e sicuri di voi, perché Io che sono la Potenza, sono voi; perché Io che sono l’Amore, sono Voi; perché Io non ho limiti e un giorno, strada facendo, scoprirete( e qualcuno sta già scoprendo) che anche voi non avete limiti, se non quelli imposti dalla vostra mente, cosciente ed inconscia.
Amatevi, Miei Adorati, amate voi stessi e riconoscetevi in ogni creatura. Solo così il mondo avrà un contagio d’amore, come da millenni la Terra non ricordava più.
Vi benedico, perché possiate scrollarvi di dosso tutte le tribolazioni, come un maestoso animale sa scrollarsi di dosso una mosca!

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