Apr
16
2014
1

GESU’ CI PARLA DI CIBO E MALATTIA

 

Carl_Heinrich_Bloch_-_Consolator AAAAAAAAAAAAAA

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Amici cari , per festeggiare la Resurrezione del Cristo si uccidono migliaia e migliaia di agnellini.

Gesù è stato, per tutti noi, l’Agnello Sacrificale, perché sacrificarne così tanti altri in Suo Onore?

Riporto queste Sue parole a riguardo del cibo. Sono Tratte dal libro : “Il Vangelo Esseno della Pace” – Manca Edizioni  Igiene Naturale –  Manoscritti originali scoperti e tradotti da Edmond Bordeaux Szekely (Scaricabile da Internet).

Vi lascio alle parole del Maestro, Buona Pasqua!

Pag.35/37:

“Maestro, dove andremo? Solo Tu hai parole di vita eterna; dicci quali peccati dobbiamo evitare per non incorrere più nella malattia”.

E Gesù rispose: “ Sia fatta secondo la vostra fede” e, sedendo tra di loro, continuò: “Dice l’antica saggezza –Onora tua Madre Terra e il tuo Padre celeste rispettando i loro comandamenti, affinché i tuoi giorni su questa terra siano lunghi – e il comandamento successivo è “non uccidere” perché la vita è data a tutti da Dio e l’uomo non può sottrarre ciò che è dato da Dio. Dunque vi dico, in verità, che tutto ciò che vive sulla terra ha origine da un’unica Madre, quindi chi uccide, uccide suo fratello e Madre Terra si allontanerà da lui sottraendogli il suo seno vivificante; e anche i suoi angeli lo eviteranno e così Satana farà del suo corpo la sua dimora. E la carne degli animali uccisi, nel suo corpo, diventerà la sua stessa tomba; perché vi dico, in verità, che chi uccide, uccide se stesso e chiunque si nutre della carne di animali uccisi mangia il corpo della morte. Perché nel suo sangue ogni goccia del suo sangue diventerà veleno; nel suo respiro il loro respiro diventerà fetore, nella sua carne la loro carne si trasformerà in pustole; nelle sue ossa le loro ossa diventeranno gesso; nelle sue viscere le loro viscere diventeranno putrefazione; nei suoi occhi i loro occhi diventeranno incrostazioni; nei suoi orecchi, le loro orecchie diventeranno fiotti di cera e così la loro morte diventerà la sua morte. Perché solo se serviremo il Padre Celeste i nostri debiti di sette anni saranno pareggiati in sette giorni, ma Satana non perdona nulla e a lui si dovrà pagare tutto per intero: occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede, fuoco per fuoco, piaga per piaga, vita per vita, morte per morte; perché il salario del peccato è la morte.

Non uccidete dunque e non mangiate la carne delle vostre prede innocenti per non diventare schiavi di Satana. Quello infatti è il sentiero ch conduce alla morte attraverso le sofferenze. Ma agite secondo la volontà di Dio affinché lungo la strada della vita possano servirvi i suoi angeli. Obbedite dunque alla parola di dio (Gn 1,29 N.d.T.): “Ecco, vi do per cibo ogni erba che produce seme e ogni albero da frutto che produce seme. E do per cibo ogni erba verde a tutti gli animali della terra, a tutti gli uccelli dell’aria e a tutto ciò che sulla terra si muove e ha in sé il respiro della vita. E vi do per cibo anche il latte di ogni animale che vive e si muove sulla terra; come ho dato a loro l’erba, così a voi do il loro latte. Ma non mangerete la loro carne né il sangue che la vivifica e certamente io vi chiederò conto di quel sangue zampillante dove dimora la vostra anima, come vi chiederò conto di ogni animale ucciso e delle anime di tutti gli uomini uccisi……

Dopo queste parole rimasero tutti in silenzio tranne uno, che chiese: “Maestro, che cosa devo fare se vedo una bestia feroce assalire mio fratello nella foresta? Dovrò lasciar morire mio fratello o ucciderò l’animale? Non trasgredirò la legge in entrambi i casi?”.

E Gesù rispose: “ Fu detto un tempo all’uomo: Tutti gli animali che vivono sulla terra, tutti i pesci del mare e tutti gli uccelli del cielo sono sottoposti al tuo potere. E io aggiungo, in verità, che di tutte le creature che vivono sulla terra Dio creò a sua immagine solo l’uomo; quindi l’animale è per l’uomo e non l’uomo per l’animale. Dunque voi non trasgredirete la legge uccidendo la bestia feroce per salvare la vita di vostro fratello perché, in verità, l’uomo è più dell’animale.

Ma chi uccide anche  se l’animale non lo attacca, per brama assassina, o per la sua carne, per la sua pelle, per le sue zanne o senza alcun motivo, compi e un’azione malvagia perché trasforma se stesso in bestia feroce; quindi anche lui farà la stessa fine delle bestie feroci”.

 

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Apr
14
2014
5

SAI BABA PARLA DI UN SANTO : WOLF MESSING

 

sai baba inpiedi tutto intero

Ciao cari amici!

oggi riporto le parole emozionanti di Sai Baba che racconta, il 31.8.2002, la storia di  una potente e spirituale personalità: Wolf Messing.

Un racconto bellissimo, direttamente dalle parole del Purnavatar. Buona lettura!

 

Wolf  Messing nacque in Russia (Polonia) il 10 settembre 1899.

Fin dalla sua nascita irradiava una particolare luce. Da bambino, senza rendersene  ben conto, roteava la mano, scoppiava improvvisamente a  ridere, parlava da solo e compiva azioni strane e misteriose. I suoi genitori erano sorpresi ed incapaci di comprendere queste stranezze.

Durante il suo secondo anno, egli cominciò a parlare. Parlava da solo, si grattava la testa, rideva, correva da una parte e dall’altra come se fosse in compagnia di qualcuno. I suoi genitori non erano in grado di comprendere questo mistero. “E’ pazzo o che altro? Perché si comporta così? Con chi sta parlando? Chi vede che lo fa ridere tanto?”, essi si chiedevano stupiti. Provavano gioia, ma, nello stesso tempo, erano intimoriti.

Questa situazione andò avanti così. Dopo 1806 giorni (quasi 5 anni – N.d.T.) un uomo alto, con una tunica bianca, arrivò davanti alla porta di casa e chiamò il ragazzo: “Messing, Messing, Messing! Vieni qui, vieni!”

Lo fece avvicinare: “Mio caro, i tuoi genitori, credendoti pazzo, sono indecisi se chiuderti in un ospedale psichiatrico o mandarti in collegio. Tu non andare.

La tua follia spirituale è compresa da chi capisce, ma che ne possono sapere gli stolti materialisti? La tua è una pazzia spirituale. Se tutti la possedessero la nazione progredirebbe. Perciò non frequentare una scuola secolare. La conoscenza materiale e fisica non si fisserà in te. Apprendi la conoscenza spirituale. Son venuto a dirti questo”.

Il bambino chiese: “Nonno, da dove vieni?”

Egli rispose: “Te lo dirò in seguito. Ora sto per tornare da dove son venuto. Non scordare ciò che ti ho detto. Acquisisci solo un’educazione spirituale; non lasciarti coinvolgere nell’istruzione profana, fisica e materiale. Ora sei nell’adolescenza: finché non raggiungi l’età adulta, non frequentare nessuno. Bene, ora vado”, e con queste parole, sparì.

Messing lo vide svanire e si chiese: “Da dove è venuto e dove è andato? Sono anch’io così? Ora sono qui. Sparirò anch’io per tornare da dove sono venuto?” Chiedendosi dove quell’uomo potesse mai essere andato, (cercando di fare lo stesso), cominciò a correre a destra e a manca, su e giù; corse fuori, corse dentro, saltò in basso, saltò in alto, fece una cosa e l’altra.

“Non mi è possibile far lo stesso. Quel grande essere è riuscito a farlo, mentre io sono solo una persona ordinaria; perciò mi è impossibile”, pensò.

Il tempo passò ed egli crebbe, crebbe, crebbe. Nel frattempo i suoi genitori non cercarono più di allontanarlo, ma lo protessero dentro le mura di casa. Il 9 febbraio 1909 egli “vide” (capì): “Dovrei recarmi altrove. Non dovrei più stare in questa casa. Qui mi si insegna solo conoscenza terrena. Ciò che invece quella grande anima ha detto, è di apprendere la Conoscenza Spirituale”.

Entrò in casa e prese otto anna (mezza rupia) – N.d.T.) da uno scaffale. Prese quei soldi e iniziò il suo viaggio. Egli non sapeva dove sarebbe andato e che cosa avrebbe fatto. Nel tempo, con questi 8 anna, girò il mondo. Nessuno infatti gli fece mai domande. Nessun controllore gli chiese mai: “Dov’è il biglietto?”; nessuno gli chiese: “Dove sono i tuoi soldi?” Nessuno lo avvicinò mai. Vagando, vagando, vagando e ancora vagando in questo modo, egli andò in giro per 10 anni. All’epoca aveva 19 anni.

(Il giorno 9 di diversi anni dopo) arrivò in India e, a Cuddapah, prese il treno per Anantapur. Il treno viaggiò, viaggiò, viaggiò e si fermò alla stazione di Kamalapuram.

In quei giorni Io stavo studiando proprio a Kamalapuram. Che tipo di studi? Studi folli! Ero in terza o quarta classe( elementare). Tutto qui. In classe Ramesh e Suresh sedevano in banco con Me (c’erano i banchi da tre). Ramesh veniva da una ricca famiglia; suo padre era funzionario delle tasse.

Io , Ramesh e Suresh eravamo soliti passeggiare ogni sera verso la stazione e parlare di argomenti spirituali. All’epoca passavano solo due o tre treni al giorno. Non molti. Noi tre camminavamo fino là. Accanto alla stazione c’era una roccia sulla quale ci sedevamo. Essi mi facevano delle domande e Io rispondevo. Ridevano anche molto.

Quel giorno Messing si trovava sul treno per Anantapur proveniente da Cuddapah. Quando ci vide dal finestrino, mentre il treno non si era ancora fermato, aprì la portiera e saltò giù, ma cadde male.

Ramesh e Suresh, che erano con Me, ci rimasero malissimo, pensando: “Santo cielo, forse si è rotto le gambe!” Io, però, li rassicurai che niente era successo e dissi loro: “Per chi è venuto? E’ venuto per Me. Per questo nessun pericolo può toccarlo! State calmi”. (Applausi).

Messing si avvicinò. Non aveva niente con sé, nemmeno una borsa. Mi venne vicino, ma non molto. Si sedette a circa tre metri di distanza. Mi guardava senza battito di ciglia e le lacrime gli scendevano dagli occhi.

Ramesh e Suresh videro la scena. In quei giorni i bambini avevano paura di tutto. Dicevano sempre: “La gente bianca afferra i bambini e li fa arruolare nell’esercito. Non dobbiamo quindi farci prendere dai bianchi”. Pensando che gli stranieri li avrebbero presi, li avrebbero portati via e fatti arruolare, i bambini indiani avevano molta paura.

Messing  si avvicinava sempre di più, sempre di più. Allora Ramesh scappò a casa, corse da suo padre e gli disse: Papà, devi prendere la jeep e venire immediatamente. Porta urgentemente Raju (Il cognome di Sai Baba) a casa nostra. Qualcuno è venuto a portarlo via. E’ uno straniero, un bianco. Quell’uomo continua a fissarLo; guarda solo Lui, senza mai toglierGli  gli occhi di dosso!” Questo fu ciò che disse a suo padre. Immediatamente suo padre venne con la jeep. Mi prese e mi mise in macchina dicendoMi: “Raju, Ti porterò dopo a casa Tua. Per il momento vieni da noi”, e mi portarono a casa loro.

Ma Messing seguì il tragitto della macchina e rimase seduto giorno e notte di fronte alla casa di Ramesh. Ogni volta che mi vedeva, si metteva a ridere, Mi chiamava, Mi guardava, perso nell’estasi, e diceva qualcosa. I genitori di Ramesh dissero: “Questa situazione non va bene: Se gli inglesi ci vedono, non sappiamo come giustificarci ( A quel tempo l’India era ancora assoggettata alla dominazione inglese).

Perciò le porte di casa vennnero chiuse e a Messing venne chiesto di andarsene.

Venne mandato un messaggio a casa (Mia). Per informare la famiglia. Sheshama Raju (Il fratello di Sai Baba, presso il quale allora abitava) era un maestro della scuola. Il messaggio diceva: “ E’venuto uno straniero per portare via Raju. Lo sta aspettando fuori, per il momento lo abbiamo nascosto qui da noi. Non abbiate paura: Lo riporteremo a casa sano e salvo.

Messing aspettò senza togliere gli occhi dalla porta e, dopo tre giorni, prese un altro treno e se ne andò da qualche parte. Ma prima di andare, si avvicinò alla casa e con una matita scrisse sulla porta: “Gli abitanti di questa casa sono così fortunati! Hanno Questo Bambino in casa loro e Lo servono. Questo, invece, è tutto ciò che io sono riuscito ad ottenere.

Li ringraziò e se ne andò in Russia.

Dopo venti anni egli ritornò in India e portò con sé la “camera Kirlian”.  La portò per usarla qui e in nessun’altra parte. Quella  macchina fotografica era in grado di mostrare l’aura, ovvero quell’energia di luce che circonda le persone. Le persone buone e satviche avranno intorno a sé una luce splendente; intorno a colui che è pieno di qualità tamasiche, apparirà un’aura nera. Questo è ciò che si genera con la qualità tmasica. Intorno a colui che possiede qualità rajasiche, appare un’aura rossa.

Egli arrivò a Kamalapuram e chiese dove fosse Raju. Nel frattempo Io ero cambiato, non ero più Raju . le persone gli risposero: “E’ diventato un guru per tutti noi indù. Il Suo Nome significa Verità. Si chiama Sathya Sai Baba: (Applausi). In questo momento può essere o a Puttaparthi o a Bangalore”. E così egli partì per Bangalore.

Quando il treno arrivò a Whitefied, trovò una grandissima folla ad aspettare: “Che cos’è tutta questa folla?”, chiese.

“Siamo venuti qui per il darshan (visione) di Sathya Sai Baba”, gli venne risposto. A quelle parole egli pensò: “Deve trattarsi dello stesso Sathya Sai Baba (che sto cercando Io)”.

Egli si unì alla folla ed ebbe il darshan: “Questo è lo stesso ragazzo che vidi allora! Il Suo splendore sta ancora brillando!” ( egli pensò).

Dopo il darshan si recò dal direttore del nostro istituto,Il direttore di allora si chiamava Narendra. Era un grand’uomo, erudito anche in sanscrito. Insegnava agli studenti in modo eccellente. Suo padre si chiamava Damodhara ed era un giudice. In quel momento erano lì entrembi.

Messing disse: “ Fate che quel ragazzo mi veda una volta”. Dopodiché egli aprì l’apparecchio (la camera Kirlian) e mostrò loro qualcosa: “Voi non avete la giusta visione: Egli è la Manifestazione di Dio. (Applausi). Voi però, siete incapaci di riconoscerLo e vedete una forma ordinaria. Guardate l’aura attentamente”, disse Messing. In quel momento c’era il Nagarasamkirtana (I devoti cantano camminando tutti insieme) ed Io stavo dando il darshan dal balcone. Egli si posizionò sotto il balcone e scattò la fotografia. In quel momento fu inondato da  una moltitudine di fasci di luce.

Messing mostrò la foto. Intorno al Mio volto c’era una vasta luminosità(Applausi). Il Mio corpo era completamente in una luce bianca. Nella foto nient’altro veniva visto se non il mio corpo. Ogni dito, ogni unghia… si vedeva ogni cosa. Narendra prese la fotografia e fece una richiesta: “Fotografie del genere non si trovano nella nostra nazione di Bharata (India).  La voglio”.

Messing rispose: “Vi darò la fotografia, ma non la macchina (Kirlian). Ci sono molte cose che devo sperimentare con essa. Per me è sufficiente che mi portiate da Baba. E’ la cosa più importante”.

Venne organizzato un incontro con gli studenti per quello stesso pomeriggio, al quale partecipai anch’Io: Che ci fossero i professori e gli insegnanti, a Messing non importava. Egli non guardava nessuno. Chiedendosi dove fossi seduto e che cosa stessi facendo, egli continuava a guardare a destra e a sinistra, fra la gente.

Questo fu ciò che successe.

Alla fine Mi vide. “Mio caro, mio caro!” Con queste parole, Mi venne  incontro. “Tu sei tutto per me! Io sono un Tuo strumento. Tu sei tutto per me, sei tutto per me! Tu sei tutto per me! Tu sei tutto per me!”

Finora non avevo detto questo a nessuno.

Così egli rimase a Whitefield 10 giorni, durante i quali gli mostrai tutto quello che c’era da mostrare e gli dissi tutto ciò che c’era da dire.

La mia sembra essere una natura umana ordinaria.

Daivam  manusa rupena

Dio è nella forma dell’uomo.

“Dio non viene mai con la forma di Dio. Egli viene in forma umana. Questo è detto anche nelle scritture”.

Dicendo così, Messing scrisse un grosso libro sull’argomento e lo consegnò a Gokak (Noto devoto di Baba, famoso oratore e autore di molti libri).Gokak conosce l’inglese e un po’ di francese, ma non tanto bene. Però, a parte ciò, non conosce affatto il russo. Tenne comunque il libro finché, alla fine, imparò la lingua tramite le persone che venivano qui e così potè tradurlo.

Dopo alcuni giorni Messing se ne andò senza essere visto da nessuno. Dalla Russia arrivò una lettera a Narendra. Era di Messing che gli scrisse: “Voi siete un insegnante che lavora per Dio. Siete così fortunato!” In quella lettera egli lo pregò di riferirgli tutte le vicende riguardanti Swami che succedevano qui.

Un giorno Io e Narendra eravamo seduti. Egli mi faceva delle domande ed Io rispondevo.

Improvvisamente Messing apparve. Com’era arrivato? Non aveva alcun biglietto, né niente del genere. Egli arrivò, Mi vide, poi sparì.

Non tutti possono osservare fenomeni del genere. Anche se lo descrivo non tutti possono comprendere.”

(Tratto da:  Discorso di Sathya Sai Baba del 31.8.2002- Mother Sai n.1 del 2003, pagg.25/29)

 

Una volta Baba fornì un’interessante informazione riguardo alla visita di Wolf Messing in India. Baba parlò di lui in termini ardenti: “Una potente e spirituale personalità chiamata Wolf Messing è apparsa, esibendo una consapevolezza purificata e un’intuizione contrassegnata da caratteristiche divine. Messing pregò: “Domando solo di diffondere la Tua Gloria sulla Terra; non sono quindi spaventato dalle tattiche dei malvagi”.

Messing andò in India per realizzare il principio atmico e, con questo fine in mente, intraprese molti esercizi spirituali. Di conseguenza acquisì la visione divina. Potè così sinceramente annunciare di aver realizzato la costante consapevolezza del’Atma”.

(Tradotto da “Love is my form”, pag48- Mother Sai n.1 del 2003 pag 37)

 

 

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Apr
12
2014
1

SAI BABA: AL TEMPIO DI HAMPI

 

baba da ragazzino

 

Cari amici, oggi condivido con voi un articolo tratto dal libro da me scritto, intitolato: ” Il Piccolo Sai Baba” (Edizioni: Mother Sai Publications).

A quei tempi Sai Baba aveva tredici anni e sempre più incominciava a rivelare la Sua vera Natura.

Buona lettura!

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AL TEMPIO DI HAMPI

 

Io non sono Sathya Sai Baba, quello non è che un nome

col quale Mi chiamate oggi. Io sono quell’unico Dio che risponde

alle preghiere che scaturiscono dal cuore umano, in ogni lingua, da tutte

le terre, qualunque sia la forma della Divinità invocata.

Baba

 

Quando la scuola di Uravakonda riaprì, dopo le vacanze, il fratello di Sathya riuscì a convincere i genitori che il Ragazzo, per il Suo bene, doveva ritornarvi, per fare qualcosa di più utile che passare il tempo ad arrampicarsi su per le colline, spargere fiori e dolci e raccontare storie.

Ormai Sai Baba attirava l’attenzione di tutti. Il Ragazzo era acclamato come un Misterioso Prodigio, un Piccolo Profeta, oppure era guardato come una Rara Curiosità.

Ogni giovedì, fino a notte inoltrata, la casa dove Sathya era ospitato era piena di pellegrini provenienti dai villaggi vicini, che andavano per adorarLo.

Il preside della scuola si inchinava davanti al Piccolo Allievo; anche altri professori andavano per ascoltare la Sua Parola Ispiratrice.

La scuola superiore non era certo il luogo adatto per un Ragazzo che, come Gesù nel tempio, insegnava ai Suoi stessi maestri, ma Seshama Raju accarezzava sempre il suo piano di spingere Sathya, volente o nolente, a completare il corso di studi che Lo avrebbe reso idoneo al pubblico impiego. Mentre tutti gli estranei alla famiglia riconoscevano la Divinità del Fratellino, egli, purtroppo, aveva ancora le bende sugli occhi.

I giovedì divennero dei grossi avvenimenti a Uravakonda. Sai Baba continuava ad incantare con i Suoi miracoli ed i Suoi insegnamenti divini. La cura delle malattie per mezzo della vibhuti aveva preso l’avvio, e sempre più gente desiderava ardentemente vederLo.

Un giorno, alcuni insegnanti della scuola andarono dal Giovane Guru decisi a metterLo alla prova con una quantità di domande sulle interpretazioni delle sacre scritture. Gli scaraventarono addosso le domande alla rinfusa. Fu una vera “Torre di Babele”.

Sathya ascoltava sereno. Quando gli insegnanti ebbero finito con il loro attacco verbale, Egli diede le risposte nello stesso identico ordine in cui Gli furono poste le domande.

Tutti rimasero sbalorditi dalle Sue chiare spiegazioni e dalla Sua sorprendente prodezza intellettuale, nel rispondere prontamente ed ordinatamente a quella raffica di quesiti.

Come Sai Baba Stesso ha detto, non tutti possono nutrire pensieri e sentimenti sacri nei confronti dell’Avatar, ma solo coloro che sono stati benedetti dalle loro buone azioni in vite precedenti. Uno di questi era il preside della scuola. Appena il Giovane Sathya entrava nell’edificio, lui chiudeva la porta e faceva sedere il Ragazzo sulla sua sedia. Poi si metteva seduto per terra e Gli massaggiava i piedi. Sathya, innocentemente, gli diceva: “Signore, non dovrebbe fare questo!”. Il preside rispondeva: “Queste cose Tu non le sai, ma io si: in Te c’è una straordinaria Energia Divina!”.

Un giorno il Sindaco di Bellary fece un sogno in cui un Ragazzino gli diceva che doveva recarsi in una casa particolare di Uravakonda e condurre un certo Sathya a Bellary.

Anche la moglie del Sindaco fece lo stesso sogno, dove le si chiedeva di accompagnare il marito da Sathya. I due coniugi pensarono che Sathya doveva essere un personaggio molto importante e famoso, così si recarono all’indirizzo indicato loro in sogno.

Appena Sathya uscì di casa, il Sindaco e la moglie Lo riconobbero come Colui che era apparso loro in sogno. Furono colti da grande gioia e si prostrarono ai piedi di quell’esile Ragazzino, noncuranti del giudizio delle altre persone che assistevano alla scena.

Così il Sindaco con la moglie, l’ispettore della scuola, l’ingegnere capo dei lavori pubblici, alcuni consiglieri comunali ed altri uomini d’affari della cittadina di Hospet, di comune accordo, invitarono Seshama Raju a visitare la loro città, insieme al suo Prodigioso Fratello.

Il Sindaco disse a Seshama Raju: “Per favore, permettimi di portare Sathya in vacanza a Bellary”. Poi soggiunse: “Seshama Raju, ti sbagli di grosso se credi che Questo Ragazzo sia semplicemente tuo Fratello. Se osservo la luminosità della Sua aura ed il fulgore del Suo volto, qualcosa nel cuore mi dice che Egli non è un essere umano ordinario. Ti prego, vieni da noi insieme a tuo Fratello, concedici la gioia della Sua compagnia per qualche giorno”.

Il Sindaco aveva una particolare predilezione per il tempio di Hampi, dedicato a Shiva; per questo là condusse tutta la comitiva, formata da una cinquantina di persone. Era il 19 ottobre 1940.

Entrarono tutti nel tempio, fuorché Sathya. Disse agli altri che aveva mal di stomaco e che perciò preferiva rimanere fuori a guardare i bagagli.

Il Sindaco, cui non importava altri che Sathya, Lo prese in disparte e insisteva perché entrasse con lui. “Raju, Raju – Gli diceva – dovresti proprio venire!”. Ma la Sua determinazione lo fece desistere.

Intanto, nel tempio il sacerdote accese la canfora sull’altare e disse: “Possiate avere un buon darshan (visione) di Dio!”.

E lo ebbero davvero! Non nella forma del lingam (simbolo di Shiva, rappresentante il Cosmo), ma in quella di Sathya che, illuminato di Splendore Divino, con un sorriso raggiante, stava sul piedistallo al posto d’onore, in luogo di Shiva!

Il fratello di Sathya era furibondo. Pensava dentro di sé: “Non ha voluto venire con me, ma è passato dietro furtivamente per mettersi lassù! Che sacrilegio!”.

Ma il Sindaco non la pensava allo stesso modo; egli pensava che Sathya non fosse altro che il Signore Shiva in Persona e che Shiva fosse Sathya.

Seshama Raju uscì subito dal tempio per verificare se il Fratello fosse là fuori. Sathya era
proprio là, sotto un albero! Il dubbio tormentava sempre Seshama Raju, era sempre molto sospettoso. Tornò nel tempio, mentre incaricò un altro perché andasse a vedere se sotto l’albero ci fosse, nel frattempo, Sathya. “Va a vedere, per favore, là sotto l’albero; intanto io controllo questo Sathya nel tempio!”.

E Sathya si trovava contemporaneamente nel tempio e sotto l’albero!

Seshama Raju si sentiva scoppiare di felicità, ma per non dare soddisfazione al Fratello si

mise a dire: “E’ stata solo la mia immaginazione, una suggestione mentale. Sathya non c’era”.

I turisti rimasero senza parole dallo stupore e dalla commozione e tutti sentirono il fremito di un’ardente devozione. Le persone miscredenti o dalla fede incostante ebbero, quel giorno, la prova avvincente della Divinità di Sathya.

Tutti coloro che videro la forma di Sathya sull’altare, al posto del lingam di Shiva, subito corsero fuori e videro lo stesso Sathya con lo stesso sorriso. Immediatamente Gli offrirono dei fiori e Lo adorarono facendo fiammeggiare la canfora davanti a Lui.

La mattina dopo, la notizia di quell’avvenimento si sparse di bocca in bocca. Il fervore religioso verso Sathya divenne più intenso, il culto del giovedì fu celebrato con grande giubilo.

Un grave ammalato di tubercolosi supplicò i suoi parenti ed amici di condurlo da Sathya, affinché Egli lo guarisse. Sathya si avvicinò a lui, lo accarezzo, lo calmò e poi disse a quella forma scheletrica: “Alzati!”. Il benedetto saltò su in un batter d’occhio, con un’energia strabiliante. Sathya gli disse ancora: “Và, prova a correre lungo la strada!”. L’uomo obbedì e, dopo aver corso velocemente per circa un chilometro, si gettò riconoscente ai Suoi Santi Piedi, esclamando: “Oh mio Signore! Oh mio Salvatore!”.

Sathya confermò la Sua Potenza Guaritrice subito dopo essersi presentato sotto l’aspetto del Signore Shiva.

Le folle intorno a lui facevano resse. Sathya suggerì: “Cantiamo! Ricordate sempre il Signore, ripetete il Suo Nome, scrivetelo, pronunciatelo, cantatelo. Il dimorare costantemente nel Nome del Signore è di per sé tutti i luoghi sacri, tutte le sacre scritture, tutti i famosi santuari”.

Come fu fortunata, la città di Hospet, ad essere stata la prima sede di pubblici bhajan da Lui guidati!

 

Di ritorno da Hampi, Sathya andò direttamente a casa di Thammiraju, il vice preside. Erano in venticinque persone; Sathya rivolgendosi alla padrona di casa disse: “Amma (madre), svelta, per favore: cibo per tutti!”.

La donna si allarmò: “Swami, attendi un momento perché ho preparato solo il pranzo per la mia famiglia”.

Sathya, dolcemente, rispose: “Non ti preoccupare, porta qui ciò che hai, basterà per tutti!”. La donna obbedì e versò le pietanze nei piatti. Il cibo, per volontà di Sathya, si moltiplicò e tutti ne ebbero in abbondanza.

Il Sindaco voleva fare un regalo a Sathya. Gli disse che Gli avrebbe fatto cucire quattro paia di pantaloni e quattro camicie. Ma Sathya rispose che non avrebbe accettato. La moglie del Sindaco suggerì al marito che una spilla d’oro per fermare il colletto della camicia, sarebbe stato un dono più appropriato. A quei tempi era segno di prestigio, per i bambini, indossare una spilla ferma-colletto.

Sathya protestò, ma Suo fratello insistette affinché accettasse il regalo, pensando che un rifiuto del dono sarebbe stato un segno di mancanza di rispetto verso il Sindaco.

Così Sathya ubbidì al fratello e tornò a casa con la spilla.

 

 

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Apr
11
2014
1

SAI BABA PARLA DI SALUTE


FARFALLA SU FIORE FUCSIA

Ciao cari amici! oggi lascio parlare il nostro Adorato Maestro.

L’argomento è ancora quello della salute, poiché Egli è venuto anche a ricordarci come usare questa meravigliosa macchina che ci è stata data in prestito: il nostro corpo. Quando parliamo di corpo intendiamo anche Il corpo emotivo e mentale, non solo quello fisico.

Ora lascio all’Avatar della nostra Era la parola:

 

A  qualsiasi livello ci si trovi, non si deve mai cedere all’ego. Per ogni malattia esiste un rimedio, ma per la malattia dell’ego non ci sono assolutamente medicine.

L’unica motivazione valida per prendersi cura del corpo è che vi serve per raggiungere il divino. Non perdere tempo nell’accentuare il vostro attaccamento verso questa cosa effimera.

Il corpo è il tempio di Dio; mantenetelo sano e forte. Ricordatevi che il cibo, le bevande e i comportamenti rajasici e tamasici, quali la collera, l’odio, l’avidità, la pigrizia, il sonno e l’ozio, lo danneggiano gravemente.

La pigrizia e la mollezza sono cause di numerose malattie, mentre una vita dura è salutare. Se ognuno si decidesse a far da se tutti i lavori personali, senza dipendere dam altri, tutti starebbero meglio in salute.

Se vi coglie l’ira e diventate violenti, andate quietamente a bere un bicchiere d’acqua, ripetete il Nome del Signore, oppure buttatevi sul letto finché la rabbia non sarà passata.

Sperimentate questa disciplina per un po’ di tempo e vi stupirete dei risultati: sentirete dentro e fuori di voi una pace e una stabilità maggiori.

Gli uomini soffrono di troppi disturbi. Il denaro guadagnato con mezzi illeciti e disonesti porta alla malattia. Se il cibo è buono, lo sarà anche la mente; se la mente è buona anche il pensiero lo sarà; Se il pensiero è buono , sarà buono il comportamento; infine, se il comportamento è buono, anche la salute lo sarà.

Digiunate un giorno alla settimana, per il bene del corpo e anche dell’economia del paese. Non raccontate che digiunate se cominciate con una colazione di mezza dozzina di biscotti inzuppati in un’enorme scodella di latte! Bevete solo acqua, vi ripulisce interiormente. Non siate golosi di succhi di frutta ed altre bevande.

Anche le macchine hanno bisogno di riposo; figurarsi questo corpo, che è una macchina così delicata e complessa! Sopravvalutare il corpo non è segno di cultura, ma di barbarie.

Esistono tre tipi di mali che affliggono la mente e sono: l’impurità, la confusione fra mortale e immortale e l’illusione.

Dimenticate il male che avete ricevuto, perché se ci pensate vi verrà voglia di vendicarvi. Se volete evitare che pensieri negativi occupino la vostra mente, dimenticate il male che vi hanno fatto. Dimenticare il bene compiuto e il male ricevuto è un atto sacro. Se invece ti metti a rimuginare su ciò che hai fatto agli altri e su ciò che gli altri hanno  fatto a te, il corpo diventa un deposito di immondizia, un cumulo di cattivi odori che non gli si addicono. Tutto ciò che si pensa sfocerà di certo in una reazione. Vivendo nell’illusione che scopo della vita sia ottenere ricchezze, salute, macchine, palazzi e il soddisfacimento del piacere, l’uomo si ammazza di lavoro dalla mattina alla sera per guadagnare ed ammucchiare soldi e soddisfare i propri bisogni.  In questa corsa arriva a trascurare l’alimentazione ed il riposo, rovinando la salute. Invece di capire che ogni genere di possesso è temporaneo, inquina la mente con un’avidità eccessiva e cade in preda a terribili sofferenze e dispiaceri. Questo è conosciuto come  “il complesso della cupidigia”.

Non rimuginate mai sul passato; quando siete sconvolti dal dolore, evitate di ricordare esperienze simili che vi sono già capitate: verrebbero solo ad aggiungersi al vostro malessere: ricordate, invece, le occasioni in cui il dolore non bussò alla vostra porta ed eravate felici. Traete forza e conforto da tali ricordi, in modo da sostenervi al di sopra delle acque tumultuose del dolore.

L’uomo crede di godere del piacere, ma a dire il vero è il piacere che gode dell’uomo, perché esso gli succhia le energie, prosciuga la discriminazione, si mangia gli anni di vita che gli sono concessi e rode come un tarlo la sua mente, infestandola di egoismo, invidia, malizia, avidità, odio e bramosia.

(Tratto da : Al di là della mente – Edizioni Milesi)

 

Cari amici, possiate voi tutti  riappropriarvi del vostro potere di guarire il vostro corpo e la vostra mente!

 

Written by amaeguarisci in: Articoli |
Apr
10
2014
2

UNA SEMPLICE RIFLESSIONE SUL TERMINE “EXTRATERRESTRE”

terra dallo spazio

Cari Amici, oggi soffermiamoci su questo termine: extraterrestre.

Voglio solo fare una semplice riflessione.

Tutto ciò che non vive sulla terra, che non è nato sulla terra, che non viene dalla terra, che è lontano e oltre l’atmosfera terrestre, lo definiamo extraterrestre.

Allora quante cose e quante entità possono rientrare in questo concetto!

Parliamo degli angeli. Tutti sanno che esistono, c’è chi li vede e li sente. Sono qui, accanto a noi, ma anche in altre dimensioni parallele.

Parliamo di tutti coloro che hanno abbandonato le spoglie mortali. Sono sulla terra? In una dimensione parallela? In quale Loka? In quale mondo?

Parliamo di cosa ci succede nel sonno profondo, o quando facciamo viaggi extracorporei.  Tutti i mistici ci hanno insegnato che noi viviamo contemporaneamente in dimensioni diverse, da quella più grossolana della fisicità terrestre, a quella più sottile, spirituale,  che è collegata con il Tutto.

Quando siamo nel sonno profondo, la nostra anima che non dorme mai dove si trova? Cosa fa? Alcuni mistici al risveglio ricordano dove sono stati, ciò che hanno fatto. A volte dai loro racconti si comprende che non parlano di questa nostra Terra, non descrivono luoghi a noi familiari, ma il cui ricordo, in qualche modo, ci è familiare.

Parliamo delle Incarnazioni Divine: Rama, Krisna, Gesù e Sai Baba, non sono nati per concepimento umano. Sono tutti entrati direttamente nel corpo della madre che hanno scelto, per farsi uomini fra gli uomini.

Chi siamo noi? Per i venusiani saremmo degli extravenusiani, per i pleiadiani  saremmo extrapleiadiani, ecc. Ma siamo tutti cittadini dell’Universo! Siamo sempre l’Uno che ha preso tutte queste forme in tutte queste dimensioni, dalla più sottile alla più grossolana: ma siamo sempre noi. L’unica cosa che ci distingue è il grado di consapevolezza che abbiamo di noi stessi.

Sai Baba ci diceva sempre: “ Io sono Dio, ma anche tu sei Dio. La differenza fra me e te è che io ne sono completamente consapevole, tu ancora no”.

Auguro a tutti noi di sperimentare l’Unità con il Creatore e tutto il Creato!

 

Written by amaeguarisci in: Articoli |
Apr
09
2014
6

SAI BABA: un fiume d’Amore

mio dipinto di baba ad olio- il secondo

Ciao amici! Oggi vi propongo uno stralcio del capitolo 14 del primo libro da me scritto:  “Il mio risveglio – Una storia vera con Sai Baba”.

E’ proprio vero che quando facciamo un passo verso di Lui, Lui ne fa cento verso di noi! All’epoca del racconto io ero molto malata ed il Suo Divino Amore mi ha permesso di dimenticarmi quasi della malattia, per vivere intensamente questa Storia d’Amore, che è nata dall’inizio dei tempi: quella fra noi ed il nostro Signore.

Vi auguro di tuffarvi nella dolcezza della devozione! Quella dolcezza che ci libera dai guai e che lenisce ogni dolore!

 

CAP. 14 – UN FIUME D’AMORE

 

Come le nuvole prendono la forma di goccioline

e cadono sui campi che hanno scelto di nutrire,

così l’Assoluto Senza-Forma si individualizza,

assume una forma e scende in mezzo all’umanità

per salvarla e sorreggerla.

Questo è il segreto di Dio-Madhava, che scende

come uomo-Manava,

come la nuvola che si impietosisce per le

messi che rimangono al sole.

Baba

 

Avevo appena finito di leggere il libro prestatomi da Angelo, quando una mattina andai meccanicamente in cantina. Ma perché ero scesa?… Proprio non lo ricordavo più!

Nella speranza che l’amnesia sparisse, mi avvicinai ad un mazzetto di fogli da me colorati e sfilai l’acquerello di quell’Essere di Luce, con le braccia aperte, che avevo dipinto al Gaver, durante il primo seminario di luglio.

Pensai fra me: “Non è brutto questo dipinto… lo appenderò in cucina!”

Mi piaceva cambiare spesso il “look” delle stanze. Sulle piastrelle della cucina attaccavo fogli con frasi positive, che volevo ricordarmi, ed alcuni miei dipinti.

Non appena appesi il foglio al muro, un brivido attraversò la mia schiena; rimasi a bocca aperta dallo stupore ed esclamai: “Ma sei Tu, Baba!”

Non c’erano dubbi, era proprio Lui! Lo avevo raffigurato sei mesi prima di conoscerLo, ma mi permise di esporre quel dipinto e di ammirare la Sua Forma, solo quando fossi stata in grado di riconoscerLo, solo dopo aver visto la Sua immagine sulla copertina di un libro.

Ecco perché Lo avevo raffigurato con una testa cosi grande! La Sua chioma, fittissima di riccioli, era proprio inconfondibile! Era rimasto, sul foglio, un triangolo bianco, senza colore, al posto del sesso. Un segno che stava ad indicare che non era né uomo né donna, oppure che era sia l’uno che l’altro. In seguito, vedendo altre Sue fotografie, mi resi conto che la figura del mio acquerello era perfetta: la forma delle spalle, le gambe da adolescente (come lessi in un libro), la testa leggermente chinata sulla spalla sinistra, come spesso fa quando, con dolcezza, si rivolge a qualcuno.

Ma la conferma definitiva dell’Ispiratore, Autore e Soggetto del dipinto, l’ebbi una mattina di qualche tempo dopo. Mi avvicinai all’acquerello che avevo incorniciato in un plexiglas, avendo deciso che quello sarebbe stato il suo posto definitivo: il quadro era all’altezza della mia testa; io guardai la Figura con gli occhi lucidi e le mani giunte, e rivolsi a Lui questa preghiera: “Baba… quando posso venire da Te? Dammi la forza, la salute per venire a trovarTi almeno una volta!… Baba, abbracciami!”

Nello stesso istante in cui terminai la mia ultima parola, il quadro si alzò (il chiodo rimase attaccato al muro) e poi cadde proprio sul mio petto; ed io, per non farlo precipitare a terra, lo strinsi a me con entrambe le braccia.

Che meraviglia! Ci stavamo abbracciando per davvero! (Nel dipinto, infatti, Baba ha proprio le braccia aperte). Che gioia mi regalò con quel gesto d’Amore!

La mia mente razionale, ripensando poi all’accaduto, stentava a credere che quanto era successo fosse un “lila” (gioco divino) di Baba. La natura della mente è sempre quella di dubitare; ma poi la misi a tacere ripetendo a me stessa: “C’è poco da dubitare! Non è normale che un quadro si stacchi dal muro all’improvviso e che il chiodo resti al suo posto! Non è normale che mi cada sul petto nell’istante in cui chiedo al mio Adorato Maestro di abbracciarmi!”

 

Da quel giorno furono continui i segni della Sua Onnipresenza ed Onnipotenza.

Una sera, mentre Lo guardavo in una fotografia, vidi il Suo viso trasformarsi. Diventava una donna, dai lineamenti fini, poi un bimbo, poi ancora un uomo, molto serio, poi ancora donna, dall’espressione dolce, ancora un bimbo, e via di seguito.

Il giorno dopo, per capire se fosse o meno un’allucinazione, uno scherzo della mia mente, volli riprovare a guardarLo. Questa volta il Suo volto si trasformava in quello di persone a me conosciute: un’amica, un collega di lavoro, un vicino di casa, ecc.

Gli chiesi: “Cosa vuoi dirmi, Baba, con questi segni? Che sei Padre, Madre, Figlio? Che sei tutti, tutte le persone che incontro?”

Credo che sia stato proprio questo il messaggio che volle trasmettermi in quell’occasione.

Alla fine di febbraio venne da me in sogno per la prima volta, quando ancora non conoscevo queste Sue parole: “Sono reali i sogni che si riferiscono a Dio. Voi Mi vedete in sogno, vi concedo di toccarMi i piedi per fare il pranam (saluto reverenziale), Io vi benedico, vi concedo la Grazia: questo è vero, ed è dovuto alla Mia Grazia e alla vostra pratica spirituale. Se vi appare in sogno il Signore o il vostro guru, dev’essere risultato del Volere di Dio, e non di una delle varie altre cause che producono i sogni. Non può mai accadere come risultato del vostro desiderio” (Diario spirituale 2 – Mother Sai Publications – pag. 180).

Allora non sapevo questo, ma Lui mi diede la prova della Sua Reale Presenza al risveglio: appena aperti gli occhi, vidi una stoffa arancione strisciare sul vetro del lucernario sotto il quale dormivo. Chi poteva mai camminare sopra il mio tetto?

Mi aveva così voluto dire: “Ora sei sveglia, non stai dormendo e Mi vedi. Sono davvero venuto a trovarti!”

Vi racconto quel primo sogno, che, compresi, non era certo un sogno normale, perché mi lasciò, da sveglia, una dolcezza indescrivibile:

– Pioveva, io ero insieme ad un gruppo di amici, compreso Angelo. Dovevamo andare in montagna, poi, invece, all’improvviso abbiamo cambiato meta e ci siamo diretti in India per incontrare Sai Baba.

Mentre gli amici sistemavano i bagagli in un albergo, io non ho avuto la pazienza di aspettare oltre per vederLo. Così, sotto la pioggia, ho raggiunto il luogo dove Egli stava parlando ad un folto pubblico.

Ho capito da poco che quel luogo, che mi sembrava un’immensa aula universitaria, o un grande teatro, poteva essere il “Poornachandra” di Puttaparthi: il grande auditorio che può accogliere diverse migliaia di persone.

Avevo la sensazione di essere arrivata in anticipo ad un appuntamento. Mi sentivo un po’ come una clandestina e per questo non osai entrare nel locale, ma rimasi a guardare Baba da uno spiraglio della porta, cercando di non farmi vedere. All’improvviso Swami (Signore, Maestro, termine con cui si è soliti rivolgersi a Sathya Sai Baba) interruppe il Suo dialogo con un uomo (la sala era colma di gente che ascoltava silenziosa) e chiese: “Cos’è questa puzza?”

Con un tuffo al cuore mi allontanai dalla porta, pensando: “Mi ha sentita! Mi ha scoperta dall’odore!”

Un senso di vergogna mi assalì e mi sentii più clandestina che mai. Ma poi, Egli, colmo di misericordia, mi trasmise mentalmente questo messaggio: “Va bene… dopo questa persona tocca a te… ti riceverò!”

Io, confusa, pazza di gioia per l’interwiew (intervista, colloquio) promessa, rimasi sotto la pioggia che copiosamente e generosamente mi lavava, mi purificava; e per paura di non riuscire poi a parlare dalla forte emozione, per paura di sprecare quell’unica preziosissima occasione, mi ripetevo a voce alta la frase che avevo deciso di dirGli: “I Want to learn to love You with all myself!” (Voglio imparare ad amarTi con tutta me stessa!). Ripetevo questa frase tante e tante volte e pensavo: “Non posso dimenticarmi: to learn, to love. E’ facile da ricordare, ci solo due elle: learn – love”.

Poi arrivò il mio turno. Non ricordo le parole che Sai Baba mi rivolse, ma ricordo come se fosse in questo momento, una meravigliosa sensazione di beatitudine, di fusione. Mi sciolsi in Lui, in una struggente dolcezza. Le parole non sono sufficienti ad esprimere quella sublime sensazione –

Fu allora che aprii gli occhi, e vidi il Suo vestito arancione strisciare sul vetro del lucernario sopra di me, in un ennesimo atto d’amore; confermandomi, in questo modo, che era davvero venuto a farmi visita.

Ebbi così il Suo primo darshan ed il Suo primo messaggio per me, che capii, però, a più riprese.

Quello che pensai in un primo istante, fu che avrei dovuto purificarmi ancora, prima di raggiungerLo, prima di avere la Sua Grazia piena.

Gli dissi: “Baba, lo so, sono molto impaziente (nel sogno infatti ero scappata, mi ero allontanata dal gruppo perché non potevo sopportare di aspettare oltre per vederLo). Mi hai lasciata a lavarmi sotto l’acqua, con in testa un unico pensiero: quello dell’amore completo che voglio avere per Te. Ma poi, Tu, nella Tua Infinita Compassione, hai risposto al mio desiderio ardente di Te e mi hai accolta, anche se appena arrivata, prima di tutti gli altri che pazientemente aspettavano il proprio turno, per avere un colloquio con Te, e mi hai inondata di dolcezza.

Quanto amore per questo “figliol prodigo” che è tornato a casa, per questa bimba assetata di Te!”

Recentemente, da alcuni messaggi di Sai Baba, ho capito un altro aspetto del sogno che non avevo compreso subito.

Baba dice che spesso ci fa da specchio, ci fa vedere quello che siamo e che pensiamo. Dice anche che non giudica nessuno; siamo noi a giudicarci. Con questo sogno, Egli aveva fatto in modo che prendessi coscienza del sentimento di indegnità che provavo verso di Lui.

Io mi ero considerata sporca, impura, una peccatrice “indegna di partecipare alla Sua mensa”, una clandestina alla quale non era stato dato alcun appuntamento, e che doveva quindi rimanere sotto la pioggia. Ma quale fu la risposta di Baba a questi miei sentimenti di indegnità? Mi accolse ancor prima di tutti gli altri, che avevano, così credevo, diversamente da me, il “biglietto” per poter essere alla Sua presenza.

Mi ritrovai così fra le Sue braccia, in una stretta d’amore totale, a dimostrazione che non avevo più alcuna ragione di nutrire quel sentimento d’indegnità. Io e Lui, nella fusione di quell’abbraccio, eravamo infatti un’unica cosa.

Lessi in seguito queste parole meravigliose del Maestro, che mi fecero capire ancor più quanto fosse inopportuno quel sentimento che celavo nel mio cuore:

 

Venite, Venite tutti,

Vedete in Me voi stessi…

Perché Io vedo Me stesso in Voi tutti.

Voi siete la Mia Vita, il Mio respiro, l’Anima Mia…

Voi tutti siete le mie Forme.

Quando amo voi, Io Amo Me Stesso…

Quando amate voi stessi, voi amate Me…

Io ho separato Me Stesso da Me Stesso

per poter essere Me Stesso.

Ho separato Me Stesso da Me Stesso

e divenni tutto questo

per poter essere Me Stesso.

Ho voluto essere Me Stesso… vale a dire

Ananda Swaroopa – Prema Swaroopa.

(Incarnazione della Beatitudine – Incarnazione dell’Amore)

Questo è ciò che Io Sono

ed ho voluto essere questo…

Come potevo essere Ananda Swaroopa e Prema

Swaroopa…

Ricevere Ananda… e dare Ananda

Ricevere Prema… e dare Prema

A Chi dare Ananda…

A Chi dare Prema…

Così, questo feci… Separai Me Stesso da Me Stesso

e divenni tutto questo

                                               Baba

Written by amaeguarisci in: Articoli |
Apr
07
2014
1

LA PREGHIERA – POESIA

 

DUE MARGHERITONE SFONDO VERDE

Cliccate sulla foto per vederla interamente

CIAO CARI AMICI! Riprendo questa poesia che era nel mio precedente articolo riguardante la preghiera.

Buona preghiera a tutti!

 

LA PREGHIERA

La preghiera è l’appuntamento con il nostro Amato,

è un dialogo che nasce da un’intima amicizia con Dio,

è un colloquio privato.

La preghiera è la nostra dichiarazione d’amore,

 è la nostra espressione di gioia e di  gratitudine,

e di fiducia nel piano del Signore.

La preghiera è ciò che ci fa sognare,

che fa espandere il nostro cuore,

che lo fa innalzare fino a farlo volare.

La preghiera è consolazione e dolcezza,

è sorriso e forza,

è potenza e tenerezza.

La preghiera è donarsi totalmente al nostro Amato,

è abbandonarsi alla Sua Volontà,

è servirlo in ogni essere del Creato.

La preghiera è come una carezza:

è salute e letizia,

 è estasi e bellezza.

La preghiera è un canto d’Amore,

ma anche un mistico silenzio

che ci fa percepire la Presenza del Signore.

La preghiera ogni limite ci fa superare,

ci eleva alle altezze divine

e ci fa tornare sempre a sperare.

La preghiera a Dio ci unisce,

ci fa percepire che siamo tutti Uno,

e, nell’unione, ogni dolore lenisce.

 Troppo spesso, a Dio, solo chiediamo.

Ma per  donare  a Lui gioia,

quando, come e quanto preghiamo?…

Che la nostra preghiera sia, di entusiasmo, un’espressione!

Che ci faccia sentire i brividi!

Che ci faccia piangere di commozione!

Che la nostra preghiera sia un’esplosione d’Amore!

Che sia una bellissima poesia,

una serenata per il nostro Signore!

Written by amaeguarisci in: POESIE |
Apr
06
2014
1

REINCARNAZIONE E KARMA

 

Ciao Amici!

Oggi mi soffermo ancora su questi temi, che sono alla base della nostra vita. Buona lettura!CAMPI FIORI GIALLI E ALBERO 

Per poter rimanere nella nostra calma interiore dobbiamo essere messi in grado di accettare gli eventi e le burrasche della vita.

Riuscire a rimanere imperturbabili davanti a gioie e dolori, significa aver raggiunto la completa saggezza e beatitudine già in questa dimensione terrestre.

Tutti noi, per non provare più sofferenza, siamo spinti a raggiungere quello stato di totale benedizione; ma per fare ciò è indispensabile conoscere alcune leggi scientifiche dell’Universo di cui tutti gli Avatar (compreso Gesù) e tutti i mistici ci hanno parlato.

Quello che seminiamo ora, raccoglieremo poi, sempre! Questa è l’inevitabile legge del karma: la legge universale che ora anche i fisici quantistici comprendono bene: tutto ciò che da noi emana, a noi torna come un boomerang. La parola karma in sanscrito significa letteralmente “azione”, ma in un senso più ampio significa anche tutto ciò che è stato fatto, che è stato seminato, e che quindi deve essere raccolto.

Immaginate un cane che entra nella sala degli specchi di un lunapark: se guarda a tutte quelle copie di se stesso scodinzolando, vedrà mille cani che gli verranno incontro scodinzolando, ma se avrà paura e comincerà a ringhiare, avrà di fronte a lui mille cani ostili e ringhiosi! Egli raccoglierà in base al suo atteggiamento, ai suoi pensieri, alle sue azioni.

La stessa cosa succede a noi; noi vediamo all’esterno nient’altro che il riflesso dei nostri pensieri, sentimenti ed azioni. Ad ogni azione c’è una reazione, ad ogni suono, un’ eco. Se  insultiamo un’altra persona, come un’eco quell’insulto ci giungerà moltiplicato, magari tramite qualcun altro e in un secondo momento, ma ci raggiungerà sicuramente.

Questa è una legge scientifica  come quella della gravità terrestre; non possiamo sfuggirle, a meno che riusciamo, col nostro amore, a conquistarci la Grazia di Dio. Egli con la sua santa mano può deviare il boomerang”, evitandoci il dolore che questo avrebbe causato.

Dice Sai Baba: “Esiste un karma antico (Sancita) ed un karma che prenderà forma nel futuro (Agami). Tra i due c’è il Prarabhda Karma che è il karma passato che si sta già concretizzando.”

La devozione a Dio può persino bruciare una parte del Prarabhda Karma e liberarci dalla sofferenza.

 A volte non riusciamo a credere alla legge del karma perché osserviamo la vita di alcuni malviventi che, sembra, se la passino bene; e viceversa vediamo persone buonissime affrontare prove dure.  Ognuno nasce con una collana al collo: la collana di tutti i meriti e i demeriti che si porta dalle vite precedenti. Tutti i debiti vanno pagati, ma a volte la Grazia di Dio ci permette di pagarli a rate, perché non riusciremmo in una sola vita a sopportarne il peso.

Il problema è che, quando rinasciamo, non ricordiamo le vite precedenti. Questo oblio è per il nostro bene: come potremmo concentrarci sulle prove della vita odierna se ricordassimo tutti i traumi, i dolori, gli attaccamenti, le gioie di quelle passate?

Se in questa vita il Regista (Dio) ci dà la parte di “Cenerentola”, se ricordassimo quella di “Cappuccetto rosso”, come faremmo a recitare la nostra nuova parte? Sarebbe troppa la confusione ! Solo agli illuminati che hanno il totale distacco dalle gioie e dai dolori, che affrontano tutto in perfetta equanimità e letizia, è concesso il ricordo di tutto il proprio passato.

Poiché noi non ricordiamo le vite passate, se non consideriamo la reincarnazione e la legge del karma, non possiamo credere nell’Assoluta Bontà del nostro Creatore.

Per chi è convinto che si vive una volta sola, come può essere giusto e pieno d’Amore un Dio che fa nascere alcuni: sani, belli, da una famiglia amorevole e ricca, ed altri malati, deformi, da genitori malviventi o poveri?

Dio non è mai la causa dei nostri guai! Siamo noi che raccogliamo ciò che seminiamo.

In più, quello che noi definiamo un guaio, o una disgrazia, è semplicemente una grande opportunità per raggiungere più in fretta la nostra meta: la Realizzazione di Dio.

Sappiamo tutti che il dolore è un grande maestro che ci costringe a riflettere sulle nostre abitudini, sui nostri pensieri, sulle nostre azioni, facendoci fare un notevole salto evolutivo.

Se in questa vita siamo persone buone pensiamo di non meritare le prove dure che la vita, sempre per il nostro bene, ci offre. Spesso ce la prendiamo con Dio, e Lo insultiamo, perché ignoriamo che con i nostri pensieri, le nostre paure, i nostri sentimenti negativi, le nostre azioni, siamo stati proprio noi ad attirare quella prova per aiutarci a crescere.

Dove c’è una carenza là si ripete la prova. Non si dice forse: “La lingua batte dove il dente duole”?

Chi non ha imparato la tolleranza, incontrerà nella propria vita molte persone “rompiscatole”, chi non ha imparato ad affrontare certe situazioni con coraggio, affronterà prove che fanno paura, proprio per imparare a superarla, ad esorcizzarla. Chi soffre di un eccessivo attaccamento ai propri beni,  soffrirà per le perdite, ecc.

Il nostro stesso Sé, prima della nostra nuova incarnazione, sceglie i luoghi, i genitori, i contesti dove meglio possiamo imparare a superare le nostre lacune, e nello stesso tempo, dove meglio possiamo utilizzare i nostri talenti per aiutare gli altri.

Tutto è perfetto. Ogni pezzetto del “puzzle” va perfettamente al suo posto. Noi ci arrabbiamo con la vita perché ignoriamo la legge della perfezione del piano divino. Le disgrazie non esistono: tutto, ma proprio tutto, è Grazia di Dio!

Sai Baba dice che quello che viviamo  è la cosa migliore che ci possa accadere in questo momento. Del resto siamo stati proprio noi a creare le circostanze adatte alla nostra crescita; è quindi fuori luogo e decisamente controproducente prendersela con qualcun altro e fare la parte della vittima. Quando la smettiamo di lamentarci per tutto quello che viviamo, facciamo un notevole passo avanti per il risveglio della nostra consapevolezza.

 

A volte, con le nostre preghiere, con il nostro amore, riusciamo ad ottenere alcuni “sconti” di pena. Ci rompiamo una gamba, ma il nostro karma (possiamo dire anche destino) avrebbe previsto di rimanere immobilizzati su una sedia a rotelle; rimaniamo invalidi, ma avremmo dovuto morire prima della conclusione del nostro compito; si rompe la macchina, ma  era prevista una difficile operazione chirurgica; si rompe il frigorifero, ma era prevista la rottura della macchina in mezzo all’autostrada, ecc.

Non sapremo mai cosa ci ha tolto il nostro Adorato Signore!

In uno dei Suoi discorsi, Sai Baba un giorno ci ha espressamente detto: “Voi venite qui (intendendo a Puttaparthi dove Egli risiedeva) , a volte state male e date la colpa a Me, ma voi non saprete mai quanto vi ho tolto: un giorno di febbre in cambio di mesi di malattia, oppure mesi di malattia in cambio di una vita intera di dolore…” sempre il Maestro dice anche:

 

“Semina un pensiero e raccoglierai un’azione

Semina un’azione e raccoglierai un’abitudine

Semina un’abitudine e raccoglierai un carattere

Semina un carattere e raccoglierai un destino”.

 

Per avere una buona semina e quindi un buon raccolto, Sai Baba ci consiglia di agire senza commettere alcun male, cioè senza infliggere sofferenza né a noi stessi, né agli altri. In più , possiamo liberarci dalle catene del karma facendo tutto come un’offerta a Dio e senza aspettarci i risultati delle nostre azioni. Questo modo di agire si chiama in sanscrito Nishkaama Karma. Le aspettative creano delle alterazioni psichiche che ci inseguono di vita in vita. Nella preghiera più famosa dei cristiani, il Padrenostro, c’è una frase che spiega bene questo concetto: “Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori”.  Se non ci aspettiamo i frutti delle nostre azioni, liberiamo gli altri da debiti verso di noi e, nella stessa misura, anche i nostri debiti vengono dissolti.

 

 

Written by amaeguarisci in: Articoli |
Apr
05
2014
2

SAI BABA ci ha dato un messaggio: “LA VOSTRA MISSIONE E’ INIZIATA”

 

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Cari amici!

Oggi riporto un messaggio bellissimo che Sai Baba  dettò ad un Suo devoto americano: Charles Penn, il 3.8.1979. Ma la cosa stupefacente è che le stesse parole le disse durante un  discorso che Sai Baba fece a Prashanti Nilayam , diversi anni dopo ed apparve anche su un numero del  “Mother Sai”, Bollettino edito da:  Sathya Sai Books and Publications of Italy. Mi riservo di fare una ricerca per ritrovare questo numero del “Mother Sai”. Solitamente non si presta molta attenzione ai messaggi privati ricevuti direttamente da un devoto, ma questo è un caso diverso, avendo  Swami ripetuto lo stesso messaggio personalmente, diversi anni dopo.

Il brano che riporto è tratto dal libro “Mio Amato”, scritto da Charles Penn, pubblicato da Sri Sathya Sai Books and Publications Trust di Prashanti Nilayam e tradotto, per concessione dell’autore,  dall’Editoriale Sathya Sai Prema di Milesi A. Il dipinto  ad olio che trovate sopra l’articolo è stato fatto da me, proprio copiandolo dalla copertina  interna di questo libro.

Charles Penn scrive alla pag. 96:

Erano  le 16.45 di venerdì 3 Agosto 1979, mi trovavo nel mio ufficio a Los Angeles, normalmente, entro quindici minuti sarei tornato a casa. Invece, mentre mi accingevo a farlo, fui spinto ad un tratto, a ritornare nel mio ufficio, a prendere velocemente un blocco d’appunti e per i successivi diciassette minuti scrissi senza pausa.

La mia penna riversò il seguente messaggio del nostro Amato Baba:

“La vostra missione è iniziata. Queste sono le mie parole per voi, Miei devoti. Ognuno di voi ha una parte unica e preziosa da eseguire in questa vita.

Solo coloro che ho chiamato possono servirMi.

La Mia Missione, ora, ha raggiunto quel punto nel tempo, in cui ognuno di voi ha un compito da svolgere. Questo pianeta ha uno scopo nella grande galassia nella quale è collocato. Quello scopo ora si rivela dinnanzi ai vostri occhi. Vi chiedo di diffondere la bakti (devozione) che è in voi così che questo potere invisibile avvolga tutti coloro che entrano nella vostra orbita. Per eseguire con successo la vostra parte rimanete sempre concentrati su di me. Permettete a voi stessi di distribuire quella purezza di cuore che è in voi verso tutti gli esseri umani e a tutte le creature viventi e non cercate i frutti del vostro lavoro.

Questa parte della Mia Missione è eseguita in assoluto silenzio. Voi siete i Miei strumenti, dai quali fluirà il Mio Amore. Siate sempre consapevoli che nel momento in cui lascerete scendere il vostro ego su di voi, il Mio lavoro cesserà. Quando avrete superato il vostro atteggiamento negativo diverrete ancora la Mia Fonte.

La moltiplicazione del Mio Amore sarà sentita attraverso il mondo. Io vi ho attirato a Me. Ho fatto grandi passio nella Mia Missione nelle incarnazioni passate. Il Mio Lavoro è senza sosta e così anche il vostro è senza fine.

Sappiate che sono in voi e fuori di voi. Non c’è differenza. Liberatevi, una volta per sempre, dalle cose meschine. Voi ora siete Me, Io ora sono Voi. Non c’è differenza, Il Mio Darshan fluirà da me verso e attraverso voi. Potete essere anche inconsapevoli di questa costante azione.

Siate sempre puri di cuore e d’animo , così l’umanità, durante la vostra vita, trarrà beneficio dalle vostre qualità uniche.

Anche altri si uniranno in questa missione  quando li attirerò a Me. Si avvicina il tempo in cui l’umanità vivrà in armonia. Quel tempo arriverà prima di quanto ci si aspetti. Prima che ciò avvenga siate preparati a qualsiasi cosa necessaria per rivelare ad ogni cosa vivente il vero motivo dell’esistenza. Questo non è ciò che ci si può immaginare. Esso non è qualcosa a cui si possa ambire; è aldilà di tutta la comprensione. Posso dire che la sua bellezza è magnifica, aldilà di qualsiasi sogno. Quando ognuno di voi esegue il suo silenzioso lavoro, lo stringo al Mio cuore e da quel momento le vostre anime saranno elevate e i vostri occhi riveleranno la Mia Presenza Interiore.

Dico questo a tutti i Miei devoti dalla Cima della Montagna del signore, dove tutti gli universi diventano Uno.

Impegnatevi nel Mio Lavoro, Miei Amati Baktas (devoti).
il vostro respiro trasporterà il profumo delle Fioriture del Cielo Il vostro esempio sarà quello degli Angeli.

La vostra Gioia sarà la Mia Gioia!”

 

Written by amaeguarisci in: Articoli |
Apr
04
2014
-

SAI BABA PARLA DI CALMA, PAZIENZA E FELICITA’

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Ciao cari  fratelli!  Ieri ci siamo soffermati sulla capacità di  rimanere felici nelle varie vicissitudini della vita, nel mio articolo intitolato: “Felici nonostante tutto”.

Oggi riporto alcune frasi del nostro Adorato Maestro sulla calma e la pazienza e su come ottenere la felicità.

I miei commenti sono superflui, quando è Lui, l’Avatar, a parlare!

Buona lettura!

 

L’uomo deve avere sempre pensieri calmi, non deve perdersi d’animo neppure se lo colpisce la sciagura; il suo animo deve essere sempre puro, nitido, calmo, e pieno di coraggio.  Non piange per il passato, non tentenna nel fare ciò che deve: ecco il segno del vero discepolo. Siate pronti ad affrontare lieti qualunque ostacolo; solo così potrete realizzare la meta.

Per avere la pace occorre far tacere la sua nemica di sempre, l’ira, la quale è il frutto di una mente piena di tentazioni; essa soggioga l’uomo e annebbia la sua comprensione.

La pace è necessaria a tutti: averla è avere tutto; chi non l’ha, non ha gioia in nulla. Benché la natura dell’uomo sia pace, l’ira e l’avidità riescono a sopprimerla. Eliminate queste, la pace brilla dello splendore suo proprio (Diario Spirituale n. 1 pagg.157-159).

Quando l’ira ti assale pratica il silenzio o ricorda il Nome del Signore. Non riportare alla memoria cose che possono infiammare ancora di più; ciò provocherebbe danni incalcolabili.

E’ facile vincere l’ira con l’Amore.

Tutta la forza che serve all’uomo è la pazienza.

La mancanza di pace che si riscontra oggi nel mondo è dovuta principalmente al fatto che i pensieri ed il comportamento si sono corrotti: Il primo passo, quindi, è quello di rendere puri i propri pensieri. Non c’è bisogno di preoccuparsi del passato e del futuro. Concentrate la vostra attenzione sul presente.

Il paradiso consiste nel contentarsi, il dolore è l’inferno, la rabbia è il nemico, la calma è l’armatura e la compassione è il compagno.

La pace è essenziale per l’acutezza dell’intelletto. La pace sviluppa tutte le caratteristiche dell’uomo che apportano beneficio. Con la pace cresce persino la lungimiranza, attraverso la quale gli ostacoli ed i pericoli possono essere anticipati ed avvertiti. Ma non potete distaccarvi facilmente dall’attività, perché la mente si avvinghia ad una cosa e ad un’altra. Fate in modo che sia aggrappi a Dio, dedicandoGli la perdita ed il profitto, l’esultanza e lo scoraggiamento. Questo è il segreto della pace e dell’accontentarsi.

La pace denota la capacità di affrontare il successo e il fallimento, la gioia ed il dolore, la sconfitta e la vittoria con perfetta equanimità. L’uomo che è in pace con se stesso percepirà la pace tutto intorno a sé.

Le agitazioni della mente sono la causa di tutte le disgrazie umane: per vivere una vita calma e sana l’uomo deve coltivare la pace mentale.

La fibra più dura dell’armatura fibrosa dei desideri sensuali, che avvolge la vostra mente, è la rabbia. Quando vi arrabbiate, dimenticate ogni cosa – se una persona è una madre, un padre o un insegnante –sprofondando ai livelli più bassi.

Ogniqualvolta siete agitati dalla rabbia e dall’odio, bevete dell’acqua fredda, sdraiatevi tranquillamente, cantate qualche bajan, o camminate per un lungo tratto da soli, fino a quando i pensieri tormentosi saranno ridotti al silenzio.

Non contate le vostre lacrime di dolore e non adagiatevi nella vostra sofferenza. Lasciate invece che esse passino attraverso la mente, come degli uccelli che attraversano il cielo, senza lasciare alcuna traccia dietro di sé. Non dovete scoraggiarvi se vi sentite delusi; forse i vostri stessi desideri erano sbagliati e la loro realizzazione avrebbe creato una situazione ancora peggiore. Ricordatevi che tutto succede per volontà del Signore, ed Egli sa cosa è meglio per voi.

L’uomo deve rinunciare  a tutti i pensieri di differenza ed imparare a trarre gioia dalla visione dell’Uno, sia nelle cose più piccole che in quelle più colossali della creazione di Dio. Siate felici e rendete gli altri felici. La felicità è la natura dell’Atma.

Se un uomo desidera essere felice il primo esercizio che deve fare è quello di rimuovere dalla propria mente tutti i cattivi pensieri, sentimenti ed abitudini.

Il segreto della felicità non consiste nel fare le cose che piacciono, ma nel farsi piacere le cose che dobbiamo fare. Qualsiasi lavoro dobbiate fare, fatelo con piacere.

Alcuni di voi si sentono rifiutati da Me, quando sono delusi o hanno qualche problema. Ma solo le difficoltà possono rendere il vostro carattere più forte e far si che la vostra fede diventi più ferma.

Più desideri avete meno siete in grado di sperimentare la felicità. Incrementate il senso di contentezza.

Non appena rinuncerete all’attaccamento ai sensi, la sofferenza e l’ansietà non avranno più potere su di voi e potrete essere felici.

Quando la sofferenza ti assale, vedi di avvolgere la tua mente nel calore del Nome del Signore.

L’ansietà viene rimossa dalla fede nel Signore, quella fede che vi dice che qualsiasi cosa succede è per il vostro miglior bene,e che quindi sia fatta la Sua volontà.

Una tranquilla accettazione è la migliore armatura contro l’ansietà.

Tutti devono imparare il segreto della felicità che consiste nel rifiutarsi di versar lacrime per qualsiasi cosa che non sia Dio. Avete avuto la Grazia di avere questa possibilità, la fortuna unica di poter avere il Darshan di Sai. Eravate immersi nel profondo delle acque di questo tumultuoso samsara (esistenza nel  mondo terreno) e siete eroicamente emersi dai suoi abissi con questa rara perla nelle mani: la Grazia di Sai. Non permettetele di sfuggire alla vostra presa e di cadere di nuovo nel fondo (questo anche per chi non l’ha conosciuto nella Sua Persona Fisica, ma è stato da Lui chiamato alla Sua conoscenza). Tenetevi stretti ad essa fermamente. Pregate di poterla avere per sempre di essere riempiti dalla gioia che essa contiene.

(Da : I pensieri del giorno, anno 2003)

Mantenete sempre un’attitudine gioiosa, con un dolce sorriso sul viso. Non fate mai una “faccia da olio di ricino”! Allora nobiliterete la vostra vita e la renderete esemplare. Dovete sempre essere allegri e felici. Che cosa vi manca? Con l’Amore e la Grazia di Swami avete tutto! (Discorso Divino del 1.1.2008).

 

Om Sri Bhagawan Sathya Sai Babaya Namaha!

 

 

 

Written by amaeguarisci in: Articoli |

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